Home Blog Pagina 349

Pace a responsabilità limitata

1

da «il Fatto Quotidiano» – giovedì 24 marzo 2011

Ancor più dell’intervento militare, sconcerta la noncuranza con cui siamo disposti ad affrontare una crisi che sconta l’ennesimo fallimento delle politiche nazionali

di Evelina Santangelo
In Sicilia, il secondo giorno dell’operazione «Odissea all’alba», una pacifica domenica semiprimaverile. Ma sarebbe bastato affacciarsi da qualche terrazza lontana dai rumori della strada per sentire il rombo ininterrotto degli aerei militari attraversare il cielo. Così, dopo aver udito per tutta la mattina quel rombo, si poteva rischiare di sentirsi come i non-rinoceronti nel Rinoceronte di Ionesco in cui non si sa più chi abbia ragione tra quanti galoppano sfrenatamente inconsapevoli (o consapevoli di un altro ordine) e chi patisce un tale senso di alterazione percettiva da sognare esso stesso di trasformarsi in rinoceronte e, per esempio, non sentirlo affatto il rombo degli aerei, con tutto quel che ne consegue.

LETTERA AI SINDACI

0

di CERTI DIRITTI

Il 23 marzo 2010 cade il primo anniversario della sentenza 138/2010 della Corte Costituzionale avente come oggetto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Certi Diritti, che insieme a Rete Lenford ha promosso la campagna di Affermazione Civile, lancia l’iniziativa “Giornate di dialogo tra le coppie delle stesso sesso e le Pubbliche Amministrazioni”.
La sentenza 138/2010 ha segnato infatti un passo fondamentale. Da quel giorno, nella giurisprudenza italiana sono sanciti inequivocabilmente i seguenti principi: 
• Le coppie dello stesso sesso hanno rilevanza costituzionale e non sono un mero fatto privato 
• Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è compatibile con l’attuale Costituzione 
• Il parlamento ha il dovere di legiferare in materia con una regolamentazione organica e generale, dunque non privatistica.

L’udienza del 23 marzo 2010 e la sentenza 138/2010 del 12 Aprile non sono avvenute “per caso”, ma sono state il frutto di un movimento di consapevolezza civica chiamato “Affermazione Civile”. Già dal 2007, infatti, diverse decine di coppie dello stesso sesso si sono recate nel comune di residenza, per chiedere la pubblicazione degli atti del matrimonio e impugnare il diniego presso i tribunali competenti. Questo è avvenuto con il sostegno dell’associazione radicale Certi Diritti e della rete di avvocatura LGBT Rete Lenford.

Verifica dei poteri 2.0

18

def 1

[Verifica dei poteri 2.0 prova a ricostruire la storia del “web letterario” italiano, o meglio: delle pratiche di militanza letteraria che si sono sviluppate in Internet da una decina d’anni a questa parte. Oltre a dar conto dei luoghi, degli attori e delle discussioni principali, è un primo tentativo, necessariamente parziale e provvisorio, di mettere a fuoco gli interessi e le poste in gioco che li hanno animati. L’articolo, che esce in questi giorni sul n. 61 di «Allegoria», è stato inviato a scrittori e critici insieme ad alcune domande. Le loro risposte saranno pubblicate nei prossimi giorni su NI. La versione pdf è disponibile qui.]

Verifica dei poteri 2.0

Critica e militanza letteraria in Internet (1999-2009)

di Francesco Guglieri e Michele Sisto

Si tratta di registrare gli strumenti critici,
di verificarne i poteri, di decidere a quale livello
del mare cominciano i nostri calcoli,
entro quale arco di meridiani e di paralleli
consideriamo validi i nostri discorsi.

Franco Fortini, Verifica dei poteri

Produrre degli effetti in un campo,
non foss’altro che semplici reazioni di resistenza
o di esclusione, significa già esistervi.

Pierre Bourdieu, Le regole dell’arte

Tutto ciò che so l’ho imparato da google.
anonimo web

«I luoghi dell’opinione e del gusto letterario», scriveva Fortini nel 1960,

sono stati sorpresi nel giro di pochi anni dall’insorgere ed estendersi di forme per noi nuove di industria della cultura che hanno mutato aspetto e funzione ai tradizionali organi di mediazione fra scrittori e pubblico, come l’editoria, le librerie, i giornali, le riviste, i gruppi politici e d’opinione. Alla motorizzazione la società letteraria ha resistito anche meno dei nostri storici centri urbani.[1]

Rileggendo oggi viene naturale chiedersi come abbia reagito “la società letteraria” all’informatizzazione. E prima ancora alla progressiva concentrazione dell’editoria e dell’informazione sotto il controllo di pochi grandi gruppi.

Sì, ma quale società letteraria?

Nonostante Auschwitz

0

[Pubblico, per gentile concessione dell’editore, le ultime pagine dell’importante saggio di Alberto Burgio Nonostante Auschwitz. Il “ritorno” del razzismo in Europa, edito da DeriveApprodi, un libro che non è solo un’indagine storico-filosofica che “fa il punto” su una serie di questioni decisive, ma anche, e forse soprattutto, l’offerta di un dispositivo concettuale che ci permette di comprendere un elemento fondamentale della nostra società globale – letto però non come  portato della globalizzazione, ma come parte integrante della modernità europea. mr]

di Alberto Burgio

A proposito di immigrazione, si suole ripetere che l’integrazione di nuovi gruppi di popolazione è una sfida. Con ciò non ci si limita a sottolineare la complessità del fenomeno; si tende il più delle volte a suggerire che la violenza che spesso lo accompagna è una sua conseguenza inevitabile. Questa rappresentazione del problema si limita, per dir così, a fotocopiare il senso comune, che nell’immigrato scorge un intruso, non di rado prepotente e aggressivo. Alla base di un simile modo di pensare (che è a sua volta un prodotto del discorso dominante) opera uno schema che vediamo spesso all’opera quando viaggiamo su un mezzo pubblico affollato.

VIOLA AMARELLI la lastra e il cristallo

9


 
1.1.
 
Una fatica la schianta, una fatica qualunque. Dipenderà dagli enzimi. O dagli ormoni, il metabolismo. L’ipofisi o la tiroide. Ci giurerebbe col cuore.
 
Procede a strappi. Con il lavoro. Con i bambini. Con i servizi di casa. Concentra e incendia. Un fuoco che si esaurisce con poco.

Smettiamo di chiamarla «letteratura della migrazione»?

5

A proposito di un romanzo di Igiaba Scego (e non solo) (1)

di Daniela Brogi

1. Cominciamo con un esempio, e partiamo da una definizione che in un contesto europeo sembra scontata, ma che in Italia invece è ancora percepita come inconsueta, tant’è vero che si tende a non usarla: non è famigliare. Ecco la definizione: Oltre Babilonia(2) è un romanzo scritto da un’autrice afroitaliana, ovvero da una cittadina della lingua italiana, che non usa più l’italiano come strumento per comunicare, o per testimoniare la propria storia – come nei primi libri di autori migranti usciti negli anni Novanta(3); e neppure si tratta di un impiego dell’italiano inteso precipuamente come maniera retorica, marca di letterarietà, ovvero praticato in quanto lingua eterogenea (:“altra lingua” di un’”altra cultura”), come dal Medio Evo in poi è accaduto a molti scrittori che hanno usato l’italiano per l’espressione dell’amore (magari componendo un sonetto petrarchesco); tutti scrittori, in ogni caso, che si sono cimentati da outsiders con l’italiano: per limitarci a qualcuno dei tanti esempi, potremmo citare Montaigne, Byron, Pound(4).

Il cuore non è una chiatta

3

di Mirfet Piccolo

Il giorno che vide il corpo di sua madre essere chiuso dentro una cassa di legno, Aldo Oriani decise che ne aveva avuto abbastanza, e prese quindi la ferma decisione che mai e poi mai avrebbe, in futuro, versato ancora lacrime, provato paura, tristezza e rabbia, e, per essere certo di fare le cose bene, senza sbavature e inutili rischi, decise anche che non avrebbe più provato gioia tra i suoi compagni ed amici, che non avrebbe desiderato nessun gioco nuovo né andare al parco, che il minestrone e le patatine fritte avrebbero avuto lo stesso sapore e che perciò non avrebbe fatto differenza mangiare l’una o l’altra cosa. Niente. Ed era un niente che aveva senso. Così decise Aldo Oriani, maschio, altezza un metro e quarantuno centimetri, anni otto.
– Povero bambino, povero piccolo -, gli disse il prete accennando una mano aperta verso la guancia del bambino, e Aldo, che non aspettò il compiersi della carezza, si voltò verso il padre e con voce limpida domandò, papà questo vuole dire che la mamma è morta con tutti i soldi?

Big sexy noise

6

di Marco Simonelli

Sono più di trent’anni che Lydia Lunch fabbrica bombe a mano per far detonare la nostra percezione del reale. Ha iniziato a farlo impugnando una chitarra, usandola come fosse una pistola, giocando alla roulette russa con la psiche. Esplorando a suo modo, con la grazia e la leggerezza di un tir fuori controllo su un’autostrada affollata, le possibilità di ogni disciplina. Dal rock noise dei Teenage Jesus & The Jerks fino allo psycho-ambient di Twist of Fate (collaborazione con Philippe Petit, Monotype Records).

Note d’autore: Strade bianche

4
Marinai e navigatori by effeffe

Strade bianche, Enrico Remmert, Marsilio, 2010
secondo Pasquale Vitagliano

Ho letto da qualche parte che “si viaggia per vincere la paura di camminare”. Sarà per questo che Vittorio suona il violoncello. Devi tenerlo puntato sulla terra. Il musicista diventa una protesi dello strumento. E questo penetra nel suolo come un fiore. “Dio ci ha piantati in un posto e lì dobbiamo stare”, dice Don Geppe a Vittorio. “Siamo come fiori. Ed io, appena mi spostano, sto male”.
Strade bianche di Enrico Remmert è stato definito un road-movie dell’anima. Troppo facile. I tre riders, Vittorio, Francesca e Manu, non sono affatto facili, easy. Questo viaggio al meridione delle loro vite, loro non l’hanno scelto. Non lo ha scelto Vittorio, pugliese emigrato a Torino, che parte perché gli è stato offerto un posto da sostituto orchestrale al Petruzzelli; non lo ha scelto Francesca, che per paradosso decide di accompagnarlo per trovare il coraggio di lasciarlo; non lo ha scelto la sua migliore amica Manu, che fugge via come una ladra.

Otto

6


Ieri mattina in bicicletta con mia figlia ho visto un prunus fiorito. Era un tripudio di lilla, viola, porpora, magenta, prugna, malva, fucsia. E’ arrivata la primavera ho pensato. E sono passati già otto anni. Buon compleanno.

Carla Benedetti, “Disumane lettere”

1

di Teo Lorini

Le Indagini sulla cultura della nostra epoca (così il sottotitolo) che compongono questo nuovo libro di Carla Benedetti hanno varia origine: atti di convegni, interventi in rivista, in rete e così via. Eppure esse compongono un testo che colpisce per compattezza e che si apre con la constatazione che mai, neppure nelle epoche più tenebrose del passato, l’uomo si è trovato a confrontarsi con la prospettiva dell’estinzione, oggi invece ritenuta un rischio concreto da parte degli scienziati che registrano la sovrappopolazione, il surriscaldamento del pianeta, la consumazione delle sue risorse ad opera della razza umana. Nel Tradimento dei critici (2002) Benedetti aveva descritto come, a partire dalla seconda metà del Novecento, la vita culturale era stata progressivamente invasa da cupe descrizioni che davano “tutto per liquidato”, fino a ripiegarsi su se stessa, autocondannandosi a una perenne epigonalità. Qui riparte da quella considerazione, constatando con stupore e amarezza che, persino in un orizzonte ogni anno più drammatico, le humanae litterae cui per secoli i grandi ingegni della nostra razza hanno attinto, facendone scaturire prospettive innovatrici e vivificanti, sembrano inerti e arrese al concetto mortificante e mistificatorio del “non possiamo farci nulla”.

Post in translation: Adamo

4

Les filles du bord de mer

Je me souviens du bord de mer avec ses filles au teint si clair
Elles avaient l’âme hospitalière c’était pas fait pour me déplaire
Naïves autant qu’elles étaient belles on pouvait lire dans leurs prunelles
Qu’elles voulaient pratiquer le sport pour garder une belle ligne de corps
Et encore, et encore, z’auraient pu danser la java

Z’étaient chouettes les filles du bord de mer
Z’étaient chouettes pour qui savait y faire

OMOSESSUALITA’ E LETTERATURA

8

di Saverio Aversa

Nei giorni 17 e 18 marzo scorsi si è tenuto a Firenze negli storici palazzi Medici-Riccardi e Strozzi il convegno presieduto da Nadia Fusini, Valeria Gennero e Gian Pietro Leonardi intitolato “L’arte del desiderio. Omosessualità, letteratura, differenza”, organizzato dall’Istituto di Scienze Umane e dalla Provincia di Firenze. Partendo dalla questione controversa dell’esistenza o meno di una letteratura omosessuale, di cui è difficile stabilire i confini, scrittrici e  scrittori italiani e stranieri si sono interrogati sui cambiamenti sociali, letterari e culturali intervenuti nel mondo occidentale dopo la rivolta di Stonewall del 1969: cioè dopo l’evento che segna la nascita del movimento per i diritti civili delle persone non eterosessuali.
Anzitutto si è proceduto a una sorta di excursus storico, volto a individuare i modelli culturali che influenzano oggi gli autori lgbt, per passare poi alle soggettività proposte più recentemente, quelle più duttili, più “fluide”, che appartengono alla narrativa definita da alcuni “post-gay”.

DEREK WALCOTT A ROMA

2

Martedì 22 marzo 2011, ore 18.30
Il Premio Nobel Derek Walcott legge dalla sua più recente raccolta di poesie Isole (Adelphi, 2009),

e dialoga con il suo traduttore italiano Matteo Campagnoli.

Introduce Vanni Bianconi, direttore artistico di Babel.
Istituto Svizzero di Roma
Via Ludovisi 48
00187 Roma
Tel. +39 06 420 42 620
arte@istitutosvizzero.it
www.istitutosvizzero.it

Come un sisma senza precedenti ha svelato un “sistema irresponsabile rispetto all’energia atomica” senza precedenti

23

di SHIOYA Yoshio
giornalista scientifico

traduzione di Laura Napolitano e Andrea Raos

[Testo tratto da qui, apparso il 15 marzo scorso.]

“Sommando i dispositivi a prova d’errore che mettono in conto sia l’errore umano sia il guasto meccanico, e le multiple protezioni, nonché il rispetto di piani anti-sisma quasi eccessivi, è improbabile che in una centrale nucleare giapponese si verifichino casi come Three Mile Island o Chernobyl.” Il mito della sicurezza dell’energia atomica, di cui si vantavano la TEPCO [Tokyo Electric Power Company] e il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria e acriticamente accettato dai mass-media, è miseramente crollato. Alla centrale di proprietà della TEPCO Fukushima I, dopo il terremoto (magnitudo 9.0) e lo tsunami che hanno colpito il Tôhoku, sta avendo luogo la graduale fusione dei nuclei e, benché si sia presa la decisione radicale di riversare acqua marina nei reattori, non si è ancora arrivati al loro raffreddamento, arresto e stabilizzazione. Quel che è peggio, gli abitanti dei dintorni, già duramente provati dal violentissimo terremoto, sono tutt’ora costretti a vivere da sfollati, con gravi disagi.

La lingua

5

di Gianni Agostinelli

C’è un’immagine che mi tormenta. Un tizio ritto in piedi che si tocca la punta del naso con la punta della lingua. Lo stava facendo con totale naturalezza davanti a una ragazza, mentre quella parlava. L’ho visto coi miei occhi, nel 2005.
Stamani mentre faticavo a infilarmi i calzini stavo pensando proprio a lui. Vai a sapere perché. Questo tizio mi torna in mente a intervalli regolari, non tanto ravvicinati ma abbastanza frequenti da farmi dire ad alta voce “basta”.
“Basta cosa?”
“Niente” dico a mia moglie. Che la chiamo moglie anche se non siamo sposati, però mi vien meglio dire moglie che compagna di vita, o solo compagna, o coinquilina, o fidanzata, che ormai i tempi dei fidanzatini son passati, o qualcos’altro. Magari posso chiamarla col suo nome, ma è brutto e non glielo cambio qui, neanche per finta. Sono un tipo onesto.

CROCIFISSI E SCONCERTATI

3

Un prato sterminato, un mare di fango, 5000 ragazzi. No, non è Woodstock, ma il santuario del Divino Amore, a Roma. Le note che accompagnano la giornata non sono quelle di Jimi Hendrix, ma del musical della Star Rose Academy, fondata dalle suore orsoline e guidata da Claudia Koll, ormai lontanissima dalla versione “Tinto Brass”. Il tutto sotto l’occhio vigile di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore della Pastorale universitaria e neo cappellano di Montecitorio. Anche lui infangato fino ai polpacci. E no, non è nemmeno la giornata mondiale della gioventù promossa dal Vaticano, ma un appuntamento organizzato dall’ufficio scolastico regionale col vicariato di Roma per orientare i maturandi di tutte le scuole del Lazio (pubbliche e private) alla scelta universitaria.

Il luogo, aveva comunicato il ministero a tutti i dirigenti scolastici, non è scelto a caso, ma “sottolinea l’intento” del convegno. Perché “il santuario del Divino Amore è meta tradizionale di pellegrinaggi che si svolgono soprattutto di notte (…). Il pellegrinaggio, lungo cammino attraverso la notte, è evocativo di un messaggio simbolico per i nostri giovani: la vita che viviamo e che costruiamo incontra momenti di buio e sforzo, soprattutto quando si affrontano scelte importanti”. La circolare si concludeva prevedendo addirittura che “le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia”, valutassero “l’opportunità di riconoscere la partecipazione degli studenti come credito formativo”.

Andiam, andiam, andiam a guerreggiar

209

di Antonio Sparzani

Ormai è così: le parti della nostra Costituzione più innocue si tengono senza problemi, quelle che servono per una qualche lotta politica interna si usano per l’appunto per questa lotta, quelle che sono scomode per tutti gli schieramenti “importanti”, sono cioè scomode bipartisan come orribilmente si dice ormai, semplicemente si trascurano di comune accordo, si trascurano bipartisan, e morta lì.

Mi riferisco al famoso ma ormai di comune accordo dimenticato articolo 11, di cui già parlavo qui, obiettando all’autorevole opinione di Giuliano Amato il quale appunto sosteneva che la guerra ‒ non le missioni “di pace” o “di polizia internazionale” ‒ è permessa dalla nostra Costituzione ed anzi, in alcuni casi, richiesta. Forse tale autorevole opinione ha fatto scuola, ha fornito un bell’alibi teorico a tutti quanti così che il piacentino segretario del partito democratico non ha avuto neppure mezzo dubbio a schierarsi con il buon senso internazionale, per farla vedere a quel bieco di Gheddafi (in verità Muʿammar al-Qaḏḏāfī ) e, in questo clima di festeggiamenti dell’unità nazionale, ad avallare senza discussioni la posizione del governo in carica. Il quale governo in carica ha come ministro della difesa tale Ignazio La Russa, sulla cui educazione sentimentale nessuno ha dubbi, naturalmente,

Il sacrificio di Fukushima

13

di Marco Rovelli

Connesso di continuo in questi giorni, a seguire gli sviluppi del disastro giapponese. I sensi all’erta, il pericolo che ci minaccia. Una nube, ancora. Una nube che sfugge, inafferrabile, senza riguardo per frontiere e religioni. Incarnazione tangibile (nella sua intangibile numinosità) dell’essenza perversa del capitalismo globale. Poi, nel cuore del disastro, la vicenda dei cinquanta tecnici della Tepco che hanno scelto volontariamente di restare nella centrale di Fukushima a fronteggiare la catastrofe. Che hanno scelto la morte. A fondo perduto, prima di tutto, nonostante ogni ragionevole considerazione: se l’amore è qualcosa è questo, la responsabilità a una chiamata, la coscienza del senso di sé che non si esaurisce nel sé.

Per un nuovo spirito (del/la) Comune [nel 140° anniversario]

7

Ci sono anniversari iper-celebrati, altri dimenticati. Oggi sono passati 140 anni dallo scoppio della rivolta comunarda parigina. Quando Lecomte voleva far sparare sulla folla per prendersi i cannoni di Montmartre e i soldati fraternizzarono con la folla e con la Guardia Nazionale. Pubblico il video della canzone (con i disegni di Otto Gabos a illustrarla): La Comunarda, il cui testo fu scritto da me e da Francesco Forlani, immaginandoci una storia d’amore sulle barricate – perché la rivolta ha sempre in sé una smisurata promessa d’avvenire. mr

per non restare stupida – un romanzo di formazione

3

di Laura Barile

Si vede una bimba in un costumino a righe degli anni trenta, capelli al vento, colta nel balzo delle lunghe gambette che salta ambedue gli scafi del patino: spiaggia di Riccione. E’ la foto di Luciana Castellina in copertina del suo La scoperta del mondo (nottetempo 2011). Il libro, autobiografico, è giocato su un diario ritrovato su quaderni di scuola di se stessa fanciulla (vedi foto dell’autografo nelle illustrazioni). I vecchi quaderni, in corsivo, costituiscono il filo rosso, il racconto dal vivo, intorno al quale sorgono altri ricordi, riflessioni, battute, commenti, quasi un dialogo mai nostalgico ma sempre intelligente e spiritoso, della Castellina di oggi.