Rassegna “I GIOVEDI’ DI TURRO”
Ogni giovedì alle ore 21.00, al Circolo ARCI Martiri di Turro, Via Rovetta 14, Milano. Ingresso gratuito
(a cura di Anna Lamberti-Bocconi e Francesca Genti)
Maggio 2009 –
“ROSA FRESCA AULENTISSIMA…” (CIELO D’ALCAMO)
Rassegna “I GIOVEDI’ DI TURRO”
Ogni giovedì alle ore 21.00, al Circolo ARCI Martiri di Turro, Via Rovetta 14, Milano. Ingresso gratuito
(a cura di Anna Lamberti-Bocconi e Francesca Genti)
Maggio 2009 –
“ROSA FRESCA AULENTISSIMA…” (CIELO D’ALCAMO)
Da accattone.org e minimum fax live: Un concorso letterario. Un reading. Una raccolta di storie.
Cerchiamo racconti, rigorosamente brevi, non superiori alle seimila battute (spazi compresi, tre cartelle). Ne cerchiamo tre.
Abbiamo un tema: Roma violenta. Serve spiegarlo?
Roma è un laboratorio di follia xenofoba, aggressività coatta, pazzia da traffico. Culla i sogni assassini di chi odia gli zingari, la rapacità di chi allunga le mani dove può, la volgarità che esonda come il suo fiume. E insieme la spensierata irresponsabilità di chi vede meraviglia ovunque e immagina la convivenza come una conseguenza naturale della bontà del singolo individuo. Rimandando decisioni e riflessioni, diventando incubatrice di peggiori follie a venire.
Roma è l’inferno di Ranxerox diventato realtà. È la città delle periferie esplose come ferite infette, del centro storico infestato da una movida residuale e zozzona, delle sponde tiberine affollate di disperati, marce e devastate.
Oppure no? Nulla di tutto questo?
Esiste (anche) un’altra violenza, che non è (ancora) stata raccontata?
Scrivete il vostro racconto, per un/a attore/attrice che vi piace. Scrivetelo pensando alla sua voce, alla sua presenza, al suo lavoro. Se vincete, noi glielo portiamo, e lui/lei lo leggerà.
A settembre, al Teatro India di Roma, faremo una serata, un reading organizzato da minimum fax live. Gli attori che voi avrete scelto leggeranno i vostri racconti, insieme a quelli che abbiamo già commissionato ad alcuni scrittori che negli ultimi anni si sono occupati di Roma nei loro libri o sulle pagine dei giornali.
Avete tempo fino alla fine di giugno.
Inviate il vostro racconto direttamente a: redazione@accattone.org, scrivendo nel subject della e-mail: concorso. Non dimenticate: massimo seimila battute, i racconti di lunghezza superiore verranno automaticamente cestinati.
Trovate questo bando anche sul sito: www.accattone.org
La giuria è composta da: Elena Stancanelli, Lanfranco Caminiti, Tommaso Giartosio, Nicola La gioia, Franco Buffoni, Lorenzo Pavolini, Carola Susani.
a cura di Francesco Marotta
Da: L’infanzia vista da qui, prefazione di Maurizio Mattiuzza, illustrazioni di Gennj Volk, Gorizia, Editrice La Quercia, “Sottomondo”, 2005.
(I disedifici)
Double face
(pensiero all’uscita del turno di notte)
Guarda le gru di Marghera altissime
e bianche nel buio come radici
di alberi piantati a rovescio
nella terra
dunque questo non è cielo
ma un cielo capovolto questa non è
vita
ma quello che alla vita viene tolto
.
Su un verso di Antonella Anedda
Anch’io di Sarajevo ricordo l’immagine
di una donna che corre verso il rifugio
proteggendosi la testa
come se piovesse
la pace che viviamo ha la fragilità
delle cose che succedono per caso
essere sorpresi in strada troppo lontani da un riparo
e bagnarsi solamente
oppure morire
di Vanni Santoni
Renzo
– Babbo, perché ti tieni il cuore?
– Perché mi immagino gli infarti.
Sara
A sedici anni è mezza sfatta. Con quegli occhietti cilestrini tiene testa a certi fidanzati che sono ognuno il terrore del suo quartiere.
Rambaldo
– Arriva un momento nella vita, se hai avuto abbastanza donne e abbastanza belle, in cui cominci a considerarle per il loro cervello, più che per il loro corpo: è lì che devi stare attento, in quanto mai ti eri abituato a scegliere in questo modo, e non hai quindi sviluppato gli strumenti per una corretta valutazione.
– O’ che dici, nonno? Ma se sei sempre stato buco… Lo sanno tutti che la mamma è figliola del Verniani!
– Eh, dai, facevo per dire.
Teti
Ci sono famiglie che hanno scritto nel proprio destino un giorno fatale nel quale qualcuno alzerà il coperchio, il drappo, la maschera, e scoprirà l’orrendo verminaio; e ci sono famiglie in cui di queste belle giornate ce n’è più o meno una ogni tre anni.
Roberta
Si è andata a infilare in una setta che le spilla i soldi e la mette contro i suoi familiari. Non è mai stata così felice.
Claudio
Ventisei anni più tardi, dire “um banbino” lo diverte ancora moltissimo.

di Chiara Valerio
Avevo una missione, e sorridevo talmente forte che la sera avevo i denti piantati nelle gengive. Sono io che me ne vado (Mondadori, 2009) di Violetta Bellocchio è un romanzo di lucciole e lanterne. Balugina curioso e, in certe parti, impone di indossare gli occhiali da sole. Capita che le lanterne accechino. Allora, lei chi è? «Mi chiamo Layla Nistri» dico. Non so perché sto usando il mio vero nome. Potevo dire che mi chiamo Evangelina Tortora de Falco, e avrei comunque avuto il nome meno improbabile della giornata.
UNIONE degli ATEI e degli AGNOSTICI RAZIONALISTI
www.uaar.it
NEWSLETTER
Numero 79 (30 aprile 2009)
In questo numero:
1. AGGIORNAMENTO SULLA CAMPAGNA ATEOBUS
2. INAUGURATA LA SEDE NAZIONALE UAAR
3. CAMPI ESTIVI UAAR
4. IL CINQUE PER MILLE ALL’UAAR
5. OTTO PER MILLE: LA CAMPAGNA INFORMATIVA UAAR
6. PREMIO DI LAUREA UAAR 2009
7. FLASH: DUE MESI DI ATTIVITÀ UAAR
8. FLASH: DUE MESI DI AGGIORNAMENTI SUL SITO

Dio è con noi
di
Franco Arminio
quello che conta per chi scrive
è solo la furia
la commozione lo smarrimento,
la vita è vera quando è spezzata
quando la testa brucia.
dio non c’è quando siamo gentili
quando siamo pazienti
quando crediamo agli altri
quando aspettiamo.
dio crede in noi quando siamo in croce
quando buttiamo fuori l’inferno
che abbiamo dentro
quando non misuriamo niente
ma vaghiamo fuori dai nostri nidi
nell’aria appestata di questo cimitero
incapaci di prendere e di dare
incapaci di commerciare
con il visibile e il mistero
* hiberno pulvere ** da cenere oro
L’uomo è come un soffio,
i suoi giorni come ombra che passa.
Salmo 143

W. A. Mozart [ 1756 -1791 ]
Adagio in Do minore per Glass Armonica K. 617
di Orsola Puecher
nata in un giorno di rose e bandiere
Primo Maggio di speranze e futuro
[ e ] strida di rondini che ritornano
scrivo di quel che s’è perduto: ancòra [ et àncora ]
In questi giorni la mia lettura di ‘Persi in un buon libro’ di Jasper Fforde si è incrociata con gli eventi recenti in RAI. Nel primo capitolo la protagonista Thursday Next, in forza presso le Operazioni Speciali (OPS) come agente letterario, deve partecipare all’Adrian Lush Show, il talk show più visto della rete televisiva più vista dell’Inghilterra, in un ucronico 1985 in cui ancora si combatte la guerra di Crimea e la letteratura è importantissima e seguitissima.
Thursday è lì in quanto ha compiuto una serie di atti eroici tra cui salvare Jane Eyre, e varie altre amenità che, oltre che renderla famosa tra il pubblico, le hanno inimicato una serie di potenti. Mentre registrano l’intervista, gli emissari dei potenti (incluso il suo superiore Flanker) sono tutti in prima fila. Quello che segue è un estratto di ciò che succede (chi non conosce Fforde sorvoli pure sui dettagli).
Ah, Thursday Next è anche proprietaria di un dodo.
Vincenzo Della Mea

di Marilena Renda
E quando la terra si apre nessuno si stupisce;
la terra si apre continuamente quando
il Dio del roveto e della parasia viene di notte
a donare il suo dono di zolfo, a visitare
il suo soffio di anidride carbonica e cenere.
La faglia è un’interruzione dell’ordine del cosmo.
Significa una rottura dei fili che legavano
tra sé e sé le zolle, le erbe, i capillari del suolo.
Una trasfusione di forze da un centro a un margine,
un nido di sangue che si scuote dal cuore.
***
[ricevo, via Nina Maroccolo / Franz Krauspenhaar, questo Comunicato Stampa che volentieri pubblico. a.s. ]

Le Edizioni Tracce stanno organizzando, in collaborazione con l’Associazione Poeti Abruzzesi, un movimento umanitario di adesione, da parte dei poeti italiani, all’Abruzzo terremotato.
Le ultime drammatiche vicissitudini che hanno colpito l’intero Abruzzo e in particolar modo la città dell’Aquila, distrutta nei monumenti più belli e storici dal terremoto, hanno scosso le coscienze degli Abruzzesi per le vite perdute sotto le macerie. Nella memoria collettiva si è aperta una profonda ferita ma il popolo dei poeti sente una viva energia che li spinge a non arrendersi agli eventi naturali e all’incuria degli uomini, attraverso la poesia e la creatività.
Il movimento umanitario intitolato I poeti italiani per l’Abruzzo e L’Aquila Luoghi d’Arte e Cultura – La Parola che ricostruisce, crede che la forte voce dei poeti debba unirsi nel promuovere idealmente la ricostruzione dell’Abruzzo e in particolar modo dell’Aquila: vuole che la città e il territorio rivivano nella loro memoria storica e artistica e nei loro importanti monumenti conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, in modo da non dimenticare, quando i riflettori si saranno spenti, l’importanza della ricostruzione storico – artistica.
di Alessandra Galetta
Il 23 maggio, alle otto e un minuto di mattina, un uomo chiuse a chiave una porta fradicia di umidità e si chinò su un water ancora puzzolente di disinfettante.
L’uomo ebbe un paio di conati e poi rimase immobile, a occhi chiusi, emettendo respiri lunghi e regolari, infine tirò lo sciacquone e uscì, schiarendosi la voce e armeggiando con la cerniera dei pantaloni.
Dopo aver verificato che il locale fosse vuoto, l’uomo sollevò il viso verso l’alto, notò che la telecamera era in funzione e si domandò se la sua immagine fosse andata in onda o fosse stata archiviata insieme alle centinaia di altre che erano state riprese in quei minuti. Alla fine concluse che se pure uno dei vigilanti l’avesse guardato non avrebbe avuto sospetti: era un impiegato qualunque che aveva appena pisciato e soprattutto era in orario. Il pavimento di plastica grigia era lucido d’acqua, ma c’era qualche tratto già asciutto su cui spiccavano impronte di diverse dimensioni.
Poggiando i piedi su quelle, l’uomo – che si chiamava Tonino Pinna ed era impiegato alla fabbrica Motori&Co, il luogo da dove comincia questa storia – si avvicinò al lavandino con l’intenzione di sciacquarsi la bocca, ma la sua mano si fermò poco prima di arrivare al rubinetto: c’era un capello, lungo e nero sulla ceramica giallognola.
Il capello aveva la forma di un punto interrogativo.
A pochi centimetri di distanza ne individuò altri due, corti, spessi e di colore più chiaro, che parevano le setole di un il maiale.
Tutti riescono a rubare qualcosa in questo luogo in putrefazione, persino nell’anticamera di un cesso, tranne io, sussurrò fissandoli come se potessero rivelargli a chi appartenessero e quali azioni avessero compiuto i loro proprietari poco prima.
Ieri, discutendo con un’amica del più e del meno, ci siamo interrogati, più o meno, su questa “scoperta” o riscoperta da parte della critica letteraria del favoloso mondo di Amélie de Blog. E mentre ne parlavamo, a un certo punto, lei mi ha detto : “ma cos’è questa puzza di naftalina?”
“Hai proprio ragione, ma non saprei da dove provenga. Se dalla camera accanto, ma in un monolocale è difficile, o dall’armadio a muro, magari lasciata dal precedente locatario. ” – ho fatto io.
E ci siamo lasciati così, con quello strano odore, non più puzza e non ancora profumo, Successivamente, vuoi per capire cosa stesse accadendo, vuoi per la noia della pioggia incessante, ho aperto una dopo l’altra le stanze di Nazione Indiana, per trovare “la chose”.
E ho cominciato dal primo post di cui mi ricordavo, ovvero l’articolo di Emanuele Trevi

[pubblico questa intervista uscita sul Manifesto del 25 aprile a Rosario Crocetta, sindaco di Gela (Caltanissetta); un personaggio che sembra una perla purtroppo rara nel panorama dei sindaci, non solo siciliani. a.s.]
Palermo, Intervista di Alfredo Marsala al sindaco di Gela Rosario Crocetta
Titolo: “”Crocetta: «La mafia? Mi fa più paura la politica»””
Quando sei anni fa si insediò in municipio Rosario Crocetta come primo atto dichiarò guerra alla mafia. Gela, avvolta tra i fumi del Petrolchimico e martoriata da mafiosi e stiddari, non poteva immaginare che quel sindaco in poco tempo avrebbe davvero cambiato la storia di quella città fino ad allora maledetta. E col tempo chi non aveva capito voltandogli le spalle e chi lo dileggiava per la sua dichiarata omosessualità ha dovuto cambiare idea. Crocetta per molto tempo è stato quello che in Sicilia si dice un morto che cammina. Solo contro la mafia. Oggi il contesto è cambiato. Cosa nostra vuole ucciderlo. La Procura ha sventato il terzo progetto di attentato, arrestato due persone pronte ad agire con un arsenale. «L’ho saputo dalla radio – dice Crocetta – e la prima persona a cui ho pensato è stata mia madre, ho chiamato mio fratello e gli ho detto di raggiungerla, non volevo che lo sapesse dalla tv. Poi ho pensato alle madri dei poliziotti, in particolare a una donna che ho incontrato a Palermo davanti la Focacceria San Francesco di Vincenzo Conticello; mi si è avvicinata, mi ha abbracciato, dicendomi che i suoi due figli sono agenti della catturandi, aveva gli occhi rossi. Ho sentito il dolore di questa madre. Ecco, oggi quel dolore l’ho risentito.
Sindaco, ha paura?
Non si ha paura quando si è in guerra. Io sono in guerra, qui a Gela. Il mio nemico è la mafia. Sono arrabbiato, mi chiedo ma che paese è l’Italia,
di Arben Dedja
Galleria
Questa lunga galleria dove io – bambino
correvo contento con il treno
delle vacanze di luglio è la vagina
di mia madre mentre nascevo
e questo fischio dal buio della
galleria spaventato è il fischio
del mio lubrificato corpicino
scivolando fra le cosce di mia madre
mentre quella luce lontana in fondo
alla galleria quella luce che soffoca che
presto s’avvicina facendosi vortice di colori
è la morte la splendida morte che abbaglia.