di Giuseppe Rizzo
Laura è accovacciata sul cofano della macchina. I vetri sono appannati, fuori piove, ma io sono abbastanza sicuro che sta piangendo. Si tiene la testa con le mani, ogni tanto si gira e mi guarda. La cosa va avanti finché non scendo io, e allora lei sale.
La supero senza guardarla, per paura che mi possa trasformare in una statua di sale. A piazza delle Vergogne, sotto l’acqua, mi guardo le statue bene bene, una a una, lentamente; poi, sempre lentamente, giro la testa verso l’aquila sopra il portone del Municipio, e cerco di darmi fuoco.
Il fatto è che piove. È mercoledì delle ceneri, e piove. Davanti palazzo delle Aquile e lungo tutta via Maqueda non c’è nessuno – Palermo non è animale da farsi piacere l’acqua.



















