di Giovanni Catelli
Nelle sere d’inverno, al diradarsi delle folle sul Kreschatik, la Signora del buio riappare.
Quando le cifre rosse sulla torre del Maidan segnano le ventitré, e il carillon sparge le sue note di commiato all’aria gelida, la Signora spalanca le porte del suo arrivo e si fa strada nel calore luminoso della tavola calda: muove qualche passo, riservata, scruta i tavoli già vuoti, osserva ogni vassoio abbandonato, dai clienti già lontani, nel metrò, nel vasto gelo, non decide, si sofferma con un lieve sorriso di stupore, di fronte allo schermo sospeso, alla sua luce fosforica, ed ai volti sereni che soffiano sillabe uguali al silenzio.
Avanza di nuovo, come svagata, poi ghermisce improvvisa un bicchiere solitario, abbandonato, quasi pieno, e lo stringe disinvolta, col sussiego della piena proprietà: cerca un tavolo propizio, un divanetto confortevole, il giusto riposo del cliente soddisfatto, si accomoda ordinata, distinta, diritta,



“Noi poveri passerotti empirici”
venerdì 30 aprile 2010 > NOTTE BIANCA – Firenze







