di
Milena Prisco
Le squadre si stanno studiando. Abbiamo un possesso palla lento, ho la sensazione che si stiano muovendo in orizzontale, Maggio sulla destra mi sembra fermo, è troppo marcato e non riesce a muoversi senza palla. Riprendo a leggere il testo del contratto preliminare ad alta voce conducendo il gioco per l’ultima lettura delle settantasette pagine oltre allegati. Mi sembrano tutti assenti, ne ho sette di fronte mentre sulla mia panchina ce ne stiamo io e la mia praticante, gli altri in campagna o al mare o in montagna o allo Stadio ma di certo non qui: bastardi. Cercano di glissare, di tornare alla versione di ieri, della Clausola 1 quella delle definizioni, della partita a scacchi, quella che se fai cilecca anche fra dieci anni l’effetto si materializzerà davanti a un Tribunale anche se fosse dall’altra parte del mondo, anche se solo per una “s” finale di un sostantivo plurale in inglese persa nella fretta di una battuta in meno sulla tastiera ormai consumata. Attaccano in quattro come la Juve in questo momento: due sulle fasce e due al centro.












