di Fabrizio Tonello
Elezioni del Congresso negli Stati Uniti: trionfa il partito del tè. Netta sconfitta del partito del caffè, mentre alcuni risultati interessanti hanno ottenuto il partito della camomilla e quello della tisana al finocchio. Il partito della verbena e quella della rosa canina non hanno raccolto consensi fra gli elettori.
Martedì 2 e mercoledì 3 novembre sono state giornate faticose nelle redazioni, costrette a produrre pagine su pagine su un argomento –l’America- che confonde le idee anche ai più diligenti. Più o meno tutti i giornali si riferiscono alla galassia di gruppi sotto l’etichetta “Tea Party” come al “partito del tè”. Naturalmente, “party” significa anche “partito” ma, nel caso specifico, ha invece lo stesso significato che nello spot televisivo con George Clooney: “No Martini, no party”. Il riferimento è proprio a una festa, un party, come fu ironicamente battezzata l’incursione dei coloni americani nel porto di Boston il 16 dicembre 1773, quando i rivoluzionari gettarono in mare un carico di tè per protestare contro le tasse imposte dal parlamento inglese. I gruppi nati l’anno scorso per protestare contro gli aumenti delle tasse e l’aumento del deficit che attribuiscono ad Obama hanno scelto questo riferimento alla prima rivolta antifiscale della storia americana, un party che diede il via alla lotta per l’indipendenza.
















