di Paolo Pecere
Stefano Ricci è il medico che, fino al 1982, ha sostanzialmente rivoluzionato gli studi di immunologia virale e oncogenesi, ponendo le basi teoriche per le più promettenti ricerche sulla realizzazione di nuovi vaccini per affezioni virali nell’uomo come l’epatite B e l’AIDS. Gli studi sulla sua opera scientifica, bruscamente interrotta nel 1983, sono numerosi, e si distinguono nettamente, come capita di consueto, dagli scritti agiografici sulla sua vita successiva. Questi ultimi sono pochi, scarsamente documentati, inclini alla mitologia da quattro soldi. L’attenzione per la figura di Ricci è cominciata alla fine degli anni ‘80, in un periodo in cui il bisogno di eroi credibili non corrispondeva più da tempo all’offerta culturale. E dato che, sempre per una sola volta, molti continuavano ad avere quindici anni, si raschiava il barile dei cantanti drogati (forse perché il rantolo disarticolato era l’espressione più diretta dell’ansia sgangherata di quegli anni).

