Busi in corpo 11

di Flavio Marcolini

Lo si vede sovente in televisione, si ascolta talvolta alla radio, i suoi volumi s’addensano in libreria, ma per molti Aldo Busi resta una figura per molti versi sconosciuta e pochi sanno che la sua produzione letteraria ammonta a oltre una trentina di titoli estremamente variegati.
Chi volesse addentrarsi in questo monumentale corpus letterario a febbraio avrà finalmente a disposizione la prima monografia a lui dedicata, “Busi in corpo 11. Miracoli e misfatti, opere e opinioni, lettere e sentenze”, scritta da Marco Cavalli e pubblicata dalla casa editrice Il Saggiatore (pp. 476, € 19).
37 anni di cui più di metà dedicati allo studio dell’autore di “Seminario sulla gioventù”, il critico vicentino sviluppa qui quella che considera “innanzitutto una dichiarazione di appassionato amore rivolta all’opera letteraria di Busi”: classifica, descrive e analizza uno a uno i romanzi, i libri di viaggio, i manuali per una perfetta umanità, la sceneggiatura, il testo teatrale e tutti i restanti titoli di uno scrittore di sorprendente varietà e originalità.
Il libro si articola in due sezioni: la prima dedicata appunto all’opera letteraria e la seconda all’Aldo Busi privato. Qui il lettore potrà godersi, tra le altre cose, un autoritratto esilarante e la ricostruzione di alcune clamorose vicende giudiziarie (tra cui il famoso processo per oscenità subito a Trento nel 1989) le quali – assicura Cavalli – “un domani saranno lette con la stessa ironia con cui oggi riconsideriamo i processi per oscenità intentati a Flaubert, Baudelaire e Lawrence”. Inoltre potrà leggere alcuni interventi pubblici di Busi su argomenti di attualità politica e di costume e, soprattutto, un buon numero di lettere private da lui indirizzate a personalità pubbliche, amici e conoscenti – tutti documenti rigorosamente inediti.
“Non è mai stata mia intenzione realizzare una monografia nel senso tradizionale della parola, per cui avrei avuto bisogno di un disincanto critico impossibile da attingere al momento, almeno per quanto mi concerne” spiega Cavalli mentre scorre le bozze del testo.
“Di ciò non mi rammarico, anzi” sottolinea. “Diversamente avrei prodotto un’opera magari adamantina ma per critici letterari, e forse intelligibile solo da loro. Così invece ne è venuto fuori un libro dall’impianto inconsueto, che ha la stranezza e l’originalità dell’opera a cui è dedicato, pur senza esserne un’appendice encomiastica; un libro che parla a tutti e a tutti accessibile, inclusi i detrattori di Busi e la moltitudine di persone che sostengono di conoscerlo pur non avendo mai letto un suo romanzo”.
Insomma, il suo “non è un semplice invito alla lettura di Busi. Intanto è un libro che inchioda alle sue omissioni, reticenze e viltà l’opinione pubblica italiana e la critica accademica, fin
qui cieche e sorde di fronte alla produzione letteraria di Busi e in compenso attentissime a pronunciarsi sulle stravaganze del personaggio pubblico. Poi è un libro che ne ridimensiona proprio la figura pubblica, proponendo di essa una interpretazione (visto che pare non si possa evitare di darne comunque una) alla luce del suo essere scrittore e soprattutto romanziere”.

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26 Commenti

  1. non pare proprio che busi non abbia avuto attenzione dalla critica. anzi. si sono fidati tutti di lui quando ha detto che è il più grande scrittore vivente. a me pare sia il più grande markettaro vivente. per far parlare di lui farebbe qualsiasi cosa. bella l’immagine di lui che prende a calci nel culo un povero pensionato che aveva avuto il solo torto di dirgli in faccia quello che pensava. per non parlare dei suoi libri in cui si piange addosso per la sua infanzia infelice e la sua omosessaulità contorta. sic. se questo è un romanziere… beccatevelo!

  2. Era “contorta” la sessualità di Pasolini o Testori, non certamente quella (“liberata”) di Busi. Scopro ora che va in tv (ed è gravissimo). Sull’opportunità di una “biografia”… Anna Maria Ortese (recensita pochissimo) esordiente nel 1937 ha aspettato il 2002 per una biografia – saggio critico (l’unica!) di Luca Clerici. I critici, i giornalisti, i letterati hanno famiglia…

  3. Per non parlare del culto, isterico e sguaiato, come ogni culto, laico o religioso che sia, di quei poveracci che si sono avventati su Tondelli.

  4. ecco, C.V.D.
    la parte compulsiva dell’esibizionismo adombra il talento, e gli spettatori vedranno prima questo che l’aspetto narrativo.
    peccato.

  5. … ‘Seminario sulla gioventù’ è un libro straordinario, Busi – checché se ne dica – è uno scrittore di polso… avercene di scrittori così, per i quali scrivere è un po’ come toreare… voi preferite i giochini intellettuali, le vuotaggini, gli espressionismi, le contaminazioni di genere? Benissimo, io preferisco Busi, e sono pronto a scommettere che tra trent’anni nessuno si prenderà più la briga di leggere gli ex cannibali o Baricco e nemmeno gli anti-restaurativi, per non parlare di certi numi tutelari, un tempo potentissimi, che già oggi mostrano tutti i segni dell’età (Calvino, Sciascia, Moravia). Invece Busi sopravvivrà. Busi resterà.

  6. esattamente come te, taghemusha, farebbe qualsiasi cosa per avere successo (che di fatto ha meritatamente avuto) esattamente come te
    che invece il successo te lo sogni tutte le notti (e una volta tanto la giustizia esiste)

  7. non sono il più titolato per dirlo, ma se lo si legge, lo si può scoprire. e anche, forse, comprenderlo.mi sembra persona che se ne frega di convenzioni e conformismi. se lo si guarda soltanto in televisione; beh, in tal caso, ogni crititca è plausibile e anche meritata. manca però della sostanza.

  8. Di Busi non ho letto nulla, tranne, a metà, un racconto su una rivista letteraria che mi capitò tra le mani.
    Restai colpito dalla qualità della scrittura, ma per il resto non ne so nulla e mi riprometto di affrontarlo.
    Invece l’ho visto spesso in tv e spesso sono rimasto imbarazzato per lui, anche se sempre con lui emotivamente solidale: le sue provocazioni – qualora l’intento sia provocatorio, e non ne sono sicuro – non funzionano, non servono e mi restano incomprensibili.
    Forse possono spiegarsi solo col fatto che viene pagato per farle, ma la tv se lo sta mangiando.
    Mi piace invece il Busi laico, anticattolico, che si scontra e dibatte con avversari orrendi nelle sentine televisive più marce e invereconde, senza alcuna paura di restarne contaminato.
    Insomma quello che colpisce nel personaggio televisivo Busi è la sua certezza nella propria non-scalfibile integrità di fondo, non ostante le dure prove a cui la sottopone.
    Non mi piace, mi fa storcere il naso, non dovrebbe comportarsi così, non ne capisco il motivo: eppure lo stimo e sono dalla sua parte, magari vergognandomi un po’ per lui.
    Ma forse è questo il suo gioco/scopo.
    Forse è pura auto-distruzione.

  9. Io non mi perdo mai i suoi fantastici balletti da Amici, sabato ore 16. Invece quando parla di libri è pedantino. L’incipit di Seminario sulla gioventù è forte. Bello anche Vita standard di un venditore di collant. Sodomie in corpo 11 è il mio preferito. Ma ho trovato ammorbanti e inutilmente intorcinati tutti gli altri. Madre Asdrubala, per es. era un’irritante sfoggio di bravura tecnica ma noiosissima. Aggiungo però che con me è stato un signore. Ha risposto subito e con sincerità quando gli ho mandato un mio testo con tre righe scritte con inchiostro rosso.

  10. “Suicidi dovuti” l’ho trovato bellissimo,
    davvero un grande libro, potente, commovente, straziante, serio, variegato, profondo.
    Un vero esempio.
    Non m’importa se Busi fa il pagliaccio clown vanesio,
    se lo può permettere,
    lui almeno scherza con sè stesso
    ne ha consapevolezza
    ed ha frecce al suo arco.

    MarioB.

  11. @tashtego. hai letto solo mezzo racconto di busi ma ti ha colpito – spero non ti abbia fatto male – la qualità della scrittura. sic. e ti riprometti di affrontarlo – ma ci hai pensato bene? vedi di non affaticarti troppo. io mi chiedo perché, oh tashtego, invece di scrivere su un blog letterario non ti abboni alla gazzetta dello sport?

  12. admano disse a dio:
    “sono triste, mi manca una cosa, rosa , morbida, da accarezzare”
    dio inventò la donna.
    “ma NOOOOO, io volevo la gazzetta dello SPORT”

  13. in realtà, tashego è solo uno dei tanti che scrivono scrivono ma non leggono non leggono. l’italia ne è piena. è una mania della nazione. non solo indiana. lo si capisce gironzolando proprio tra i blog letterari. di tutto si parla fuorchè di libri. e se si parla di libri si parla dei soliti libri e dei soliti scrittori. quelli che soparavviveranno alla loro morte. busi, per esempio. ma è ancora vivo? a vederlo in tivvù, sempre incazzato e con quel ghigno che dio gli ha regalato, non si direbbe. piuttosto mi pare ibernato. pensa ancora che la rissa paghi anche se i suoi libri no li legge più nessuno. che noia!

  14. Dovrei leggere il saggio di Cavalli ma ricordo che quando uscì Suicidi dovuti, per esempio, ebbe solo un paio di recensioni (il Giornale e Il Manifesto), benché fosse un romanzo straordinario come quasi tutti i romanzi di Busi, dal Seminario sulla gioventù (l’incipit sopraccitato è “Che cosa resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, nemmeno una reminiscenza”) alla Vita Standard di un venditore di collant a Sodomie in corpo 11 fino a Vendita Galline km 2, per citare solo i primi. Come dimostrano i commenti qui sopra, non si riesce a fare a meno di parlare di Busi in quanto personaggio televisivo. Ha ragione taghemusha quando scrive che tutti parlano senza leggere, ma lui sembra il primo a farlo diffondendo pseudo notizie (tipo quella del pensionato preso a calci… l’avrà letta sul Messaggero di Sant’Antonio) dettate da un livore insensato e ingiustificato se si dibatte di uno scrittore. Gli scrittori vanno ponderati sulla base di quello che scrivono, non su come sfruttano il mezzo televisivo per fare conoscere il proprio nome e vendere più libri. Potrà apparire patetico o divertente oggi Busi con i capelli bianchi che balla dalla de Filippi; fu grandioso quasi 10 anni fa, invitato dal marito della de Filippi a “1 contro tutti”, quando sparse tra sé e i critici in platea le decine di copie di libri che aveva scritto. oggi come allora non fa che promozione, e non ci trovo niente di sbagliato. specie se nel frattempo continua a scrivere (e a vendere assai, peccato per preti e per taghemusha)

  15. @l simpatico taghemusha.
    è bello quello che dici, originale, piacevole, necessario.
    sopra tutto opportuno.
    non appena mi convinco di essere stato ingiusto nel dire che NI è inzuppata di forma mentis liceale, salta su subito uno a formulare la proposizione fatidica, quella che svela più che altro la natura di chi la dice, una sorta di suprema irrimediabile autocertificazione di stupidità basica, cioè triste e risentita: io so, tu non sai.
    statt’ buon’

  16. caro tashtego non hai ancora capito che il taghemUsha è uno scrittore invidioso? hai letto bene, sì, è uno scrittore che sta schiattando d’invidia, per busi innanzitutto perché come scrive certe volte lui non lo fa nessuno,
    uno scrittore il taghemusha, gne gne

  17. Sono il fratello di Rosa D’Amico – quella di “Busi chi, la Lecciso delle patrie lettere?” e sì, avete indovinato.Taghemushia è uno scrittore invidioso.Il più invidioso del mondo.Io lo conosco bene perchè è il fidanzato di mia sprella Rosa e la costringe a scrivere lettere contro Busi, che come tutti sanno è il più grande scrittore vivente e chi non la penza così è solo per invidia o perchè come Tashtego non l’ha ancora letto – ma appena ce la fa e lo legge lo pensa anche lui che non è possibile pensare altrimenti.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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