di
Francesca Bellino
La pratica dell’aborto selettivo tra indiani, cinesi e pakistani elimina milioni di bambine l’anno, secondo l’Onu. La tecnologia favorisce crudeli tradizioni si eliminazione sistematica: le ecografie sono un mercato prospero in India. Come si posiziona, in questo contesto, la libertà di scelta? Le opinioni di Matha Nussbaum, Amartya Sen, Remo Bodei e Roberto Esposito
Il tradizionale modo di dire diffuso in tutto il mondo “Auguri e figli maschi”, in India acquista un senso concreto e tragico che rispecchia uno dei paradossi più grandi incarnati oggi dal Paese. Lo sviluppo tecnologico e il miracolo economico non hanno cancellato valori culturali e usanze dell’antica tradizione tra cui quella di desiderare un figlio maschio, preferenza che rientra nella più ampia attitudine indiana delle discriminazioni di genere a danno delle donne. Nell’“Incredibile India”, nonostante dal 1994 viga una legge che proibisce la pratica degli aborti selettivi di feti femminili e consideri illegali le ecografie prenatali che permettono di conoscere il sesso del nascituro, si registra un aumento del fenomeno con cifre allarmanti che hanno causato uno squilibrio demografico tra maschi e femmine quasi superiore a quello cinese dove vige la “politica del figlio unico”. Negli ultimi vent’anni “le donne mancanti”, così definite dall’economista Amartya Sen, sono state oltre 20 milioni.
















