di Franco Buffoni
Uno dei più famosi quadri di Dante Gabriel Rossetti – Ecce Ancilla Domini (1849-50) – presenta un’immagine davvero inconsueta della Annunciazione. Sulla sinistra, di spalle e a figura intera, si erge un angelo efebico nell’atto di porgere un giglio alla Vergine. Sullo sfondo, al centro, presso il davanzale, la colomba e una tenda azzurra a contrastare il bianco del lettuccio in primo piano e la tunica della fanciulla accoccolata quasi contro la parete. Le sue ginocchia sono ripiegate sotto la veste nel tipico atteggiamento dell’adolescente pensosa: lo sguardo corrucciato, il volto un poco esangue dal profilo ben marcato, più virile – certo – di quello dell’angelo. E si indovina sottile e leggermente spigoloso quel corpo di fanciulla, il mento ripiegato sul petto scarno; tenue e volitiva al contempo, terrorizzata e attratta dal fiore emblema di parole che l’angelo le porge: spirituale e anche tanto concreta, familiare, sorella. La straordinarietà del quadro è data proprio dalla posizione dell’adolescente rannicchiata sul letto, ripiegata in difesa. Una posizione da sorella minore nella “camera delle ragazze”.












