Dall’11 febbraio 2011 torna in libreria I Diari di Rubha Hunish, pubblicato per la prima volta nel 2004 da Baldini e Castoldi e riproposto in versione aggiornata e accresciuta dalle Edizioni Galaad. Il libro, piuttosto anomalo per il panorama italiano, raccoglie esperienze di viaggi tra le Alpi, le Highlands Scozzesi, le Ande ed il Grande Nord, terra magnifica ed in estinzione, seguendo l’insegnamento per cui ogni viaggio è un momento sospeso: siamo sottratti nelle vite intorno che ci attraversano. Gli Inuit dicono che diventare sciamano significa diventare mezzo nascosto: metà umano, metà nel mondo degli spiriti, dove si osserva a lungo, prima di parlare. Succede anche a chiunque abbia viaggiato almeno una volta, con il pensiero-paesaggio terso nell’occhio, ancora prima di comprendere. Auguro a questo libro tutto il bene possibile.(f.m.)
10 aprile 2006. Iqaluit, Nunavut. Non sono invisibile.
Ci siamo diretti da Iqaluit verso Tar Inlet, dunque verso Est. Da lì abbiamo proseguito verso Sud-Est. La pista era chiara nella mente di Lootie: dovevamo sfociare sulle acque ghiacciate del fiume Qiarrullituuq (“il posto delle foche”, come lo chiama lui), una volta percorsi circa cinquanta chilometri.
E lì si aprì davanti a noi una visione sconvolgente e maestosa: niente può prepararti a questo dispiegamento di potenze bianche, le muraglie di ghiaccio create dalla marea sul Qiarrullituuq Inlet. Il nostro continuo è un zigzagare tra figure e profili impossibili, lastre di ghiaccio multicolore, fogli di vento divenuti neve e quindi il mare aperto – ancora ghiaccio solido – che diventa l’orizzonte, la strada aperta verso la Groenlandia.















