a cura di Andrea Breda Minello
Io sono una persona antipatica. Sono aliena, sono impresentabile. Sono esigente col mondo, non vorrei che le cose fossero come sono, ma conoscendo del mondo solo delle parti infime e dando giudizi che invece riguardano tutto, finisco per sembrare e per essere ingiusta, e così preferisco non parlare. Per questo quando mi si chiedono notizie su di me mi viene rabbia. I soli che possono amarmi sono coloro che soffrono. Se uno davvero soffre sa che nei miei libri può trovarsi. Solo persone così possono amarmi. Il mondo? Il mondo è una forza ignota, tremenda, brutale. Le creature belle che pure ci sono, noi le conosciamo poco, troppo poco.
Non seguo la letteratura contemporanea, so poco chi sono gli scrittori che valgono. Non conosco gli altri, degli altri paesi, e questo è sbagliato. E anche questo va messo sul conto dell’antipatia… i poeti? Caproni. E naturalmente Montale: le sue poesie mi vengono incontro, c’è il Nord, c’è il freddo, certo, ma con una radice dolcissima. Mi piaceva molto Gozzano.







Miglior trucco. Dico apparentemente perché, a parer mio, l’arma vincente dell’opera è stata proprio il maquillage ovvero l’arte dello svelare e insieme rivelare (nascondere, velare due volte) verità altrimenti disturbanti nella presa diretta. Per spiegare come e perché questo film non mi sia affatto piaciuto e soprattutto perché lo considero come l’ennesimo esempio di esperienza mancata mi sono necessari alcuni passaggi che spero non tedieranno il lettore.




