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Per la chiusura del CIE di Santa Maria Capua Vetere

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firmato da Maurizio Braucci, Goffredo Fofi, Alessandro Leogrande, Roberto Saviano,

Petizione al Ministero dell’Interno del Governo Italiano per la chiusura del Centro di Identificazione ed Espulsione di S. Maria Capua Vetere (CE)

Il sopralluogo nella caserma dismessa Ezio Andolfato del CIE di S. Maria Capua Vetere, avvenuto lunedì 2 maggio al seguito di due senatori, ci ha permesso di constatare le condizioni igienico-sanitarie in cui si trovano le 102 persone di nazionalità tunisina lì recluse in seguito alle disposizioni governative per affrontare l’emergenza dei profughi del Nord Africa. Usiamo il termine reclusione pur sapendo che queste persone vivono in una situazione peggiore di quella della media carceraria italiana: in 10-12 nella stessa tenda, su materassi senza brandine, controllati a vista da polizia e carabinieri, circondati da una doppia rete di recinzione, costretti a chiedere il permesso per utilizzare i bagni, ospitati all’interno di una struttura militare dismessa e quindi logisticamente non adeguata. In attesa di una valutazione del diritto ad una forma di protezione umanitaria, queste 102 persone sono costrette nel CIE illecitamente, tra forzature burocratiche ed abusi, in condizioni igienico-sanitarie degradanti.

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http://www.firmiamo.it/liberimigranti

TQ: fenomenologia di una generazione letteraria allo specchio: Federica Sgaggio

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Sognai che ero una farfalla
che d’esser me sognava
guardava in uno specchio
ma nulla ci trovava
-Tu menti-
gridai
si svegliò
morii.
R.D. Laing


Intervento di Federica Sgaggio sull’incontro dello scorso venerdì svoltosi a Roma intitolato, Generazione TQ, Oltre la linea d’ombra. Ne seguiranno sicuramente degli altri qb. Avviso ai naviganti: comportatevi da persone civili.

Nel pezzo che sul Sole 24Ore ha dato pubblicità all’iniziativa Tq del 29 aprile, leggo che i promotori si dicono mossi dalla «volontà di superare la linea d’ombra che finora» li «ha protetti e uscire finalmente allo scoperto»; che «i tempi sono maturi per parlarne tutti insieme».
Io credo di avere qualcosa da dire. Da domandare, forse.
E mi va di cominciare così: io sono da questa parte qua.
Dice: quale parte, mia cara?
Da quella dei tq, per capirci.
Parlo – facciamo, per semplificare – da dentro (su, fate i bravi: non ditemi «ecchi tte vòle, a’ fata?»).
No, al seminarione Laterza non c’ero.
Ma se dovessi scegliere da che parte stare starei dalla parte di chi è andato al seminarione Laterza,

In lotta, ancora

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di Marco Rovelli

[In questi giorni sto partecipando al presidio antirazzista permanente a Massa a sostegno degli immigrati in lotta. E’ un’esperienza forte e bella, e vorremmo la solidarietà di tutti. A partire dalla diffusione della notizia. Pubblico intanto l’articolo che ho scritto per il manifesto]

E’ un’altra battaglia, dopo la gru di Brescia e la torre di Milano. Adesso è nel centro di Massa il luogo della lotta. Sette ragazzi africani – quattro senegalesi e tre marocchini – domenica scorsa sono entrati nel Duomo di Massa e hanno detto che non se ne sarebbero andati prima di avere un risultato. Tutti loro, tranne il portavoce Lamine, sono stati truffati in occasione del decreto flussi colf-badanti del 2009. Anche loro, come molte migliaia di immigrati, hanno versato migliaia di euro a qualcuno che aveva promesso di regolarizzarli con un posto di lavoro, ma questo qualcuno era un truffatore, si è volatilizzato lasciandoli nello stato di clandestinità da cui avevano sperato, finalmente, di potersi emancipare. E “quando non c’è nulla da perdere, in una lotta c’è tutto da guadagnare”, come ha detto Lamine durante la prima assemblea, sulla scalinata di marmo della cattedrale, di fronte alla facciata moderna ma pur sempre di marmo, agli italiani che con un passaparola erano accorsi (e va reso merito all’Assemblea antirazzista antifascista di Massa di aver innescato da tempo un percorso al fianco e a sostegno degli immigrati in lotta), e agli altri immigrati solidali con i loro fratelli.

OPUS RAI

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di FRANCO BUFFONI
Lorenza Lei, 50 anni, è stata designata all’unanimità dal Consiglio di amministrazione della RAI a ricoprire l’incarico di direttore generale. Lei, ex responsabile di Rai-Giubileo, è molto vicina all’Opus Dei, ed è stata espressamente voluta in quell’incarico dal Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone. Al convegno Testimoni digitali, svoltosi in Vaticano lo scorso anno, l’allora vicedirettore generale della RAI Lorenza Lei sostenne che la RAI e la Chiesa cattolica sono “alleati”.
Durante tale convegno Lei, dopo aver ricordato la sua partecipazione al Giubileo, ha sostenuto: “Questo è un convegno straordinario perché lo ha promosso la Chiesa”, e ha spiegato in che cosa consista la ‘missione’ della RAI: “La televisione di servizio pubblico, per sua natura, non solo è necessariamente interessata ai temi sviluppati in questo convegno, ma è naturalmente alleata alla finalità che il convegno si propone**: è una questione di identità. Lo stabilisce il contratto di servizio: la RAI deve essere un’industria culturale, lo è e lo saprà essere. Ma qual è il primo obiettivo di un’industria culturale?

Io mi difendo, ma chi difende i miei figli?

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di Giulio Cavalli

Scuola media. Classe terza. Una delle tante scuole della provincia in cui vivo io e (più di tutto) i miei figli. È un percorso tra alunni e ‘Ammazzateci Tutti’ su legalità e antimafia. Si parla di arresti, di regole, di azioni e di persone, di territorio, Lodi e di Giulio Cavalli. Le minacce, scorta e le solite cose. Si discute e si alza una voce.

Cavalli se ne deve andare da Lodi. Ci ha messo tutti in pericolo“.

L’odore acido di Armageddon

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di Alan D. Altieri

Ah(ime’), bellezza: quale indegno, malefico, turpe inganno sei! Nella sua potenzialmente folgorante, brutalmente mutilata carriera di medico-chirurgo, di bellezza il Dottor Alessandro Bellezza, giovane ma gia’ rispettato taglia&cuci iscritto a pieno titolo al (quanto ordinato) Ordine dei Medici, ne ha vista proprio poca. Il suo tempo – la meta’ degli anni ’70, ma difatti: i grondanti “anni di piombo” –  e’ gia’ un tempo maledetto.

EXTRA LEGEM NULLA SALUS

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di Antonio Sparzani

Leggo poco i giornali e non guardo la televisione, tranne qualche telegiornale opportunamente scelto, però mi sforzo ogni tanto di ascoltare attentamente i discorsi che ritengo importanti, e che spesso ritrovo registrati su youtube. È così accaduto che ieri mi sia accuratamente ascoltato il discorso del presidente degli Stati Uniti, discorso nel quale con neppure tanto celato trionfalismo Barak Obama annunciava la cattura e l’uccisione, da parte delle truppe del suo paese, dotate di “unparalleled courage”, di Osama Bin Laden. Mi sono ascoltato accuratamente le parole con le quali raccontava la cattura, e le motivazioni che ne offriva al suo pubblico, che in quel momento poteva ben dirsi mondiale.

Cercavo di capire se avrebbe tentato di giustificare un’operazione così palesemente priva di qualsiasi legalità internazionale, con una qualche internazionale motivazione; e naturalmente mi sono ascoltato il ricordo dell’11 settembre di quasi dieci anni fa, il ricordo delle numerose vittime innocenti, e l’elenco delle nefandezze che sono state in più occasioni variamente attribuite al personaggio Bin Laden, una volta così amico e connivente della presidenza statunitense, ma poi caduto in disgrazia, col seguito che sappiamo. O forse che non sappiamo e che mai bene sapremo, dato il mistero che circonda inesorabilmente le storie di questi personaggi, che ai miei piccoli occhi appaiono talvolta alieni, ma che sono inspiegabilmente invece appartenenti alla stessa specie Homo Sapiens alla quale ‒ così pur ci garantisce la biologia ‒ tutti apparteniamo. Non mi occupo quindi minimamente della probabilità che l’annuncio presidenziale sia in tutto o in parte veritiero o contenga l’ennesima bufala che ci viene fornita perché serve in questo particolare momento storico.

Quello che voglio invece qui con forza sottolineare è del tutto indipendente da tale veridicità, ed è che il presidente, lungi dal fornire una qualche “internazionale motivazione” abbia invece pronunciato con austera determinazione questa frase, che mi ha colpito come un pugno in faccia, ben più delle altre:

«The cause of securing our country is not complete but tonight we are once again reminded that America can do whatever we set our mind to.»

I momenti prepotenti

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I momenti prepotenti / Marco Mazzucchelli

Ecco, sono sveglio.
È mattina. Nel letto di fianco sta un corpo sotto le coperte, una testa di capelli bianchi. Fuori il sole, l’albero muove le sue fronde, d’improvviso verde. Fino a ieri notte nevicava, mi sento ancora il freddo dentro le nocche delle mani, sotto le guance. Schiaccio il pulsante che ho al collo e arriva un’infermiera, bassa, mora. Mi saluta, mi chiama per nome. Mi toglie la coperta di lana e sono rannicchiato in una pozza di sudore. Dice infastidita “Ma chi continua a dartela questa?” e mi aiuta a mettermi seduto sulla spugna pregna del materasso. Davanti a me le pareti rosa carne. È la prima volta che la vedo.

Sto davanti alla televisione.
Sono in una stanza con altre teste bianche, tutti zombie in carrozzella, parcheggiati. Le schiene schiacciate contro gli schienali e gli schienali contro le pareti rosa carne del corpo centrale dell’edificio. Le pareti esterne dell’edificio come schiene curve sotto la neve. Mi concentro sulle pubblicità, perchè non mi sfuggono, riesco a completarle; all’improvviso realizzo che non faccio mai a tempo a tentare di muovere le gambe, che non mi abituerò mai all’odore che emaniamo. In corridoio un andirivieni di infermiere e persone in visita; entrando si sbottonano i giacconi e si slacciano le sciarpe. I loro volti non riesco mai a completarli. Guardo i fiocchi di neve cadere dalle loro maniche, accasciarsi sul linoleum e scomparire. Ne contemplo la vita.

TQ: Rocco Carbone

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Ho incrociato Rocco Carbone a Parigi. Me ne aveva parlato poco tempo fa – era già avvenuto il fattaccio- Fortunato Tramuta della libreria italiana Tour de Babel. C’è gente del sud, i siciliani e i calabresi per esempio, che trasmettono il loro affetto insieme al calore della terra, però senza dispensarlo a pioggia come, per esempio, le genti delle Puglie o della Campania. Quando, poco tempo fa, ho incontrato la casa editrice Città del Sole, dei numerosi e validi titoli in catalogo ce n’era uno che volevo leggere assolutamente. Da poco più di un anno era stata data alle stampe l’antologia “Terra” e l’indice degli autori coinvolti mi aveva assai intrigato.Tredici autori, tredici storie che raccontano una Calabria inedita.- viene scritto in quarta di copertina. Le antologie si sa sono opere difficili, talvolta riescono, altre volte no. Diciamo che lo stesso vale per un racconto, e questo racconto di Rocco Carbone, che potrete leggere qui grazie alla generosità dei nostri editori calabresi, vale, senz’ombra di dubbio il viaggio. Uno scrittore puro, come Sergio Atzeni, per capirci. effeffe

In Montagna
di
Rocco Carbone

Quando avevo dieci anni il nonno mi portò con sé a cercare

funghi. Più di una volta avevo insistito per poterlo accompagna-

re nelle sue escursioni che, con frequenza regolare, cominciavano

all’inizio della primavera e continuavano fino ad autunno inoltrato,

con una pausa estiva più o meno lunga a seconda delle condizioni

del tempo, del caldo della bella stagione o delle piogge estive che,

in montagna, rinfrescano subito l’aria rendendo umido il sottobosco.

Verifica dei poteri 2.0: Giancarlo Alfano

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[Giancarlo Alfano risponde alle Cinque domande su critica e militanza letteraria in Internet a proposito di Verifica dei poteri 2.0; qui le risposte precedenti.]

1. Le linee fondamentali di questa ricostruzione ti sembrano plausibili?

Personalmente, sento di dover ringraziare Francesco Guglieri e Michele Sisto per il contributo di storicizzazione che hanno realizzato. Mi permetto di chiedere se non sia necessario fare attenzione anche alle dinamiche geografiche. È vero infatti che il web costituisce uno spazio alternativo a quello che misuriamo coi nostri corpi nella vita quotidiana, tuttavia, e proprio Verifica dei poteri 2.0 lo spiega con chiarezza, si è verificata in brevi anni una certa porosità tra i due spazi. Rispondo, dunque, alla domanda con due tra le tante possibili domande: 1) Esistono, per esempio, delle “cellule” locali di un sito come Nazione indiana? 2) Vi è una ricaduta anche nelle pratiche di socializzazione e di diffusione dei saperi e delle pratiche artistiche?

Finanzcapitalismo, ultima chiamata

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di Marco Rovelli

Definirei il libro di Luciano Gallino Finanzcapitalismo (Einaudi, 19 euro) decisivo,  per comprendere il mutamento radicale di paradigma avvenuto negli ultimi trent’anni. Siamo in un altro mondo, e conviene capirlo più in fretta possibile. Perché il tempo è davvero agli sgoccioli. Ho intervistato l’autore per l’Unità, qui pubblico l’intervista in versione integrale.

Sappiamo che l’alternanza tra fasi espansive e produttive e fasi speculative sono sempre state una costante nella storia del capitalismo (ce lo ha spiegato ad esempio Giovanni Arrighi). Ma lei ci fa capire che oggi siamo in presenza di una sorta di salto quantico: ci dice con molta chiarezza che siamo in una fase del tutto nuova, non più nel classico capitalismo industriale, ma nel finanzcapitalismo. E ci dice che questo salto quantico è un salto con esiti potenzialmente tragici.

Vi è stato in questi ultimi trent’anni un enorme sviluppo del sistema finanziario a paragone dello sviluppo del sistema dell’“economia reale”: se all’inizio degli anni ottanta il volume degli attivi finanziari corrispondeva al Pil mondiale, al momento della crisi ammontava a oltre quattro volte il Pil. Il mondo è stato radicalmente trasformato da un processo patologico.

Non esiste morte che non sia violenta

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di Demetrio Paolin

FIGURE III (Parigi/Tanaro)

Il fiume ruinò.
Nessuno seppe nulla solo acqua che portava via alberi, arbusti, pietre. Ridisegnava il suo letto, ridisegnava il paesaggio. Svuotava greti e torrenti. Si portava dietro tutto vorticando. E più erano strette le vie e più l’acqua turbinava violenta come un re invasore che niente rispetta o salva, ma tutto distrugge, diserba e annulla.
Non era un suono o sibilo che l’accompagnasse, ma un sotterraneo singulto simile a quello che devasta lo spazio siderale, non udibile eppure presente a sgomentare l’intero universo. L’acqua scendeva vuota nell’indefinita angoscia così simile alla solitudine del creato primordiale.
Sembrava non ci fosse nessuno. Nessuna anima viva.

Censure: il passato davanti

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Censure: il passato davanti / Giambattista Tirelli

[In via sperimentale, Nazione Indiana mette a disposizione questo articolo anche come ebook, nei formati .epub e .mobi (file zip scaricabile qui)]

Al mio coraggioso Marco che onora le virtù civiche.

Svolgeremo alcune considerazioni motivate innanzitutto dalla volontà di comprendere se per le biblioteche pubbliche si pone, e in quali termini, una questione censura, la cui pericolosità potrebbe derivare dal suo svilupparsi nelle cose: da un’insufficiente comprensione della natura degli interessi che la ripropongono, nonché dalla mancata percezione dei possibili approdi cui potrebbero condurre le tecnologie della comunicazione istantanea globalizzata.

Proveremo ad attualizzare qualche categoria analitica ampiamente utilizzata dagli storici che si sono occupati di censura libraria. Speriamo che lo sforzo di mantenere agganciati, entro un continuo argomentativo, passato e presente e futuro, non offra il fianco a fondate critiche di anacronismo.

Il primo maggio è una festa

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di Marco Rovelli
(il manifesto, 1/5/2011)

Dice il giovine sindaco di Firenze Matteo Renzi che il primo maggio è una “festa di libertà”, e questo significa, nel concreto, che “chi vuole lavorare deve poter lavorare e chi preferisce non farlo è giusto che non lavori”. Quindi, su le serrande negozi aperti, e a laurà (del resto nelle sue trasferte ad Arcore avrà pur imparato qualcosa, no?). La libertà dei Renzi assomiglia paurosamente a quella concepita dal nostro Caro Leader. Una libertà indeterminata, vuota, astratta: in un mondo che invece è terribilmente concreto, almeno nel senso dei soggetti che lo determinano. Una libertà del genere, dove non si specifica di chi, da che cosa e per cosa, non può essere altro che la libertà del più forte di fare quel che vuole. E, come correlativo, la necessità per il più debole di fare quel che il più forte vuole. Altro che libera scelta: fuori dall’astratta e retorica libertà di Renzi, c’è, in carne e ossa, un esercito di giovani precari sotto ricatto, che non hanno proprio alcuna libertà di scelta nel caso il loro “datore di lavoro” voglia tenere aperto il suo “esercizio”. I soldati andranno al fronte, ordinatamente e disciplinatamente, siccome mercato vuole.

Verso Presente a Catania

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Martedì 3 maggio ore 17:00 Auditorium del Monastero dei Benedettini
Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania

quarto incontro della rassegna Il Verso Presente
L’esperienza di “Tel Quel” e le sperimentazioni francesi e italiane

Incontro coordinato dalla prof.ssa Cetti Rizzo; interverrano Fausto Curi e Niva Lorenzini

In seguito il dibattito continuerà in forma seminariale condotto dalla dottoressa Clio Spucches e coinvolgerà  il poeta francese Jean-Jacques Viton, e il poeta e traduttore Andrea Inglese

Per Ernesto Sabato (1911-2011)

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di Massimo Rizzante

Oggi 30 aprile è’ morto Ernesto Sabato, l’autore della trilogia romanzesca composta da Il tunnel (1948), Sopra eroi e tombe (1961) e L’angelo dell’abisso (Abaddón el exterminador, 1974) e di saggi come Lo scrittore e i suoi fantasmi, Prima della fine, Resistenza. In realtà gli editori italiani avrebbero dovuto fare di più e meglio per il maestro argentino. Ma mai come in questo caso sono rimasti sordi ai miei richiami. Non che la mia voce abbia per loro un qualche peso, ma questi mirabili capi d’azienda, la cui presunzione spesso supera quella dei loro editor, la quale a sua volta supera quella dei loro scrittori, dovrebbero qualche volta alzare il naso al di là dei nostri confini e del nostro presente.
In forma di omaggio riprendo qui una piccola parte del saggio dedicato a E.S. presente nel mio Non siamo gli ultimi.

SANTO DI TUTTI ?

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di FRANCO BUFFONI

“Santo di tutti”, recita la pubblicistica generalista di ogni orientamento. Italiana e polacca. Al di fuori di queste due aree linguistiche, soltanto i media cattolici si occupano con enfasi “italiana” dell’evento attualmente in corso in Vaticano. Vista con occhi laici da Ginevra o da Bruxelles, per non dire da Londra o da New York, questa “beatificazione” non esce dai trafiletti della cronaca. Potrei dunque non occuparmene cambiando canale, leggendo altri giornali.

Cito solo tre categorie, che hanno buone ragioni per non considerare “loro” questo nuovo “beato”:

– i morti della guerra civile jugoslava, messa in moto dall’improvvido e prematuro riconoscimento dell’indipendenza della Croazia voluto – contro il parere dei suoi stessi consiglieri – da Giovanni Paolo II.
– i bambini nati con in corpo il virus dell’Aids, come conseguenza delle campagne di Giovanni Paolo II contro l’uso del profilattico.
– gli omosessuali che ancora oggi, grazie all’insegnamento di Giovanni Paolo II, non vengono ricordati nel giorno della memoria; e grazie al suo catechismo continuano ad essere oggetto di “giuste” discriminazioni.
Ricordo bene l’alto livore caritativo che mosse Giovanni Paolo II in occasione del Gay Pride 2000 a leggere con stizza dalla finestra del Palazzo apostolico alcuni brani del “suo” catechismo. Fu un “hate-speech” in piena regola, capace ancora oggi di ispirare i mandanti di Militia Christi finanziati con l’8 per mille.
C’è un’immagine che più di tutte riassume il mio pensiero: quella di Giovanni Paolo II che avanza lentamente nei corridoi vaticani tenendo per mano Fidel Castro. I due più grandi omofobi della seconda metà del Novecento uniti nella loro contadina testardaggine contro quella sporcacciona sovrastruttura borghese che ai loro occhi era l’amore. Per un’altra persona. Dello stesso sesso.

Verifica dei poteri 2.0: Stefano Jossa

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[Stefano Jossa risponde alle Cinque domande su critica e militanza letteraria in Internet a proposito di Verifica dei poteri 2.0; qui le risposteprecedenti.]

1. Le linee fondamentali di questa ricostruzione ti sembrano plausibili?

La ricostruzione mi sembra accurata sul piano storico e critico. Avrei voluto una definizione di «critica militante», che mi sembra stilema dato per scontato, mentre non dovrebbe esserlo: si fa militanza solo sul presente, in chiave più o meno pubblicitaria, commerciale o ideologica? Esistono altre «militanze» (estetiche, etiche, poetiche, politiche, stilistiche)?

Perché l’Italia non si mobilita per Ai Weiwei?

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APPELLO ITALIANO PER L’ARTISTA CINESE AI WEIWEI

 
di ⇨ Giovanna Cosenza

Considerato l’artista cinese più famoso e influente al mondo,Ai Weiwei è anche architetto, designer, scrittore, intellettuale, blogger e attivista politico. Lo scorso 3 aprile è stato fermato e sequestrato dalla polizia cinese senza alcuna spiegazione.

Il posto fisso

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Il posto fisso / Ugo Coppari

Era il compleanno di Marta, compiva trentadue anni. Della vecchia compagnia ne erano rimasti pochi, alcuni si erano sposati, altri avevano deciso di spegnersi. Gli unici rimasti erano per l’appunto Marta, Marco e Stefano. Stefano da dieci anni si era convinto che il modo migliore per non morire giovani era quello di non giudicare il prossimo. Marta invece preferiva limitarsi nell’unica cosa che le riusciva bene. In mezzo c’era Marco, un ragazzo vivace che aveva gli occhi ancora accesi. Da cinque anni era stato assunto alle Poste, coi primi stipendi si era potuto comprare una mongolfiera a rate.

Era venerdì pomeriggio quando i tre amici si incontrarono in mezzo al parco, dove Marco aveva portato la sua mongolfiera. Aveva deciso di regalare alla sua amica l’ebbrezza del volo, alzarsi dal suolo per mezzo di un pallone colorato. In compenso Stefano aveva portato due bottiglie di spumante secco, prese in offerta al supermarket sotto casa. Marta era stata saggiamente bendata: lo stupore della sorpresa avrebbe riempito il suo cuore tutto d’un fiato.