Home Blog Pagina 511

Gli altri siamo noi

34

qo-ni.JPG

di Gianni Biondillo

[a fine luglio, dopo una operazione di polizia a Quarto Oggiaro che ha messo in carcere un po’ di persone, nel giro di una settimana sia le pagine milanesi di Repubblica che quelle del Corriere mi hanno chiesto un’opinione. Solo ora riesco ad allegarle qui di seguito.]

Juke-Box contro la droga / Se me lo dicevi prima

6

microtate_crucifixion_detail.jpg

di Enzo Jannacci

Eh, eh, eh, ma se me lo dicevi prima
Eh, se me lo dicevi prima
Come prima?
Ma sì, se me lo dicevi prima
Ma prima quando?
Ma prima, no
Eh, si prendono dei contatti
Faccio una telefonata, al limite faccio un leasing
Se me lo dicevi prima
Ma io ho bisogno adesso, sto male adesso!
Ma se me lo dicevi prima ti operavo io…
Ma io ho bisogno di lavorare, io sto male adesso
Eh sto male e sto bene, macché il lavoro e mica il lavoro
Posso mica spedirti un charter
Bisogna saperlo prima che dopo non c’è lavoro, prima, capito?

Si riparano bambole, di Antonio Pizzuto

13

 

pizzuto.jpg

di Bartolomeo Di Monaco

Antonio Pizzuto: “Si riparano bambole” (1960). Sellerio, pagg. 304. Euro ) 9,30

Antonio Pizzuto, palermitano morto a Roma nel 1976, appartiene al novero di quegli autori che hanno molto innovato nel loro tempo, destando l’interesse della critica più avveduta (fu infatti apprezzato, fra gli altri, da Cesare Brandi e da Gianfranco Contini, che lo considerarono un punto alto dell’avanguardia letteraria) e che oggi giacciono dimenticati.

Inno alla matematica

9

di Antonio Sparzani

Giorgio Cicogna

Giorgio Cicogna muore improvvisamente a causa di uno scoppio nel laboratorio di Torino, dove stava sperimentando un nuovo motore a razzo di sua invenzione e progettazione, nel 1932. Singolare personaggio di scienziato e di poeta, non è mediamente ricordato dalle antologie della nostra letteratura – il Meridiano curato da Pier Vincenzo Mengaldo Poeti Italiani del Novecento (I ed. 1978) non ne fa menzione – né da quelle della storia della tecnica, ancorché alla sua morte immatura (aveva 33 anni) abbia ottenuto lodi per la sua opera d’inventore da Guglielmo Marconi in persona, all’epoca assai in auge. Molti elogi riceve invece da Alfredo Galletti, autore del volume il Novecento della gloriosa Vallardiana, la Storia della Letteratura Italiana, uscita sul finire degli anni 30 per l’editore Francesco Vallardi, mentre poi il suo nome viene mediamente dimenticato. Fortunatamente sopravvive nel sito di liberliber dove lo potete trovare.

Trascrivo qui qualche riga del positivo giudizio del Galletto, perché non solo la storia della letteratura è interessante, ma talvolta anche quella della critica letteraria.

Appunti giapponesi # 1

26

226172941.jpg

di Sergio La Chiusa

Sta tormentando con le unghie un cappello nero. L’ha acquistato a Londra – mi dice. Sembra esserne molto fiero. Dopo una breve conversazione, scopro che il giovane seduto accanto a me sul volo Francoforte – Tokyo si chiama Yasuhiro, è un ingegnere informatico, lavora dodici ore al giorno, dorme in un minuscolo appartamento a un’ora e mezza di treno dall’ufficio e tutte le domeniche, per mantenersi in forma, si sfiata su un campetto di calcio con gli stessi impiegati che rivedrà lunedì in azienda. Gli si infiammano per un attimo gli occhi quando accenna alla partitella domenicale tra programmatori e sistemisti. Ma subito si incupisce. Tace. Si direbbe che, almeno per un istante, abbia fissato lo sguardo sulla routine che l’attende dopo il breve viaggio in Europa, sulle trecento scrivanie e i trecento monitor militarmente inquadrati nell’open-space di un trentaquattresimo piano di uno dei tanti grattacieli di Tokyo. Si rianima solo quando, poco dopo, ritorna al suo cappello nero. L’ha acquistato a Londra – mi dice. Lascio cadere un’occhiata al cappello, e alle unghie che continuano a tormentarlo. Certo si è stabilito un intimo legame tra il feticcio londinese e il giovane ingegnere, un nodo che, con ogni probabilità, si stringerà caricandosi di nuovi e più contorti significati dopo il suo ritorno in Giappone.

La prima e le ultime volte

44

senza-nome.bmp

di Gaja Cenciarelli 

Si voltò e fece l’occhiolino al sole, che si era spostato alle sue spalle. Era nascosto da una cortina di nuvole. Se ne compiacque: era l’unico modo per lei di tollerare e, in verità, di accettare l’esistenza del suo sfrontatissimo fulgore.
Tornata a guardare davanti a sé rifletté sul significato di quanto aveva appena fatto.
Aveva bisogno di comunicare il suo reale stato d’animo a qualcuno. A una creatura.
Percepiva la vita esploderle dentro: si guardò la pelle degli avambracci aspettandosi di veder erompere schizzi di energia da ciascun poro, di deflagrare e di andare in mille pezzi per il motivo più dolce: essere davvero. Dietro al parabrezza il cielo era sbrindellato dalle nuvole.
La bomba dentro di sé aveva iniziato a ticchettare dal mattino.

Dalla procura di Napoli

9

rafcolloquio con Franco Roberti di Gianluca Di Feo

Leonardo Sciascia, sempre lui. Il responsabile dei pm napoletani che
si occupano di camorra cerca le parole per descrivere i boati che
scuotono la pax mafiosa dei Casalesi, la più potente organizzazione
criminale campana e forse la più ricca cosca italiana; fruga nella
sua mente tentando di semplificare le dinamiche complesse che
rendono incandescente questa confederazione di clan con le radici nel
Casertano e ramificazioni in tutta Europa. E alla fine Franco Roberti
deve ricorrere alla memoria di Sciascia: «Lui diceva: “I mafiosi
odiano i magistrati che ricordano”.

El boligrafo boliviano 8

3

la_resurrezione_di_lazzaro.jpg
di Silvio Mignano

Mercoledì 24 aprile 2007

«Come ti chiami?».
«Lázaro».
«Non si chiama Lázaro, straniero, il suo vero nome è Ramón, però qui tutti lo chiamano Lázaro».
«E perché?».
«Perché era morto ed è risuscitato».

Teogonia

26

di Stefano Calosso

1. Rinnegare l’arte. Il concetto di artista. E tuttavia continuare a scrivere.
1.0.1 Distruggere un romanzo, che nemmeno ancora esiste. Meglio: distruggere l’idea di un romanzo, quel fiore che si avverte sbocciare, distruggere quella sensazione di ebbrezza che si prova nel concepire una trama, nel partorire dei personaggi.
1.0.2 Non opporsi al fallimento inevitabile del gioco narrativo, della proiezione nell’ideale delle azioni umane che quotidianamente si svolgono intorno.

1.1 Un incidente frontale con l’auto blu di un deputato in ritardo.
Un urto perfettamente anelastico.
In un urto perfettamente anelastico le due particelle rimangono unite e dopo l’urto si muovono con velocità comune vf. Si conserva la quantità di moto mv (il prodotto della massa per la velocità).

m1v1 + m2v2 = vf (m1 + m2)

Ma non l’energia cinetica totale del sistema, cioè l’energia cinetica associata al moto del corpo.
Parte di questa si disperde nella deformazione delle due particelle durante l’urto.
Insetti sul parabrezza, sul cofano, sui fari delle automobili. Centinaia di urti perfettamente anelastici. La dispersione di energia cinetica è tutta a carico dei moschini. Le spese per il liquido lavavetri a carico del proprietario della vettura.

Juke-Box/Litfiba

17

parapluie.jpg
Opera di Guillaume Apollinaire

Pioggia Di Luce Litfiba lyrics
Artist: Litfiba
Album: Desaparecido
Year: 1985
Title: Pioggia Di Luc
e

Lei non sa di essere portata via
Da un vento che ama
Crede di essere libera ma
La distanza che la separa da sè
Rende invisibile ogni realtà
Steppa distesa dentro il mio
Occhio dell’ anima
Pioggia di luce bianca che
Mi accecherà
Io cerco il mare dentro il mio
Occhio dell’ anima e
Vedo una vela rossa che
Arriverà

Piede in fallo

5

di Antonio Sparzani

Certo che bisogna affrontare un vero viaggio per venire a trovare gli amici in questa valletta appartata e silenziosa, un po’ isolata dal resto del mondo, bisogna proprio venirci apposta a scovare qualcuno, mica si può passare per caso, oh, ciao, passavo di qua e così son venuto a farti una visita, non si può ‘passare per caso’, tra pochissimo la strada finisce, ma cosa sono tutti quei segnali bianchi disposti regolarmente nei campi, ah, sono i tubi shelter per riparare i giovani alberi da frutto dai morsi di volpi e animali simili, che potrebbero danneggiarne il tronco ancora tenero, ma invece su per di là dove si arriva, ma non lo so, forse in un’altra frazione di Grottanello, carina Grottanello, nella piazza c’è un bar,

Da: Sere

8

senza-titolo-2006-eric-fischl.jpg

di Roberto Rossi Testa
 
In queste sere solo
fra muraglie compatte
di pagine serrate
da cui non sfugge motto
quanto più presso il centro
tanto più le parole
si fanno rare e dense.
Una nella sua orbita
già basta a catturare
non ancora e non più,
li fa brillanti e gravidi
come non furon mai,
come non mai sarebbero.

*

Anteprima Sud 9/ Editoriale

18

donchisciotte-cossi1.jpg
immagine di Paolo Cossi

Editoriale
di
Francesco Forlani

Tra le caratteristiche di tutte le avanguardie vi è quella di voler instaurare con il pubblico un rapporto arrogante ed aggressivo nell’intento di mettere in crisi, nella massa dei fruitori, la stabilità della cultura istituita.

Sulla Nuova Enciclopedia dello Spirito Internet, Wikipedia, leggo alla voce ‘Avanguardie’, anzi tutte le Avanguardie, la definizione riportata qui sopra. C’è un grado di violenza necessaria in ogni rivoluzione artistica – perché non ci sono avanguardie senza rivoluzioni – e ora che la parola ‘rivoluzionario’ accompagna solo gli slogan delle compagnie aeree Low Cost o i nuovi grandi centri commerciali, ha senso parlare ancora di Avanguardie? Se la politica sembra aver abbandonato l’idea, e soprattutto la sinistra tradito la parola data, solo la scienza sembra averne conservato almeno lo stile. Tecnologie all’avanguardia, è il vecchio nuovo claim di una qualità suppletiva di performance funzionale al mercato da parte dei nuovi mostri delle scienze applicate, siano essi Microsoft o NMF (Nuova Marca di Frigoriferi). Performance, forma artistica decisamente dell’avanguardia…

Juke-Box very cool / Inno di Mameli

14

diego_abatantuono.jpg

Fratelli d’Italia
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma
chè schiava di Roma
Iddio la creò.

Poesia semplice (si fa per dire)

37

images.jpg
di
Francesco Forlani

Si fa per dire semplice e si dice
che non esiste legge e non si scrive
con un ritocco, un lume a ricucire il drappo

baci di lingua e croci, un’arte del distacco
e di saliva e miele, come un varco
strappo che non diventa breccia- si risponde.

Ma dimmi chi – e per cosa – vuole che sia felice
il tutto a condizione che vi sia infelice, parte
offesa, come il consorte e la sposa traditi?

La leggerezza al cor tutto perdona
di luci ed ombre ragionare anche tenersi il capo
a condizione che quel tutto sia di vita amore

Jazz on the Coast: Randy Weston

6

509160_356×237.jpg

di Lisa Sammarco

Chi dice che le notti sono tutte uguali
non appartiene a questo mondo.

È un mistero, ti dici questa sera. Sì, come tu, senza distinguere una nota da un’altra, alla prima che invade l’aria senti qualcosa dentro che si dilata e si gonfia, e spinge fino a riempire col tuo corpo i vuoti della roccia che hai di fronte, e ne senti la pressione che si oppone e capisci che devi abbandonarti, cedere e accogliere ogni più piccola eco che la roccia ti rimanda.

The ad generator

7

obey
(clic sull’immagine)

Picchiarsi è un po’ partire

8

di Christian Raimo

Marco organizzava risse tra i ragazzini di borgata. La telecamera in mano aveva un potere di catalisi. I romani in vacanza, la città svuotata tranne che tra i condomìni giallini e ocra che costituiscono la striscia abitativa attorno al Raccordo Anulare. Scendevamo dagli autobus e allunavamo in una piazzetta qualsiasi. Le comitive della domenica, davanti a un muretto o a un bar. Piazza Gaslini a Rebibbia, oppure davanti al supermercato Sir a San Basilio, oppure il pratone in discesa dietro Corviale, oppure un cortile nella parte interna del Tufello, dopo via delle Isole Curzolane, dove alla fine eravamo di casa. Marco si trasformava in una persona calorosa, fraterna. Si avvicinava a ‘sti pischelli sparsi con l’aria di un turista smarritosi. Un giovane tizio straniero – aveva un viso pieno d’estate, latinoamericano – che ha sbagliato fermata dell’autobus e invece di arrivare all’ingresso di Castel S. Angelo si ritrova alla scala N di un palazzo Iacp. Chiedeva informazioni. Che cos’è qui? Che ci fate voi qui? Marziano, gentile. E poi sfruttava la lusinga della telecamera. Inventava di essere un regista in erba, uno che fa documentari.
“‘N che?”.
“Uno che filma la realtà”.
“Ah. Ma che c’hai da firmà?”.

Juke-Box cileno / Violeta Parra

5

La carta [la lettera]
(1960-1963)

Violeta Parra

Me mandaron una carta
por el correo temprano,
en esa carta me dicen
que cayó preso mi hermano,
y sin làstima, con grillos,
por la calle lo arrastraron, sí.

La carta dice el motivo
de haber prendido a Roberto
haber apoyado el paro
que ya se había resuelto.
Si acaso esto es un motivo
presa voy también, sargento, si.

Fotopost / La dolce vita

14

1965_03.jpg

Una bella famiglia italiana “tipo” nel 1965. Vacanze estive. Con (da qualche parte) le pinne il fucile e gli occhiali. Abbronzatissimi. Un esaustivo ritratto di “dolce vita”?

Juke-box / Sbandati

7

Lunedì 6, al Museo della Resistenza di Fosdinovo, entro il “festival” Fino al cuore della rivolta presenterò questa mia canzone nuova durante il concerto degli Yo Yo Mundi, che mi hanno fatto l’onore di arrangiarla e suonarla. In attesa di una nuova banda che suoni il mio mucchio di canzoni nuove… (per chi è interessato, il blog con gli aggiornamenti è qui).

Lascio le annotazioni musicali, perchè si capisca che un testo di una canzone non è la stessa cosa di una poesia, ché non può prescindere – forse prima ancora che da melodia e armonia – dal respiro, dal timbro, dal tono, dalla grana della voce, dallo stesso movimento del corpo – e, idem est, dell’anima.

m.r.

Sim                      Mim                    Sim Mim
Fuochi sulla montagna e sotto il mare
Un canto s’innalza E’ ora d’andare
Lasciarsi alle spalle tutto il male
Con un inno nuovo da imbracciare