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Francesco Forlani

C’è un libro, Io non ci volevo venire qui, (ed. Del Vecchio) di Angelo Orlando Meloni di cui vorrei raccontarvi ma per poterlo fare ho bisogno di proporre le seguenti considerazioni preliminari.
Quando vedo una scena con Peter Sellers non riesco a trattenere le risate. Al contrario, quando mi è capitato di vedere Salemme in televisione, non solo non ridevo, ma mi sentivo anche un po’ pirla rispetto ai miei vicini che si scompisciavano nonostante conoscessero quelle battute a menadito. Non c’è niente da fare. Non si ride tutti delle stesse cose! La questione diventa ancora più complessa quando si varcano i confini e si scopre che la comicità, come la poesia, è spesso intraducibile, non esportabile da un paese all’altro. Non ricordo infatti nel mio lungo soggiorno francese di aver visto un solo film di Aldo, Giovanni e Giacomo nelle sale d’ oltralpe e ho realizato recentemente quanto un grande comico francese di nome Coluche sia assai poco conosciuto dalle nostre parti. Come è possibile allora inquadrare, canonicamente, una letteratura che si dica comica?


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