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Storia segreta del cinema asiatico

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Fondazione Prada
Via Fogazzaro, 36 – Milano
28 novembre – 1 dicembre 2005

La Fondazione Prada propone a Milano dal 28 novembre al 1 dicembre nello
spazio di Via Fogazzaro 36 una selezione della rassegna Storia Segreta del
Cinema Asiatico, già presentata alla 62. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica (Venezia, 31 agosto – 10 settembre 2005).

Abbicì poetico (in prosa)

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di Valerio Magrelli

Esce in questi giorni, presso Luca Sossella editore, “Che cos’è la poesia?” di Valerio Magrelli (libro+cd della durata di un’ora, con musiche di Carlo Boccadoro). Un “contromanuale di poesia”, come lo definisce lo stesso autore, sotto forma di abecedario: ventuno voci, dalla A di “autore” alla Z di “zeppa”, più una premessa e un congedo, registrato dal vivo all’Auditorium Parco della musica di Roma il 13 maggio 2005. Ringrazio Luca Sossella per il permesso di riproduzione di due brevi voci di “Che cos’è la poesia?”
P.S.

Alle frontiere dell’apartheid

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Cittadini negati. La rivolta nelle banlieue è il risultato del razzismo istituzionale che caratterizza non solo la Francia, ma tutta l’Europa. Nel vecchio continente oltre alla militarizzazione dei confini esterni, si stanno costruendo delle frontiere interne che seguono la linea del colore ma anche quella sociale. Un’intervista con il filosofo Etienne Balibar (Il manifesto – 22 novembre 2005)

L’ASSALTO ALL’ALTO CASTELLO (2 di 2)

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generiche noterelle sparse, scritte di getto, in una fredda notte d’autunno

di Gianni Biondillo

3.
Di che popolo vado parlando se, il popolo, è notoriamente scomparso, sostituito com’è dall’uomo massa? Come posso confondere la cultura popolare con la cultura di massa, che è, per definizione, non cultura?
Ma, appunto, non è anche questo l’ennesimo luogo comune?

L’ASSALTO ALL’ALTO CASTELLO (1 di 2)

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generiche noterelle sparse, scritte di getto, in una fredda notte d’autunno

di Gianni Biondillo

1.
C’è un luogo comune che impera nel triste dibattito letterario italiano, da un po’ di tempo a questa parte e cioè che oggi ci sia un dominio della letteratura gialla sul resto della letteratura nazionale. Una sorta di colonizzazione, come se i giallisti abbiano assaltato l’alto castello, preso il potere e non abbiano fatto prigionieri. Detta in un altro modo, sono gli unici scrittori che vendono, che fanno i soldi, con i loro libri in Italia. Questo dogma inconfutabile porta con sé alcuni corollari: il primo è che questa pianta malevole ha soffocato i germogli di una letteratura che non sia di genere, strozzando di conseguenza la vera letteratura. Il secondo, conseguente al primo, è che se vuoi essere pubblicato, se sei un giovane esordiente devi, assolutissimamente, scrivere un giallo. Altrimenti l’onta del silenzio, della non pubblicazione.
Non è vero, ovviamente. È una vulgata falsa e tendenziosa.

Ritratto di Saverio Sivizia

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di Franco Arminio

(Venticinque anni fa, il 23 novembre 1980, due scosse di terremoto del settimo grado della scala Richter – l’equivalente del massimo livello in quella Mercalli – rasero al suolo una vasta zona dell’Appennino meridionale, tra l’Irpinia e la Basilicata, causando tremila morti e decine di migliaia di feriti: famiglie cancellate, 300mila senzatetto, 700 comuni colpiti, in molti dei quali non una pietra rimase in piedi. I governi che si sono succeduti negli anni hanno stanziato per gli aiuti una cifra pari a 58.200 miliardi di lire. Dal 1980 a oggi, 384 persone sono state arrestate e condannate per reati legati alla ricostruzione del dopo terremoto. Questo racconto di Franco Arminio – che ritrae un famoso amministratore locale, poi diventato senatore e ministro della Repubblica italiana – fu inserito da Gianni Celati nell’antologia Narratori delle riserve.
P.S.)

Divenire minoritari

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(Lasciare Deleuze ai filosofi sarebbe uno spreco troppo grave. Per questo a dieci anni dalla sua scomparsa – egli si è dato la morte il 4 novembre 1995 – vogliamo dedicargli un incontro, che sia anche una festa: l’occasione di un intreccio tra diverse forme di creazione, del pensiero, ma anche della parola e della musica.)

di Gilles Deleuze

“La frontiera, ossia la linea di variazione, non passa tra padroni e schiavi, né tra ricchi e poveri. Perché, degli uni e degli altri, si tesse tutto un regime di relazioni e di opposizioni che fanno del padrone uno schiavo ricco, dello schiavo un padrone povero, in seno allo stesso sistema maggioritario.

Discriminazione istituzionalizzata

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di Magali Amougou

“L’aumento delle discriminazioni pone un grave problema nei confronti del nostro obbiettivo d’integrazione che si basa sull’eguaglianza dei diritti in tutti i settori”. Questa è una delle principali preoccupazioni che emerge dal rapporto del “Haut Conseil à l’Intégration”, una commissione consultiva sui problemi dell’integrazione attiva dal 2003 in ambito parlamentare. Questo rapporto riconosce la pratica sempre più frequente dell’esclusione e della messa in quarantena degli stranieri o delle persone di origine straniera.

Incommunicado 2005. Come si tortura, oggi, e perché

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Di Andrea Cortellessa

Le parole per dirla
In comune, guerra e tortura, hanno anzitutto questo: sono, oggi, parole impronunciabili. Come la guerra – che oggi si chiama peace-keeping o (al suo aumentare d’intensità) peace-enforcing – la tortura si esercita, certo: ma si fa a meno di chiamarla col suo nome. La si può al limite ammettere, ma in negativo. A posteriori. La si è fatta, ma oggi non più.

Alexanderplatz

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di Helena Janeczek
Alex2

“Sono a Berlino, sto entrando in Alexanderplatz”, mi sento dire all’amica che chiama da Roma dopo mesi, come se fosse abituale essere qui. Invece mentre attraverso la strada, “Alexanderplatz” è ancora un nome e basta, titolo di un libro che l’amica romana non conosce, refrain di una canzone ignota all’amico di Berlino che mi guida. “Te la puoi risparmiare”, aveva detto, “è bruttissima”. Non avevo obiettato.

Il mio Golem

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e altre poesie di Günter Kunert

tradotte da Vincenzo Gallico

golem

MEIN GOLEM

An manchen Tagen
höre ich deutlich
seinem Schritt. Überflüssig
der Blick aus dem Fenster
der Blick in die Zeitung.

Una funzione sociale

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da Jean-Paul Sartre

Noi non vogliamo aver vergogna di scrivere, e non abbiamo voglia di parlare senza dire niente. Del resto, anche se ce lo augurassimo non ci riusciremmo: nessuno può riuscirci. Ogni scritto possiede un senso, anche se assai diverso da quello che l’autore aveva creduto di infondergli. Per noi, in realtà, lo scrittore non è né Vestale né Ariele: è “implicato”, qualsiasi cosa faccia, segnato, compromesso, sin nel suo rifugio più appartato.

Arminio uno-due

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di Franco Arminio

uno)
CONZA, NEL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO

nel centro di conza nuova
ancora fervono i lavori,
ci sono giochi per bambini che non ci sono
e poi sculture d’arte moderna
senza ammiratori.

Guy Debord 3

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S e p a r a z i o n e

In questa terza tranche della Società dello Spettacolo, di Guy Debord, emerge la parola separazione. Passa di qui un filo, o forse una matassa di fili, che avvolge – per come li leggo io – in qualche modo sia Pasolini che Deleuze. E anche quel che sta succedendo a Parigi in queste settimane. Ecco qua:

20. La filosofia, in quanto potere del pensiero separato, e pensiero del potere separato, non ha mai potuto da se stessa superare la teologia. Lo spettacolo è la ricostruzione materiale dell’illusione religiosa. La tecnica spettacolare non ha dissipato le nubi religiose in cui gli uomini avevano deposto i loro poteri staccati da loro stessi: le ha soltanto riallacciate a una base terrena. Così è la vita più terrena che diviene opaca e irrespirabile. Essa non respinge più nel cielo, ma alberga presso di sé il suo ripudio assoluto, il suo ingannevole paradiso. Lo spettacolo è la realizzazione tecnica dell’esilio dei poteri umani in un al di là; la scissione compiuta all’interno dell’uomo.

21. Quanto più la necessità viene a essere socialmente sognata, tanto più il sogno diviene necessario. Lo spettacolo è. il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno.

Catena di Sanlibero 310

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riccardo orioles
La Catena di San Libero
14 novembre 2005 n. 310
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Sgombero di senza-casa in una citta’ italiana. Due lettere in
redazione.

Un mar de sueños

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segnalazione di Silvio Mignano

Un mare di sogni-Un mar de sueños è al tempo stesso una piccola casa editrice e un progetto di cooperazione culturale a favore dei paesi dell’America Latina. Nato nel 2001, prevede la pubblicazione di opere della letteratura italiana tradotte in spagnolo. Ogni titolo viene stampato in almeno 20.000 esemplari, in edizione tascabile con estrema cura nella grafica, nella stampa, nella scelta della carta. I libri vengono regalati alle popolazioni dell’America Latina e consegnati – grazie alle ambasciate, ai consolati e agli istituti di cultura – a enti e organismi che ne garantiscano una capillare distribuzione alle fasce più deboli della società: scuole, biblioteche, università, perfino penitenziari. Il progetto è finanziato dal Ministero dei beni e attività culturali e da varie Regioni italiane e patrocinato dal Ministero degli affari esteri. Ideatore dell’iniziativa è stato Loris Romagnoli, che è purtroppo mancato all’inizio del 2005. Sono stati finora prodotti i seguenti volumi:

Emilio Villa: L’anti-Edipo e il primordiale

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di Davide Racca

DI LEGGE NON SI VIVE
DI LEGGE SI MUORE
LA LEGGE E’ MINACCIA
LA LEGGE E’ASSASSINIO
LA LEGGE E’ INGANNO
NESSUNO HA BISOGNO DELLA LEGGE
LEGGI SEMPRE QUESTA LEGGE

Tavola della legge del futuro testamento (opera visiva di Emilio Villa, Napoli 1974)

Emilio Villa è stato un uomo del desiderio, un anti-Edipo?

Appunti su roghi e coprifuochi (2)

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Di Andrea Inglese

(Questo testo prosegue una riflessione iniziata qui.)

7. Chiamo la polizia!
2 novembre. Suonano alla porta del mio appartamento, situato in un edificio popolare. Non attendo visite. Guardo dallo spioncino, ma non vedo nessuno. Apro comunque la porta e m’inoltro nel corridoio che conduce agli altri appartamenti. A questo punto sento delle voci, e dei tonfi. M’incuriosisco, e accelero il passo.

Monadi e autisti

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di Franco Arminio

L’epoca che passa nel mio corpo è un’epoca triste e affannata. La vita è una noiosa agonia, noiosa perché segue la morte piuttosto che precederla. Non so come si faccia a fare finta di niente, ma qui si ama e si odia per finta. Ci sono uomini di tutti i tipi, ma non c’è più nessun uomo in giro. Possiamo benissimo continuare con le solite manfrine, attaccare briga con la storia o con dio, non cambia niente. Davanti a ognuno, ignoto o famoso che sia, c’è uno specchio buio.

NEUROPA: viaggio per intervalla insaniae

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di Daniele Poccia

“I migliori medici o i migliori scrivani che ci sono al mondo non riusciranno a trascriverlo in bella copia dal confuso abbozzo della sua follia: è un pazzo misto, con molti intervalli di lucidità.”
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte

“La grande comica è sempre stata una specie di encomium moriae, di elogio della pazzia.”
Ernst Cassirer, Saggio sull’Uomo

1. Che cosa può cercare di svelarci sull’Uomo, sulla Storia, una opera di finzione che faccia della stultitia un vero e proprio principio formale? In che modo la coscienza scissa dello squilibrato può fungere da asse intorno al quale costruire una narrazione? Domande che sembra lecito evocare in merito a Neuropa di Gianluca Gigliozzi, questo poema epicomico in prosa che affronta l’ambizioso tentativo di inscenare sub specie insaniae un’autentica indagine genealogica sulle radici della nostra civiltà europea.