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L’aria, il blu, l’inquadratura. Dell’avventura di Romano Guelfi

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di Rinaldo Censi

Sei un seduttore Jean-Marie! sibila Giovanna Daddi, senza riuscire a celare una specie di sorriso ironico, quello di chi ha compreso perfettamente che gioco si sta giocando. Giace come una statua su una roccia ricoperta di muschio, coricata su un fianco. Ma certo, dice lui a bassa voce. È un po’ il mio mestiere.

Ci sono due attrici, Giovanna Daddi e Giovannella Giuliani; un cineasta che le sprona a dare il meglio di sé, Jean-Marie Straub. E un luogo immerso nel verde di Buti, in Toscana. Ma prima di arrivare in questo luogo, passiamo attraverso il buio di una ribalta teatrale, dove le due attrici e Straub provano il testo. Un cubo, un parallelepipedo, una luce rossa sul bordo del palcoscenico. Il blu della gonna di Giovanna Daddi. Il rosso della camicia di Giovannella Giuliani. E il dialogo di Cesare Pavese: “Le streghe”. Il primo dei Dialoghi con Leucò.

Per Giuliano Mesa

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Lajri & Chirò, Mandala, 2011di Massimo Rizzante

Dall’età della pietra

a giuliano mesa,
principe dei poeti

concittadino del popolo
principe dei poeti
o intoccabile in cima alle scale della fortuna
e tu achille dal calcagno d’oro

ora che anche i pesci azzurri del mare
allargano le branchie non per respirare
ma in segno di estremo saluto all’imperatore
prenditi gioco di qualcun altro

nell’età della pietra
dal grembo di una città assediata
Leopoli, Pristina, Berlino, Cracovia che importa?
in ogni caso ai corruttori di Roma in ogni caso in contumacia

VISIONI in TRALICE [III] … e abito sempre nel mio sogno…

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da Fanny e Alexander INGMAR BERGMAN [ 1982 ]

di Orsola Puecher

 
In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà.

I. BERGMAN Lanterna magica Garzanti [ 2008 ]

GIUDICI

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 di Angelo Pezzana

Immigrato in Israele nel 1978 dall’Inghilterra, Philip Marcus viene nominato giudice al Tribunale per la famiglia nel 1995. La sua nomina doveva scadere fra dieci anni, nel 2021, ma il giudice Philip Marcus ha dato le dimissioni, anche se due anni fa era candidato per una promozione al Tribunale distrettuale di Gerusalemme. Una decisione non comune la sua, che però ha una spiegazione nel suo comportamento. Autore di sentenze molto criticate, per la loro insensibilità e ignoranza del vivere civile, è inciampato in quella che lo ha convinto che giudicare il prossimo non era per lui la professione giusta.

L’accaduto potrebbe rientrare in un normale fatto di cronaca, o di malcostume giudiziario. Lo riprendiamo invece, perché aiuta a capire come funziona in Israele la difesa dei diritti umani e civili, in uno Stato che ogni tanto viene definito teocratico da chi preferisce coltivare i propri pregiudizi piuttosto che conoscere la realtà. Eccola, dunque, la teocrazia israeliana in funzione.

Tre poesie

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di Maxime Cella

Fra questi piani d’ingombra rarefazione
manca un punto che dica dell’armarsi
o del deporsi, infligga nuova pena
e un orizzonte, sappia di una regina manichea
dei suoi infiniti sfumi e poi si renda
a segno felice di indirezione

Marca assenza anche oggi
quando questo rado sventolare di foglie
pure tace e si strema a correnti
morte di un primo sussurro
……………………………………
è disuso all’affronto
e reclino al suo vuoto
e di loro si piega del tutto indubbio

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Un poeta per un poeta

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di Gianni Montieri

(a Giuliano Mesa da un lettore)
A dover partire di ferragosto
è come mettere una parentesi
un cartello con la scritta:
“chiuso per ferie”

da questa parte della serranda
sotto la luce spenta dell’insegna
clienti affezionati attendono
che l’estate passi o che il racconto
finisca non con un finale ma
con un altro inizio, una parola nuova
basterebbe un tuo silenzio

(imparassimo anche noi a tacere
come un poeta dovrebbe
chiudere per ferie ogni tanto
starsene da parte, quando è tempo
e a suo tempo sapersene andare).

[16 agosto 2011]

Due poesie da “Quattro quaderni”

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di Giuliano Mesa

è come se andarsene non fosse che questo,
questo restare, e fare ancora un gesto
(è come se dirlo fosse soltanto vero,
e non più vero, ancora, del non dirlo)

e poi quello che manca mancherà
e ciò che è è ciò che ormai è stato
(e parlane, mio amore, dinne ancora,
fa che sia vero ancora)

(penso ad un giorno, pensando ancora
a chiudermi gli occhi, finché c’è luce,
a premere ancora, sulla tempia, il nervo che pulsa)

(pensa che vuoi pensare,
fino a quel buio,
fino alla luce, infine, che scompare)

*

cosa frammischia –
cenere (sempre cenere)
e vento (sempre, da sempre)
se non il vuoto, Lucrezio,
il vuoto –
lì possiamo costruire, c’è spazio,
per fare un’orma
e fare un segno di passaggio
(noi siamo, passeggeri,
come argini,
muschi sulla sponda del fossato,
chiocciole ciottoli lucertole
e questo è molto,
a farsene una ragione,
è molto tempo, e spazio,
molta necessità)

Ciao, Giuliano

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Juke box / Peter Gabriel

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Peter, il più bravo di tutti.

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(seguite il link)

Father, son

Father, son
Locked as one
In this empty room
Spine against spine
Yours against mine
Till the warmth comes through

London revisited

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di Marco Mancassola

Ho saputo che i disordini erano scoppiati anche a Brixton quando sulla metropolitana hanno annunciato che il treno non avrebbe fermato in quella stazione: era chiusa per “vandalismo”. Nel frattempo i disordini si erano sparsi in varie parti della città e a Tottenham, a pochi passi da dove vivo, si sentiva ancora l’odore di bruciato nell’aria. Le macchine incendiate erano state rimosse in fretta, ma avevano lasciato lunghe sagome annerite sull’asfalto.

“Negli altri paesi le rivolte scoppiano per domandare democrazia o far cadere un governo, qui scoppiano per assaltare i negozi”, afferma un amico anglosassone quando infine lo raggiungo a Brixton. Joe mi accompagna a vedere il negozio di attrezzature elettriche Currys a un centinaio di metri da casa sua. Lo hanno saccheggiato poche ore prima. Non c’è molto da vedere oltre alle solite vetrine infrante, serrande abbassate ormai inutilmente, un mucchio di merce calpestata sulla soglia.

rosso Taranto

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di Flavia Piccinni

Taranto vista da lontano è un cumulo di fuoco e polvere. Esce dalle ciminiere dell’Ilva per allungarsi verso il cielo e colorarlo di rosso, rosso Riva. Esce dalla raffineria dell’Eni che, quando si blocca, come è successo venerdì 29 luglio, fa tutto nero.

PENSIERO LAICO

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Il corso di Storia del pensiero laico (antichità e Medioevo) si terrà tra novembre 2011 e febbraio 2012 a Torino, organizzato da “UNITRE – Università delle tre età, sezione di Torino” in collaborazione con la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. Nella comunità cristiana il clero si distingue progressivamente dai laici per funzioni di mediazione con la divinità e d’interpretazione dei testi della verità rivelata. La concezione cristiana dell’uomo e le vicende storiche del potere politico consentono al clero di mirare al controllo di tutta la cultura.
La storia del pensiero laico è la storia delle vicende di questo controllo e degli spazi di autonomia che il pensiero si guadagna.
Il corso si propone di seguire questo processo nel mondo antico e nel Medioevo, fino alla crisi del Trecento che apre la battaglia moderna per la libertà di pensiero.
Gli obiettivi del corso, che segue la metodologia delle lezioni frontali, consistono nel chiarire la genesi storica dei concetti di clero, clericalismo, laici, laicità e laicismo.

Note Book : Silvia Tessitore

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di
Silvia Tessitore
Insomma, è nato. S’intitola Eleven in September. E’ il mio quinto libro. A circa otto anni dal quarto, un altro libro in cui si parlava di una torre atterrata – una piccola torre medioevale, abbracciata a una costola degli Uffizi – e di vittime innocenti. Era la torre dei Georgofili, abbattuta a Firenze dal tritolo mafioso. Tutti e quattro i libri precedenti avevano un editore, e ben due di questi – gli ultimi due – sono stati pubblicati da Zona, la “mia” casa editrice. Questo quinto libro, invece, non ha un editore: è disponibile solo come self-publishing (su ilmiolibro.it, o su ordinazione presso le Feltrinelli), ogni singola copia viene stampata per chi la acquista, questo è il succo. Non avrà una promozione “tradizionale”, non spedirò copie in giro per recensioni. Provo a spiegarvi perché.

Zygmunt Bauman on The London Riots

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[la fonte dell’articolo è: http://www.social-europe.eu/2011/08/the-london-riots-on-consumerism-coming-home-to-roost/]

The London Riots – On Consumerism coming Home to Roost / Zygmunt Bauman

These are not hunger or bread riots. These are riots of defective and disqualified consumers.

Revolutions are not staple products of social inequality; but minefields are. Minefields are areas filled with randomly scattered explosives: one can be pretty sure that some of them, some time, will explode – but one can’t say with any degree of certainty which ones and when. Social revolutions being focused and targeted affairs, one can possibly do something to locate them and defuse in time. Not the minefield-type explosions, though. In case of the minefields laid out by soldiers of one army you can send other soldiers, from another army, to dig mines out and disarm; a dangerous job, if there ever was one – as the old soldiery wisdom keeps reminding: “the sapper errs only once”. But in the case of minefields laid out by social inequality even such remedy, however treacherous, is unavailable: putting the mines in and digging them up needs to be done by the same army which neither can stop adding new mines to the old nor avoid stepping on them – over and over again. Laying mines and falling victims of their explosions come in a package deal.

Sfatti di cronaca

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di
Francesco Forlani

I neorealisti dicono che senza testo non c’è più esperienza
dei fatti che si dicono veri perché uno poi li può toccare
con mano che se si sporca è meglio, dicono, e così pare.

Intanto il vuoto inghiotte il pieno di parole e la pietanza
che in luogo di nutrire macera lungo le strade.

(da Sfatti di Cronaca )

Quattro passi

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SAUL STEINBERG [ 1914 – 1999 ]

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da The Saul Steinberg Foundation

“Girl in Bathtub” 1949 [ Gelatin silver print, 12 3/4 x 11 1/4 ]

Il disegno come esperienza e occupazione letteraria mi libera dal bisogno di parlare e di scrivere. Lo scrivere è un mestiere talmente orribile, talmente difficile…

FABIO FRANZIN

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L’é stronzo co’là, e basta

Anca incùo, tre de agosto domìe e undese,
intànt che ‘e borse brusa mièri de miliardi
e tuta l’economia del mondo ‘a ghe sbrissa
via dae man sporche e sbusàdhe dei póitici,

anca incùo son qua sot el sol che vae ‘torno
fra capanóni vèrti e altri seràdhi opùra vòdhi,
son qua che vae in zherca de ‘na fabrica che
no’ son bon de catàr, Formaplast ‘a se ciama

e core vose che ghe serve operai. Son qua pa’
presentàr ‘a domanda, ‘a via la ‘é quea justa,
‘ò controeà tre volte tea carta… l’unica ‘lora
l’é provàr ‘ndo’ che i cancèi i ‘é spaeancàdhi

L’importanza di essere piccoli. Rassegna di poesia e musica nei borghi dell’appennino bolognese

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“Tutto si tiene a questo mondo e tutto è solidale,
e da sempre han combattuto per me le fronde del bosco –
fronda io stesso devo diventare
e ad ogni chicco prestare la mia voce.”
Arsenij Tarkovksij

Tra le crepe dell’asfalto, tra i sassi dei muri a secco, a volte addirittura tra le lastre di arenarie e ardesie, nascono delle pianticelle, segni eroici di una vita che non si arresta davanti a nulla e per questo tanto evocativi e ancora in grado di stupire.
Da questa suggestione parte la prima edizione della rassegna di poesia e musica “L’importanza di essere piccoli” organizzata dall’associazione culturale SassiScritti Circolo Arci di Porretta Terme (Bo) con la direzione artistica di Azzurra D’Agostino in collaborazione con Daria Balducelli, che si svolgerà dal 12 al 19 agosto in alcuni suggestivi borghi dell’Appennino bolognese.

Programma
12 agosto – Capugnano (Porretta Terme) ore 21
in caso di pioggia: oratorio della chiesa S. Michele Arcangelo, Capugnano
DA BAMBINO IL CIELO
: Franco Loi incontra Bobo Rondelli

Molo Audace

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di Antonio Sparzani
Mi avvio lentamente sul molo Audace mentre il pomeriggio agostano illanguidisce e il mare – al mattino così blu come solo nel golfo di Trieste sa essere – diventa pallido e chiaro e opaco e comincia a confondersi all’orizzonte col cielo. Le persone si muovono con calma – tutto rallenta, anche nel cuore e nei pensieri.

Tra questi uno ne emerge improvviso, inatteso e improbabile: se un personaggio come Bashār al-Asad, o come un altro dei feroci assassini che abitano e hanno tragicamente abitato i palazzi del potere di questo mondo – non c’è che l’imbarazzo della scelta – se Asad dunque, che spara, o peggio ancora fa sparare, sui suoi concittadini, venisse qui sul molo Audace con me, senza parlare, ma solo a camminare lentamente guardando lontano, assaporando la scontrosa grazia della città di Saba, respirando l’aria del golfo, forse si lascerebbe andare per un attimo a dismettere i pensieri di potere e di morte da cui è circondato e divorato e si abbandonerebbe a uno sguardo sul mare fino a consegnarsi definitivamente al pensiero che l’unica cosa che importa è che la Terra è la nostra patria, il luogo di noi tutti, nel quale tutti dobbiamo convivere.