di
Francesco Forlani

immagine di Philippe Schlienger – Sud 13
Cave Panem, attento al pane,
sembra sussurrarci il buon senso ogni volta che si prospetta un lavoretto, in genere qualcosa di non interessante, ma che potrà servire a rimettere in sesto la cassa contabile. Una voce di dentro ti dice allora, prendi ogni cosa, non farti pregare, senza condizioni anche quando non sei sicuro affatto che ti pagheranno, perché è già successo, che ti fidavi, e non era il caso. E odii la parola bonifico, perché a te restano solo le paludi dei conti. In Francia alimentaire, si dice di un lavoro che non si ama ma che ti dà da mangiare, il pane.
Carmina panem non dant , ti dicono loro e non è importante quello che fai se non riporti a casa la pelle, ti dici tu. Ovvero la carne, altro che insalate, magari una fettina trasparente, come quelle dispensate negli anni di crisi degli anni settanta. Importante è dire: ho mangiato carne, di quelle nervose, rigide, cartonate, vendute con la ricetta, alla pizzaiola. Ma di cosa si nutre l’anima se non dei sogni che non hanno prezzo? Le magnifiche imprese non portano le insegne funeste del codice a “sbarre” sul retro, né l’amore che abbiamo inseguito per tutta una vita. Ti amo così tanto che ti mangerei! ti dicono, anche.
Non mi cibo allora, non mi nutro nemmeno, ma alimento. La nuova rivoluzione culturale e politica ha già rimesso all’ora più giusta le lancette del tempo fatte impazzire al ritmo forsennato dell’economia di mercato. Alimento lento, ovvero che darà con il tempo i suoi frutti, riducendo le distanze tra noi e le cose che amiamo. Emozioni a chilometro zero.
Questo numero 13 di Sud, dedicato all’alimentarsi, è un numero à la carte, per palati fini. Buon appetito! – allora vi dico.
Nota
La rivista sarà presentata a Galassia Gutenberg il 31 maggio alle ore 12










