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fusione di terza fase / giulio marzaioli

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FUSIONE DI TERZA FASE di Giulio Marzaioli.

Il progetto in fasi nasce con Moduli di prima fase (La Camera Verde, collana ‘felix’), prosegue con Voci di seconda fase (Arcipelago, collana ‘ChapBook’) e, in terza fase, con una fusione di moduli e voci.
Sui testi di prima e seconda fase, grazie all’intervento di Gaia Rinaldelli, sono state compiute analisi di linguistica computazionale. Attraverso l’elaborazione dei dati ottenuti si è ricavata una partitura verbale che viene sottratta alla lettura per andare a costituire il tessuto sonoro del terzo atto.
All’ascolto e alla visione è quindi offerta questa ulteriore tappa del percorso che, con la collaborazione di Michele Zaffarano, viene affidata al film Fusione di terza fase:

www.fusionediterzafase.it

Il nome giusto

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di Gianni Biondillo

Sergio Garufi, Il nome giusto, Ponte alle grazie, 234 pag.

Per alcuni autori la vita vince sulla scrittura, per altri la scrittura la sbaraglia. Non esiste vita se non attraverso i libri, non esiste esperienza se non condizionata dall’arte. Sergio Garufi sembra appartenere a questa categoria. La mediazione artistica, la citazione dotta, l’ammicco letterario, il rimando implicito, non devono però sembrare uno scudo per difendersi dalla vita; non sono una corazza che esclude il principio di realtà, semmai appaiono come una seconda pelle perfettamente aderente all’autore che amplifica la percezione emotiva del mondo.

Milano brucia

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di Giuseppe Catozzella

Un santo, doveva essere un santo, forse un barbone o al massimo davvero un angelo poteva essere l’uomo che stava sul tetto della palestra, del centro sportivo mentre bruciava tutto il piano sotto di lui, devono avergli cominciato a scottare anche le piante dei piedi a un certo punto dato che poi si è visto che era scalzo, ma non ha smesso un secondo di gridare da là sopra, mentre tutto era avvolto dalle fiamme “Siete pazzi! Siete tutti pazzi, figli di Dio!”, neanche mentre veniva braccato alle spalle da due poliziotti, tirato verso il pavimento, che poi era la copertura di tutta la struttura, “Siete pazzi! Siete i pazzi figli di Dio!”, braccato come un angelo un attimo prima dello spicco del volo, mentre della palestra rimanevano esposti soltanto i pilastri d’acciaio, lo scheletro artritico, e il fumo nero avvolgeva tutto e saliva denso verso il cielo.

NON VACCINATI. Viaggio in Calabria fra i migranti delle grandi opere

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[ Foto di Simona Baldanzi ]

di ⇨ Simona Baldanzi

E sognavo di partire
di trovarmi in un bel posto
per poter riaprire
quel cassetto ormai nascosto
Ma non ho più la mia città,
Gerardina Trovato

Questo è un racconto sulla festa dei minatori di Pagliarelle, in provincia di Crotone. Natalia, Marzia e Stefano sono miei compagni di università che hanno seguito le vicende dei lavoratori dei cantieri in Mugello e che vennero con me in Calabria nell’agosto 2006. ⇨ Pietro Mirabelli a quel tempo era minatore lancista per Cavet, Rls e Rsu del cantiere il Carlone in Mugello.

Omaggio a Mandel’stam 1891-1938

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di Carlo Cuppini

 

ci tagliano lembi di pelle sul torace
due strisce a forma di bretelle come fanno ai Ceceni
estraggono tasselli di carne per infilarci fagioli
scrivono editti di morte intrecciando i capelli di lei

nel vuoto il silenzio la stanza la salma dell’ornitorinco
il mostro conta i minuti inchiodato ai bracci dell’attesa
gli ficcano voci lusinghe minacce nelle orecchie pelose
puntellato agli antipodi sembra resistere e per un istante ricordare il nome

col mitra si fanno buchi perfetti nel formaggio
a riempirli di sangue ci ha pensato il poeta
andando per tutta la Russia a gridare io sono il poeta
e la neve continuava a cadere su ciò che non c’era

 

Il telefono dell’incendiario

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di Giacomo Sartori

Oggi su Repubblica è riportata l’intercettazione di una comunicazione di un “globetrotter della violenza” (così il titolo) presente in Piazza San Giovanni, intercettazione nella quale il giovane chiama l’amico rimasto al paesello (nel corso dei fatti stessi, e quindi più che a caldo), per metterlo al corrente delle prodezze alle quali sta partecipando. “Ma come, era già sotto ascolto, prima ancora di commettere il fatto?” si chiede il lettore. Poi arriva la spiegazione, anche se pochissimo convincente: essendo il ragazzo consumatore di spinelli, è incappato in una normale indagine per droga. “Che colpo di fortuna hanno avuto!”, pensa il lettore. Al giornalista non sembra passare per il capo un’altra ben più verosimile ipotesi, e che cioè che il ragazzo fosse già tenuto sott’occhio. Nel qual caso ci sarebbero

Come e perché nell’ultimo paragrafo si capisce quanto Cuore Di Tenebra sia molto molto meglio di Carnage

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di Giuseppe Zucco

Uscendo dal cinema – prima bisbigliandolo nel buio della sala, poi balbettandolo nel mite frizzare dell’aria ottobrina su viale Giulio Cesare, quindi sfiatandolo convinta mentre fa retromarcia per disincagliarsi dal parcheggio a lisca di pesce, semmai i pesci potessero contenere una lisca lunga un centinaio di metri – Valentina dice che Roman Polanski deve aver ideato il suo ultimo film, Carnage, tra lo stridore materiale e psichico del carcere dove fu rinchiuso in seguito alla vecchia triste storia che lo rincorre da tempo: l’accusa di violenza sessuale con l’ausilio di sostanze stupefacenti ai danni di una tredicenne.

Basilicata Post to Post

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Allora, ça y est, stiamo per lasciare Matera. Eravamo venuti (self carrying, due macchine da Roma) per questo. e scriveremo su questa esperienza. TQ, certo, noi, (ma anche voi, essi) siamo intervenuti portando due documenti importanti, secondo noi. Uno sul self-publishing e pseudo-editoria, e un altro sul disegno di legge sulla promozione della lettura a cura del Forum del libro che sarà reso pubblico tra qualche giorno. Abbiamo realizzato inoltre come TQ due percorsi “letterari” durante questa due-giorni. Venerdì abbiamo proposto una maratona letteraria conclusasi con un omaggio a Vito Riviello (Rolling book ovvero non esiste la parità tra i sassi) e sabato, con la collaborazione della casa editrice il Narratore un itinerario tra i Sassi animato dalle voci dei classici della letteratura.

Su Giuliano Mesa

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Poesie 1973-2008, La Camera Verde 2010, pp. 424, € 38,00.

Daniele Claudi

«[invece non c’è parola o suono / che si salvi dalla vanità, è tutto / un fumo di varianti, di ripetizioni. // invece le cose accadono e, / a pensarlo con una certa disperazione, / scovata in una pausa di peristalsi, / in un attimo di sordità, / la vita da vivere, poi, si fa più breve]». Ecco, l’esperienza poetica di Giuliano Mesa (1957-2011), ora disponibile in questo volume dalla copertina così silenziosa (semplicemente bianca con le scritte, come è in uso dall’editore) ha – au contraire – tutto il sapore di una vittoria… Di una vittoria e di un paradosso, se davvero il poeta ha avuto ragione del corpo a corpo con la lingua per costringerla a parlare dal vuoto.

DIRITTI NEGATI

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di Tiziano Soresina

Il questore di Reggio ha già detto no alla richiesta
Il matrimonio gay non è valido in Italia, ma da ieri sul tavolo del giudice civile di Reggio Emilia Domenica Sabrina Tanasi c’è un ricorso per ottenere un permesso di soggiorno come familiare di cittadino comunitario che, indirettamente, potrebbe aprire un varco anche nel nostro Paese alle nozze fra omosessuali.
Un caso-pilota maturato a Reggio, perché è reggiano il libero professionista 42enne che per lavoro si è recato tempo fa in Spagna, dove si è innamorato di un più giovane uruguaiano (30 anni), poi sposato nel marzo 2010 a Palma di Maiorca. Ora, però, la coppia si trova a Reggio e lo straniero ha chiesto il permesso di soggiorno, facendo riferimento al decreto legislativo n 30 del 2007 (in attuazione di una precisa direttiva comunitaria) che prevede “il diritto dei cittadini dell’Unione europea e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente sul territorio degli Stati membri”. La richiesta è stata, per ora, respinta dal questore Domenico Savi.

POTERE DI MORTE

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di Antonio Sparzani


Mi vien sempre da dire non ho parole in queste occasioni, eppure bisogna farsi forza e stare attenti, le parole ci sono e vanno scelte con cura, malgrado l’onda dell’emozione degli avvenimenti. Mi riferisco alla cattura e all’uccisione di Mu’ammar al-Qadhdhāfī avvenuta ieri. Mi vengono in mente subito altri strazi che hanno invaso le nostre vite e i nostri giornali altri episodi di quella ferina disumanità cui ci stiamo pericolosamente abituando. Ma poi perché dico disumanità? Questa è piena e conclamata umanità, cari e non cari esseri umani tutti consanguinei miei, quella che proviene dagli abissi delle antiche vicende, di cui non sappiamo che brandelli, quella che evoca Anita Seppilli quando scrive «e noi crediamo di vivere nell’oggi: ma l’oggi è nulla, o quasi nulla di fronte alla potenza di un remotissimo passato, che ci attanaglia e domina i nostri pensieri» quella ancora intrisa della ferocia che proviene direttamente ‒ ed etimologicamente ‒ dal nostro lontano, ma non poi così tanto, passato di fiere.

Vocabolario

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H
La H è il simbolo degli ospedali,
ma gli ospedali stanno sparendo dai paesi.

di Franco Arminio

[Ci sono parole che incastrate una dentro l’altra, o a mezzo, fanno intendere sempre che il sud degli altri è anche tuo. Ci sono frasi che una dietro l’altra, o avanti, rimandano una immagine nella quale è impossibile non riconoscere un particolare, o riconoscersi, semplicemente. Terracarne di Franco Arminio (Mondadori, 2011) è un caleidoscopio di sud e di particolari. Perché il sud è particolare e perché molti particolari, minuzie, scarti, aberrazioni visive sono a sud, dove le cose possono giacere non viste per anni e dunque marcire, disseccarsi, ma pure fiorire. Vocabolario è uno dei pannelli di cui si compone Terracarne che è un libro nel quale i particolari fioriscono sempre, almeno per me. Questo è il giardino. (cv)]

Appennino
L’Italia ha una lunghissima colonna dorsale che sta perdendo poco a poco la sua linfa. La gente sceglie di abitare nelle città e, quando sceglie i paesi, ha sempre cura che siano comodi e pianeggianti. Nessuno vuole stare nei luoghi più impervi, quelli dove gli inverni sono lunghi e non passa nessuno. L’Appennino è l’Italia che avevamo e che rischiamo di perdere per sempre. La gente ci ha vissuto per millenni consumando quel poco che bastava a sostentarsi. Penso all’Appennino come alla vera cassaforte dei paesi, una cassaforte piena di monete fuoricorso. Ci sono zone in cui il paesaggio è ancora incontaminato ed è come deve essere: solitario e sprecato. Cosa augurarsi per queste terre? Più che chiedere politiche d’incentivazione, verrebbe voglia di incentivare l’esodo, in maniera tale che tornino le selve, che la natura riassorba le folli smanie cementizie che non hanno edificato niente di bello e che non hanno portato reddito. Una nazione con un filo di montagne disposto in tutta la sua lunghezza dovrebbe ricordarsi più spesso di questa sua geografia. Io credo che sia arrivato il tempo di considerare l’Appennino come il luogo in cui si raccoglie la forza del passato e quella del nostro futuro. Dalla Liguria alla Calabria, adesso, è tutta una storia di frane e spopolamento, di vecchi dismessi e di scuole che chiudono, di paesi allungati, spezzati, deformati. È una storia che non esiste perché non fa notizia.

pop muzik (everybody talk about) #13

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El Cebo / Aavikko. 1997

nude singolarità

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Strada di Firenze di notte

di Vanni Santoni

Quella Lindsay, Giovanni l’aveva conosciuta passando attraverso la corte interna di Palazzo Strozzi, come fa sempre quando dalla piazza vuole andare in via Tornabuoni. Aveva visto uscire un tipo dal Gabinetto Viesseux e aveva pensato ma guarda te c’è ancora gente che va al Viesseux, che poi, chissà cosa c’è in questo famoso Viesseux, così era entrato a sua volta e lì spaesata l’aveva vista, indecisa se studiare davvero o raccogliere i libri dal tavolo e andarsene, come incerta se quella in cui si trovava fosse effettivamente una biblioteca pubblica. Aveva notato la borsa sportiva, i capelli scuri ancora vagamente umidi, post-doccia, post-palestra, i jeans rivoltati sul girovita, testimonianza di una recente perdita di peso, il viso androgino ma bello, aveva attaccato discorso, l’aveva portata fuori, ovvero di nuovo lì nella corte del palazzo, messo in atto un paio di routine ben collaudate, condite da tre palle sulla mostra in corso, mostra di cui, va da sé, non sapeva nulla, e fissato per qualche sera più in là. Per stasera.
Lei gli ha chiesto di vedersi in un circolo, c’è una mostra di fotografia gli ha scritto nel messaggio, buon segno pensa Giovanni, vuole dare una prova di valore e avere spunti di conversazione, e infatti la trova bendisposta e radiosa, secondo la sua personale scala dove la disposizione di un bersaglio è sull’ascisse

Inganni e autoinganni nell’Italia d’oggidì

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(una lettura di “Catastrofi d’assestamento” – Zona, 2011 – racconti di Giorgio Mascitelli)

di Sergio La Chiusa

“Come contemplo io questo spettacolo? Io che sono schivo e un po’ schifato, cioè sono schivato” si chiede il protagonista-narratore di “Traversata della città in festa (scemo di guerra)”, mentre osserva la massa chiassosa che anima il palazzetto dello sport, i cappellini tutti uguali, le riproduzioni in cartone di enormi mani colorate che si muovono sugli spalti, i “portaordini che passano parola dicendo la ola fate la ola”, i corpi che si scalmanano sulla pista secondo i comandi di un disc jockey, una di quelle “creature della notte spesso latrici di una grammatica biascicata e nominale”.

QUESTA SERA NAZIONE INDIANA A DEDALUS

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di Antonio Sparzani
ricordo a tutti i nostro lettori che si trovano nell’area milanese che, nell’ambito del ciclo di presentazioni annunciato qui, questa sera, giovedì 20 ottobre, presso l’archivio Dedalus, via Pietro Custodi 18, Milano, alle 18.30, sarà la volta della presentazione di Nazione Indiana. Parteciperanno Franco Buffoni e Marco Rovelli che leggeranno estratti della loro produzione poetica e Antonio Sparzani che presenterà la collana Murene che è arrivata da pochi giorni a concludere il suo primo ciclo di pubblicazioni 2010-2011. Accorrete numerosi!

La violenza che è in noi

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di Giacomo Sartori

Ci risiamo. Purtroppo ci risiamo. Di nuovo la violenza. Di nuovo la prospettiva di una spirale di violenza. C’erano segnali da diverso tempo, per chi avesse le orecchie fini, per chi abbia vissuto gli anni settanta e ricordi molti episodi artigianali e per certi versi patetici, a volte anche buffi, che hanno inaugurato la stagione del terrorismo. Ripeto, anche nella nostra regione. Sì, anche nella nostra regione. Allora come adesso. Ma adesso la cosa è sotto gli occhi di tutti.

Alla violenza si intende rispondere con la violenza. Inasprendo le leggi. Fingendo che i fatti di Roma non si sarebbero potuti evitare con le leggi attuali (sono anni, faccio un esempio, che le manifestazioni a Parigi sono protette dalla polizia, strada per strada, minuto per minuto, dalle frange violente, nel loro caso per lo più apolitiche). Mettendo in prigione, punendo con pene esemplari. È una risposta molto facile, e sciocca. Non ha funzionato allora, non funzionerà adesso. Provocherà anzi un’ulteriore radicalizzazione dei gruppi che adesso sono attratti dalla violenza (ripeto, ancora in maniera germinale e tutto sommato

Impudenza, demenza del ricordare

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di Davide Racca

La terza Murena: Miguel Torga

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di Antonio Sparzani

Guardate e dite se non è di grande bellezza questa murena, sobria, bei colori, proporzioni perfette, radicata nella sua terra . . .
come, direte voi, radicata nella sua terra, una murena abita i fondali marini, è anzi un animale schivo che predilige gli anfratti rocciosi quando non si lancia nella caccia; ma no, non avete capito, non parlavo del pesce ‒ che però è bello la sua parte, Muræna helena lo battezzò Linneo nel 1758 (perdonalo cara Janeczek!) ‒ parlavo della nostra Murena, la terza, dopo il Rodefer e lo Schulze, che finalmente è venuta alla luce, linda e profumata come e più delle altre, sempre con la cura grafica inimitabile di Mattia Paganelli. Certo se volete vederla in copertina dovete cliccare qui sotto “leggi il seguito” e se soprattutto volete assolutamente possederla — e così sarà appena avrete finito di leggere qua — basta che vi abboniate (ad esempio qui dal colonnino di destra), così che riceverete in blocco anche le prime due; a meno che s’intende, non siate già abbonati e allora la state ricevendo, beate e beati, in questi giorni.
Il titolo del libro è L’universale è il locale meno i muri ed è davvero un titolo ben scelto, perché rivelatore dell’anima dello scritto.

ZANZOTTO

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di Franco Buffoni

data l’eccezionalità dell’evento e l’emozione che provo, vengo meno alle regole di buona educazione indiana.

NESSUN DIRITTO E’ RISERVATO

MAGARI DA ME SI COPIASSE

TANTO QUANTO DAGLI ALTRI HO COPIATO

Andrea Zanzotto

 

Lo voglio ricordare in piena attività, capace di scandalizzarsi e di stizzirsi, come quando mi scrisse questa lettera, pubblicata su Testo a fronte n 22, I semestre 2000.

Andrea Zanzotto 1921-2011

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Andrea Zanzotto
(Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011)