di Raul Montanari
Oggi è morto Giuseppe Pontiggia. Io voglio, anzi devo dire una cosa su di lui. Per due terzi vi sembrerà una stronzata; il terzo finale forse vale la lettura di quello che lo precede.
di Raul Montanari
Oggi è morto Giuseppe Pontiggia. Io voglio, anzi devo dire una cosa su di lui. Per due terzi vi sembrerà una stronzata; il terzo finale forse vale la lettura di quello che lo precede.
di Andrea Inglese
Ecco che ritorna. La vecchia questione. Puntuale ed elusiva come una cometa. La sua orbita che ci torce il collo, annunciandosi ogni volta con rinnovata urgenza: “A che punto siamo con l’identità?”oppure “State pronti con l’io!”
di Massimo Rizzante
Noi tutti che viviamo nella “superpotenza mondo” siamo diventati molto sensibili al richiamo delle differenze.
Il Far West planetario della produzione e del consumo rende uniformi tutte le civiltà.
di Carla Benedetti
Marsilioblack mi ha scritto: gli hacker usano nicknames ma non sono funzionali al potere. La categoria di autore è estranea alla rete.
Dario mi ha scritto: viva l’orizzontalità, almeno qui! Se mi firmo dario anziché quiqueg, cambia qualcosa?
Molti hanno scritto: quello del nickname è un falso problema.
Ora dico io qualcosa.
di Tiziano Scarpa
Sono le otto del mattino. Ho preso un treno alle sei. Sonnecchio nello scompartimento. Mi godo il viaggio in prima classe che mi verrà rimborsato dagli organizzatori del convegno. Un giovanotto piuttosto basso, in giacca e cravatta, legge il giornale.
di Roberto Saviano
“Spara, spara!”
“Ma a chi cazzo sparo, è notte, qui è tutto nero.”
“Appunto: spara dove vedi nero, più nero è, più spara! Muoviti che scappano, muoviti che li perdiamo, spara.”
di Dario Voltolini
Ho appena composto il 187, perché per tutto il giorno non sono riuscito a connettermi usando la benedetta Alice, l’ADSL della pregiata TELECOM (o di chi per essa, visto che non si capisce più niente di chi è chi).
di Dario Voltolini
Dubravka Ugresic, Il museo della resa incondizionata, trad. dal croato di Lara Cerruti, Bompiani 2002, pagg. 335, ? 16,00
Il libro si apre con una fotografia in bianco e nero molto deteriorata in cui si vedono tre donne in un fiume. La didascalia dice: “Fotografia di bagnanti sconosciute. Scattata sul fiume Parka (Croazia settentrionale) all’inizio del Novecento. Autore ignoto”.
di Carla Benedetti
Sommario di questo intervento:
Riprendo “Bloggers, siete peggio di Liala! ” di Tiziano Scarpa
L’autocensura non è solo nei contenuti, ma nella rinuncia al peso dell’identità .
Il blog pullula di Io docili, leggeri, interscambiabili.
di Alberto Bogo
Caro Tiziano,
Cercando il ritmo e la parola giusta, scrivo dalle retrovie, facendo un poco il furbo. Da prima della diffusione di Internet leggo dei diari di scrittori noti: potrebbero essere dei blogger, seguendo le definizioni. Ne cito alcuni: Cvetaeva, Canetti, Handke, Valéry, Pessoa.
di Tiziano Scarpa
Sommario di questo intervento:
I diari in rete fanno pena.
Sono autocensura giornaliera in pubblico.
Enormi spazi di espressione libera sprecati a raccontare fuffa.
Nessuno ha il coraggio di descrivere il trauma e la gioia di essere vivi.
da Non toccare la pelle del drago, di Giuseppe Genna, Mondadori 2003, pagg. 169-170:
Abbordò il banco del bar interno al primo hangar. Un gruppetto di piloti privati stava discutendo di clima, di altitudini, del mercato clandestino di opere d’arte che si appoggiava su voli non di linea.
di Dario Voltolini
Esiste una specifica funzione politica dello scrittore e della scrittura? O, in generale, qual è il rapporto fra la scrittura e la politica nella nostra società, occidentale e ancor più occidentalizzata, pervasa da tecnologie dell’informazione altamente progredite?
di Dario Voltolini
“Spem in alium nunquam habui / praeter in te , Deus Israel, / qui irasceris, et propitius eris, / et omnia peccata hominum / in tribulatione dimittis. / Domine Deus, creator coeli et terrae, / respice humilitatem nostram.” (In nessun altro ho riposto la mia speranza / se non in te, Dio d’Israele, / che prima ti adiri, ma poi sarai benevolo, / e tutti i peccati degli uomini / rimetti attraverso la sofferenza. / Signore Dio, creatore del cielo e della terra, / considera la nostra misera condizione. [trad. di Franco Grassi]).
di Jacopo Guerriero
Il passato ritorna attraverso una fotografia seriale: New York, di notte, rivive nel mio immaginario da film di serie B. Musica che ti inventi, sprazzi, grida, parole strappate alle televisioni negli appartamenti, sotto l’alone maestoso dello skyline di Manhattan, la collana di grattacieli si tuffa nella baia.
di Sparajurij
Al fine di riportare alla luce, e quindi alla verità, la natura delle lettere nostre, destinate dal fato al supremo pogo, facciamo seguire alcune note etimologiche relative all’agg. “letterario”, ciò che riguarda la letteratura, i letterati.
di Sparajurij
“La letteratura non ha vita nel vuoto.
Se la letteratura di una nazione declina, la nazione si atrofizza e decade.
L’uomo responsabile non ha il diritto di starsene quieto e rassegnato se il suo paese lascia che la letteratura decada e consente che le opere valide siano accolte con disprezzo: non più di quanta ne abbia il buon medico, se un marmocchio ignorante si sta contagiando di tubercolosi credendo di mangiare torte alla marmellata.”
“Afghanistan, Argentina: cosa è successo dopo? Quello che ci hanno raccontato è verosimile?”
martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 giugno ore 20.00
Tre incontri a Milano sul documentarismo “dal basso”
di Giovanni Maderna
Purtroppo ancora una volta se mi viene da scrivere qualcosa è per indignazione. Mi piacerebbe che fosse sempre solo per gioia, invece, a meno di piantarla una volta per tutte oltre che con la tv anche con i giornali, internet e perfino i libri e i film, mi accorgo di essere condannato al risentimento.
di Tiziano Scarpa e Marsilioblack
Caro Marsilioblack,
ti ringrazio della lettera. Non mi pare di aver fatto autocommiserazione. Non parlavo dei miei libri. Anch’io scrivo per necessità, anzi, per gioia, e non sarà certo la classifica dei libri a darmi lena o demotivazione.
di Marsilioblack
Caro Tiziano Scarpa,
in un tuo pezzo di qualche giorno fa su Nazione indiana raccontavi della frustrante esperienza di cercare A perdifiato, l’ultimo romanzo di Mauro Covacich, uscito di recente per Mondadori, in una “media libreria italiana”, senza trovarlo.