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Restiamo uniti!

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di Giuseppe Catozzella

Sono convinto sia profondamente sbagliato sottomettersi alla logica dell’audience che vuole sia la quantità di vendite a fare da amplificatore di una verità scritta nero su bianco. Solo se uno scrittore, un giornalista, un regista, un attore sono già arrivati a tantissima gente allora fa comodo ai grandi giornali o alle tv parlare di ciò che essi dicono nelle loro opere.

No, ciò che un libro, un’inchiesta giornalistica, un documentario, uno spettacolo teatrale, anche solo un articolo di cronaca giudiziaria racconta sta prima di quanto ha venduto. Bisognerebbe considerare l’oggetto e non il consenso che ne deriva e in quale quantità.
L’11 maggio 2011 è partito il maxi processo alla ‘ndrangheta in Lombardia, diviso tra rito abbreviato e rito ordinario (questo celebrato nell’aula bunker di via Ucelli di Nemi, a Ponte Lambro), sèguito delle maxi operazioni – Crimine e Infinito – di luglio 2010, in cui furono tratti in arresto più di 300 affiliati tra Lombardia e Calabria.
Un maxi processo di mafia è già di per se un evento che è necessario raccontare, far sapere ai cittadini. Un maxi processo di mafia al Nord, in Lombardia, il cuore economico del Paese, lo è ancora di più.
Ma così non è stato, non se ne sono occupati i telegiornali, nemmeno i giornali nazionali.

EVERYTHING IS A REMIX di Kirby Ferguson

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    di Orsola Puecher

    E’ uscita in questi giorni la terza parte di questa interessantissima serie di documentari sul concetto di remix del film maker newyorkese Kirby Ferguson. Se ne prevede una quarta.
    Il remix è termine in origine musicale, che indica versioni alternative di una canzone originale e suo riutilizzo intenzionale in contesti diversi. Con la diffusione degli strumenti di editing e di montaggio digitale è ormai una forma creativa di facile accesso e diffusione planetaria molto popolare, che si allarga a comprendere la creazione artistica in senso lato.

Politiche dell’irrealtà

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di Marco Rovelli

E’ da poco uscito il libro di Arturo Mazzarella Politiche dell’irrealtà. Scritture e visioni tra Gomorra e Abu Ghraib (Bollati Boringhieri, euro 14). Esso mette in discussione dalle fondamenta la pretesa realistica di “dire la verità” sulla realtà. Il realismo è, per Mazzarella, letteralmente impossibile; ancorarsi alla realtà dei fatti è un’illusione. Lo è sempre stata, per la verità, ché costitutivamente la narrazione è artificio. Ma nella civiltà contemporanea facciamo quotidianamente esperienza di come l’immagine non sia un supplemento della realtà ma il suo principio costitutivo, di come ogni traccia non si esaurisca mai nella sua semplice evidenza, di come anzi “dobbiamo solo all’immagine la possibilità di attribuire un senso e di assicurare una permanenza al flusso di eventi che compongono la realtà”.

La Generazione TQ e il verduraio di Havel

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Questo articolo l’ho scritto all’indomani dell’incontro romano del 29 aprile. Ho atteso finora per pubblicarlo perché volevo proprio che questa riflessione su intellettuali e società arrivasse dal Sud, e più specificatamente, dalle colonne di un mensile come «i Quaderni de L’Ora», erede di una grande tradizione di impegno culturale e civile.

da i Quaderni de L’Ora (anno 1, n°5 – giugno 2011)

di Evelina Santangelo

Quanti della generazione TQ si sono trovati a Roma il 29 aprile scorso ospiti della casa editrice Laterza a confrontarsi sui modi di acquistare credibilità sociale o rilevanza culturale – scrittori, critici, editor tra i trenta e i quaranta – hanno prima di tutto fatto i conti con la definizione che da tempo Antonio Scurati dà di questa generazione: una generazione figlia «dell’inesperienza», una generazione, come ha scritto Giorgio Vasta, «in attesa di un Godot epocale che li riscatti (consapevoli del fatto che se Godot non arriva è meglio)». Ed è proprio da qui che vorrei cominciare questa mia riflessione.

Poesie d’amore

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Ballate per una Gitane

di

Francesco Forlani

a Giulia

Poesia d’amore numero otto
Sollevo dal lavello i due bicchieri
senza pensarci tanto così tintinna

ci sono vite che sanno di vetro e portano dentro il fuoco
delle incisioni, lento e inesorabile in un soffio

così due virgole rosse come un timbro
sulla tazzina del caffè dicono: qui è lei.

Voci lontane, voci sorelle, voci a fronte

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Il NTL (Nuovo Traduttore Letterario) e il Laboratorio Nuova Buonarroti – Quinto Alto
Presentano

VOCI LONTANE VOCI SORELLE, VOCI A FRONTE
…(rassegna internazionale di poesia e traduzione)

in collaborazione con:

ViceVersa Programm (Deutscher Übersetzerfonds, Bosch Stiftung)
Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia
Casa dei Traduttori Looren
Università di Bologna, Dipartimento Lingue e Letterature Straniere Moderne
Villa Romana , Firenze
Biblioteca delle Oblate, Firenze / Cooperativa Archeologia, Firenze
SNS – Sezione Traduttori
Comune di Firenze

21 GIUGNO / 6 LUGLIO 2011, FIRENZE BIBLIOTECA DELLE OBLATE. via dell’Oriuolo 26 / VILLA MORGHEN, via Feliceto 8, Settignano / VILLA ROMANA, via Senese 68

ingresso libero

se vi piace ascoltar cari signori

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di Paolo Morelli

Quando ero giovane per un estate ho frequentato un mercato sul lago di Garda. Con il nostro banco di chincaglierie ci spostavamo giorno dopo giorno nei paesi del circondario. Se me lo ricordo come un periodo meraviglioso è perché il posto che ci era stato assegnato era proprio di fronte a un venditore di fazzoletti, un piccoletto coi baffi che aveva una particolarità: conosceva a memoria tutte e tre le cantiche della Commedia e tutto l’Orlando Furioso, oltre a una caterva di poesie, in lingua e dialettali. La sua tattica professionale non consisteva nel decantare la merce in vendita, bensì nell’attaccare già dalla mattina un canto dietro l’altro, con grande stile interpretativo, e così faceva grandi affari.

Risalendo un po’ indietro, non è forse Rousseau a raccontare l’abitudine dei gondolieri veneziani di recitare intere stanze dei poemi cavallereschi mentre remavano? E il Foscolo non scrive dei forzati di Livorno che cantavano, tornando dal lavoro, le litanie dei crociati dal canto XI della Gerusalemme Liberata?

Critica, ciao! Libri e New Media: Saverio Simonelli

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I new media hanno sicuramente rivoluzionato il rapporto tra lettori e libri, più particolarmente la comunicazione che di essi se ne fa, scavalcando tutta la corte di mediatori fino ad allora imprescindibili per la vita di un libro, ovvero i giornali e la i critica letteraria. Dopo la dittatura del mercato ci stiamo avviando verso quella del lettore “inesperto”?. Così viene annunciata la couleur dell’incontro che avrà luogo questa mattina al Ciorcolo Arci Bellezza. (vd Programma ) Saverio Simonelli ci ha mandato alcune note sulla questione.(effeffe)


Web e libri: cercansi mediatori autentici
di
Saverio Simonelli



Internet ci rende stupidi? L’interrogativo che è il titolo di un recente saggio di Nicholas Carr (Raffaello Cortina editore, 2010) fa bene il paio con questo legittimo timore espresso nel tema del nostro incontro e che cioè sul web una “dittatura dell’inesperto” possa sostituirsi a quella della critica nel rapporto di fruizione tra libro e lettore.
La tesi di Carr è nota: questo paventato istupidimento sarebbe l’inevitabile approdo della crisi del pensiero lineare, quello che per successive deduzioni procede da una premessa ad un esito altrettanto logico. Tra i tanti esempi a corredo della tesi il più eloquente è quello cui sono stati sottoposti negli USA 6000 studenti di college: una telecamera ha meticolosamente seguito il loro sguardo di fronte a una pagina web rilevando come l’occhio non proceda più nella maggioranza dei casi da sinistra a destra ma vada praticamente a zonzo sullo schermo, attratto da immagini, testo, suoni in maniera assolutamente incontrollata e casuale.

le alterazioni semantiche del nostro tempo

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di Elisa Ruotolo

Esiste un’Italia di cui si parla spesso, ma per la quale – finora – si riesce a far poco. Un’Italia fatta di persone che vivono le normali ambasce quotidiane con un’inquietudine in più: quella di non potervi far fronte. A questa Italia, denominata precaria, eppure spesso innominabile, costretta negli spazi angusti delle statistiche, dei dati calcolati in percentuale, si è oramai attribuito uno statuto ontologico, o una preesistenza così arretrata e remota da non sapere quasi più quando sia cominciata (figuriamoci poi quando dovrebbe finire).

La sperimentazione di questa realtà lascia ben poche persone vergini: c’è sempre un amico, un parente, un vicino, ci siamo noi stessi che firmiamo contratti che arriveranno a darci pane fino a un certo punto, e poi? La chiamano flessibilità, adesso, quella capacità di spolverare con una dose di stoicismo il rallentamento innaturale delle nostre vite, e devi stare attento: a guardare in prospettiva, a procreare prendendo le dovute misure (nonostante si continui a vivere in uno Stato fondamentalmente non laico).

Bellezza, ciao! – Nazione Indiana pm

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Festa di Nazione Indiana
Milano 17-19 giugno, circolo Arci Bellezza, via Giovanni Bellezza 16

Sabato 18 giugno

17,00 Il diritto alla bellezza. I diritti civili “positivi” del secolo presente
con Franco Buffoni, Andrea Inglese, Helena Janeczek

Il nuovo elemento introdotto dai nuovi diritti civili è la “bellezza”.
I diritti per cui lottammo nel secolo scorso erano diritti “negativi”: divorzio, aborto… I nuovi diritti sono invece vòlti alla bellezza, alla luminosità. Sono diritti “positivi”, come il diritto a nascere, il diritto ad amare, il diritto a morire con dignità.

18,30 La narrazione e il trauma della realtà mancata
Con Daniele Giglioli, Andrea Cortellessa, Arturo Mazzarella, Bruno Pischedda, Marco Rovelli

Due saggi critici appena usciti (Senza trauma di Daniele Giglioli e Politiche dell’irrealtà di Arturo Mazzarella) mettono al centro della loro analisi sulla scrittura contemporanea la relazione problematica, e in qualche modo impossibile, con la realtà, requisita dall’immaginario. E’ possibile scrivere e riappropriarsi della realtà?

21,30 Le storie in musica
incontro e set musicali con Alessio Lega e Marco Rovelli

Scrivere in musica la realtà: raccontare storie cantandole. Esiste un “canto sociale” in questo secolo? Intanto, nel decennale di Genova 2001, occorre anzitutto una descrizione di molte battaglie.

Giardini di loto

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di Luca Alvino

La complessità dei nostri pensieri è fortemente influenzata dalla lingua nella quale pensiamo ed ela-boriamo i dati della nostra esperienza. Non sto dicendo nulla di nuovo, ma probabilmente non ci ri-flettiamo abbastanza. A determinare la complessità del pensiero sono da un lato le risorse della lin-gua specifica – la sua ricchezza lessicale, le possibilità morfologiche, le volute sintattiche, la tradi-zione letteraria – e dall’altro le conoscenze individuali che della lingua si hanno. Quanto maggiori sono le possibilità della lingua – le sue capacità di astrazione, di precisione semantica, di individua-zione delle sfumature – tanto maggiore è la complessità di pensiero che essa consente. Ed è proprio la complessità del pensiero a determinare la complessità della realtà, che di per sé non è né semplice né complicata. Essa si limita a sussistere, non si ripensa, non è consapevole di sé. È l’uomo che, nel suo innato desiderio di interpretarla, ne determina i viluppi o le pervietà. Da un punto di vista emi-nentemente gnoseologico, la complessità non è una qualità del reale, quanto del pensiero e della lingua nella quale esso viene concepito ed espresso.

13 storie inospitali

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[oggi pomeriggio alle 15.30, alla Festa di Nazione Indiana faremo un Viaggio attorno ai libri di Arno Schmidt e Hans Henny Jahnn con Domenico Pinto e Francesca Matteoni. Letture di Camilla Barone, Lucia Mazzoncini e Agnese Donati. Qui di seguito una mia breve recensione del libro di Jahnn. G.B.]

di Gianni Biondillo
Hans Henny Jahnn, 13 storie inospitali, Lavieri edizioni, traduzione di Elisa Perotti, 189 pagine

Hans Henny Jahnn è autore poco conosciuto anche nella sua stessa patria. Scrittura anomala la sua, fuori dal canone codificato della letteratura del Novecento in lingua tedesca, eppure autore di altissima qualità, tranquillamente accostabile ai più famosi monumenti letterari della prima metà del secolo. Solo che Jahnn è uno scrittore inospitale, come le storie che racconta. Anche per questo trovo l’idea di tradurlo, da parte di Lavieri, un atto di autentico coraggio che merita l’attenzione dei lettori.

Lasciate che i bambini…

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… vengano alla Festa Indiana!

Non fate i soliti intellettuali di sinistra che lasciano i figli alla bambinaia. Niente abiti eleganti e terrazze radical chic, da noi si festeggia, bambini compresi.
E domenica c’è il sole: si va al parco e facciamo una partita.

LE ATTIVITA’ PER L’INFANZIA PREVISTE ALLA FESTA

Sabato pomeriggio: 15.30 Laboratorio di scrittura creativa curato dai volontari de La grande fabbrica delle parole con la partecipazione attiva degli scrittori presenti alla festa.

Domenica pomeriggio: Laboratorio d’arte per bambini e per chi si vuole divertire curato da Marta Ferina di M-Arte

Up Patriots to Arts- Festa di Nazione Indiana

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Festa di Nazione Indiana
Milano 17-19 giugno, circolo Arci Bellezza, via Giovanni Bellezza 16

Venerdì 17 giugno
21.30 Up Patriots to arts! Amor patrio e lingua materna
con Stefano Zangrando, Igiaba Scego, Azra Nuhfendic.

Nota
di
Stefano Zangrando
Se è vero che stiamo finalmente uscendo dall’incubo videocratico del “diciassettennio” berlusconiano, forse è anche ora di lasciarsi alle spalle alcune categorie e ghettizzazioni che, in questi stessi anni, hanno costituito il controcanto critico e progressivo ai pifferai del populismo xenofobo. Igiaba Scego e Azra Nuhefendic, per esempio, rappresentano senza dubbio quell’arricchimento della cultura e della letteratura italiana che è venuto negli ultimi decenni dalle grandi migrazioni. Ma a volte, come molte altre scrittrici e scrittori di origine straniera, hanno anche patito un’etichettatura che, oltre a valorizzarne l’operato, ha avuto l’effetto di relegarle in una nicchia, culturale e di mercato.

Uccidere Bin Laden è stata solo una vendetta

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[Linguista e storico tra i più autorevoli della modernità, il prof. Noam Chomsky continua il discorso su cui avevo scritto a caldo un pezzo qui. Il pezzo è pubblicato sull’ottima rivista Internazionale, n° 901 del 10 giugno corrente. a.s.]

di Noam Chomsky

L’attacco statunitense del 1 maggio al comprensorio dove viveva Osama bin Laden, in Pakistan, ha violato molte norme del diritto internazionale, a cominciare dall’invasione del territorio di uno stato sovrano. Inoltre sembra che non sia stato fatto alcun tentativo di arrestare la vittima.

Dopo l’uccisione, il presidente statunitense Barack Obama ha detto: “Giustizia è fatta”. Ma molti non sono stati d’accordo, persino tra i più stretti alleati. Il giurista britannico Geoffrey Robertson, che era favorevole all’operazione, ha definito “un’assurdità” la frase di Obama, aggiungendo che un ex docente di diritto costituzionale come il presidente dovrebbe saperlo. Robertson ha inoltre fatto notare che il diritto pachistano e quello internazionale impongono che si apra un’indagine “ogni volta che un’azione del governo o della polizia causa una morte violenta”. Ma Obama ha preferito “una frettolosa ‘sepoltura in mare’ che non è stata preceduta, come prescrive la legge, da alcuna autopsia”.

FESTIVAL MIXITE’

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di Alessandro Luraghi

Dal 29 giugno al 3 luglio 2011, a Sesto San Giovanni, nell’area un tempo occupata dalla Breda, va in scena la prima edizione del FESTIVAL MIXITE’ a cura della Compagnia Teatrale Dionisi, con la direzione artistica di Renata Ciaravino e Carmen Pellegrinelli: 5 giorni di spettacoli, concerti, incursioni, gastronomia, incontri, attività per bambini, pensieri eter|omo, transgender, femminini, carcerari, periferici.
“Mixité” è una parola francese che significa mix, mescolamento, miscuglio. E’ usata in differenti contesti (nella sociologia, negli studi sulla multi-etnicità, negli studi di genere, nell’urbanistica) come termine che indica “inclusione nella differenza” in opposizione alla separazione-segregazione.

Playlist

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di Nevio Gàmbula

“… niente di personale …”
Gianfranco Ciabatti

Signori,
sono felice di potervi sottoporre all’attenzione la mia personale playlist. La sua elaborazione ha richiesto molti anni: di disco in disco, di concerto in concerto, il piacere sottile dell’ascolto mi ha spinto verso una quantità incredibile di suoni e di ritmi. È stata l’unica vera mia ossessione: ascoltare, ascoltare, ascoltare … Il mio corpo esigeva una musica.
Vengo da una condizione dove la musica era un lusso. In casa, l’unico disco disponibile era la colonna sonora di Zorba il greco, di Mikis Theodorakis; c’erano anche alcune audio-cassette di Maria Carta e di ballo sardo. Mio padre, operaio Fiat, tra le pause del lavoro ascoltava le musiche della tradizione sarda; mia madre, invece, come la maggior parte delle casalinghe, si limitava a quelle trasmesse dalla radio.

Cammina Vagante. Intervista a Carla Benedetti

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effeffe Il racconto di Sergio Baratto sulla prima tappa di Cammina Cammina è avvincente, ma mi piacerebbe cominciare dalla fotografia che lo documenta. Quella in cui si vede Antonio Moresco che cammina con la stessa sfrontatezza e libertà dell’anarchico di “Sarà una risata che vi seppellirà”, un’andatura “naturale”. 
A differenza delle marce, dei cortei, delle sfilate, cammina cammina sembra suggerire infatti qualcosa di più naturale, perfino disteso. Tornare a fare delle cose insieme, in modo naturale, con i piedi per terra, ma con la gioia nel cuore.

Carla Benedetti Camminare è un’azione semplice, minima. Ma camminare per chilometri e chilometri attraverso l’Italia, “ricucirla con i nostri passi” – come dice lo slogan scelto per questa iniziativa – è anche una sfida ai propri limiti. Il corpo, per lo meno il mio, non è abituato a superare tali distanze senza mezzi di trasporto, perciò questo camminare assieme non è solo qualcosa di naturale, è qualcosa di più.

Bibliodiversità in biblioteca (Monza)

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CATALOGO DI POESIA
bibliodiversità in biblioteca
a cura di Antonio Loreto

BIBLIOTECA SAN ROCCO
via Zara, 9 MONZA – Tel. 039.2007882


Quarto e ultimo appuntamento venerdì 17 giugno ore 21.00 con Andrea Inglese (Parigi) “Inventari”

I BAMBINI

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di Sciltian Gastaldi

I bambini. Tantissimi i bambini. Ecco qual è l’aspetto che più mi ha colpito dell’Europride 2011. Il più partecipato Gay Pride della storia d’Italia.
Vado al Gay Pride dal 1994, ossia da quando se ne organizzano in Italia (a parte l’anteprima dell’associazione Fuori negli anni Settanta a Torino), e ho visto crescere e cambiare questa manifestazione di anno in anno. All’inizio eravamo quattro gatti, per lo più terrorizzati dalle telecamere e dalle macchine fotografiche dei giornalisti presenti alla manifestazione. Eravamo adolescenti, o comunque giovani. Molti di quei quattro gatti non avevano fatto alcun coming out (il dire di sé al mondo) con le proprie famiglie, e farlo sapere alla mamma e al papà tramite il Tg1 non sembrava il modo migliore di mettere in tavola il discorso.