
Dietro di lui (mindlessness)
di
Barbara Gozzi
«Dove abito lo sai».
«Non penso di tornare, te l’ho detto Carla»
«Neanche per il mio funerale?»
«Non essere ridicola, è un discorso assurdo»
Silenzio.
«Tu non verresti, al mio di funerale»
«Vero»
Fuori è autunno.
Le foglie hanno preso a cadere già prima che irrompesse il solito ferragosto sonnecchiante. L’aria è frizzante perfino dopo mezzogiorno. La lunga strada provinciale si prepara al ritorno dei mezzi pesanti che superano i limiti di velocità nonostante il paese a meno di un chilometro dal bar. Il paese poi, è appena un grumo di appartamenti attorno a una piazza dedicata a Gramsci, e uno sputo di villette nel lato apposto, in faccia al campo da calcio e il cimitero, due forni a litigarsi pane e pasticceria vara, un supermercato recente lontano dalla piazza, le succursali di tre banche rinomate in provincia, una rosticceria chiusa da alcuni mesi e quattro locali tra bar, yogurteria, circolo Arci e caffetteria-gelateria. Ecco cos’è il paese, per attraversarlo bastano alcuni minuti se l’unico semaforo davanti al cimitero si fa rosso all’ultimo momento.
Fuori dal bar che non è solo un bar, resiste il sole. Entrando lo si nota subito, che non è solo un bar. Sulla destra è stata allestita una postazione ‘gioca e vinci’ (schedine, lotto, scommesse, jackpot, i colori si confondono). L’intera parete alla sinistra dell’entrata principale nonché l’angolo dietro la postazione ‘gioca e vinci’ sono nascosti da scaffalature stracolme di giochi per bambini e prodotti da profumeria. Dinosauri di plastica, palloni, pile, trucchi, doccia schiuma, lavagne, giochi da tavolo, cestini con offerte promozionali composte da deodoranti, creme per il corpo e colonie, quaderni e pennarelli assortiti, peluche, fermagli, saponette, puzzle, tutto assieme, mischiato, confuso. Opaco.












