di Luciana Sica
(Ricevo da Massimiliano Governi e pubblico questa recensione uscita oggi su “Repubblica”. F.K.)
Isabella Santacroce è una che sa scrivere, anche se i suoi lettori e una buona fetta della critica ne riconoscono il talento mentre per altri – che la detestano, un po´ a prescindere – continuerà in eterno ad essere una mezza calzetta. E invece, la cifra linguistica spiccatamente personale ne fa un´autrice, la sua è una scrittura densa che altalena tra lirismo poetico e violenza espressiva, sempre in bilico tra una dolcezza estenuante e una crudezza che a tratti sconcerta. «Ipnotica, incantatoria, stupefacente», erano non a caso gli aggettivi usati da Cesare Garboli, che non esitava a definirla «una prosatrice di altissima qualità».

La sveglia è alle cinque e mezzo. L’incontro alle ore sei in corso Belgio novanta. In corso Belgio novanta per Torino 2006. La torcia non si deve spegnere nemmeno sotto pioggia, neve e vento fino a 120 km/h e il fuoco che sprigiona non deve superare i 10 cm d’altezza con un’autonomia di 15 minuti. Alta 765 mm, 108 mm di diametro e 1,850 kg di peso, è prodotta in 12.000 esemplari numerati. Mitico!! Furlen tedoforo!