
Marx è uno straordinario pensatore, a saperlo leggere, peccato che sia stato rovinato dai marxisti. S.B.
Intervista, che potete trovare anche qui a Sergio Bologna su Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale.
Egea Editore, Milano 2010, pp. 325
Nella raccolta di scritti “Ceti medi senza futuro?” parlavi della tua esperienza di consulente per il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica. Questo tuo nuovo libro, “Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale”, ha a che fare con quella esperienza?
Direi di no, la parte dedicata ai porti italiani è una parte marginale. Per ritrovare dei collegamenti con la mia attività di ricerca si dovrebbe risalire piuttosto agli Anni 70, alle inchieste sul settore trasporto merci di “Primo Maggio” – la rivista che dirigevo allora e la cui collezione completa tra poco sarà disponibile su CD presso Derive&Approdi. In un numero del 1976 già si tentava di abbozzare una “Storia del container”. Un altro mio saggio di quei tempi, la cui impostazione in un certo senso anticipa quella delle multinazionali del mare, è “Petrolio e mercato mondiale”, pubblicato su “Quaderni Piacentini” nel 1974 sull’onda del primo shock petrolifero.
Nel senso che tra la crisi attuale e la crisi petrolifera del 1973 tu trovi delle analogie?
Nel senso che si tratta di fenomeni globali, la cui portata si avverte in ogni angolo del mondo. Il settore dello shipping è per sua natura un settore globale, anzi è una delle forze motrici della globalizzazione. La novità, che io cerco di analizzare in questo libro, è che questa caratteristica si è estesa anche all’attività portuale, che per sua natura invece ha un carattere municipale. Oggi esistono grandi organizzazioni che controllano terminal portuali in tutto il mondo. E’ un fenomeno assai recente, esploso negli Anni Novanta.