di Krizia Murrone*
* (L’intervista è nata come esercitazione all’interno del corso di Letteratura italiana contemporanea dell’Università di Lecce – Scienze della comunicazione. Si ringraziano Fabio Moliterni, gli editori di :duepunti e naturalmente Giorgio Vasta per le risposte).
A cosa fanno pensare gli animali parlanti che fabbricano insegnamenti morali? Alle favole, diranno i più. Ebbene non è così scontato, sono infiniti i generi letterari che oggi vedono protagonisti animali d’ogni tipo, dotati di intelletto e magari anche mutaformi. Se n’è accorta una casa editrice palermitana, la :duepunti edizioni. Una realtà vitale che fa leva sulla sperimentazione di voci e proposte mirate e può contare sul contributo dei lavoratori della conoscenza delle ultime generazioni, come Giorgio Vasta, direttore della collana ZOO Scritture animali insieme a Dario Voltolini. Parlare di animali vuol dire parlare di identità, e parlare di identità rimanda, prima che agli animali, al destino di una generazione.
La questione dell’identità (delle generazioni) è al centro della recente proposta dei TQ, gli scrittori o gli operatori culturali tra i trenta e i quarant’anni che si interrogano sulla possibile funzione politica della cultura nell’Italia contemporanea. Avete lanciato il guanto della sfida alla società (post)berlusconiana, interrogandovi sul ruolo e le contraddizioni dell’intellettuale o del lavoratore della conoscenza, sperimentando, per ora, metodi alternativi di aggregazione e incontro (penso all’esperienza ancora in corso al Teatro Valle di Roma). In cosa consiste effettivamente questa proposta, e quali sono davvero, secondo te, lo stato di salute e le prospettive della vita letteraria del paese?















