Il centro culturale
LA CAMERA VERDE (Roma)
presenta
IL VERSO NECESSARIO
Leggere e scrivere poesia
Corso trimestrale di introduzione alla lettura, all’ascolto e alla scrittura
a cura di GIULIANO MESA
Il centro culturale
LA CAMERA VERDE (Roma)
presenta
IL VERSO NECESSARIO
Leggere e scrivere poesia
Corso trimestrale di introduzione alla lettura, all’ascolto e alla scrittura
a cura di GIULIANO MESA
di Francesca Sassoli
Eccessivo, spudorato, trasgressivo. Il suo tratto ricorda quello di Robert Crumb. E come lui ignora il senso delle parole pudore, politicamente corretto, decente. Preparatevi, i contenuti sono Hard, con la H maiuscola, e possono urtare, o perlomeno mettere a disagio. Anche sull’homepage del suo sito ufficiale – http://www.kirwanarts.com – è scritto a chiare lettere, in otto lingue, anche in un italiano un po’ improbabile: “Questo luogo contiene il materiale descrivendo i temi e le immagini espliciti omosessuali di atti sessuali”.

di Massimo Rizzante
Che cos’è un lettore?
Nelle Lezioni di letteratura di Vladimir Nabokov c’è un passo della conferenza intitolata L’arte della letteratura e il senso comune dove si legge:
«Ricordo una vignetta raffigurante uno spazzacamino che cadeva dal tetto di un alto edificio e notava, precipitando, che in un’insegna c’era un errore d’ortografia, e si chiedeva, nel suo volo a capofitto, perché nessuno avesse pensato a correggerlo […] Questa capacità di interrogarsi su inezie – indipendentemente dall’imminenza del pericolo – questi “a parte” dello spirito, queste note a piè di pagina nel volume della vita sono le forme supreme della consapevolezza, ed è in questo stato mentale infantilmente speculativo, tanto diverso dal senso comune e dalla sua logica, che sappiamo che il mondo è buono».
Franz Krauspenhaar intervista Zelda Zeta
Io sono un precario. Se Nanni Moretti rinascesse cinematograficamente oggi forse intitolerebbe così il suo esordio di metà anni settanta Io sono un autarchico. Il precario è una figura sfigurata senza che sia passata dalla carezza mortale del vetriolo, è una figura sfuggente come un personaggio di un quadro di Magritte, visto sempre di spalle; da questa non è una pipa, a questo non è un lavoratore. E allora? Questo è un precario, ecco: serbatoio umano troppo umano di angosce, di speranze, di sentimenti che a ruota d’un lavoro a tempo determinatissimo diventano anch’essi precari. Sul precariato dei cosiddetti call center (e tale esperienza l’ho fatta anch’io in due riprese, per il totale di 16 mesi, alla Doxa) é uscito da poco per Cairo Editore il romanzo Voice Center (pagg.219, euro 14,00) di Zelda Zeta, un nome, una sigla, un logo, che racchiude tre scrittori alla prima prova: Pepa Cerutti, Chiara Mazzotta e Antonio Spinaci. Ho rivolto a loro alcune domande sul libro e sulla loro esperienza, e loro mi hanno risposto con la voce telefonata e le parole di Zelda, quest’entità letteraria che li racchiude armoniosamente insieme.
traduzione di Luca Dresda, Christian Raimo, Veronica Raimo
3.1
Dato che Liz e John van fuori fuoco,
avvolti da una amorosa foschia,
mio Lettore, verso un altro luogo
volgiamo l’obiettivo, ossia
alla lunga fenditura del suolo:
i rustici indigeni, e lo stuolo
di chi si guadagna da vivere bea-
to, lungo la Faglia di Sant’Andrea.
Gli scambi, il governo, la natura
nel suo splendore, le follie d’amore,
si susseguono senza alcun timore;
sotto di loro giace la frattura,
spaventosa autrice di quelle scosse
che apron le rocce come niente fosse.
di Peter Hammill
That token drag on your cigarette,
that well-known face in the fire…
it could be someone you can’t forget,
someone you’ve learnt to admire.
And it’s strange how the feeling goes.
All change –
down the river Ophelia goes.
A sostegno della manifestazione tenutasi a Vicenza lo scorso febbraio contro la nuova base USA, ho proposto una riflessione sulla “guerra globale” (1, 2 e 3). Voglio ora riprendere la questione, ma da un altro punto di vista: quello delle vittime e della loro diretta testimonianza. Emilio Quadrelli ha raccolto l’agghiacciante storia di una giovane albanese e l’ha pubblicata su “Alias” il 3 febbraio 2007 con il titolo “Anna e le altre. Carne da macello”. Essa merita la più ampia diffusione. A. I.
di Emilio Quadrelli
Il dibattito intorno alle guerre contemporanee, per lo più, è affrontato unicamente all’interno di retoriche geopolitiche. In tale contesto ciò che accade concretamente alle donne e agli uomini che di quelle guerre sono, volenti o meno, gli attori principali è posto velocemente tra parentesi.
di Sarah Kéryna
traduzione di Andrea Raos
– La mattina, quando ti svegli ti senti in forma e tutto?
– Oh no, no.
Non sono mai stata in forma al mattino, allora adesso figurati.
Insomma, mi alzo, bene o male.
Poi mi lavo.
Mi lavo ancora da sola.
Sì. Finché posso.
Poi, a volte, sono nuda di fronte al lavandino.
di Nicola Lagioia
Apocalisse da camera, romanzo d’esordio di Andrea Piva uscito qualche tempo fa per Stile Libero Einaudi, è la storia di Ugo Cenci, assistente di filosofia del diritto all’università di Bari, un giovane campione di analfabetismo etico i cui principali interessi non sono né Beethoven né lo stupro né l’ultraviolenza bensì un uso moderato ma costante di cocaina, la coltivazione di un rapporto nevrotico con la famiglia e, soprattutto, lo scambio di voti con i favori sessuali delle sue studentesse.
No, no, io non ce la faccio più a essere buona. Se passa la linea dell’ultrasoggettivismo il partito implode. E’ stato pesante aprire tutte le mail e leggere cose tipo: “Che vi venga un tumore a tutti”. E così ci troviamo con gli spazi superristretti, ecco cosa ha prodotto questa crisi. E’ un coglione, è semplicemente un coglione. Ma a quelli che ti insultano je devi dì semplicemente: “A tu madre e tu sorella”. Se è una strategia, è una strategia suicida. Il discorso di D’Alema era accettabile, mo’ non era accettabile?.
Il mese prossimo prevedo di avere poco tempo per aggiornare i dati sul traffico di Nazione Indiana, ecco quindi almeno i numeri di gennaio 2007:
Visite complessive: 54.688
Pagine viste: 159.180
Visitatori unici nel mese: 26.759
Media visitatori giornalieri: 1.222
di Edoardo Novelli
Terza parte dello studio di Edoardo Novelli (qui la prima e qui la seconda). Questa volta, intervista a Gianluca Luzi, inviato di Repubblica. gv.
In che consiste il suo lavoro?
Nel seguire l’attività del Presidente del Consiglio in Italia e all’estero. Ho cominciato dieci anni fa, proprio con il primo governo Prodi, poi ho continuato con D’Alema, Amato e poi Berlusconi, che ho seguito più degli altri nel corso dei cinque anni del suo esecutivo. Con Prodi adesso è un po’ diverso perché siamo più giornalisti a seguirlo tra Roma e Bologna.
di Antonio Sparzani
Nel caldo giugno del 1925, al ventiquattrenne Heisenberg, che stava in quel momento, guarda caso, a Göttingen, venne la febbre da fieno. Cosa fanno (facevano) i tedeschi in queste circostanze? Andavano dove non c’erano piante. Heisenberg andò a Helgoland, un’isoletta che sta nel mare del nord, a ovest della Danimarca, lì, sperduta nel grande mare nero. Dico mare nero perché io ci sono stato, non penserete che un fisico perduto dietro a fantasie di pellegrinaggi si perda una simile occasione. C’è un battello che da Cuxhaven porta a Helgoland in poche ore, si va e torna in giornata. L’isola si gira a piedi, ed è rigogliosa di piante come non mai. Io non lo so come sia stato, se le piante sono cresciute tutte dopo, per festeggiare gli avvenimenti del ’25 o se semplicemente non c’erano quelle che davano fastidio al nostro fisico. Dev’essere così, perché dice il serissimo Van der Waerden che “non vi cresce alcuna erba”.
di Nicolò la Rocca
Al comune ci arrivai presto, distava solo due isolati da casa mia. I convenevoli durarono poco e consistettero più che altro in una stretta di mano. Ma sembravano molto rispettosi nei miei confronti: ero il pupillo dell’assessore regionale Adragna e tutti sapevano cosa dovevo fare… Veramente io, ufficialmente, ero nessuno: dovevo vagare per i corridoi, una ronda quasi senza soluzione di continuità. Dovevo farmi vedere, insomma. Ero l’occhio dell’assessore Adragna, quindi della cosca.
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Colpo di stato
di
Stefano Rosso
[1977]
E tra gente che gesticola con le armi
e tra i nuovi santi illuminati al neon
sta nascendo un nuovo tipo di ideale
quello yankee tipo “fatelo da voi”
E tra scioperi d’autonoma estrazione
lo studente che si interroga da sè
sta covando forse la rivoluzione
mentre la signora bene prende il the
Colpo di stato
ma che colpo se lo stato qui non c’è
colpo di stato
e qui intanto farà il colpo del caffè
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di Chiara Daino
(Pubblico uno scritto introduttivo più alcuni stralci del romanzo La Merca, Fara Editore, pagg.132, euro 12,00, di Chiara Daino. FK)
Operare sulla Lingua è operare sulla Realtà: un cambiamento.
Cambiare nel senso di mutare, kàmbein, kàmptein: piegare – parole per descrivere piaghe. Lo scritto La Merca nasce per essere letto: culla del nuovo. Un nuovo approccio al corpo: del testo, dell’uomo. Corpi che si fanno specchi di realtà frantumate. I Disturbi del Comportamento Alimentare (D.C.A.) sono una realtà tanto diffusa – quanto confusa. Tanto mediatica, quanto medica. Tanto mistificata quanto marchiata. Nello scarto del meditare: quel quid in più, che può salvare.
di Mattia Paganelli
Io non sono uno scrittore, né tantomeno un poeta, la lingua non è il mio mestiere. Pertanto i giochi parole che seguono non li vendo per buoni. So benissimo che non raggiungono nessuna di soglia di professionalita’ letteraria.
In altre parole, invece di pubblicare un’opera compiuta e positiva, che si ponga gerarchicamente rispetto al pubblico, presento un lavoro imperfetto, algebricamente negativo, un non-ancora-opera in effetti; per esporlo, ancor prima che indifeso, aperto a livello orizzontale con chi legge
E, invece di aspettarmi il plauso, propongo al contrario (il contrario è sempre quello che mi interessa) che si cerchi dove e come fallisce, di cosa manca; cosa si può correggere, eliminare o introdurre; come lo si può “inalzare” a poesia.
A voi la parola
Di Andrea Inglese
Un’odierna ricognizione di ciò che, in Francia, è definibile come “letteratura” in rete, presenta due ostacoli principali. Il primo riguarda la parzialità inevitabile dell’impresa, in quanto l’universo che il cartografo tenta di riprodurre è in costante sviluppo e moltiplicazione. Il secondo è legato piuttosto ad una certa inadeguatezza degli strumenti, in quanto le categorie che l’osservatore utilizza sono valide per la “letteratura”, così come esiste da circa duecento anni nella sua versione a stampa. Diffusa attraverso un veicolo diverso, infinitamente più plastico e inclusivo di quello cartaceo, la “letteratura” stessa acquista confini e caratteri inediti. Per queste ragioni il nostro discorso non può che fornire una mappatura limitata e approssimativa.
di Marco Travaglio
L’11 luglio 2006 il sottosegretario alla Difesa del governo Prodi, Giovanni Lorenzo Forcieri, dichiara al Senato: «Rispetto al sequestro di Abu Omar, riteniamo che non ci sia alcuna esigenza di porre il segreto di Stato». Il 16 luglio l’Ansa, citando fonti di Palazzo Chigi, scrive che il governo «si mantiene “in rispettosa attesa degli sviluppi dell’inchiesta”, chiarendo che sul segreto di Stato l’esecutivo non può intervenire e prendere una decisione (se mantenerlo o toglierlo) fino a quando non c’è una specifica richiesta dei giudici al riguardo. Se poi saranno accertate delle responsabilità, queste dovranno essere punite”».
di Christian Raimo
C’è un tapis-roulant che collega il centro storico con la periferia di Potenza: lì dodici anni fa mi sono augurato che il meccanismo si inceppasse e io sprofondassi all’interno dei cingoli per venire squartato, frantumate le ossa, divelta anche la carne della faccia.
di Edoardo Novelli
(con sentimento “postumo” pubblico la seconda parte dello studio di Edoardo Novelli sulla comunicazione del governo Prodi. Dell’ex governo Prodi. La prima parte è qui. gv.)
La concretezza comunicativa che Romano Prodi, più per affinità caratteriale che per strategia, ha evocato e praticato nel corso della campagna elettorale, sembra portarlo invece a una sorta di idiosincrasia per l’uso di frasi evocative e di espressioni immaginifiche, come di parole simbolo. “La fase due è una terminologia che non conosco, che ignoro e non uso” (26/10/96). Non che nessuno si potesse innamorare di un’espressione che suona più come una formula chimica che come un progetto politico ma, talvolta, segnare almeno a parole un cambiamento, indicare una nuova direzione, è un segnale importante.