La prima parte si può leggere qui.
di Francesca Matteoni
Occorre avere una mente invernale
per apprezzare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve;
E aver avuto freddo tanto tempo
per scorgere i ginepri irti di ghiaccio,
gli abeti scabri nel brillio distante
del sole di gennaio; e non pensare
a un dolore nel suono del vento,
nel suono di queste poche foglie,
che è il suono della terra
piena dello stesso vento
che soffia nello stesso luogo spoglio
per chi ascolta, chi ascolta nella neve,
e, un niente lui stesso, osserva
il niente che non c’è e il niente che è.










