Comprendere il senso di una costellazione di narrazioni, a prescindere da ogni giudizio di valore e dalla costruzione di un possibile canone. Prendere in esame una serie di libri per decifrarne il senso complessivo, che avrà qualche omologia di forma con lo spirito del tempo. Capire in che rapporto sta una certa letteratura con il mondo di cui essa è prodotto. Così facendo si tralascerà la questione del valore da attribuire ai singoli testi, e in quest’opera di comprensione cartografica potrà accadere che libri scritti male siano più rilevanti di libri scritti bene. Perché non si tratta di dar vita a un canone. E’ è questo il caso di Daniele Giglioli, nel suo saggio Senza trauma. Scrittura dell’estremo e narrativa del nuovo millennio (Quodlibet, pp. 115, euro 12). Non che il canone non debba esistere più, sia chiaro: semplicemente, a Giglioli non interessa partecipare alla sua stesura. Con un atteggiamento spinoziano, fedele al motto “non ridere, non piangere e non detestare, ma comprendere”, Giglioli si concentra piuttosto sulla lettura dei testi della nuova narrativa italiana in quanto sintomi.
Nuove antologie, vecchi criteri
[Con questo articolo, apparso sul numero 11 (luglio 2011) di “alfabeta2”, s’inaugura sul sito omonimo la rubrica “Confluenze” (diversi interventi su o a partire da un medesimo libro). Tema: la poesia francese contemporanea, ma non solo. Per iniziare, una sitografia ampia, che possa mettere in contatto il lettore con un campione notevole di testi già tradotti dal francese in italiano e disponibili sul web, e un intervento di Gherardo Bortolotti sui rapporti tra la pratica di GAMMM, blog letterario di ricerca, e il concetto di Weltlireratur.]
di Andrea Inglese e Andrea Raos
[Su Nuovi poeti francesi, a cura di Fabio Scotto, traduzioni di Fabio Scotto e Fabio Pusterla, Torino, Einaudi, 2011, pp. 311, 16 euro.]
Un’antologia di poesia francese contemporanea era molto attesa in Italia, per diversi motivi. Innanzitutto, una scarsa conoscenza da parte anche del pubblico specializzato della poesia francese contemporanea al di là dei pochi nomi che in Italia, per motivi non sempre facilmente comprensibili, hanno riscosso una perdurante popolarità critica ed editoriale. (Tra il 2004 e il 2005, la rivista Po&sie fece uscire due numeri dedicati alla poesia italiana. Uno di essi includeva un questionario sulla poesia francese proposto a un certo numero di poeti italiani. I nomi che ritornavano più spesso erano Char, Michaux, Ponge, Bonnefoy, Jaccottet. Ciò indicava una ricezione della poesia francese perlomeno fossilizzata.)
Sul filo dell’acqua: Anna Costalonga
La vita è inferno all’infelice
Eravamo là dove il Piave
s’unisce con il Boite
Così erto e arido
era il cammino
che tornammo animali
Mani e piedi nella terra
che le unghie scarnite
sfarina e slaida
L’amor di noi nascosto
Da fili spinati irti
di barbe lanose
era infante nell’acqua ghiaccia
Nuovi autismi 3 – La mia carriera letteraria
di Giacomo Sartori
Il mio ultimo romanzo è andato benissimo: nessuno l’ha comprato, nessuno l’ha recensito, nessuno ne ha parlato. Nessuno mi ha invitato a discuterne da qualche parte, nessuno mi ha cooptato a un qualche festival letterario. Nemmeno a uno piccoletto, in uno di quei villaggi abbioccati dove gli scrittori locali inscenano scialbe ruotine di provincia (anche ai festival preclari gli scrittori fanno la ruota, ma è una ruota celebre e rifulgente), nemmeno quando il tema prescelto era giustappunto quello del romanzo. A me piace fare le cose bene, adoro la purezza. Prima purtroppo qualche derelitto dei miei romanzi ne parlava (nelle catacombe dei blog, su qualche confidenziale periodico cartaceo), il che un po’ mi rattristava. Adesso invece ho fatto enormi progressi: finalmente attorno ai miei testi il silenzio è puro e grandioso. Le cose vanno fatte bene: ci vuole un’inossidabile professionalità, molta dedizione. E naturalmente tanto talento, perché senza quello non si fa nulla. Prima di tutto bisogna saper scegliere il momento. Se per esempio sulle pagine cosiddette culturali dei quotidiani frotte di boriosi critici deprecano la marea di noir che converge sui banchi dei librai, quello è il momento ottimale per mettere in cantiere un noir.
VISIONI in TRALICE [I] I can’t hide you the rock cried out
[ da NUOVOMONDO di Emanuele Crialese]
di Orsola Puecher
Questa è la terra di latte e miele,
che gli animali nascon senza fele,
un fiume di tal sorta qui si trova,
sei hore acqua scorre, poi se ne renova,
quattro fiate si muta alla giornata,
in dolce vin e in latte e poi gioncata.
SINNERMAN [ traditional spiritual ]
Nina Simone [ 1933 – 2003 ] live 1965
Oh sinnerman where you gunna run to
Sinnerman where you gunna run to
Where you gunna run to
All on that day
Archètipi: Beniamino Servino

Un luogo perduto
di
Beniamino Servino
È chiamata piazza. Piazza Carlo III. Piazza? Ma se dentro c’entra tutta una piccola città! Isernia, per esempio, 20 mila abitanti, ci sta tutta. Ma non i volumi, tutta la città con le strade le piazze la villa comunale. Ci siete mai andati? Già, lì ci si va apposta. Non è che la incontri camminado per la città. Ci capiti perché ci vuoi andare. Io ci vado ogni tanto in bicicletta.
Il titolo di queste note è un luogo perduto, ma sarebbe più adatto il luogo della follia.
Oggetto di un intervento di recupero durato anni e costato una cifra che fa rabbrividire tanto è incredibile, restituisce la dimensione della follia anacronistica e ottusa delle sovrintendenze. La vista da google earth [solo così si può scoprire il disegno delle siepi o la geometria dei percorsi] mostra dei ricami da cartigli barocchi che ti fanno sobbalzare! Vuoi vedere, pensi mentre stai su google earth, che quelle bizzoghe e quei frustrati volevano rifare qualche disegno di quel bellillo di Vanvitelli?
Eh sì. Proprio così. Hanno usato le risorse pubbliche per disegnare delle siepi roccocò [che gli si bloccasse in gola a Natale un roccocò!]. Non ci sta una pianta! [Non c’è un albero!] Cosa che se ci capiti [perché ci devi capitare per caso!] sotto il sole là rimani, morto.
Un luogo perduto perché sottratto alla città. E sottraendo sottraendo non resta più niente della città.
Su “Elisabeth”
cHI Va là
[Dal 17 al 20 liglio si terrà a Roma la 6° Conferenza Mondiale sull’Aids. Maria Angela Spitella ha intervistato per Nazione Indiana Stefano Vella, coordinatore del gruppo di ricerca su HIV, epatiti e salute globale all’Istituto Superiore di Sanità, e Direttore del dipartimento del farmaco. E ha raccolto le storie di Marco e Alessandra. Perché il silenzio per l’Aids non è una cura]
di Maria Angela Spitella
La prima volta che ho sentito parlare di Aids avevo quindici anni, lo ricordo ancora come uno schiaffo. Il cuore che si ferma e la paura che si impadronisce di me. Ero al mare, sul Corriere della sera ho letto di questa malattia, ho visto la foto di un malato magro da far paura, con il viso scavato e sofferente. Di morti e di malati non ne avevo visti, ma davanti a quell’articolo mi sono ritrovata a pensare che forse sarebbe potuto accadere anche a me. Ero giovane, ma avevo già avuto i primi rapporti sessuali, e come si leggeva, la malattia si trasmetteva proprio per via sessuale.
Su “Hotel a zero stelle” di Tommaso Pincio
La prima cosa che ti viene da pensare quando ti approcci a Hotel a zero stelle è che sia narrativa di viaggio – dice del resto il sottotitolo: “Inferni e paradisi di uno scrittore senza fissa dimora”. Quando poi lo sfogli e sbirci qualche riga qua e là, valuti che possa essere un saggio: noti infatti che parla di scrittori, e in modo piuttosto analitico, tanto che ogni capitolo è introdotto da un piccolo ritratto dell’autore a cui è dedicato (nell’ordine: Parise, Greene, Kerouac, Fitzgerald, Simenon, Wallace, Dick, Landolfi, Melville, Pasolini, Marquez e Orwell, con Burroughs e Kafka “bonus”). In realtà si tratta di qualcos’altro ancora: Hotel a zero stelle è un romanzo, che parla di un tizio che diventa uno scrittore. E lo diventa scoprendo, studiando, affiancando i grandi: facendoci amicizia.
FINE VITA E VOTO CATTOLICO
di Dario Accolla
Mi stupisce sempre constatare la doppia morale dei nostri parlamentari. Siamo di fronte all’allarme rosso: la disoccupazione galoppante, il potere d’acquisto degli italiani sempre più alle corde, la situazione finanziaria pronta ad esplodere, la scarsa credibilità etica di un governo più presente nelle aule dei tribunali che nei consessi internazionali. Eccetera.
Di fronte a tutto questo i nostri rappresentanti trovano il tempo per dedicarsi a leggi ulteriormente liberticide – sulla scia della legge 40 – come quella appena approvata sul (mancato) trattamento di fine vita.
Adesso che tutto brucia e rischia di essere ridotto in cenere, e sto parlando del mondo occidentale così come lo conosciamo, il tandem Binetti-Gasparri, con la complicità di tutto il centro-destra e col finto scandalo dei cattolici del partito democratico, trova il tempo di creare una legge che vieta, di fatto, il testamento biologico.
20 luglio 2001
di Erri De Luca
[Dieci anni fa Genova. Uno spartiacque. Quest’anno molti scrittori hanno voluto ricordare quei giorni, e Carlo Giuliani che è diventato il “ragazzo” fratello di tutti noi, contribuendo a un libro, Per sempre ragazzo, edito da Tropea. Pubblico la poesia di Erri De Luca. mr]
*
13 movimenti rapidi
premi qui, fai luce,
non la prima che fu
luce appena che fu detta
e giorno e tenebra la notte
e che finisca il buio
sul perimetro dei muri
e ti sia dato tempo un giorno
in parti marginali della stanza
distingui firmamenti e terre,
il sopra e il sotto i cieli,
separa dai soffitti i pavimenti,
un solo lembo unito
l’altro lato dello spazio
Tutti arancioni per mandare a casa questo governo

Un nastrino arancione per far sapere che «non condividiamo la politica del governo», e che «desideriamo che Berlusconi rimetta il mandato nelle mani del capo dello stato». L’iniziativa è stata lanciata da 100 cittadini italiani su proposta di Daria Colombo e Roberto Vecchioni. Sarebbe bello nei prossimi giorni vedere qualsiasi luogo reale o virtuale colorarsi di arancione (tutte le città d’Italia, i siti internet, i profili di facebook…) Almeno si potrà constatare quanto sia diffuso il dissenso in questo paese.
Evelina Santangelo
CATTOLICI
di Dario Accolla
Quello che pochi sanno è che quando nacque il primo Partito Popolare, ad opera di don Luigi Sturzo, si voleva fondare non tanto un partito cattolico bensì di cattolici, indipendente dalla chiesa e aconfessionale (come si legge in F. Catalano, Storia dei partiti politici italiani, Eri, Torino, 1965, pp. 307-308). Un soggetto con un programma chiaro su lavoro, nel nome dell’armonizzazione sociale tra industria e lavoro retribuito, tra lavoro in fabbrica e lavoro in campagna, tra esigenze sociali collettive e rispetto della proprietà privata. Come diremmo oggi, un partito riformista, lontano dal concetto di lotta di classe: un partito di massa.
Sempre in pochi sanno che, una volta andato in parlamento – e siamo agli inizi degli anni ’20 – quel partito vide paralizzata la sua azione politica tra chi intendeva l’azione del partito in senso clericale e conservatore e chi, invece, voleva portare un rinnovamento in una società in profonda trasformazione, che da pochi anni aveva aperto i seggi elettorali, e la democrazia, al suffragio universale maschile e alle classi operaie che si volevano sottrarre all’altro astro nascente della politica italiana, il Partito Socialista.
Tradurre Omero – Il ritmo del racconto.
[Nove mesi fa è stata pubblicata una nuova traduzione dell’Iliade. Nessun giornale, nessuna rivista, che io sappia, ha finora reso conto di questa impresa. La sua importanza storica è stata però riconosciuta da Franco Buffoni, che ha assegnato all’opera, in qualità di presidente della giuria, il Premio Marazza. Nel saggio che segue Daniele Ventre lascia aperto il suo laboratorio. DP]
di Daniele Ventre
Cuore, cuore – ti sconvolgono pene intollerabili –
sorgi, opponiti ai nemici, mostra il petto e affrontali,
preparandoti allo scontro, tu nei ranghi sèrrati
saldo. Hai vinto? Non mostrare gioia troppo esplicita.
Sèi sconfitto? Non gettarti dentro casa a gemere:
delle gioie sii felice, delle pene affliggiti,
ma non troppo: intendi quale ritmo regge gli uomini.[1]
Quale ampiezza di senso abbia il rhythmòs nell’arcaismo greco emerge con grande immediatezza da questo famoso frammento di Archiloco. Quello a cui il poeta di Paro allude è ovviamente il ritmo delle vicende umane fra felicità e angosce, fra vittorie personali e sconfitte: un ritmo da gestire nella misura del “non troppo”, secondo il canone apollineo della sapienza delfica. Nel sistema di simboli che costituisce il mito, questo ritmo era in potere delle tre Moire. Platone, che non ha mai pienamente inventato i suoi miti, ma li ha piuttosto adattati al contesto opportuno a partire dalle tradizioni arcaiche[2], le immagina sedute sulle ginocchia della Necessità loro madre, intente a far rotare il fuso dell’universo, tessendo e insieme cantando il presente, il passato e il futuro degli uomini “secondo l’armonia delle Sirene” (Respubl. 617c). Questo tessere-cantare il ritmo e la trama dei destini appaia le Moire alle Muse[3], tre secondo la tradizione più arcaica, testimoniata da Pausania (1, 2, 5; 9, 29, 2) – oltre che alle Sirene, che delle Muse sono “parodia” negativa[4].
SATANISMO SUL WEB
di Franco Buffoni
Leggo su Repubblica di ieri, che il diavolo dilaga via Internet. Definito “un fenomeno sempre più in voga, quello dei gruppi e delle discussioni via Internet su tematiche a sfondo diabolico”, sta prendendo sempre più piede tra i giovanissimi.
“In effetti – spiega don Gabriele Nanni, sacerdote che ha praticato esorcismi per molti anni e in varie parti del mondo – fino a non molto tempo fa questo era un fenomeno di nicchia. Con l’avvento di Internet e soprattutto dei social network, il fenomeno si è diffuso tra gli adolescenti e ormai il diavolo viene evocato anche attraverso il web”.
Chi sono, mi domando, questi adolescenti italiani? Non sono forse stati educati con l’ora di catechismo di stato dalla prima elementare alla terza media, e magari anche con un supplemento annuale di due ore settimanali di “dottrina”, a dieci anni di età, in preparazione alla cresima e alla prima comunione? Ore durante le quali è stato loro insegnato che:
– si può nascere da una vergine
– si può essere figli di un dio
– si può risorgere dopo la morte
arrabalesques
… desperados!…
di
(traduzione di Francesco Forlani)
Desperados masqués
Desperados marqués
Desperados moqués
Desperados Mickeys
Desperados moquette
Desperados Marquis
Desperados Marcos
Desperados aux couleurs d’autre monde
***
Zone grigie
di DaniMat
Goffredo Fofi, Zone grigie, Donzelli Editore, pagine 224
Conosco Goffredo Fofi da non pochi anni.
Del resto chi non lo conosce e non sa la sua mitezza ferma, la sua voce salda nel raccontare quel tempo unico che è la nostra storia attuale? Chi non segue il suo diario critico delle vicende italiane fondamentali nella politica e nella cultura? Bene, ho sempre provato una minima soggezione verso di lui, potrei dire come riflesso della sua integrità intellettuale che è tutt’uno con la sua integrità di persona, ma la verità è che mi sono sempre posta verso di lui come verso un maestro, con atteggiamento a dir poco naturale.
AAA cercasi edizioni per un’espressione idiomatica
di
Arianna Pavone
Con coraggio si combattono tutte le battaglie: con pazienza e intelligenza si combatte la battaglia più grande. Quella per la libertà d’espressione. Le case editrici fanno uso (ed abusano) del loro potere per demolire e annientare ciò che invece dovrebbero cercare come un cieco cerca la luce: il talento.
Questa è una certezza, nonché dato di fatto. Continuamente, nel nostro Paese, si proclama a gran voce l’esistenza della libertà di espressione: “… Siamo in un Paese democratico in cui il popolo è libero di esprimere le proprie idee ed opinioni…”. Queste affermazioni che vengono accettate come dogmi dal popolo assetato e affamato di qualcosa di diverso, diventano ridondanti e risultano sempre più inutili e “di forma”, ci illudiamo di vivere nella libertà di stampa e accettiamo tutto ciò che ne deriva come verità che appartengono al senso comune.









