di Franz Krauspenhaar
Era frenato da un fisico strambo, una palla da golf che girava per un campo da calcio, un solo piede per far tutto, il sinistro, una testa matta, un appetito insaziabile, un redentore mai redento.
Maradona è il campione dell’opposizione a oltranza: da Gianni Minà parla di Fidel Castro bevendo Coca Cola, a Napoli va coi femminielli e poi dichiara: “Io sono favorevole agli omosessuali perché, grazie a loro, aumenta la richiesta di veri maschi.”
Pelé aveva di fronte gente bassa e poco atletica, lui campione d’atletismo; Maradona, vent’anni dopo, aveva a che fare con veri atleti, spallati, dai garretti di toro infuriato, Goicoichea spaccaossa. Anche per questo è stato el mejor, per poter scagliare la palla col suo piede sinistro – “di Dio”, aveva prima da seminare dobermann assatanati a caccia di malleoli scheggiati nella furia.
Era tutto concentrato sul sinistro, come se si muovesse con un pendolo sul piede buono; il resto del corpo era a servizio, gregario in ogni sua parte e funzione di quella fetta fatata, che teneva tutto, la fortuna, l’estro, la potenza.


Il saggio è tratto dal numero 13 della rivista A+L, che raccoglie gli interventi della rassegna SGUARDI A PERDITA D’OCCHIO. I poeti leggono il cinema. L’introduzione si può leggere 









