“Volto d’angelo cuor di demonio!”- Chet Baker
Chet Baker: dopo vent’anni di stupefatto ascolto*
di
Ade Zeno
La sera del 29 aprile 1988, davanti alle svariate centinaia di persone che gremivano la Grosser Sendersaal di Hannover, sarebbe stata scritta una delle più belle e trascinanti pagine del jazz (della poesia) mondiale, pagina lunga meno di due ore, ma ormai incontestabilmente eterna, tanta è la meraviglia che ancora oggi riesce a muovere in chi ha l’avventura di imbattersi, pure distrattamente, anche solo in un breve passaggio di quella storica registrazione. The last great concert, fortunatamente immortalato e facilmente reperibile, è un monumento alla perfezione emozionale, un trionfo di leggerezza esplosiva. Soprattutto è il testamento in sibemolle dell’immenso, straordinario poeta che riuscì a essere, forse suo malgrado, Chet Baker. Lo stesso artista che appena due settimane dopo, il 13 maggio, volò giù da una finestra del Prins Hendrik, un albergo economico situato a due passi dalla stazione centrale di Amsterdam, schiantandosi per sempre su un marciapiede deserto.
Della materia di cui son fatti i sogni
I capolavori di McCay e la vita onirica del fumetto

di Michele R. Serra
Winsor McCay
DREAM OF THE RAREBIT FIEND, Ulrich Merkl, pagg. 464, € 106
DREAM OF THE RAREBIT FIEND – SOGNO DI UN MANIACO DEI CROSTINI GALLESI, Free Books, pagg. 208, € 50
Ma è vero, che a mangiar pesante poi si fanno gli incubi?
Per molti, le conseguenze di una cena pantagruelica si riducono a un sonno pesante e del tutto privo di sogni, o almeno del loro ricordo cosciente. Zenas Winsor McCay era invece convinto che un piccolo, angoscioso delirio notturno fosse l’inevitabile contrappasso del godimento alimentare: al peccato di gola segue una punizione comminata in forma onirica, che provoca un soprassalto risveglio e un immediato quanto effimero pentimento da parte del reo.
La società turca tra esercito e partiti islamisti
di Niels Kadritze*
Dopo la spettacolare vittoria alle elezioni legislative dello scorso luglio, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) ha intrapreso una profonda riforma della Costituzione. Ma il progetto si scontra con la volontà dell’esercito di mantenere la propria egemonia e con le divisioni della società in tema di definizione di nazionalismo e laicità. L’aggravarsi della crisi curda, alla fine del 2007, ha fornito ai militari l’occasione per riaffermare il loro potere di fronte al nuovo presidente Abdullah Gül. Tratto da Le Monde Diplomatique, gennaio 2008.
Shabtai a Baronissi (Salerno)
Giovedì 15 maggio 2008, alle ore 20,00, nella Biblioteca-Mediateca di Casa della poesia (sede nel Convento francescano della SS. Trinità) a Baronissi (Salerno), si terrà un incontro con uno dei maggiori poeti contemporanei di lingua ebraica, Aharon Shabtai.
Intellettuale colto, irregolare, scandaloso, oppositore delle politiche israeliane nei territori palestinesi, Shabtai sarà ospite di Casa della poesia e alloggiato nella “casa dei poeti”, in occasione dell’uscita in Italia del suo primo libro italiano, Politica, tradotto dall’ebraico da Davide Mano con testi dello stesso Mano, di Egi Volterrani e Alfredo Tradardi e pubblicato dalla Multimedia Edizioni / Casa della poesia.
Dossier: Israele paese ospite della Fiera del libro di Torino. Lettera aperta di Yitzhak Laor

(Il seguente testo va ad integrare il dossier dedicato alla dissidenza intellettuale in Israele. Di esso fanno già parte alcuni pezzi postati su NI – qui ,qui e qui
Dossier a cura di Francesco Forlani, Lorenzo Galbiati, Daria Giacobini, Diego Ianiro, Andrea Inglese, Fabio Orecchini.
La Fiera del libro di Torino e la buona vecchia Europa
Una lettera aperta di Yitzhak Laor
Cara amica, il nostro problema qui, in quanto israeliani contro l’occupazione, è un problema concreto con i nostri vicini concreti, quelli che tornano a casa dopo avere prestato servizio ai blocchi stradali e avere trattato esseri umani come animali: diventano fascisti attraverso la pratica – ossia attraverso il servizio militare – e solo poi fascisti ideologicamente. Questo non preoccupa la sinistra filo-israeliana in Italia. Tu sostieni che la sinistra italiana non avrebbe trattato un boicottaggio del Sudafrica nel modo in cui sta trattando qualunque proposta di boicottaggio di Israele. Ma la cosa è più semplice: pensa alla sinistra italiana durante la prima guerra del Libano e paragonala alla sua posizione attuale. Non è l’occupazione a aver cambiato natura. È l’Europa occidentale che è cambiata, che è tornata al suo vecchio modo di guardare i non-europei con odio e disprezzo.
Per una critica telescopica: genere lirico e sfondi antropologici 2
(La prima parte di questo saggio è apparsa qui)
II
È importante richiamare ora la questione da cui siamo partiti. Quale funzione universale può avere un genere letterario che tende all’espressione di una voce singolare? Com’è possibile che l’espressione della singolarità possa interessare una molteplicità di esseri umani? Il primo passo in direzione di una riposta è consistito nel mostrare come la condizione di singolarità non sfoci necessariamente nel ripiegamento solipsistico o narcisistico del sé, ma al contrario conduca ad un incontro con il mondo nella sua radicale esteriorità. Questa constatazione, per altro, impone di ripensare meno unilateralmente il paradigma della “lirica moderna”, evitando così di ampliare sempre di più l’inventario delle eccezioni, dei controesempi, dei percorsi apparentemente secondari e divergenti.
Etere 3: in Hollandia Christianus Hugenius natus est
di Antonio Sparzani
Le prime due puntate dell’eterea vicenda le trovate qui e qui.
Dopo i diafani sogni degli antichi e le speculazioni del Medioevo e del Rinascimento, ecco le riflessioni e le fantasie del secolo dei lumi, che tutto illuminava con nuovi punti di vista e con nuove prospettive.
I lumi però vanno preparati e nel Seicento, l’epoca del vituperato e splendido barocco, molte acque si mossero.
Un po’ più seriamente che con le battute di Galileo, la questione dell’etere venne affrontata e trattata da due dei maggiori scienziati dell’era moderna, Huygens e Newton.
Era olandese Christiaan Huygens (talvolta Huyghens, l’Aia, 1629 – 1695), crebbe in una terra che stava diventando nazione tra mille turbolenze, tra alleanze variabili e tentativi di autonomia, il che non gli impedì di dedicarsi a studi e faccende scientifiche, scoprendo e inventando numerose interessanti applicazioni, come potete leggere ad esempio qui. Divenne amico e corrispondente di Descartes, Pascal, Leibniz e Newton, ed elaborò complessivamente una propria posizione scientifica originale, più vicina al continentale cartesianesimo che alle idee che venivano d’oltre Manica.
Un grande mistero per gli uomini, e una grande fonte di vita e di gioia è sempre stata la luce.
Peter Tscherkassky: Istruzioni per una macchina ottico-sonora
di Rinaldo Censi
Vienna, 1969. All’età di tredici anni Peter Tscherkassky assiste alla proiezione di C’era una volta il West. Egli ricorda questo incontro con il film di Leone come uno dei momenti topici che segneranno la sua carriera di film-maker, di artista. Trent’anni dopo Tscherkassky e Sergio Leone si rincontreranno: in un testa a testa forsennato, in una stanza-laboratorio. Il risultato ottenuto è visionabile a Bologna, dove il 5 e il 6 di maggio Peter Tscherkassky presenterà i suoi film. Due serate organizzate dal Dipartimento di Musica e Spettacolo (Centro la Soffitta) in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Il film si intitola Instructions for a Light and Sound Machine (2005): ovvero come trasformare uno spaghetti-western in un dispositivo ottico-sonoro stratificato, epico, furioso. Nello splendore del formato CinemaScope.
Rialzarsi e ripartire con gli illegittimi
di Stefano Gallerani
Tra i suoi coetanei, cioè dei nati negli anni cinquanta, probabilmente Eraldo Affinati è lo scrittore che più degli altri – e sin dall’esordio, nel 1992, con Veglia d’armi. L’uomo di Tolstòj (Marietti) – è andato costruendosi un mondo in tutto e per tutto riconoscibile, l’immagine rifratta di un’idea di letteratura, e dunque di vita; o meglio, insieme a Michele Mari e Gabriele Frasca è sicuramente quello che ha praticato con più accanimento, anche assumendosi il rischio di esiti alterni, la coerenza a un’idea come forma di ricerca, ossia come strumento di conoscenza.
Juke-box del come eravamo: io se fossi Dio
di Antonio Sparzani

IO SE FOSSI DIO
[di Giorgio Gaber, 1980, canzone spesso censurata]
Io se fossi Dio…
e io potrei anche esserlo,
sennò non vedo chi!
Io se fossi Dio,
non mi farei fregare dai modi furbetti della gente,
non sarei mica un dilettante,
Sarei sempre presente!
Sarei davvero in ogni luogo a spiare
o meglio ancora a criticare
appunto cosa fa la gente.
Per esempio il piccolo borghese
com’è noioso,
non commette mai peccati grossi,
non è mai intensamente peccaminoso.
Del resto, poverino, è troppo misero e meschino
e pur sapendo che Dio è più esatto di una Sweda
lui pensa che l’errore piccolino non lo conti o non lo veda.
Dal buco al blog nella società dei sospiri virtuali
di Franz Krauspenhaar
Chi è Arvo, il protagonista del nuovo romanzo di Valter Binaghi, Devoti a Babele, Perdisa Editore, pagg. 122 euro 12,00? Un ragazzo del ’77, un sopravvissuto al piombo che cadeva sugli omonimi anni, che noi ragazzi nati all’inizio dei Sessanta o ancor meglio verso la fine dei Cinquanta, come il nostro autore, abbiamo assaggiato a lingua protesa, come cani masochisti affamati di quei tempi duri.
Pubblico dormitorio Massuero alla Casa della Poesia di Milano
Casa della Poesia, largo Marinai d’Italia, Milano
13 maggio 2008, ore 21
Performance poetica & cinema
di
Pubblico dormitorio Massuero
Il “Pubblico dormitorio Massuero”, involuzione gerontica del Collettivo di Pronto Intervento Poetico “Altri Luoghi” è formato dal seguente personale: Marco Berisso, Guido Caserza, Marcello Frixione, Paolo Gentiluomo.
Diorama dell’est #10
di Giovanni Catelli
Stazioni
Bratislava, Autobusova stanica
E di nuovo le strade sono vuote, la piazza reclama l’aria dei respiri, accelera la corsa degli affanni, verso il buio che preme le mura del tramonto, insegue la caduta della luce, morde quell’incendio d’esili finestre, quel perduto fremere di foglie ai transiti del cielo :
Notti lontane che tornano per sempre
di Franz Krauspenhaar
Marino Magliani torna sulla scena letteraria con un romanzo, Quella notte a Dolcedo, Longanesi, pagg.262 euro 16.00 che, rispetto ai precedenti, soprattutto a Il collezionista di tempo uscito l’anno passato per Sironi, abbandona certe sperimentazioni (nel libro appena citato si registrava il connubio forma e contenuto tra una scrittura di frontiera con risvolti biamontiani e la fantascienza, come se il Fransé si fosse unito in sodalizio artistico con un autore di science-fiction).
Istmi (2007)
presentazione della rivista
Istmi
(2007)
tracce di vita letteraria
con
Enrico Capodaglio
Eugenio De Signoribus
Peter Kammerer
Feliciano Paoli
letture da Volker Braun
di Graziella Galvani
Fano giovedì 8 maggio 2008
Sala dei Globi
Biblioteca Federiciana 0re 17.30
Paradise Lost
Una certa luce sulla storia
non può essere gettata,
ne sono persuaso, altro che
dalla creazione letteraria.
Victor Serge
Se esiste il paradiso
di
Andrea Bottalico
Sono parole infuocate. Parole che vanno masticate lentamente, come quando mastichi un fungo, impaurito eccitato. Devi gustare il sapore amaro, disgustoso, e devi farlo fino in fondo perchè l’effetto è un’allucinazione. E non permetterti di sputare; ingoia. Piuttosto pensa al luogo in cui sei stato, alla voragine in cui sei inciampato per colpa di quelle frasi infami, e chiediti se esiste l’inferno, perchè è proprio quello che viene descritto nel libro di Leshem. Zitlawi per incoraggiare gli altri lo ripeteva spesso: “I soldati non finiscono mai all’inferno”. Di certo Zitlawi non potrà dirlo mai più.
LA RABBIA E IL FURORE E QUELLE ROBE LÌ
( Il primo racconto italiano con un vero attacco all´americana!)
di Giorgio Mascitelli
Io sono Gian Gazzarra e di mio padre tutto ció che mi porto addosso è questo mio nome, che egli mi impose in onore del ben piú famoso Ben, un attore di prim´ordine, io mi chiamo Gian Gazzarra perchè cosí volle mio padre, Oronzo Gazzarra.
Ma il problema sociale che mi attanaglia di piú non è l´assenza dei padri rispetto ai figli, non è il problema della mancata guida dei padri, nè il problema della guida pericolosa dei padri, il mio problema è il problema del gavettone.
Stando ai fatti: stamattina sono uscito dalla mia abitazione, sita in un ampio ma decoroso caseggiato della periferia giá industriale, era una bella mattina estiva e io ero vestito del mio completo in frescolana, dovendomi recare dal dentista, quando sono stato centrato da un grosso gavettone ripieno di acqua e orzata, particolare che mi ha fatto comprendere che il gavettone era espressamente indirizzato a me, essendomi oltre modo odiosa e avversa la bevanda di questa.
Per chi suona la campana
Si muore una volta sola
di
Azra Nuhefendic
Editing: Ljiljana Avirovic
“Spero di morire da innocente, come Slobodan Milošević”, ha dichiarato Vojislav Šešelj, presidente del Partito radicale serbo (“Pravda”, 9 marzo, 2008).
Ormai da cinque anni detenuto nella prigione dell’Aia, Šešelj è accusato di pulizia etnica in Bosnia e in Croazia, di uccisioni di massa, di deportazione dei civili, di torture e comportamenti disumani, di distruzioni in Croazia e in Bosnia Erzegovina.
Tali accuse che fanno venire la pelle d’oca, non hanno creato alcun problema al Partito radicale serbo. Nelle prossime elezioni parlamentari che si terranno in Serbia l’11 maggio prossimo, il partito di Šešelj è tra i favoriti. Il fatto che il loro presidente debba rispondere davanti al Tribunale Internazionale per i crimini contro l’umanità nella ex Jugoslavia, non imbarazza i suoi elettori.
Turchia: I curdi di Istanbul
testo di Lorenzo Bernini, fotografie di Giovanni Hänninen
[NdR: questa è la seconda parte di un reportage di viaggio in Turchia nell’inverno del 2007; leggi la prima parte e un approfondimento a seguire.]

Dal suo arresto in Kenia nel 1999, Abdullah Öcalan, il presidente del PKK (Partiya Kerkeran Kurdistan: il Partito, clandestino, dei Lavoratori del Kurdistan) non perde occasione per chiedere la fine della lotta armata. Nell’ottobre del 2006 i dirigenti del PKK hanno proclamato il cessate il fuoco. Tuttavia nei territori turchi del sud-est, abitati prevalentemente da curdi e confinanti con il nord dell’Irak (precisamente con il Kurdistan iracheno, che è una regione a statuto speciale), gli scontri tra guerriglieri ed esercito turco non sono mai finiti.







