di Marco Rovelli
Ci sono uomini che traversano deserti, e popolano terre di nessuno. Un viaggio necessario, inarrestabile. “Ma voi davvero pensate che è possibile fermare una marea umana di questo tipo? Pensate davvero che riuscirete a frenarci?” – così grida un senegalese appena rimpatriato dalla Spagna, e così inizia A sud di Lampedusa di Stefano Liberti (minimum fax, 14 euri), giornalista del manifesto, a cui quel grido era rivolto. Questo libro non è una raccolta di articoli ognuno dei quali parla di un luogo diverso dei tanti che costellano il cammino dei migranti africani. Certo, Liberti ci racconta nel dettaglio gli itinerari, le facce, le parole, le speranze, i paesaggi. Dà un corpo, insomma, a quel travaglio che precede l’apparizione degli uomini neri sulle nostre coste. Ed è questo il primo livello della lettura, quello che tocca: i volti e i contorni delle persone e dei luoghi incontrate lungo il viaggio, figure indimenticabili. Ma più a fondo A sud di Lampedusa è un percorso critico nei “luoghi comuni”.


















