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Nico Stringa, due poesie

6

di Nico Stringa

I

non si sa cosa fare
per un nome che avviene

dissimile a tutti
(è così precedente)

parole, inseguitelo!
non si sa come dire
un tempo da un altro

la continua esistenza
(sommare, sottrarre)

parole, fuggitelo!

II

io come io
dal Molto colpito dal Poco
avvinto
che unire non posso non voglio
dividere

(alla larga l’Immondo
il Decidere)

…………………

se nell’Incerto vedrò
me
all’amore arreso al lutto
mancare ai molteplici al Non

ricorda che era per essere
tu e tutto

Diorama dell’est#12

4

di Giovanni Catelli
Praga, stazione centrale
Verso Karlštejn

Vorrei partire, una sera della vita, verso Karlštejn.
Il locale mi aspetta, sempre, al primo binario di Hlavní Nádraží, alle diciassette e venticinque: entra in stazione, lentissimo, si arresta come in sogno, accanto al marciapiede basso degli anni lontani, apre le sue porte, ormai elettriche, sui neon fiochi, le plastiche usate, azzurrine, l’aria speciale dei vagoni deserti, concessi dal tempo a giorni remoti, e mai più ritornati al presente.
A volte passeggio, lungo il binario, aspetto viaggiatori che non giungono, impiegati, studenti che s’abbracciano prima del partire, controllori sospettosi, macchinisti che fumano all’ora perduta, guardo sul muro l’elenco dei ferrovieri caduti, contro il lavoro, contro l’invasore, arrivo alla fine della volta d’acciaio, già si respira un’aria di fuga, vedo i palazzi, la città che sale, forse la vita lontana, che guarda, tra i ferri e i binari, chi ancora la insegue, s’attarda, e non sa, quale via gli condoni l’attesa e la pena.

Le cose che ci circondano

15

 

 

di Zachary Schomburg traduzione di Francesca Matteoni

Il mondo intero era là. Il magnetico polo nord era là. L’isola Prince Patrick fu presentata all’isola Prince of Wales e queste non furono le uniche isole ad essere presentate ad altre isole. Una stanza era completamente riempita dello spazio tutto attorno le isole.

Quando mi hai chiesto se ero un’isola, ti ho detto che non lo ero. Quando mi hai chiesto di raggiungerti nel salotto, ti ho detto che non potevo, che comunque io ero un’isola non potevo raggiungere nessuno da nessuna parte.

Triste, mi hai rivelato che tu non eri le due cose che si sporgono fuori nel mare come credevo, ma il piccolo spazio di mare grigio tra di loro.

Allora io ti ho detto che in effetti sono l’intero Oceano Artico, a volte.

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [010]

2

di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“Chaser”
dei Bellini

10.
L’orfano occhi blu, seduto sul muro, conta i vagoni del treno che passa. Gli pare d’inghiottire la vita, rubando le facce dietro i finestrini. E quando il treno scompare si perde tra macchie di gasolio e traversine. A chi gli chiede perché bruci il tempo, risponde: «mica si può stare qui, sommersi sotto il peso definitivo. L’amore ha bisogno di conferme».

Autoritratto

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di Leonardo Palmisano

Io non ho un lavoro. Non ho i soldi per fare la spesa. Non ho i soldi per fare benzina, e quando ce li ho aspetto la sera per andare al distributore, perché dopo le otto la benzina costa meno.
Io non ho una casa mia, e non potrò mai averla. Non ho i soldi per comprarmi dei vestiti nuovi, nemmeno adesso che ci sono i saldi. Non posso più prendere il pesce in pescheria o la carne in macelleria perché costano troppo, e così guardo su internet le offerte dei supermercati e aspetto che le spigole scendano a cinque euro al chilo, oppure mangio pollo perché è meno caro.
Io non ho speranze di vivere in un paese migliore, e non sono d’accordo con nessuno. I miei amici stanno tutti meglio di me e sono felice per loro, ma a volte li invidio, e forse è anche per smettere di invidiarli che spero di avere anch’io, prima o poi, una vita decente.

Miracolo a Milano (Roma)

2

Dalla neue Musik alla neue Literaturoper

di Cristoforo Prodan

Miracolo a Milano

Teatro musicale contemporaneo, questa è la definizione che ci suggerisce, con insolita e rassicurante premura definitoria, il programma di sala. Ma leggendo poi all’interno troviamo: Miracolo a Milano / Teatro di Musica in sei scene di Giorgio Battistelli / dal “Progetto Miracolo a Milano” / di Daniele Abbado e Giorgio Battistelli. Si noti la sottigliezza lessicale: non teatro “in” musica, né teatro “musicale”, ma teatro “di” musica. E in effetti è Battistelli stesso, nell’intervista contenuta nel programma, che parla di “teatro di musica”. Alla domanda «Cosa intende indicare con il sottotitolo “teatro di musica”, apposto al titolo Miracolo a Milano?», Battistelli risponde: «Una forma meno convenzionale, un “teatro di musica”, dove la musica è il veicolo privilegiato che mi ha permesso di entrare nel testo del Miracolo a Milano». Eppure Miracolo a Milano, lo spettacolo liberamente tratto dal soggetto/romanzo Totò il buono di Cesare Zavattini e dall’omonimo film di Vittorio De Sica, allestito e rappresentato alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma il 26 e 27 giugno scorsi, pur nascendo da un’idea originale del compositore contemporaneo Giorgio Battistelli e del regista teatrale Daniele Abbado, non è affatto classificabile in maniera così semplicistica.

La tirannia del bello

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di Gianni Biondillo

Sembra quasi che sessant’anni siano passati invano. L’urlo di dolore di Bruno Zevi, che nel 1948 – ben prima che venissero costruite le tanto vituperate periferie – si lamentava di quanto poco sapesse d’architettura l’italiano medio, e di media cultura, pare echeggi ancora fra di noi. Non sappiamo nulla dei maestri che l’hanno sognata la città del Novecento, ma ci sentiamo in diritto di criticarli come fossero dei principianti allo sbaraglio. In altre discipline non è così: chi si sognerebbe di dire che le poesie di Zanzotto sono parole al vento, o che Berio non faceva musica ma rumore? Eppure questo è il livello della relazione al Congresso internazionale degli architetti del nostro Ministro della Cultura.

E non c’indurre in tentazione

4

Un’interpretazione morale de
La persecuzione del rigorista
di Luca Ricci

di Matteo Pelliti

Con La persecuzione del rigorista (Einaudi, 2008) il trentaquatrenne pisano Luca Ricci si prende una vacanza dalla forma “raccolta di racconti”, i piccoli inferni coniugali descritti nel precedente e fortunato L’amore e altre forme d’odio (Premio Chiara 2007) e ci consegna una storia. Romanzo, racconto lungo sono spesso etichette di comodo e, talvolta, fuorvianti. Qui abbiamo, a prima vista, una storia da raccontare. E l’ingresso in una storia, nella dimensione tipica della vicenda da raccontare, verosimiglianza compresa, è l’ingresso di una onomastica attraverso una toponomastica. Una storia, romanzo o racconto lungo che si voglia dire, ha bisogno di nomi. La vicenda si svolgerà, quindi, a Chiavalle e Chiamonte. La toponomastica fittizia del paesello dell’Appennino, frazione inclusa, arriva alla seconda pagina, ed inaugura di fatto la storia. Un luogo immaginario che, come tutti i luoghi immaginari delle storie, risulta iperrealista perché condensazione di tradizioni letterarie e geografie reali. Ma il racconto è illusoriamente verosimile. Il nome del luogo mima il realismo, il verosimile, mentre il racconto è, al contrario e consapevolmente, fortemente simbolico.

Noi e loro (più noi che loro)

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di Marco Simonelli

Se Pasolini aveva “un’infinita fame/ d’amore, dell’amore di corpi senza anima”, Franco Buffoni in Noi e loro (Roma: Donzelli 2008; Euro 14) nutre la sua poesia con anime dotate di corpi.

Letteratura e cinquantenni, la parola a Canetti

2

di Antonio Sparzani
Elias Canetti e Hermann Broch
«Poiché lo stile non è certo qualcosa di limitato all’archi- tettura o all’arte plastica, lo stile è qualcosa che penetra in ugual misura tutte le espressioni vitali di un’epoca. Sa- rebbe assurdo considerare l’artista un essere d’eccezione, uno che conduce quasi una vita appartata, nell’ambito dello stile ch’egli crea, mentre gli altri ne restano esclusi».
[Hermann Broch, I sonnambuli, III: Huguenau o il realismo, trad. it. di Clara Bovero]

Come preannunciato qui, vi offro la parte iniziale del discorso tenuto a Vienna nel dicembre 1936 da Elias Canetti, allora trentunenne, per celebrare i cinquant’anni di Hermann Broch. Questi all’epoca aveva pubblicato i tre volumi Die Schlafwandler [I sonnambuli] e poche altre prose. Anche qui l’interesse mi sembra risieda nei criteri di valutazione che Canetti propone per il valore di uno scrittore. Nella premessa al volume che ora contiene questo discorso (das Gewissen der Worte, C. Hanser Verlag, München – Wien 1976, trad. it. di Renata Colorni e Furio Jesi, La coscienza delle parole, Adelphi, Milano 1984/2007) Canetti ribadisce che a distanza di tanti anni non troverebbe nulla da cambiare in quel discorso di allora.

«È bello e significativo che si usi il cinquantesimo compleanno di un uomo per rivolgergli un discorso davanti a tutti, e quasi strappandolo con violenza alle fitte trame della sua vita

Tre ore zero del Novecento

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di Stefano Zangrando

Tra le foto di Michael Ruetz sul Sessantotto in mostra all’Accademia delle arti di Berlino fino al 27 luglio ve n’è una che immortala Rudi Dutschke, il più celebre leader studentesco germanico, durante un discorso alla Libera Università di Berlino Ovest nell’autunno 1967. L’espressione del volto è contratta nell’impeto dell’arringa, la bocca spalancata e tesa, e una fonte di luce posta esattamente dietro l’oratore crea intorno al suo capo un’aureola, emblema appena ironico della “santificazione” che lieviterà nei decenni a venire.

Muta quies habitat

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Ovidio
Metamorfosi
[ libro XI, vv. 592-649 ]

NIOBE di Benjamin Britten [1913-1976]
da Six Metamorphoses after Ovid Op 49
per Oboe solo


V’è presso i Cimmeri una spelonca dai fondi recessi,
un monte cavo e impenetrabile dimora del pigro Sonno,
in cui mai con i suoi raggi all’alba, né a mezzodì, né al tramonto
il Sole riesce a filtrare: nebbie miste a caligine
esalano dal suolo in un crepuscolo dalla luce incerta.

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [009]

7

di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“Money”
dei Gruppa Leningrad

9.
“La velina di Putin” si chiama il romanzo, è ambientato a Mosca e parla dell’America. È una storia piena di sorprese che Ernest Bishop scrive in aereo. Dentro giornate morte, ci sono: la televisione russa, la scrivania di Putin, Monica Levinski in cerca di lavoro, e soprattutto un finale unico nella storia della letteratura mondiale: quando racconta di come suo padre è diventato una piscina.

EUROSIÓN: RETORNO O TRASTORNO?

10


di Roberto Quesada

La legge (Direttiva del Rientro) è stata promulgata con sconcertante impunità, che risulterebbe inspiegabile se non fossimo abituati a venir divorati e a vivere con la paura.

Eduardo Galeano

Uscivo da una di quelle belle riunioni delle Nazioni Unite per un mondo migliore, senza sapere quello che accadeva nel mondo disunito, quando qualcuno mi ha informato della Direttiva del Rientro che l’Unione Europea aveva appena approvato. Sono arrivato al nostro Dipartimento e la segretaria mi comunica che mi ha cercato il direttore dell’Istituto Cervantes di New York, Eduardo Lago.

Racconti di un uomo invisibile. Su Fortune, di Igor De Marchi

8

di Cristina Babino

Fortuna è ciò che porta il caso. Né buona né cattiva. Per gli antichi voleva dire tanto evento lieto che tempesta, tanto ricchezza che pericolo. Fortune sono quelle che accadono ogni giorno, insieme ai giorni, un po’ contemplate e un po’ subite, accettate con rassegnata sospensione del giudizio.

Letteratura e cinquantenni

7

di Antonio Sparzani
Hannah Arendt e Hermann Broch
Non sono un giovane scrittore, nessuna di queste due parole mi si addice, e quindi non riesco a entrare, né me ne dolgo poi molto, nelle questio- ni, più o meno ve- nate di polemica, re- lative ai giovani nella letteratura così come alla supposta crisi di questa, in Italia e nel mondo. Leggo con grandissimo piacere – ancorché in modo selettivo e non onnivoro – la letteratura dovunque spunti, ma la mia ignoranza complessiva dei contemporanei è forse maggiore di quella della letteratura classica. Tuttavia, leggendo appunto un po’ più spesso qualche ‘classico’, con tutta l’incertezza legata a questa definizione, mi capita di trovare opinioni ‘illustri’ che mi sembra di condividere, o almeno di ritenere davvero importanti.

È quello che mi è accaduto leggendo un – non so se dir famoso o no, perché secondo me dovrebbe esserlo, ma non son certo che lo sia – saggio di Hermann Broch, scritto in occasione del cinquantesimo compleanno di James Joyce. Approssimativamente, s’intende, perché Joyce i cinquanta li compiva nel 1932 mentre il saggio di Broch apparve nel 1936. Ma nel 1936 Broch stesso compiva cinquant’anni e questo forse ebbe il suo peso nella scrittura. Un ulteriore e curioso dettaglio, su cui spero di tornare tra non molto, è che Elias Canetti, proprio nel 1936, trentunenne, dedicò un saggio a Broch per i suoi cinquant’anni, stavolta on-time, saggio che apre ora la raccolta di scritti La coscienza delle parole (Adelphi, Milano 1984/2007).

Didattica emotiva

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di Christian Raimo

Negli ultimi anni è venuta fuori da più parti l’idea che in Italia la scuola stia vivendo una profonda crisi. Se è vero che quella scolastica è una specie di crisi di sistema (se leggete la letteratura di un secolo e mezzo di scuola italiana, da Ada Negri a Leonardo Sciascia a Domenico Starnone, la maggior parte racconta di una scuola in crisi, spesso sull’orlo del crollo), è vero anche che negli ultimi dieci anni si sono verificati alcuni fenomeni concomitanti: un aumento consistente della presenza di agenti formativi esterni che non sono la famiglia (altra istituzione in presunta crisi), l’aprirsi di un fossato tra il periodo di formazione e quello lavorativo con la conseguenza di una continua e profonda messa in discussione di molte delle condizioni di base dei percorsi formativi (per cui, come reazione: lo sviluppo della formazione continua, le diverse e forse ridondanti riforme scolastiche…), la progressiva perdita di autorevolezza delle istituzioni pubbliche (dall’università ai partiti allo Stato tout-court).

Etere 5*: Kant di Königsberg

4

di Antonio Sparzani

Il fiume il cui nome russo è Pregolja, e quello tedesco Pregel, scorre anche in Lituania, ma alla fine entra in quella strana enclave russa, stretta tra Lituania e Polonia, un tempo territorio prussiano denominato Prussia Orientale, che ha in Kaliningrad il suo centro, e porto, principale. Kaliningrad era in tempi prussiani Königsberg, città dalla storia illustre – ben prima della nascita, che certo molti richiameranno subito alla mente, di Immanuel Kant – per essere stata residenza del gran maestro dell’Ordine Teutonico e poi capitale del ducato di Prussia. Lasciatemi ricordare che diede i natali anche a David Hilbert, uno dei massimi matematici del ‘900, e a Ernst T. A. Hoffmann, illustre autore dei Racconti e dell’Elisir del diavolo.
Un altro motivo per cui la città viene ricordata è la peculiare distribuzione dei suoi sette ponti, che vedete qui sopra schematicamente segnati. Siccome parlo del Settecento, la chiamerò Königsberg, e chiamerò Pregel il suo fiume.

Vuole una leggenda metropolitana che i cittadini benestanti di Königsberg, verso la metà del Settecento, la domenica passeggiassero per la loro città

Dalla Milano da bere a quella da vomitare #1

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di Franz Krauspenhaar

1. C’era una volta la Milano da bere…

Nacque tutto da uno spot, quello dell’amaro Ramazzotti. Sulle note di Birdland, capolavoro jazz-rock dei Weather Report, si stendeva un tappeto d’immagini glamour della città di Milano nel pieno sfolgorio di paillettes. Se negli anni Sessanta c’era stata l’anticipazione – proprio l’aperitivo immaginifico – del grande attore teatrale e televisivo Ernesto Calindri, che beveva il suo Cynar in mezzo a una piazza (Piazza Siena, vicinissimo a casa mia, dove nel settembre del ’67 vidi sfrecciare la Fiat 1100 scura della banda Cavallero inseguita a pistolettate da due Gazzelle Alfa Romeo della polizia) , mentre le auto, nel bianco e nero della pellicola d’antan, sfrecciavano non solo simbolicamente attorno all’attore che placidamente sorbiva il suo aperitivo “contro il logorio della vita moderna”, vent’anni dopo tutto era cambiato, a parte la speranza di un nuovo rinascimento all’ombra della Rinascente. Milano si ripresentava nell’immaginario degli italiani non più come il mulo da traino dell’intera economia nazionale, ma come dispensatore di mode, vezzi, abitudini. L’aperitivo non veniva più sorbito in Galleria, come da decenni di tradizione, ma per il lungo e il largo di una metropoli pulsante, una specie di piccola mela rilucente, che aveva allontanato da sé tutte le nebbie propagate dagli anni di piombo. Gli anni Ottanta furono gli anni di Milano, questa Milano da bere che, a partire da uno slogan felice e di successo, riprese a rappresentarsi agli occhi dell’opinione pubblica e dell’immaginario collettivo come simbolo di durata nel successo, di velocità, arditezza, anche di gioia di vivere.

Dieci nuovi poeti. Quaderno del Nodo Sottile 5

1

Nodo Sottile nasce dall’impegno e la passione di Daniele Ciullini, responsabile dell’Archivio Giovani Artisti del Comune di Firenze e dei due curatori Vittorio Biagini e Andrea Sirotti, che per ogni edizione non si limitano alla scelta dei testi, ma ricercano la collaborazione di critici e poeti per introdurre gli autori nella realtà del lavoro poetico. Vorrei anche ricordare la prima antologia (Cadmo, 2000), curata da Domenico De Martino e nata da una selezione di testi poetici di giovani autori fiorentini, raccolti presso l’archivio e dalle segnalazioni della poetessa Mariella Bettarini, curatrice insieme alla poetessa e fotografa Gabriella Maleti delle Edizioni Gazebo. (f.m.)

Dalla postfazione:

(…)Dopo le quattro antologie, il premio alla silloge inedita e le numerose iniziative di diffusione e di formazione sulla poesia giovanile nelle edizioni scorse, per questa edizione di Nodo sottile abbiamo pensato una formula che fosse sintesi e arricchimento del lavoro precedente. Un’offerta inedita, almeno in Italia, che combinasse in modo forte l’aspetto dello “scouting” (il rilevamento delle emergenze poetiche giovanili significative) con quello “formativo” (l’offerta di occasioni di maturazione di consapevolezza e di affinamento degli strumenti del mestiere). Ecco la ragione dell’istituzione del primo corso residenziale di Nodo Sottile – “L’officina della poesia”- come momento successivo ad un’ampia selezione di dimensione nazionale.

Il bosco interiore. Festa della Ghiacciaia a Pistoia

9

Domenica 6 luglio 2008 dalle ore 15.00 in poi

Il bosco interiore: La Festa della Ghiacciaia (2° edizione)

Ghiacciaia della Madonnina, località Le Piastre (Pistoia)

Ente promotore: Legambiente (Pistoia). In collaborazione con Pro-loco Le Piastre