Tutto sembra calmo poi la sera,
io la conosco bene l’ora. Me ne vado
con il giorno che arriva a grattare via la luce.
Non è che sonno breve dentro vene
non c’è che questa prigionia dell’aria dentro il fumo.
C’è stato solo un attimo in cui s’era condivisa
con tutti una battaglia, il vuoto, anche le colpe
anche la vita, e mai però innocenza:
è quando le gocce sparse si annunciano tempesta.
Dopo, non c’è colpa in cui riflettere
visi tutti uguali, pasta di fumo e polvere
costretti dentro tutti i luoghi e senza alcuna prova
dell’esistenza nuda oppure della morte.
Del resto io non vorrei nemmeno la condanna
che abbiamo imposto a Dio cercandolo:
esistere per sempre, avere sempre su di noi
aperti gli occhi vigili, vedere tutto, l’ irreparabile,
il disastro che da qui arriva dentro, nel suo cielo.
(Genova, 20 luglio 2001 – Milano ottobre 2001)
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