DADA NE SIGNIFIE RIEN
Dada non vuol dire niente
Se uno lo crede futile e se uno non perde mica tempo con una parola che non vuol dire niente…Il primo pensiero che si aggira per quelle teste è di tipo batteriologico: trovare la sua origine etimologica, storica o psicologica, quanto meno. Si viene a sapere dai giornali che i negri Krou chiamano la coda di una vacca sacra: DADA. Il cubo e la madre in non so quale regione italiana: DADA. Un cavalluccio di legno, una balia, sissì in russo e in rumeno: DADA. Esperti giornalisti ci vedono un’arte per neonati, altri santoni Gesùchiamaaseipargoli del giorno, il ritorno a un primitivismo scarno e rumoroso, rumoroso e monotono. Uno non costruisce la sensibilità su una parola; ogni costruzione converge nella perfezione che tedia, idea stagnante di una palude dorata, relativo prodotto umano. L’opera d’arte non deve essere la bellezza in sé; perché la bellezza è morta; né allegra né triste , né chiara né oscura, rallegrare o maltrattare gli individualisti servendo loro dolci delle sante aureole o i sudori di una corsa a schiena bassa attraverso le atmosfere. Un’opera bella non è mai bella, per decreto, oggettivamente, unanimemente. La critica è allora inutile, non esiste che in modo soggettivo, per ciascuno e senza il minimo carattere di universalità . Uno crede di aver trovato una base psichica comune al genere umano?
(…)Così nacque DADA da un bisogno d’indipendenza, di diffidenza verso la comunità. Coloro che ci appartengono conservano la loro libertà. Noi non riconosciamo alcuna teoria. Non ne possiamo più delle accademie cubiste e futuriste: laboratori di idee formali. L’arte si fa forse per soldi e per lisciare il pelo dei nostri cari borghesi?



















