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Canti del caos a Capua

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Antonio Moresco approda in Campania. Venerdí 9 ottobre 2009, alle ore 18.30, si terrà nel casertano, a Capua, un evento a cura di Cooperativa culturale Capuanova, Accademia Palasciania e Librerie Uthòpia: Poesia e pornografia, feti e pianeti, / sogno e commedia, mostri e metafisica, / Dio e il papa, merda e luce, amore e strage: / Antonio Moresco e il suo romanzo-mondo «Canti del caos». A Palazzo Fazio (Capua, via Seminario) Marco Palasciano, presidente dell’Accademia Palasciania, incontrerà Antonio Moresco e l’attore Ciro Carlo Fico che reciterà brani dai Canti. Ingresso libero.

Pinelli. Manichini a dicembre

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di Giovanni Catelli
Pinelli_manichino
Alla memoria di Pino Pinelli, ferroviere anarchico, padre, caduto innocente da una finestra della Questura di Milano la notte del 15 dicembre 1969.

Cadono i manichini, dalle finestre della Questura, come angeli, con leggere traiettorie di stupore, pallida memoria d’ogni peso, si librano quasi verso l’alto, nell’aria priva di dolore, nello sguardo attento di chi vede, non conoscono inverni, notte, dicembre, non sanno di questori, commissari, brigadieri, stanze colme di fumo, e anarchici colpiti, forse non solo da malori attivi, eppure capaci di scatti fulminei, proprio così, è un dono degli anarchici, lo scatto fulmineo, chissà quale gioia l’andarsene, con balzo felino, da un quarto piano della questura, in una notte di dicembre, nell’aria frizzante, pulita finalmente, come una salvezza, dopo un fermo illegale, stanze di elastici poliziotti che minacciano, e cercano nel fumo l’idea per un’accusa.

Nuovo cinema paraculo: Bastardi senza gloria

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di Piero Sorrentino

Sabato sera sono andato a vedere Inglorius Basterds di Quentin Tarantino, un film che non ho capito a partire dalla “e” della parola basterds del titolo (fino a quando un amico non mi ha spiegato che c’era una questione di diritti relativi al vecchio film di Castellari ecc.)
Di seguito, qualche paginetta di appunti non particolarmente ordinati sul film. Sconsigliatissime a chi non abbia ancora visto il film perché piene di spoiler.

Nazione Indiana di nuovo online

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Il sito nazioneindiana.com è stato irraggiungibile per 48 ore, da sabato sera a lunedì sera (3-5 ottobre). Si è trattato di un problema improvviso di alto traffico e degrado delle prestazioni per cui abbiamo chiesto a Dreamhost, il nostro hosting provider, il trasferimento del sito dal server in shared hosting ad un server dedicato (Dreamhost PS). La faccenda sarebbe stata veloce se tutto non fosse accaduto sabato sera, a ridosso della pausa domenicale e con 9 ore di fuso orario.

Nei prossimi giorni cercheremo di migliorare la struttura del sito per renderlo più veloce non solo per i nostri server, ma anche per chi legge. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno scritto e telefonato chiedendoci notizie.

Jan Reister

Fate Cave

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di Federico Scaramuccia

– O Lorenzo! […] io delirando deliziosamente mi veggo dinanzi le Ninfe ignude, saltanti, inghirlandate di rose […]. – Illusioni! grida il filosofo. – Or non è tutto illusione? tutto!
UGO FOSCOLO, Ultime lettere di Jacopo Ortis

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distende entrambi gli arti
bloccando i muscoli come in un crampo
sembra quasi una barbie

(bambola)

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Absolute [YOUNG] Poetry & Udinetraduce 2009- il programma completo

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Absolute [YOUNG] Poetry 2009
Cantieri Internazionali di Poesia
&
Udinetraduce
Monfalcone-Udine
5-10 Ottobre 2009

Direzione artistica: Lello Voce

L’armento scarlatto [Eracle #10]

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Il riso che coglie chi di colpo
si trova di fronte a una intuizione formidabile e ovvia

di Ginevra Bompiani

Il tempo è bianco quando affiora dalla vagina materna alla luce abbagliante del giorno; giallo quando tocca il vertice, come l’oro e tutte le altre bionde ricchezze sperperabili; ma è rosso quando scende nelle acque dietro al sole morente; rosso come le vacche del sole; rosso come l’Ovest; rosso come il sangue che sfugge alla ferita mortale; rosso come l’autunno e le foglie prima della caduta; rosso come l’Eritia, dove pascolano i buoi che Eracle deve rubare a Gerione, l’uomo che Urla, e portare a Euristeo per suo decimo incarico.

LIBERTA’ DI RICERCA SCIENTIFICA

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di Associazione Luca Coscioni

L’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica è stata fondata il 20 settembre 2002 da Luca Coscioni, malato di sclerosi laterale amiotrofica e leader politico radicale della campagna per la libertà di ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Sintesi delle posizioni dell’Associazione Luca Coscioni:
Promuovere la libertà di cura e di ricerca scientifica.
Promuovere l’assistenza personale autogestita dei malati e dei disabili.
Offrire sostegno ai malati che vogliono interrompere un trattamento sanitario al quale siano sottoposti contro la loro volontà.
Promuovere l’indagine conoscitiva sull’eutanasia clandestina e calendarizzare il dibattito parlamentare sulla legalizzazione dell’eutanasia.
Battersi affinché ogni cittadino possa liberamente accedere alle tecniche di fecondazione assistita.
Vi chiediamo oggi un’operazione semplice: cliccare sul link (per chi è iscritto a Facebook) e pubblicare le poche righe sul proprio status del profilo.
http://www.facebook.com/sharer.php?u=http://www.lucacoscioni.it/pillole-congressuali-congresso-coscioni
Per donazioni e info: http://www.lucacoscioni.it

Cosa vuol dire libertà di stampa

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di Roberto Saviano

Molti si chiederanno come sia possibile che in Italia si manifesti per la libertà di stampa. Da noi non è compromessa come in Cina, a Cuba, in Birmania o in Iran. Ma oggi manifestare o alzare la propria voce in nome della libertà di stampa, vuol dire altro. Libertà di poter fare il proprio lavoro senza essere attaccati sul piano personale, senza un clima di minaccia. E persino senza che ogni opinione venga ridotta a semplice presa di parte, come fossimo in una guerra dove è impossibile ragionare oltre una logica di schieramento.

Oggi, chiunque decida di prendere una posizione sa che potrà avere contro non un’opinione opposta, ma una campagna che mira al discredito totale di chi la esprime. E persino coloro che hanno firmato un appello per la libertà di informazione devono mettere in conto che già soltanto questo gesto potrebbe avere ripercussioni. Qualsiasi voce critica sa di potersi aspettare ritorsioni. Libertà di stampa significa libertà di non avere la vita distrutta, di non dover dare le dimissioni, di non veder da un giorno all’altro troncato un percorso professionale per un atto di parola, come è accaduto a Dino Boffo.

Una Riga su Kurt Schwitters

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una segnalazione di Marco Belpoliti

A Milano, domenica 4 Ottobre 2009, ci sarà la presentazione del nuovo numero della collana «Riga», dedicato a Kurt Schwitters.
Dadaista? Kurt Schwitters (1887-1948) è stato il maestro del sublime riciclo, della trasformazione in arte di ciò che gli altri buttano, personaggio eccentrico e particolare, inclassificabile come la sua arte.
Il nuovo numero della collana monografica «Riga», a cura di Elio Grazioli, presenta un’ampia selezione di testi e scritti dell’artista tedesco, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in italiano, e raccoglie dichiarazioni, manifesti, poesie e ricordi, per restituire la ricchezza, la varietà e la complessità della sua opera.

“M’innamoravo solo di riflessi”

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di Marco Simonelli

Tuffato nella fonte di Narciso
m’innamoravo solo di riflessi.
Ogni tratto somatico del viso
scompariva all’arrivo degli amplessi
che consumavo inevitabilmente
proiettando l’immagine di me
dentro un corpo diverso ma presente
che non mi richiedeva alcun perché.
Ed era naturale quello sdarsi
cercando senza sosta il sottoporsi
ad un teatro privo di catarsi
che il cuore sceneggiava di rimorsi.
Ed ancora da fulmine colpito
correvo dietro un tipo benvestito

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Anteprima Sud #14: Arrabal su Beckett

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[nell’ambito della collabora- zione della rivista Sud con l’Atelier du Roman, pubblico una mia traduzione di un testo di Fernando Arrabal su Samuel Beckett, apparso sul numero 59 dell’Atelier (da cui già qui avevo tradotto un articolo sulla bellezza, scritto dal direttore Lakis Proguidis). Sono grato a Francesco Forlani (direttore di Sud) per l’ospitalità su Sud e per alcuni preziosi suggerimenti e qualche essenziale correzione sulla mia traduzione. Ricordo anche il bel volume della rivista Testo a fronte (n. 35, II semestre 2006), a cura di Andrea Inglese e Chiara Montini, dedicato al centenario di Samuel Beckett. a.s.]

Beckett

di Fernando Arrabal

Come ormai è noto a tutti, Samuel Beckett è vissuto in una mansarda fino alla fine degli anni sessanta, a Parigi, al numero 6 della rue de Favorites: era una stanza dal soffitto molto basso che comunicava con una camera. Vi si arrivava senza ascensore. In seguito traslocò in un piccolo appartamento moderno: tre stanze al numero 38 del boulevard Saint-Jacques. Dalla cucina poteva vedere i detenuti della Santé. Finché era vivo, non ho mai rivelato questi indirizzi. Beckett, nonostante il grosso scoglio del Nobel, è riuscito ad attraversare l’esistenza con discrezione. Il segreto lo proteggeva tra le frange del vuoto.

IGNORA(N)TI

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IGNORA(N)TI

di Circolo Mario Mieli, Roma

2 Ottobre,21.00 in Piazza Montecitorio

Il vero nemico delle persone GLBTQI non è la violenza ma l’ignoranza e per combatterla servono impegno e cultura.

Continueremo davanti alla Camera dei deputati la raccolta di libri che nei secoli hanno raccontato l’amore omosessuale, saggi che raccontano la normalità del nostro amore e delle nostre famiglie, che parlino di noi, delle nostre vite, dei nostri desideri e delle nostre istanze.

La serata sarà dedicata ad una lettura popolare.

Invitiamo chiunque interverrà a scegliere una pagina, un estratto, un brano che parli di temi e storie delle persone lgbt, che poi leggerà a tutte le persone presenti.
Se non puoi venire di persona manda il testo che vuoi leggere alla nostra email, ci penseremo noi.
Venerdì, 2 Ottobre, ore 21.00 in Piazza Montecitorio portiamo i libri che ci piacciono, quelli che parlano di noi, quelli che vorremmo far leggere ai politici.

La cultura è la prima medicina per curare l’ignoranza e quindi tutte le fobie che riguardano le persone glbtqi.

“Non sempre ricordano” – Presentazione a Bologna

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Vicinelli

Giovedi 1 ottobre ore 21.00
Aula Absidale di Santa Lucia
via De’ Chiari 25/A Bologna

ne parlano:

Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Niva Lorenzini, Daniela Rossi

Autismi 12 – Il mio primo ministro

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di Giacomo Sartori

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Fin da marmocchio il mio primo ministro aveva la passione delle compere. Non solo figurine e barrette di cioccolato, tutto. Se per esempio andava a casa di un amichetto a giocare al Monopoli, gioco che si è rivelato fondamentale per la sua formazione intellettuale e umana, prima o poi batteva con le nocche sui muri e chiedeva: “è in vendita?”. Poi adocchiava la radio, la televisione ancora non c’era, e chiedeva: “è in vendita?”. E quando incrociava una qualsiasi sorellina con le gambette nude domandava: “quanto costa? È libera per questa sera? Fate uno sconto?”. Idem a scuola, voleva sempre comprare il secchione che gli passava i temi di latino, l’asino simpatico che faceva le belle battute, la squadra avversaria di pallavolo, qualche volta perfino le professoresse. “Se vai avanti così finirai per comprarti tutto il paese!”, gli diceva suo nonno, che era un gran visionario.

Scrivere un blog anonimo con WordPress e Tor

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La libertà di espressione passa anche dalla possibilità di comunicare proteggendo la propria identità, se necessario. Pubblico perciò qui una guida tecnica scritta da Ethan Zuckerman per Global Voices, di cui ho presentato le tecniche durante il convegno e-privacy 2009 a Firenze.

Aggiornamento 8/10/2009: segnalato anche da Sami Ben Gharbia per Global Voices e lì pubblicato in html e pdf.

Di Ethan Zuckermanoriginale – traduzione italiana di Jan Reister

Introduzione

Una delle soddisfazioni di lavorare per Global Voices è stata la possibilità di collaborare con persone che esprimono le loro opinioni nonostante le forze che cercano di metterle a tacere. Ho lavorato con autori che volevano scrivere in rete su argomenti politici o personali, ma che per farlo dovevano essere certi che i loro scritti non potessero essere collegati alla loro identità. Questi autori sono attivisti dei diritti umani in decine di paesi, personale umanitario in paesi dal regime autoritario e whistleblower in aziende e governi.

Post in translation : Régis Jauffret (seconda)

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dandy

Dandy
di
Régis Jauffret
(traduzione di Francesco Forlani)

– Sono razzista, ma nel senso buono del termine.
Non ho mai condiviso la violenza, la distruzione delle sinagoghe, delle moschee, neppure il boicottaggio dei prodotti provenienti da Cina e Giappone. Sono scandalizzato dalla tratta dei Neri, e anche dalla colonizzazione, l’ avventurosa impresa portata avanti e istigata da filantropi illuminati che rende ridicola la nostra storia. Tanto meno credo alla diseguaglianza delle razze, delle culture, e ho il fermo convincimento che tutte le lingue si equivalgano.
– Il mio razzismo è più elegante

Saramago, il quaderno di un blogger

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saramago-copertina di Marco Belpoliti

In copertina una fotografia scattata da Daniel Mordzinski. L’autore del libro vi stringe in mano un piccolo specchio in cui si vede una parte del suo viso: gli occhi e gli occhiali, la fronte e le sopracciglia. Il ritratto di José Saramago ci appare così: parziale, un frammento della sua immagine generale, in cui anche il viso, la parte più importante del corpo umano, non è un intero, bensì, a sua volta, un frammento. Eppure Saramago c’è tutto, e soprattutto c’è quella mano, appena sfuocata che regge lo specchietto. Narciso fatto a pezzi? Uno scrittore è quasi sempre quello che scrive. La sua vera immagine – il suo self – è dato dalle pagine del libro che abbiamo in mano. Non c’è altro. O forse sì, ma è una questione da biografi, qualcosa che viene dopo l’opera e che cerca la vera immagine dello scrittore non nelle sue pagine scritte ma nella sua vita.

Baarìa (ovvero, il tempo dei sorvolatori)

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di Evelina Santangelo

Perché Tornatore ha messo su una produzione colossale, ha convocato attori e comici (siciliani soprattutto, ma anche non siciliani) di varia fama e fortuna, accanto a una moltitudine di comparse? Perché ha rinunciato a ogni tipo di effetto speciale o di espediente cinematografico al punto da far sgozzare davvero un bue sul set, suscitando lo sdegno degli animalisti?

Perché – passando al piano delle scelte strettamente narrative – ha evocato quasi un secolo di Storia? ha attraversato tre generazioni (il nonno pastore, appassionato di letture, il padre semianalfabeta e attivista politico, se stesso ragazzo…)? ha intersecato le esistenze di una moltitudine di personaggi? ha montato un film lunghissimo quasi tutto calato in una colonna sonora pervasiva?

Con domande del genere, prive di risposte convincenti, si esce dal cinema dopo aver visto Baarìa.

Il fondo dello stivale

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di Giuliano Santoro

La scena è avvenuta qualche giorno fa. Wim Wenders è arrivato da queste parti. Il regista cult è stato ingaggiato dall’amministrazione regionale per girare un film che racconterà la storia dei migranti kurdi sbarcati a Badolato, sulla costa ionica, e accolti nel bellissimo centro storico della città abbandonata dagli emigrati calabresi. Licenza poetica: Wenders ha deciso di girare la scena dello sbarco sulle spiagge tirreniche di Briatico, che si affacciano sulle acque cristalline a pochi chilometri da Tropea. Nel frattempo, sull’altra costa della punta dello stivale, quella senza i riflettori e il ciak del regista del cielo sopra Berlino, sbarcavano i migranti. Quelli veri.

Come sul ponte

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di Davide Vargas

Come sul ponte di una nave sotto un’unghia di luna, una stella qua e là tra la nuvolaglia notturna scossa dal vento potente che solleva polveri d’acqua sui dorsi bianchi delle onde e le sparge come i semi del contadino, e da un chiarore laggiù ad oriente arriva un canto come un azaan, o è un’eco di altri orizzonti, oltre l’approdo e la barriera aguzza di nuvole svelata dal bagliore di un’alba. Come sul ponte, il viso sopravento stretto nel bavero della giacca, gli occhi rivolti alla lunga costa dell’isola o promontorio o terra che accompagna la navigazione fino al punto del distacco, linea parallela che fugge nella direzione opposta e tu sai invece che è massa immobile sopra le onde di tanto mare, come accade in tutte le stazioni del mondo: quando il treno si allontana i pilastri le pensiline le panchine i cartelli le persone fingono di correre via, e sai anche che nulla è veramente immobile, le rocce e le pietre meno che mai.