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La vita immaginaria

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di Sergio Soda Star

a gucci

sono preda delle particelle
che sono belle
vedo le luci colorate

l’intermittenza ci fa qualcosa
nel sogno (pure) è innamorata

cadono le comete e tutti gli astri
quando mi ricordi
capita di rado

sono venuto a dirti che me ne vado

***

Variazioni Meridiano – 3: Giulio Marzaioli

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In assenza di.

Se ciò che è riflesso somiglia

occorre che il vetro sia rotto

perché con le schegge si tagli.

La pelle (l’immagine sotto).

Riportare notizie in merito ad un percorso proprio implica la necessità di un’osservazione attenta ed attendibile. Poiché, tuttavia, un percorso in fieri è per definizione in continuo movimento, una fotografia dello stesso non potrebbe che risultare mossa. Inoltre, riferire di un’esperienza necessaria continuamente rinnovata (quale la scrittura per chi, qui, ne scrive) sarebbe come segnare i punti cardinali del proprio mangiare o dormire etc.. Infine, il miglior modo che un autore può scegliere per veicolare il proprio percorso è, per l’appunto, la propria opera e più rivolto a questa sarà lo sguardo più la focale risulterà esatta. Una prima forma di assenza è quindi mancare rispetto al compito assegnato. Ecco che di fronte all’invito a tracciare una traiettoria relativamente al proprio “fare versi”, chi scrive in questa sede tenta impropriamente di seguire la traiettoria che un verso, il verso di qualunque autore di poesia, fa o può fare.

Monsanto, Portugal

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di Cristina Babino

Monsanto è un lembo sperduto e antico del Portogallo centrale, nella regione interna di Beira Baixa. Nel 1938 il regime fascista, col suo vacuo primatismo da propaganda, coniò per esso la definizione di villaggio più portoghese del Portogallo, motto che occhieggia tutt’ora nei dépliant turistici e sui cartelli stradali. Dall’aeroporto di Lisbona occorrono circa tre ore di macchina per giungere qui, nel distretto di Castelo Branco, a sud-est della catena montuosa della Serra de Estrela. Il confine spagnolo è a un passo, si avverte nei nomi delle cose, e nell’aria calda e calma che pervade le vallate anche in inverno. Dalla capitale si punta in autostrada al cuore di roccia del Paese, per due buone ore e mezzo, poi ci si inerpica per strade più o meno impervie tra i diciassette villaggi del comprensorio di Idanha-a-Nova, di cui Monsanto è un municipio – una freguesia, secondo il termine locale usato ai tempi dei remoti splendori dell’Impero portoghese.

Musica contro un Muro

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Un’orchestra che non agonizza, un singolare caso di lotta per il lavoro
di

Cristian Raimo

Tempo fa sempre qui scrivevo questo, che c’era un’orchestra che moriva.
Oggi ci sono delle novità, che non sono novità. Il tavolo con la Regione, due incontri, è chiuso. La Fondazione ha promesso di rispettare il contratto nazionale sottoscritto l’anno scorso (9 mesi di programmazione) ma a scapito della densità di concerti, presentando cinque mesi di programmazione. Dopo uno stop di sei mesi non retribuiti. I bilanci, promessi, non sono stati presentati. La ridotta attività comporta una ulteriore riduzione dei finanziamenti pubblici. Regione e comune latitano. L’Orchestra ha deciso l’agitazione permanente, cioè tutti i concerti in Auditorium saltano fino alla riapertura delle trattative. Pare che il vero capo della Fondazione sia un uomo solo (dimissionario in teoria, ma ancora in carica), arroccato a Segni, che ha rifiutato diverse offerte di direttori stabili, inviti a festival stranieri, ecc. forse per mantenere l’egemonia. Oggi l’ANSA dà notizia della petizione. Altre iniziative programmate: manifestazione a Segni (venerdì), concerto gratuito domenica, probabile occupazione della Sala Sinopoli, manifestazione in Campidoglio. Politici in soccorso: zero.

C’è una petizione da firmare

FONTANA DEL ‘900

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di Giampiero Neri

Di quella fontana stile novecento

che doveva durare

oltre le nostre vite

si è persa la traccia

morta con la sua epoca breve.

Era ridente nella sua rotondità

spensierata all´apparenza,

finita chissà dove.

poét(h)iquettes

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di
Francesco Forlani
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L’altro

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di Gianluca Morozzi 

[A Bologna, domenica 24 Febbraio alle 19,30, XoMeGaP presenta il libro di racconti Mutazioni (LAB – Giulio Perrone Editore), al salotto post litteram dell’Arterìa (Vicolo Broglio 1/E). XoMeGaP è un un progetto letterario nato nel 2005: un “gruppo di affinità”, tra amici scrittori, in rete come sito e come blog. Da qui è nato Mutazioni, dodici racconti di dodici autori: Ivano Bariani, Sara Bosi, Simone Covili, Eliselle, Michele Governatori, Ettore Malacarne, Gianluca Morozzi, Massimiliano Prandini, Cecilia Randazzo, Giuseppe Sofo, Gabriele Sorrentino, Fulvio Tosi. Di seguito, il racconto di Morozzi.]  

1.

Questo è quello che è successo all’inizio.
Un demone si era annidato nel cervello di suo padre.
E gli aveva ordinato di uccidere tutti.

Un viaggio con Francis Bacon # 4

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di Franz Krauspenhaar

Un paio di giorni di malessere generale causato dall’insonnia. Riemergo in qualche modo, faccio una lunga passeggiata nella sera di fine inverno, attorniato da poca umidità. Passanti che trottano assieme ai loro cani, il dopolavoro del bravo borghese.
Vicino a un bar tabaccheria – l’unico aperto nel mio quartiere dopo le otto di sera, un posto che negli anni si è lentamente ripulito ma che è rimasto comunque abbastanza malfamato – vedo una Mercedes 320 blu scuro parcheggiata con le ruote verso l’esterno. A bordo un uomo robusto, dalla faccia quadrata, che parla concitatamente al microfono del suo cellulare. La sua bocca esprime dentatura e sforzo, tensione. Ho appena visto un uomo baconiano e l’ho riconosciuto. Il cellulare è quest’arnese di invadente comunicazione che, previa le cuffie, rende un sacco di passanti degli zombi che muovono le bocche come pesci in un acquario, o barboni ripuliti e imborghesiti che parlano da soli per le strade della città, ma più assorti, barboni di successo.

Da: Esercizi del rischio

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di Nicola Ponzio

Esiti, – dove si ostinano parole
e resistenza.
Rotoli in preda al silicio,
tra segni elettronici persi
nel vuoto del web.

Ora insisti
sui versi, – ti avviti
sugli input, desisti…
Se nel monitor vibrano impulsi vitali
o già morti, – dati al ritmo di bit

L’Horror di Napoli- II

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Scheletri della Cappella San Severo


I critici, soprattutto in Francia, sono fin troppo vanitosi per non parlare mai di null’altro che non sia il loro magnifico
se stesso. Mai del tema. Tanto per cominciare, sono troppo coglioni. Non sanno nemmeno di che cosa si tratti. E’ uno spettacolo di grande vigliaccheria vederli, questi stomachevoli, sbattersi, offrirsi una stretta di mano subdola alla vostra buona salute, approfittare della vostra povera opera, per fare gli splendidi, pavoneggiarsi per l’uditorio, camuffati, sedicenti “critici”.

Louis Ferdinad Céline, Bagatelles pour un massacre

Perché introdurre con queste parole di Monsieur Destouches la lettura che sto per proporvi? Perché aver tradotto un brano del genere tratto dal più odioso libro mai scritto, dalla voce tra le più autentiche del Novecento, per parlare di Acqua Storta, di L.R.Carrino? Forse per alludere al marcio del sistema delle lettere italiche, tutto cronometrato sui rinvii d’ascensore dei critici / autori, autori /critici?

Poéthiquette

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di
Francesco Forlani

Da “Colonne d’aveugles”

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pieter-brueghel-21.jpg di Andrea Inglese

Colonna di ciechi

una strada che si guarda di giorno e di notte,
di cui si beve ogni spostamento d’ombre,
in ogni stagione, con lampi di segnaletiche
e fari, figure sbandate lungo i cancelli, bambini
che cercano il sasso e il petto tenero dell’animale,
quelli chinati nelle poltiglie di foglie, quelli veloci
che chiudono con mani di fata silenziose portiere,
nei colpi continui della luce a illuminare le gole,
le gengive nude, e le teste molli in quella fiamma
che cercano riparo, assorbendo nei pensieri l’asfalto

El Boligrafo Boliviano 13

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di Silvio Mignano

18 agosto 2007

Ognuno porta con sé il paesaggio che sa, che ricorda, rimpiange o paventa. A me sembra un tratto della costiera tra Sperlonga e Gaeta, con meno alberi e senza gli ombrelli protettori dei pini marittimi. Graziano propende per la Riviera ligure, Marco oscilla tra il Lago di Garda e il Salento di Santa Maria di Leuca. Tutti siamo comunque vittime del miraggio interiore, prede della metamorfosi che vive in ogni luogo.

L’ingegnere in blu

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arbasino2.jpgdi Linnio Accorroni

Chi conosce il D’Orrico style, recensore optimo e maximo che sulle patinate pagine del “Magazine” del Corriere della Sera stronca (max. 25 parole) o beatifica (max. 2 paginate), sa quanto la medietas a lui paia virtù desueta e repulsiva, estranea comunque all’irrefrenabile bizzosità che contraddistingue le sue scelte. Per cui non si prova nessun particolare trasalimento quando leggiamo che, per lui, questo L’ingegnere in blu, miscellanea di Arbasino dedicata a Gadda, è un libro che lo ha divertito ed incantato fino alla commozione. Maggiore è lo stupore e la perplessità che ci coglie invece quando il Critico per antonomasia del Corriere aggiunge: “…viene voglia di chiedere un bis, un libro simile ma scritto questa volta sullo stesso Arbasino. Ma c’è qualcuno capace di raccontarcelo come lui racconta Gadda?”. In realtà, quel libro è già stato scritto. Anzi a pensarci bene, è proprio quello che D’Orrico ha recensito con quei toni enfatici, quasi da epinicio, sopra ricordati.

Variazioni Meridiano – 2: Roberto Gigliucci

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Nel caldo borro dell’adolescenza tutta sofferenze e delizie nuove, in un nucleo di formazione che epitomava ogni esistenza a venire, nella rovente ferita di me ragazzino aperto in feritoie e sbreghi, corporalmente deprivato di carni e muscolatura e con giunture sloganti e con nervi friabili, in quegli anni che inglobavano infanzia e prosciugavano il futuro, in quella fetenzìa di età in cui il sudore è splendido e il catarro luminescente, opalescente, non nutrivo dubbi sulla poesia e sulla mia consustanzialità ad essa, anzi credevo più cattolico nella transustanziazione della poesia in me. Certamente penso pure adesso che un fanciullo che s’attrezza spiritualmente riassume in sé ogni esperienza possibile, ogni poesia possibile, ogni mito possibile, stato e futuro, in un ragazzino che cresce storto nella vita artistica viene conflata ogni esperienza estetica, un aleph, insomma. Tuttavia adesso non ho più fiducia nella poesia. O meglio, ne ho una fiducia pietrificata, ecco.

Presentazione di “Prime” a Roma

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Mercoledì 20 febbraio 2008

Fondazione Adriano Olivetti
via Zanardelli 34
00186 Roma

Alle ore 18:00

Nadia Fusini e Alberto Abruzzese
presenteranno

Prime. Poesie scelte 1977-2007(Sossella, 2007)
di Gabriele Frasca
che per l’occasione leggerà alcuni suoi testi inediti

17 febbraio 1600, rogo a Campo dei Fiori

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di Antonio Sparzani

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d u c h a m p d e i f i o r i (cortesia di effeffe)

Il 20 gennaio 1600 Ippolito Aldobrandini, eletto papa della chiesa di Roma dal conclave del gennaio 1592 col nome, che poco gli convenne, di Clemente VIII, ordinò che l’imputato eretico “impenitente”, “pertinace” e “ostinato”, Giordano Bruno, nativo di Nola, fosse consegnato al braccio secolare. Frase che indicava il delizioso escamotage con il quale la suddetta chiesa si lavava le mani (la formula era “Ecclesia abhorret a sanguine”) dalla necessità di eseguire la sentenza già pronunciata su un condannato, affidandone invece l’esecuzione materiale al “braccio secolare”, cioè alle istituzioni dello stato che prevedevano appunto il reato di eresia.
Il giorno 8 febbraio dello stesso anno Giordano Bruno ascoltò la pubblica lettura della sentenza, alla presenza dei testimoni e della congregazione del S. Uffizio, nella casa del cardinale Madruzzi.
Giovedì 17 febbraio esattamente 408 anni fa, Giordano Bruno venne arso vivo in piazza Campo dei Fiori, con l’ovvia precauzione della “lingua in giova”, bavaglio o blocco, dato che diceva “bruttissime parole”, e invano gli porsero da guardare l’immagine del Crocefisso, dalla quale “volse fieramente lo sguardo.”

Autogrill emigrazione

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di Christian Raimo

Avete presente Pasquale Ametrano? L’emigrato lucano, praticamente muto, che in Bianco, rosso e Verdone torna dalla Germania per votare in Italia e percorre l’intera penisola autostradale, facendo sosta autogrill per autogrill, per mangiare, pisciare, comprare montagne di roba, e a ogni tappa viene derubato di qualcosa: le borchie, l’autoradio, alla fine direttamente la macchina con valigie e tutto? L’iperitaliano Pasquale Ametrano – che si sveglia con il poster gigante di Causio come un altarino davanti al letto e che alla fine del film, vessato e fottuto dai suoi stessi compatrioti, soltanto allora parlerà per mandare a fanculo tutti quanti – proprio lui, così per dire, non potrebbe essere l’elemento-guida per riflettere su quello che l’Italia è stata e non è stata negli ultimi cinquant’anni?

Palestina: istruzioni per l’uso

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La promessa incondizionata
di
Tiziana de Novellis

Questo testo è stato scritto pensando a ciò che sta accadendo a Gaza, con l’intento di evidenziare gli avvenimenti principali del conflitto israelo-palestinese, di cui troppo spesso si discute partendo da “petizioni di principio” anziché dalle reali conseguenze che tale conflitto ha avuto e ha su chi ne subisce gli effetti. La diplomazia internazionale, al di là della retorica di cui può fare sfoggio, è attentissima agli “equilibri” nel cosiddetto scacchiere mediorientale, molto meno attenta alle vittime di questi “equilibri”.

Ora dunque, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.

Deuteronomio 4,1

Al di fuori della “funzione dio”

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(Questo articolo è apparso su il manifesto del 14/02/08)

di Andrea Inglese

A seguire i dibattiti di questi ultimi anni, si ha l’impressione che il XXI secolo sia stato inaugurato, tra le altre sventure, all’insegna di un “ritorno del religioso”, soprattutto in quell’Europa che aveva avviato (sembrava) un irreversibile processo di secolarizzazione. Da una prospettiva esclusivamente italiana, si potrebbe avere l’impressione non tanto di una svolta ma di una continuità, caratterizzata semmai da una crescente invadenza mediatica della Chiesa intorno a temi di carattere politico. A porre problema da noi, non sarebbe dunque un imprevisto rafforzamento delle credenze religiose nelle giovani e meno giovani generazioni, ma un infittirsi di argomenti teologici nello spazio pubblico di discussione.

Quegli occhi

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di Marco Calzolari

Ci misi dieci minuti a scegliere il lettino. La trascinavo per la mano, e lei si era tolta le scarpe perché sulla sabbia le si piantavano i tacchi. Passai il Bagno Milano, il Riviera e il Romeo. C’era poca gente, ma troppa luce. Il Bagno Florida era perfetto perché aveva una grande insegna vicino al bar che faceva ombra sulle prime file, vicino al mare. Mi fermai alla seconda fila dall’acqua, sul confine con l’altro bagno. Aprii l’ombrellone e tolsi la sabbia dal lettino, poi mi misi di fronte a lei. Lei guardava nel buio, in mezzo agli ombrelloni chiusi, e aveva un sorriso un po’ tirato. Guardai dove guardava lei e vidi un gruppo di ragazzini che probabilmente fumavano, stesi sui lettini di un bagno più avanti.