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Radio Kapital- Slavoj Žižek

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Dopo la tragedia, la farsa!
Ovvero come la storia si ripete
di
Slavoj Žižek
Introduzione. Lezioni del primo decennio.
traduzione dal francese di Roberto Bugliani

Il titolo di questo libro dovrebbe costituire un test del quoziente intellettuale elementare: se la prima associazione che provoca nel lettore è il volgare cliché anticomunista: “Ha ragione – oggi dopo la tragedia del totalitarismo del XX secolo, tutta questa faccenda di un ritorno al comunismo non può essere che una farsa!”, ebbene, gli consiglio vivamente di fermarsi qui. Non solo, ma il libro gli dovrebbe venire confiscato, perché vi si tratta di una tragedia e di una farsa assolutamente diverse, ossia dei due avvenimenti che aprono e chiudono il primo decennio del XXI secolo: gli attacchi dell’11 settembre 2001 e la débacle finanziaria del 2008.
[…]
L’analisi proposta in questo libro non ha nulla di neutro; al contrario, è impegnata e “parziale” al massimo – perché la verità è di parte; essa è accessibile-vi si può accedere soltanto se si prende partito, e non per questo è meno universale. Il partito preso qui è naturalmente quello del comunismo. Adorno fa iniziare i suoi Tre studi su Hegel con un rifiuto della domanda tradizionale su ciò che egli esemplifica col titolo del libro di Benedetto Croce: Che cosa è vivo e che cosa è morto nella filosofia di Hegel? Una simile domanda suppone da parte del suo autore l’assunzione di una posizione arrogante di giudice del passato, ma quando abbiamo a che fare con un filosofo veramente grande, la vera domanda da formulare non riguarda quello che questo filosofo può ancora dirci, quello che ancora può significare per noi, ma piuttosto il contrario: a che punto siamo ai suoi occhi? Che cosa penserebbe della nostra situazione contemporanea, della nostra epoca? Allo stesso modo si dovrebbe procedere per il comunismo; anziché porre la solita domanda: “L’idea di comunismo oggi è ancora pertinente, si può ancora utilizzare come strumento di analisi e modello di pratica politica?”, bisognerebbe rovesciare la prospettiva: “Come si presenta il nostro marasma attuale nella prospettiva dell’Idea comunista?”

“Per una critica futura” n° 5/6 – editoriale

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[Esce l’ultimo numero di Per una critica futura, in formato numero doppio: il 5 & il 6. Sezioni dedicate a Viaggio nella presenza del tempo di Majorino e a Tiresia di Mesa, dialoghi su manierismo e pop, poeti che riflettono sul proprio lavoro – De Francesco e Fratus -, 3 poesie di Fabio Teti, ecc.]

Il provincialismo letterario, i dieci lettori e lo spaesamento della critica

Andrea Inglese

Scrivere nella provincia letteraria

Il provincialismo letterario è un fenomeno perfettamente coerente con un paese come il nostro, in declino, sempre più spaventato e credulone, che disprezza la cultura e la ricerca, in cui rifioriscono nostalgie fasciste e si rafforzano sogni di linciaggio. Provincialismo letterario e paranoie nazionaliste, di corpi sociali sani, belli ed onesti, sono fenomeni che si sposano bene. Soprattutto quando aumenta, come è il caso, la miseria. Come dice lo storico francese Gérard Noirel: “Per chi non possiede nulla il richiamo all’identità nazionale diventa l’unico bene di cui andare fieri”. (Provincialismo letterario e fascismo estetico vanno a braccetto: la complessità o l’imprevedibilità del messaggio è il male da annichilire, così come tutta l’umanità non conforme al modello della maggioranza mediatica.)

Dioblù [shots]

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1. Sono nato con dentro la scomunica, diceva mia nonna Giacoma ormai centotrentasette anni or sono. Facevo tutto con la mano sinistra, mangiavo con la mano sinistra picchiavo mio fratello con la mano sinistra incendiavo gli zolfanelli per bruciare al volo le zanzare e versavo il vino nel bussolotto con la mano sinistra.

2. Hubel possedeva un pungolo di gomma durissima, lungo e stretto come la zampa di una francesina battagliera da pollaio, che lui piegava con movimento automatico delle dita e lo faceva partir di scaravento sulla testa o sulle gambe o sul culo del prossimo

3. … come la voce di un dio soffice benevolo, con tre principi sultani che soffiavano e bussolavano con gli strumenti un suono che prendeva la cantilena poco alla volta, tra la tristezza e l’allegrezza, sempre più rapido, e io mi son trovato al centro della piazza a girare e volteggiare come un angelo celeste o magari un uccello verzellino in mezzo a quel suono stregone.

La chiesa di Baranzate

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di Davide Vargas

Il paesaggio scorre grigio. E’ un colore bellissimo. Non spegne ma fa pensare ad una mano che ha scarnificato le cose lasciando fremere silenziosa l’unica vita nascosta. Come un’opera di Michelangelo sottratta al peso del marmo. La distesa della campagna si offre fin dove la nebbia sfuma gli alberi allungati ritorti divaricati in filamenti di ombre. Riconosci olmi, ontani, platani, pioppi, è la pianura padana. Li ricopre una pasta bianca. Dici bianco perché così fa la mente che semplifica, ma è un altro tono grigio, più schiarito, venato di un azzurro chiuso. Occorre inventare un nome ed estenderlo a tutta l’aria. Una pasta uniforme che cela i nodi. E non è neve. Galaverna, un manto di aghi ghiacciati protettivo, tiene lontani gli insetti, concede una pausa ai vortici delle linfe, un breve sonno, poi diventerà nebbia o si scioglierà da brina.

Personaggi precari 2010 – La quarta dimensione

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di Vanni Santoni

Gioacchino
Il ragazzo che si era fatto fare i tatuaggi da galera e quando poi ci è finito davvero glieli hanno tolti col coltello e col sale.

Ai
– È solo che non puoi in alcun modo immaginare come sono con chi amo davvero.

Iacopo
– A volte, girando a piedi la città le finestre gli androni quegli alti corridoi che sono le nostre vie, mi parlano. Che dicono, chiedi? “Vattene via vattene via”.

Simona
I generi di nascita sono quattro: dall’uovo, dalla matrice, dal prodigio, dal caldo-e-umido. Eppure Simona pare sorta dal secco, dal guscio, dal sonno di mattina, dalla carta.

Belisario
Questo vecchio balengo è convinto che basti essere sudamericano e sopra i cinquant’anni per esser non solo saggio, ma anche legittimato a devastare le palle alla gente sul treno con motteggi degni di un Coelho còlto da alzheimer.

Prati elettrici

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Materia Off Parma
mercoledì 10 febbraio ore 21

PRATI ELETTRICI
Lettura per chitarra elettrica e distorsori

Andrea Inglese & Pier Adduce

Performance su testi di Andrea Inglese e riff di Pier Adduce (Guignol)

MATERIA OFF•B.go San Silvestro 40•PARMA•INFO:0521/287543•340/7989682•347

PER RICORDARE PIERA OPPEZZO

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di Luciano Martinengo

Nel 2009 sono scomparse a Milano due importanti voci della poesia: Alda Merini e Piera Oppezzo. Alda, simpatica, debordante e popolare; Piera, schiva, orgogliosa e dimenticata. E’ di Piera che voglio parlare, dell’amica che ho seguito negli ultimi due mesi di vita, fra le tribolazioni ospedaliere e lo spegnersi di ogni volontà di continuare a vivere. Sfogliando i suoi scritti, le foto e i libri che aveva scelto come compagni di vita, mi chiedo che cosa l’abbia indotta ad abbandonare la frequentazione degli amici, il desiderio di essere ri-conosciuta e infine anche la scrittura. Raggiunto il silenzio perfetto, non c’era più, per lei, necessità di vivere. La sua poesia, anzi la sua ricerca di espressione poetica, ha accompagnato in modo spietatamente coerente, l’evolversi della sua vicenda umana. Il suo mondo poetico ne è risultato letteralmente scarnificato; le sue frasi hanno finito per omettere articoli, aggettivi, punteggiatura e connettivi vari diventando quasi incomprensibili, ad una prima lettura. Gli avvenimenti del mondo, tranne il decennio 1968-78 delle grandi speranze di riscatto politico e femminista, non hanno lasciato traccia né emozione.

LIBERTA’ DI CURA

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di Ignazio Marino

“Si tratta di un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione, quello cioè di affermare che non possono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie”. Aldo Moro, dibattito sull’articolo 32 della Costituzione, Commissione per la Costituzione della Repubblica Italiana, 28 gennaio 1947

Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro, dopo 17 anni passati senza coscienza in un letto, divenne finalmente libera. Direi liberata, dall’impegno civile di un padre esemplare e dal sussulto democratico di una parte del Paese che non tollerava l’illecita invadenza dello Stato nell’imporre ad una persona terapie non volute per prolungarne l’agonia.
Il dibattito sul testamento biologico fu allora travolto e al Senato si arrivò all’approvazione di una legge contro la libertà di scelta, calpestando il principio dell’autodeterminazione dell’individuo.
Oggi scrivo per ribadire, ad un anno dall’appello sul sito www.appellotestamentobiologico.it: non permettiamo che venga dato il via libera a una legge contro la libertà di scegliere.

La legge approvata dalle destre al Senato lo scorso marzo è adesso all’esame della Camera dei Deputati. Si tratta di una norma contro la libertà individuale nella scelta delle terapie. Di fatto impone a tutti noi l’obbligo di terapie mediche quali la nutrizione e l’idratazione artificiali, anche se siamo contrari, anche se servono solo a prolungare una irreversibile agonia.

Radio Kapital- Christopher Lasch

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Per finirla con il XXI secolo
(Prefazione all’edizione francese di The Culture of Narcissism de Christopher Lasch, Climats, 2000)
di
Jean-Claude Michéa
trad. Francesco Forlani

All’inizio del suo meraviglioso libretto su George Orwell, Simon Leys fa notare, e a ragione, che ci troviamo davanti a un autore che ” continua a parlarci con una chiarezza e una forza di gran lunga superiore alla prosa che opinionisti e politici ci fanno leggere sui quotidiani ogni giorno” Con le giuste proporzioni del caso, un tale giudizio lo si può applicare perfettamente all’opera di Lasch e in particolare a The culture of narcissisme, che è indubbiamente il suo capolavoro. Ecco, in effetti, un’opera scritta più di vent’anni fa e che rimane, con tutta evidenza, infinitamente più attuale della quasi totalità di saggi che hanno avuto la pretesa, da allora, di spiegare il mondo in cui abbiamo da vivere.

Grazie alla formazione intellettuale iniziale ( marxismo occidentale e in particolare, la Scuola di Francoforte ) Lasch s’è ritrovato assai presto immunizzato contro il culto del “Progresso” ( o come si dice ora, della modernizzazione) che costituisce ai nostri giorni, il residuo catechismo degli elettori di Sinistra e dunque uno dei principali catenacci mentali che li trattiene in questa strana Chiesa nonostante il suo evidente fallimento storico. Presentando, qualche anno più tardi, la logica del suo itinerario filosofico, Lasch arriva a scrivere che il punto di partenza della sua riflessione era stata da sempre “una questione tutt’altro che semplice: come si spiega che delle persone serie continuino ancora a credere al Progresso quando l’evidenza dei fatti avrebbe dovuto, una volta e per tutte, portarli ad abbandonare una simile idea?” .

Giacometti su Aldebaran

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I due testi che si presentano sono tratti da: Valerio Magrelli, Il violino di Frankenstein / Scritti per e sulla musica, «fuoriformato» 25, Le Lettere, 2010. Il volume — prefazione di Guido Barbieri, postfazione di Gabriele Pedullà — contiene tre cd audio con musiche di Guido Baggiani, Carlo Boccadoro, Luigi Ceccarelli e Fabrizio De Rossi Re.

di Valerio Magrelli


a Jean Genet e Yves Bonnefoy

Si avvicinava, e quelle via, sempre più minuscole, sempre più distanti. Dove andavano a finire?
Quando gli viene chiesto che cosa salverebbe da un incendio nel suo atelier, risponde: «Il gatto». Invece qualcun altro preferisce dire: «Il fuoco». Faceva dello spirito, costui. Ma osservando le opere tanto riarse e combuste di Giacometti, veri tizzoni della forma, si capisce che gatto e fuoco, qui, sono la stessa cosa. La sua creatura (donna, uomo o animale) appare ormai abitata dalla propria morte, trasformata in ciò che la minaccia, come nel caso di quella spaventosa famiglia che si potrebbe intitolare delle Figurine in fuga.

Nuove minacce a Giulio Cavalli

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una segnalazione di Gianni Biondillo

Giulio Cavalli ha avuto un’ennesima minaccia mafiosa. Ieri. Vi allego qui sotto il comunicato del teatro, mandato ieri alla stampa (Che s’accorge pelosamente di un problema che esiste da tre anni, per poi dimenticarselo di nuovo. Una stampa a corrente alternata).
Da quando Giulio ha annunciato la sua candidatura come indipendente per IDV alle regionali, le minacce si susseguono. Il 27 gennaio gli è stato recapitato un proiettile, e nella filiale dove il comitato promotore della sua elezione ha aperto un conto sono stati ritrovati volantini intimidatori.
Ora questa nuovo fatto inquietante.
Ho appena parlato al telefono con Giulio, sta bene e dice di non preoccuparci. L’ho preso in giro: “Sei un rompicoglioni”, gli ho detto. Mi ha risposto: “Be’, l’hai mai visto un arlecchino mediatore?”

Désherbage

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di Fabrizio Tonello

Minacciato di sfratto dalla mia compagna, ho intrapreso la straziante opera di désherbage annuale della biblioteca. Cosa eliminare senza il rischio di morire di crepacuore? Partiamo dalle cose semplici: domandiamoci se il numero di libri non letti che possediamo eccede di un fattore 100 il numero di anni che l’aspettativa di vita media ci promette (77, nel caso dei maschi italiani). Se sì, occorre procedere spietatamente. Questo è un decalogo che può essere utile a tutti i bibliomaniaci.

Poesie e prose, 1999 – 2009

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di Alessandro Ghignoli

BUSCA CHE ?

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di Umberto Fiori

Cari amici de “La Stampa”,
ho letto con imbarazzo (a dir poco) il “Diario di lettura” curato da Bruno Quaranta su Tuttolibri di oggi (6/2/10), dedicato a Piero Buscaroli. Questo signore, che anni fa proponeva per i gay il campo di concentramento, che -riferisce Quaranta- “assolve i carnefici tedeschi di Sant’Anna e Marzabotto”, che ritiene (non si sa bene su che basi) “che Hitler non sapesse” dei campi di sterminio, che considera la Resistenza una “guerra dei comunisti”, dichiara candidamente di non avere mai letto né Primo Levi, né Fenoglio. Peggio per lui, dico io. Ma il punto è un altro: Buscaroli ha oggi libertà di parola solo grazie al sangue che altri hanno versato per liberare l’Italia dai suoi camerati e dagli aguzzini di cui erano complici. Bene. Se proprio lo si vuole interpellare come musicologo, lo si faccia parlare di musica, ma possiamo chiedere che ci vengano risparmiati i suoi deliri filofascisti e negazionisti? Leggo ogni settimana il Diario di lettura: trovo i lettori che presentate ora più ora meno stimolanti; ma il signor Buscaroli, che c’entra? Al massimo, potrebbe suggerirci due o tremila volumi “degenerati” da bruciare, sull’esempio dei suoi camerati. E poi, su tuttolibri di cosa si parla?
Cordialmente
Umberto Fiori

KURT SCHWITTERS “An Anna Blume”

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Anna Blume: Dichtungen (1919)

Ad Anna Blume
Merzpoesia I

O tu amata dei miei ventisette sensi, io a te
    amo! tu di te te a te, io a te, tu a me. – Noi?
Ma questo (detto fra parentesi) non c’entra.
Chi sei tu, innumerevole femmina? Tu sei… sei tu?
    – la gente dice, che saresti, – lasciala dire, non
   sa come sta in piedi un campanile.
Porti il cappello sui tuoi piedi e cammini sulle
    mani, sulle mani tu cammini.
Ehi, i tuoi vestiti rossi, segati in pieghe bianche.
Rossa io amo Anna Blume, rossa, io amo a te! Tu di te te
a te, io a te, tu a me. – Noi?
                            

La morte e la città di B.

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di Giovanni Catelli

Un assassino si muove nella città di B.
E’ venuto con l’autunno, con i primi freddi e le giornate brevi, quando la folla si dirada nelle strade, le persone iniziano a tornare sole nel buio.
La prima ragazza è stata trovata, distesa come nel sonno, nel vasto e desolato quartiere fra la stazione e la fortezza, dove rade officine s’alternano a garage, a villette silenziose, a prati senza nome, dove giungono stridori e lamenti di vagoni, dallo scalo ferroviario; giaceva senza scarpe, senza borsa, si scorgevano tra l’erba le sue lievi calze bianche.
Nello stesso quartiere, poche vie più lontano, dove il cavalcavia sorvola i binari e una sterpaglia morta, la seconda ragazza è stata ritrovata, si dice sepolta in un tombino.
Il buio scende sempre, quasi alla stessa ora, e le vie sono vuote, la città è grande, molti guardano davanti a sé camminando, ma non è sicuro che vedano, o che vogliano vedere.

Gli abusivi e le lettere

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di
Felice Piemontese


Luciano Caruso- Il palazzo di Odisseo.

Caro Luciano,
provo a immaginare cosa proveresti nel vedere che tutti si occupano, oggi, di Futurismo, e ignorano chi l’ha fatto trent’anni fa, in modo sistematico e avvertito, ripubblicando tutti i manifesti, ad esempio, e “riscoprendo”personaggi dimenticati come Cangiullo. Mi sembrava perfino esagerato tanto tuo impegno di fronte al diluvio di ristampe anastatiche, di grossi contenitori, di saggi che arrivavano continuamente a casa, spediti dal povero Belforte di Livorno, che chi sa se si è mai rifatto delle spese.

Il tuo trasferimento a Firenze, nel 1976, fu uno dei tanti traumi legati alla diaspora di amici e compagni di strada che, a un certo punto, gettavano la spugna e si dichiaravano sconfitti nel corpo a corpo con questa città, quella Napoli alla quale pochi anni prima avevamo dedicato un ritratto impietoso fin dal titolo, La disoccupazione mentale.

Il male che ci somiglia

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di Gianni Biondillo

La notizia lascia senza fiato. Alberto Arrighi, dopo aver ucciso a colpi di pistola Giacomo Brambilla, lo ha decapitato e ha dato fuoco alla testa della vittima in un forno a legna. Come si può parlare di un omicidio di tale inaudita violenza senza scadere nel già detto, evitando lo scandalismo di maniera? Innanzitutto, forse, ammettendo che non è affatto inaudita tale violenza. L’abbiamo vista, letta, udita, tante e tante altre volte. I moventi? Spesso diversissimi. Dalle questioni più futili – un insulto, un vicino di casa rumoroso, un rifiuto sentimentale – a quelle apparentemente più logico-razionali: un debito, un furto, una eredità.

MARADONA SKETCHES

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di Franz Krauspenhaar

Era frenato da un fisico strambo, una palla da golf che girava per un campo da calcio, un solo piede per far tutto, il sinistro, una testa matta, un appetito insaziabile, un redentore mai redento.

Maradona è il campione dell’opposizione a oltranza: da Gianni Minà parla di Fidel Castro bevendo Coca Cola, a Napoli va coi femminielli e poi dichiara: “Io sono favorevole agli omosessuali perché, grazie a loro, aumenta la richiesta di veri maschi.”

Pelé aveva di fronte gente bassa e poco atletica, lui campione d’atletismo; Maradona, vent’anni dopo, aveva a che fare con veri atleti, spallati, dai garretti di toro infuriato, Goicoichea spaccaossa. Anche per questo è stato el mejor, per poter scagliare la palla col suo piede sinistro – “di Dio”, aveva prima da seminare dobermann assatanati a caccia di malleoli scheggiati nella furia.

Era tutto concentrato sul sinistro, come se si muovesse con un pendolo sul piede buono; il resto del corpo era a servizio, gregario in ogni sua parte e funzione di quella fetta fatata, che teneva tutto, la fortuna, l’estro, la potenza.

OPPURE NIENTE. Appunti su Fuoco fatuo di Louis Malle

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Il saggio è tratto dal numero 13 della rivista A+L, che raccoglie gli interventi della rassegna SGUARDI A PERDITA D’OCCHIO. I poeti leggono il cinema. L’introduzione si può leggere qui.

di Milo De Angelis

Fuoco fatuo è molto di più di un bel film. Fa parte di quel ristretto gruppo di opere, appassionanti e necessarie, che hanno illuminato il cinema di ogni tempo: da Il posto delle fragole di Bergman a Il grido di Antonioni, da Ordet di Dreyer a Andrej Rubliev di Tarkovskij.

Attualismi 2 – Come vincere Berlusconi

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di Giacomo Sartori

Facciamo una colletta. Accettiamo finalmente di giocare sul suo terreno, invece di cercare di tirarlo sul nostro (un ippopotamo potrebbe imparare a mangiare con la forchetta?), invece di aspettare sempre che la sinistra risorga e batta un colpo. Se ci mettiamo dieci euro a testa, e siamo anche solo dieci milioni, raggranelliamo cento milioni di euro. Se facciamo uno sforzo ulteriore e ne sganciamo cento a testa, il che certo non ci rovinerà, arriviamo a UN MILIARDO di euro. Già una bella sommetta. Se poi stringiamo la cinghia, a costo di indebitarci per qualche tempo, a costo di mangiare pane e asiago per sei mesi, e ne sborsiamo mille (bisogna spiegare che ne vale la pena), il totale sale a DIECI MILIARDI di euro. Con DIECI MILIARDI di euro la vittoria è a portata di mano.

Ma naturalmente chi vuole può mettere di più, anzi deve farlo. I cantanti lirici e i semiologi famosi, i cervelloni che hanno dovuto fare le valige, gli esuli sconfortati, o anche solo quei semplici emigrati che vedono ogni giorno la loro terra di origine additata e ridicolizzata. E coinvolgiamo le istituzioni internazionali quali l’OMS, l’UNHRC, la Croce Rossa. Perfino gli immigrati clandestini, nel limite delle loro ridottissime possibilità, qualcosa possono mettere lì.