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Brenda, R.I.P.

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MARRAZZO di Gianni Biondillo

Alle battute ho pensato. Appena ho saputo della tua morte, Brenda, della tua morte crudele, della tua fine meschina, ho pensato con vergogna alle mille e mille battute fatte su di te in queste settimane. Al darsi di gomito sull’autobus, agli ammiccamenti al bar, all’invasione truce delle email ironiche, alla grevità sguaiata, al sarcasmo feroce. Un personaggio farsesco, stilizzato, banalizzato, capro ideale delle nostre ansie benpensanti. Non sei mai stata una persona, Brenda, solo un pupazzo dove infilare gli aghi della nostra macumba autoassolutoria. E mi vergogno, oggi, a pensarci. Alle trivialità, ai sottintesi, alla satira becera. Disonesti. Perché la tua morte è una morte nuda. È la morte che trionfa, che fa schifo. È la morte della solitudine assoluta. Si muore soli, lo abbiamo sempre saputo, ma morire scippati pure della propria dignità è disumano. E oggi sei il centro dell’attenzione morbosa dei nostri sguardi al sicuro, nel chiuso delle nostre case climatizzate. Tu, vaso di coccio, paghi la tua sconfitta sul tuo corpo diverso. Diverso. Perché fuori dalla norma, fuori dalle regole, corpo fantastico, mostruoso, meraviglioso. Esistevi, autentica, proprio nel tuo prostituirti. Perché eri senza scampo qui, in questo tardo impero allo sfacelo, in questo regno bizantino, non potevi essere quello che volevi fuori dal ghetto dove il nostro ciglioso sguardo sessita, misogino, omofobo, transfobico, ti ha cacciata.

Il clamoroso non incominciar neppure

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venerdì 27 novembre 2009

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presso l’Archivio di Stato di Torino, Piazza Castello 209

(ingresso Piazzetta Mollino)

«Il clamoroso non incominciar neppure»


Giornata di studio in onore di Augusto Blotto

Letteratura come filosofia naturale

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porro di Marco Belpoliti

Mario Porro, Letteratura come filosofia naturale, Medusa, pp. 226

Viviamo in un’epoca segnata da una deriva conservatrice connotata dalla riduzione di ogni problema al paradigma della “semplicità”. Ovvero: semplificazione e superficialità. La cultura tutta tesa ad aprire nuovi spazi di rinascita intellettuale e politica, di cui Primo Levi e Italo Calvino, ma a suo modo anche Carlo Emilio Gadda, sono stati portatori, oggi è un fatto minoritario. Gli studi letterari languono, la critica appare in crisi, le università sfornano laureati in lettere o in scienze umanistiche di livello modestissimo, per la maggior parte alla ricerca spasmodica di un impiego, magari nel mondo della comunicazione, l’unico che tira ancora, almeno nella fantasia dei ragazzi. Il dibattito culturale sembra essersi spostato in altri terreni: perché ha successo oppure no un certo libro?

da Porta a Porta

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Da Antonio Porta, Tutte le poesie, 2009 Garzanti

nel luogo delle alture ruotanti
semplici farfalle alzano brevi pascoli
un lago a fondamento del moto
tutto si produce all’interno dei presenti
ecco quanto ho da dirvi, carissimi
(…) 1972

(…)
Mi chiedo se puoi o chi può
capire queste parole se i superstiti
soli seduti intorno al buco
o altri, sconosciuti, lontani…
ma questo solo conta che io ti parli
che io stia respirando
insieme a voi tutti che non vedo
che ho chiamato, un giorno,
carissimi.

10.9.1978

Carissimi
Sono passati vent’anni e la ‘scommessa della comunicazione’ di Antonio Porta continua…
martedì, 24 novembre ore 18 al Teatro Verdi, una serata organizzata con la passione che Antonio ha lasciato in tanti e che continua nella gratuità della disponibilità del Teatro Verdi, nella presenza degli attori, nell’organizzazione della regia dei fratelli Buscaglia, nell’adesione di chi parlerà del Teatro di Antonio e nel vostro esserci.
E vi chiedo aiuto: diffondetelo più che potete, vi prego, a tutti i vostri amici e agli amici degli amici.
E venite a confermare anche la vostra passione per la poesia.
Rosemary Liedl Porta
Segue il programma

Show me the way to go home

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Show me the way to go home
I’m tired and I want to go to bed
I had a little drink about an hour ago
And it went right to my head
Where ever I may roam
On land or sea or foam
You will always hear me singing this song
Show me the way to go home

Il diritto di leggere

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di Richard Stallman

Da La strada per Tycho, una raccolta di articoli sugli antefatti della Rivoluzione Lunare, pubblicata a Città della Luna nel 2096.

Per Dan Halbert, la strada per Tycho cominciò al college, quando Lissa Lenz gli chiese in prestito il computer. Il suo le si era rotto, e non sarebbe riuscita a completare il progetto di metà anno senza trovarne un altro in prestito. E Dan era l’unico a cui avrebbe osato chiederlo.

Dan si trovò di fronte a un dilemma. Certo, doveva aiutarla, ma se le avesse prestato il computer, lei avrebbe potuto leggere i suoi libri. A parte il fatto che lasciar leggere i propri libri a qualcuno significava rischiare diversi anni di prigione, l’idea era scioccante di per sé. Come tutti, fin da piccolo aveva imparato a scuola che condividere libri era cosa cattiva, sbagliata, una cosa da pirati.

Trans Missions

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novat

(Questo testo è tratto da una lettera, scritta nel 2000, alla giornalista americana di fede ebraica ortodossa Laura Schlesinger, per ironizzare sulla sua posizione in fatto di omosessualita’ presentata in diverse trasmissioni radiofoniche e televisive. La Canadian Broadcast Standards Council (CBSC) dichiarò che la definizione da parte della Schlesinger del comportamento sessuale dei gay come “abnorme, aberrante, disfunzionale e erroneo” costituisce una discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, e come tale in violazione delle condizioni in merito di diritti umani del suo codice etico, costringendo la giornalista alle pubbliche scuse. Qualcuno, in rete, ha adattato questo testo alla situazione italiana, sostituendo alla Schlesinger un immaginario sacerdote di Radio Maria – anche se poi immaginario mica tanto, il tono a Radio Maria è quello. Lo pubblichiamo dunque per restituire la verità filologica del testo, e mantenerne la verità critica)

Dalle frequenze di Radio Maria, un noto religioso dispensa alle persone che telefonano indicazioni e consigli spirituali tratti direttamente dalle scritture. Qualche tempo fa, in una delle risposte agli ascoltatori, ha affermato che l’omosessualità – come si legge nella Bibbia (Levitico, 18, 22) – è un abominio e non può essere tollerata in alcun caso. Un ascoltatore gli ha scritto per chiedere lumi su alcuni altri problemi di vita vissuta.
“Caro sacerdote, le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, e ho cercato di condividere tale conoscenza con più persone possibile.
Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18,22 si afferma che ciò è un abominio. Fine della discussione. Però, avrei bisogno di alcun consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.
– Vorrei vendere mia figlia come schiava, come prevede Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?


Gradazioni di Viola

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di
Viola Amarelli
viola

Occorrono ossessioni,
fobie, dolori, dèmoni
per essere scrittura
sostengono gli amici,
come se grazia e gioia
per lieto contrappasso
fossero riservate
solo agli analfabeti

Poesia belga alla Camera Verde

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Domenica 22 novembre 2009 – Roma
19.30 Presentazione del libro ANIMALI NERI (Animaux noirs)
di Pascal Leclercq
(collana Calliope)

introduzione e traduzione
di Andrea Inglese

Saranno presenti l’autore e il traduttore

Centro Culturale
LA CAMERA VERDE
via Giovanni Miani 20, 20/a, 20/b
00154 Roma
cell.: 340 5263877
e-mail: lacameraverde@tiscali.it
http://www.lacameraverde.com

Coro degli «aspiranti» scrittori, intellettuali, scrittori-intellettuali del nostro tempo…

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Da un social network letterario: Benvenuti in PensieriParole, enciclopedia di citazioni con 13.506 autori e oltre 92.500 frasi (più altre 869 in attesa di essere valutate), divise tra Frasi, Aforismi, Barzellette, Freddure, Citazioni di Film, Indovinelli, Poesie, Racconti e Proverbi da tutto il mondo. Inoltre, non manca uno speciale approfondimento per le Leggi di Murphy e le Frasi utili per ogni Occasione!

di Evelina Santangelo

Noi aspiranti scrittori, intellettuali, scrittori-intellettuali del nostro tempo… (ridete pure, sghignazzate pure, sollevate il sopracciglio con aria di sufficienza, per quel che ci riguarda lo scriveremo anche dinanzi ai vostri lazzi, nonostante le vostre risa, contro le vostre oscenità, con la determinazione di chi sa che ce ne sono più di quanti voi pensiate, più di quanti vadano in giro a fare sfoggio di sé, più di quanti sia consentito vederne, più di quanti vi faccia comodo non vederne)…

Balk Clubbing

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clubmed copy
di
Azra Nuhefendic
(note di lettura sul libro, Sahib di Nanid Veličković)

“Saragevo”, cosi in modo sbagliato, pronunciavano il nome della città quelli che per primi si sono recati a Sarajevo, all’inizio della guerra: i giornalisti e i membri delle varie organizzazioni internazionali. Molti, ancora prima che venissero là, o giù (perché per definizione quelli che sono diversi dal mondo civile sono sempre giù) si prendevano per “gli esperti” della nostra storia, dei nostri costumi e della situazione politica in Bosnia ed Erzegovina.
Viaggiavano per il mondo in comitiva, in giro per guerre e conflitti come quei vacanzieri che frequentano i villaggi turistici sapendo che in qualsiasi posto del mondo essi vadano, troveranno sempre le medesime condizioni, un identico contenuto, mentre oltre il recinto ci saranno i locali, anch’ essi identici, dappertutto. Da un momento all’altro anche noi bosniaci siamo diventati “locali”, “indigeni” e assai presto ci siamo accorti che l’erronea pronuncia del nome della città era la cosa meno grave che potesse accaderci.

La minaccia per autori ed editori

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[L’introduzione a Makers, l’ultimo romanzo di Cory Doctorow, è un’ottima spiegazione di quel che l’autore pensa dell’editoria presente e delle possibilità che offre alla persona autrice. Makers è stato pubblicato in USA Canada UK,  ed è disponibile contemporaneamente come ebook gratuito senza che questo ostacoli le edizioni a stampa. La traduzione è mia – Jan Reister]

A proposito di questo ebook – di Cory Doctorow

C’è un pericoloso gruppo di attivisti anti-copyright che rappresenta una minaccia grave ed impellente per il futuro di autori ed editori. Non rispettano né la proprietà né le leggi. In più, sono potenti ed organizzati, e riescono a farsi ascoltare dai politici e dalla stampa.

Parlo ovviamente degli uffici legali degli editori di ebook.

I tortuosi sentieri del capitale / Giovanni Arrighi intervistato da David Harvey (2)

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Il Tribunale brasiliano concede l’estradizione a Battisti. Prime pagine dei quotidiani di giovedì 19 novembre. Già si prepara una dibattito all’italiana: ci chiederanno se siamo pro o contro l’estradizione di Battisti, se lo vogliamo difendere o no, e intanto si restringerà ancora di più la visuale sugli anni Settanta. Battisti diventerà ancora una volta il simbolino dentro cui ficcare un decennio di studi, lotte, esperimenti collettivi. Io ripropongo, intanto, la seconda parte dell’intervista di Giovanni Arrighi, a dire ai pochi che hanno orecchie per intendere, della mia età e sopratutto più giovani, quegli anni sono tante e diverse cose. Non solo un buco nero, anche una miniera. L’itinerario umano e intellettuale di Giovanni Arrighi sta qui ad indicarlo. A I – La prima parte qui

Traduzione di Gherardo Bortolotti

[Si riportano di seguito alcuni estratti dall’ultima intervista di Arrighi, rilasciata a David Harvey e apparsa sul numero 56 (mar.-apr. 2009) della New Left Review. Ringrazio David Harvey, Beverly Silver, Kheya Bag per la disponibilità, Nicola Montagna per i pareri sulla traduzione e la Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna per le indicazione bibliografiche. Gh. B.]

[…]
Un’altra idea, alla quale hai fornito una profondità teorica molto più grande, ma che ciononostante deriva da Braudel, è la nozione che l’espansione finanziaria annunci l’autunno di un particolare sistema egemonico, e preceda lo spostamento verso una nuova egemonia. Questa sembrerebbe un’intuizione centrale in The long twentieth century(1)?

Lector House

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di
Pasquale Vitagliano

casa-barbie1

Questa casa non ha odore,
non dico il sugo, la frittura,
il calore, che sarebbe kitsch;

dico che non si sentono passi
dietro i tavoli, sulle tovaglie,
sopra i divani, fuori delle stanze.

Non posso dire la differenza, come
gli inglesi, tra casa e casa, perché
camere e cucina non siano solo mattoni,

intonaco e cellofan, ma anche terra,
ventre e fame che si sazia alla fine
della vita sui muri fino ad annerirli

e a farli puzzare delle nostre giornate.
E invece questa casa è una rimessa,
i cartoni, le scatole di cibo senza nome

al posto dei libri sugli scaffali dismessi,
le foto senza alcun luogo, i quadri senza
soggetto, la polvere che ti mangia tutto.

Mi resta il bagno, utile e integro come una cesta.

La giovinezza non è mai servita a nessuno

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riccicopertina Credo di un bestsellerista
[estratto da Come scrivere un bestseller in 57 giorni, Editori Laterza, collana Contromano, pagg. 112]

di Luca Ricci

Non ho nessuna colpa da redimere. Nessun delitto cui far seguire un castigo. Non so a che punto esattamente le nostre strade si siano divise. Si potrebbe dire, volendo usare un po’ di dolcezza, che tu hai continuato a bere e io mi sono distratto. La tua sete era pressoché inesauribile. Non riuscivi a colmare con l’alcol il tuo senso d’inadeguatezza.
Eppure Albert Camus aveva scoperto che, dal momento che ci apparteneva, quel senso d’inadeguatezza poteva essere fonte di vitalità e non solo d’angoscia. Dopo aver scritto per centoquarantanove pagine un libro nichilista, Lo straniero si concludeva alla centocinquantesima pagina con questa capitale affermazione: «Mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo». Da quando in qua l’indifferenza poteva essere dolce? Da dopo Albert Camus.

Jean-Marie Gleize a Roma

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Giovedì 19 novembre, alle ore 20:30

presso la Libreria Empirìa
(Roma, via Baccina 79)

Jean-Marie Gleize
incontra il (suo) pubblico e dialoga con:

Alessandro De Francesco, Marco Giovenale, Luigi Magno

su

IN VISTA LATERALE
[ La Camera Verde, collana felix, 2009, traduzione di Michele Zaffarano ]

Lettura di
Jean-Marie Gleize

*

Un monito alle vittime dell’emergenza omofobia

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[Pubblico un estratto della conferenza tenuta da Lorenzo Bernini il 5 novembre 2009 presso l’università di Verona, su invito del gruppo studentesco EGLBT (etero, gay, lesbo, bisex and transgender) corredato da fotografie di Lina Pallotta. – Jan Reister]

Fate l’amore non la guerra – di Lorenzo Bernini

1-450

Non mi piacciono le fiaccolate. O meglio non mi piace il fatto che ultimamente la fiaccolata sembra essere diventata la modalità di manifestazione prediletta dal movimento lesbico gay trans. Come non mi piace lo slogan che è stato scelto per l’ultima manifestazione nazionale contro l’omofobia a Roma: cioè “uguali”. Questo perché in quanto appartenente a una minoranza oppressa, oggetto di discriminazione e di odio, non solo non mi sento uguale, ma soprattutto non aspiro a essere uguale a chi esprime posizioni omofobiche, a chi incarna quello stile di vita eterosessuale che mi esclude, e da cui dipende la mia discriminazione. Aspiro piuttosto a rivendicare la mia diversità, e a farne un punto di partenza per la trasformazione.

Mediterraneo e Oriente

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LocandinaMediterraneo&Oriente [ricevo e volentieri segnalo]
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Venerdì 20 novembre
Padiglione esterno,
Palazzo San Niccolò
via Roma 56, Siena

Mediterraneo e Oriente

ore 17.00
– Wu Ming presenta “Altai”.
ore 18.30
– Marco Rovelli presenta “Servi. Il paese sommerso dei clandestini al lavoro”
ore 21.30
– Scrittori Precari
& Vanni Santoni
nel reading/performance “Trauma Cronico”

Ingresso libero

I tortuosi sentieri del capitale / Giovanni Arrighi intervistato da David Harvey

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file_117191_165x225_scale Giovanni Arrighi, dall’inizio degli anni Sessanta fino al giorno della sua scomparsa, il 18 giugno scorso, è stato qualcuno che ha creduto, con tenacia illuministica, nella possibilità di penetrare nel fatum capitalistico. Per questo suo sforzo è considerato, a livello mondiale, uno dei massimi studiosi del capitalismo in un’ottica storico-comparativa. Avendo lasciato l’Italia per gli Stati Uniti, nel 1979, il nostro paese lo ha ricambiato prestando poco interesse alla sua opera. Non credo che questo sia mai stato per lui un dispiacere. Gli era perfettamente chiaro che gli strumenti intellettuali che aveva elaborato sarebbero stati usati da generazioni di intellettuali asiatici, africani o americani piuttosto che europei. Un bel ricordo di Arrighi da parte di Piero Pagliani qui. A. I.

Traduzione di Gherardo Bortolotti

[Presentiamo alcuni brani dall’ultima intervista di Arrighi, rilasciata a David Harvey e apparsa sul numero 56 (mar.-apr. 2009) della New Left Review. Ringrazio David Harvey, Beverly Silver, Kheya Bag per la disponibilità, Nicola Montagna per i pareri sulla traduzione e la Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna per le indicazione bibliografiche. Gh. B.]
[…]

Uno nessuno sessantacinquemila

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di Alessandro Busi

Una volta un agente, giovane, poco più vecchio di me, mi si mette di fianco, mentre ci passavano davanti i detenuti di ritorno dall’aria, e mi fa: non senti come puzzano? Io attivo le narici e tiro su due volte, ma niente, no, sinceramente no, gli dico. Allora lui mi guarda come a dire che certo, che è ovvio, tanto per chi entra da volontario quelli sono tutta brava gente, che non odora nemmeno, poi chiude, madonna, e come se puzzano. Si lavano tre volte al giorno e puzzano. Sono delle bestie, delle bestie.

Ora, io non credo che quel ragazzo fosse particolarmente cattivo, sinceramente penso piuttosto che, quando ci si rapporta per tutto il giorno con altre persone, all’interno dei giochi di forze che contraddistinguono il carcere, disumanizzare l’altro sia normale.

Memoria del presente

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di Andrea Cortellessa

arbasinoSiamo qui con questo Meridiano aspettando suo Fratello. Come all’incipit celebre («Siamo qui a Fiumicino…») di Fratelli d’Italia: che del tanto atteso volume è naturalmente magna pars (e fosse riportata – come degli altri libri – l’ultima versione, i Fratelli «quarti e supremi» di trent’anni dopo, ci sarebbe voluto un Meridiano tutto per loro…). È quindi tempo di farci i conti, con Arbasino: proprio come l’opus magnum prometteva di «fare infine i conti col proprio paese, mimando le contraddizioni più deliranti della realtà italiana attuale con “estremi rimedi” percettivi e linguistici». Nasceva così l’attitudine «antropologica» di Arbasino, che gli ispirerà (maiuscoli) libri a venire come In questo stato e Un paese senza, per non parlare degli scintillanti scritti di viaggio e di memoria (primo fra tutti, per oltranza, Marescialle e libertini).