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Errorismo di Stato

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di

Sergio Bologna

Pietro Calogero, Carlo Fumian, Michele Sartori, Terrore rosso. Dall’autonomia al partito armato. Laterza, Bari 2010.
Nemmeno i negazionisti erano arrivati a tanto. Si erano limitati a dire che i campi di sterminio non erano mai esistiti, ma non si sono spinti a dire che gli ebrei avevano gasato i nazisti. I tre autori di questa nuova prova della miseria italiota vanno oltre il negazionismo. L’arresto di Toni Negri e di molti suoi compagni il 7 aprile 1979 è stato il primo atto di una persecuzione giudiziaria e di un linciaggio mediatico che non aveva precedenti nella storia d’Italia dal 1945 ad allora e non ha avuto eguali nei trent’anni successivi. Nel libro in questione Toni Negri appare invece come un criminale dal volto ancora sconosciuto, grazie alla “copertura” dei servizi di Stato deviati e golpisti. “Getti la maschera” continua a gridargli Calogero, “scopra finalmente il suo volto”, “esca dal suo nascondiglio”! E questo lo grida a un uomo bersagliato per mesi da titoli cubitali dei giornali come l’ispiratore di 17 omicidi (così recitava il primitivo mandato di cattura stilato da Calogero), a un uomo del quale sono stati gettati in pasto alla folla affetti personali e appunti sul notes, agende telefoniche e abitudini quotidiane. Toni Negri tra galera e domicili coatti si è fatto 11 anni. E qui viene definito come uno che lo Stato ha colpevolmente protetto.
Sono passati poco più di trent’anni da allora e trent’anni esatti dalla sconfitta della classe operaia Fiat dopo l’occupazione durata 35 giorni. Trent’anni lungo i quali tanti fili si sono spezzati, tante sequenze sono state interrotte, tranne una sola: l’umiliazione del lavoro. A leggere oggi certe testimonianze su come vengono trattati i giovani laureati negli stages, a scorrere le cronache sui 35 operai morti nelle pulizie delle cisterne, a navigare sui blog dove centinaia di giovani italiani raccontano d’essersene andati da un Paese per loro invivibile, viene da dire: “Sono stato di Potere Operaio e ne sono orgoglioso”.

Sakineh sì e Teresa no?

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di Antonio Sparzani

Sulla legittimità e sulla giustezza della mobilitazione in favore della cittadina iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani non credo alcuno abbia dubbi, non solo per la particolare crudeltà della tecnica di assassinio di stato, la lapidazione, ancorché ora apparentemente cambiata in impiccagione, ma, e a mio parere soprattutto, per l’assurdità e la violenza della pratica e della teoria della pena di morte, nella quale uno stato si arroga un diritto che, sempre a mio parere, non ha mai e in nessun caso. Sakineh è stata condannata da un tribunale del suo paese – sul quale purtroppo solo scarne notizie abbiamo ‒ per avere commesso crimini per i quali il diritto del suo paese prevede la pena di morte, ma è questo diritto che vogliamo mettere in discussione.

La mobilitazione in questo senso è stata però largamente sottolineata dai mezzi di comunicazione di massa, con tanto più gusto e speranza di condivisione in occidente a causa della cattiveria intrinseca dello Stato Iraniano, che non si sottomette facilmente ai consigli e soprattutto alle pretese degli stati forti e che quindi automaticamente acquista il rango di stato canaglia. Stato che, poi, vuole anche la tecnologia nucleare, inaudito,

Perché abbiamo scelto di fare i libri delle Murene

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di Jan Reister

Con l’uscita imminente del secondo volume della collana Murene edita da Nazione Indiana, ci è stato chiesto da più parti di raccontare questo progetto e di fornire più dettagli, anche economici. Lo facciamo qui, per trasparenza e per rispetto verso i lettori.

Avventure 6 – Medioevo

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di Giacomo Sartori

Adesso suo padre scompariva anche tutti i pomeriggi. L’anziana con il viso butterato ma ancora piacente transitava sul bagnasciuga senza guardare nella loro direzione e scivolava con il suo passo ostentatamente allenato verso il promontorio. Lui dopo un po’ chiudeva il Corriere della Sera, e con una faccia da persona che non sa bene quello che farà si avviava dalla stessa parte. Un po’ alla volta diventavano due puntini che si confondevano con gli arbusti delle duna, atomi di brezza marina. Poi lui riappariva come se niente fosse per cena, e mangiava con i gomiti alti e masticando con energia.

Togliere gli errata dalla storia (Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi)

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[Si pubblica la prima parte di un fondamentale contributo sulla coppia di cineasti Gianikian e Ricci Lucchi. Per chi non lo conoscesse, consiglio la visione di Dal Polo all’Equatore. DP]

di Rinaldo Censi

Theresienstadt è il nome di una località turistica, termale: una stazione climatica nella Boemia. Ma non è per questo motivo che un folto gruppo di ebrei lì sono stati deportati. Theresienstadt, dagli anni ’40, è stata trasformata in un ghetto.

Cominceremo da Theresienstadt e da Jacques Austerlitz. Austerlitz è un romanzo scritto da W.G. Sebald nel 2001. Jacques Austerlitz è un professore di architettura: studia le strutture concetrazionarie, i panopticon. Jacques Austerlitz è ebreo. Scopre di essere ebreo. Il libro è il lungo resoconto di un’emersione. Nel libro, si tratta dunque di ripercorrere il tempo perduto, di decifrare tracce, documenti, ricordi.

Austerlitz è un libro costruito furiosamente sul ricordo e sulla sua trasmissione, compresi i suoi punti lacunosi, obliati, anche con violenza. È un libro che definirei “geologico”, costruito a strati, spiraliforme simile a una vertigine.

Piccoli orsi polari crescono

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di Giuseppe Zucco

Sono io, ho venticinque anni, e la laurea cento dieci e lode in scienze della comunicazione con tanto di stretta di mano finale per la tesi sulla fenomenologia dei reality show non impedisce al ragazzo in maglietta sudata di continuare a scaricare davanti a me scatole e scatole di cartone sul pavimento di una casa di produzione televisiva milanese. Il ragazzo impila le scatole, le tira fuori dal furgoncino e viene ad accatastarle una sulle altre. Ed io guardo la geografia stropicciata della maglietta sudata del ragazzo, lo stato nazione della fatica che si espande sulle spalle, il tetris della muraglia di scatole allineate, ma ci ricavo niente, sebbene la tesi partisse da una citazione di Don DeLillo, un paio di righe sottolineate qualche mese prima sul romanzo Underworld: per capire il proprio tempo bisogna guardare i cartelloni pubblicitari e le scatole di fiammiferi, i marchi di fabbrica sui prodotti, i segni particolari sul corpo, il comportamento degli animali domestici. Le cose sotto il nostro naso.

Non avere paura, sono le mani di Dio. Storie di ordinaria pedofilia

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di Carmen Pellegrino

 

Quasi contemporaneamente alla visita di Ratzinger in Gran Bretagna e alle sue ammissioni sulla piaga della pedofilia nella Chiesa (“L’autorità della Chiesa non è stata sufficientemente vigilante, né sufficientemente veloce e decisa nel prendere le misure necessarie”), è uscito in Italia un libro che in maniera significativa contribuisce a rompere il muro della consegna del silenzio. Si tratta di Liberami dal male (edizioni Ad est dell’equatore, prefazione di R. Saviano), scritto senza artifici letterari da Mario Gelardi, già noto al grande pubblico come autore teatrale e regista (è suo l’adattamento teatrale di Gomorra).

Scrittori alfabeti mappe e storie avventurose

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Palermo, 28  29 30 settembre 2010

Scrittori alfabeti mappe e storie avventurose

a proposito di editoria critica e precariato intellettuale

Navigando a vista, tra polemiche, appiattimento e proposte, cerchiamo di tracciare un modello nuovo per l’editoria italiana, che sappia riconoscere il valore della bibliodiversità, del consumo critico (e intransigente) delle lettere, del lavoro degli indipendenti (editori e librai).

Incontri Proiezioni Discussioni

*martedì | 28/09/2010 | h. 20,30

Italia al bivio |Presentazione della rivista «Alfabeta2»

discussione tra Andrea Cortellessa, Gianfranco Marrone e Matteo Di Gesù – modera Titti De Simone

N’Zocché, associazione culturale (via Ettore Ximenes, 95, Palermo)

*mercoledì 29/09/2010 | h 20,00 (contributo 3 € a persona)

Senza scrittori | proiezione del film documentario di Andrea Cortellessa e Luca Archibugi (Rai Cinema, 2010)

Andrea Cortellessa discute con Beatrice Agnello, Giancarlo Alfano, Davide Dalmas, Domenico Scarpa e Matteo Di Gesù

Cinema Rouge et Noir (piazza Verdi, 82, Palermo | tel. 091 324651)

*giovedì 30/09/2010 | h 18,30

Scritture e luoghi della critica letteraria |due presentazioni incrociate: Giancarlo Alfano, Paesaggi, mappe, tracciati, Liguori e Domenico Scarpa, Storie avventurose di libri necessari, Gaffi Ed.

Giancarlo Alfano, Domenico Scarpa – modera Salvo Spiteri con Fabrizio Piazza

Libreria Modusvivendi (via Quintino Sella, 79, Palermo | tel. 091 323493)

Organizzazione: N’Zocché, associazione culturale via Ettore Ximenes 95 – nzocchee@gmail.com | Gli Amici di Oblomov, associazione culturale, blogomov.blogspot.com | Libreria Modusvivendi, via Quintino Sella 79 – tel. 091323493, info@modusvivendi.pa.it e :duepunti edizioni via Siracusa 35 –  tel. 091 73 00553, info@duepuntiedizioni.it.it

Chi ha paura delle formule #3: irragionevole efficacia?

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di Antonio Sparzani


Ma dunque, ci si chiedeva qui, perché mai la matematica funziona? In altri termini: perché la matematica è utile a descrivere la realtà? Come mai la matematica, tipico frutto di un organo interno di Homo Sapiens, il cervello, è utile a descrivere, spesso con grande successo, la realtà esterna?

Naturalmente è una domanda che si sono posti in molti, sia dentro che fuori lo stretto ambito dei “cultori della materia”. Voi direte che c’è almeno un livello elementare nel quale è ovvio che funzioni; prendiamo il contare, ad esempio: è un’operazione che sembra estremamente aderente alla nostra esperienza quotidiana. Siamo in grado di mettere in fila degli oggetti e quindi di contarli, il che, provate a pensarci, vuol dire che siamo in grado anzitutto di separarli l’uno dall’altro: se gli oggetti fossero nuvole di fumi colorati

Chi racconta a Carpi

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Kaha Mohamed Aden | Giuliano Albarani | Niccolò Ammaniti | Alessandra Appiano | Alessandro Baricco | Emmanuele Bianco | Claudio Bigagli | Sara Borsarelli | Isabella Bossi Fedrigotti | Davide Bregola | Alessandra Burzacchini | Mihai Mircea Butcovan | Marco Buticchi | Antonio Capuano | Gabriella Caramore | Giacomo Cardaci | Stefano Cenci | Compagnia dell’asino che porta la croce | Guido Conti | Duccio Demetrio | Paolo Di Nita | Piero Dorfles | Gianfranco Draghi | Iaia Forte | Valentina Fortichiari | Chiara Frugoni | Don Andrea Gallo | Fabio Geda | Manuela Ghizzoni | Nicolò Gianelli | Tommaso Giartosio | Anais Ginori | Gipi (Gian Alfonso Pacinotti) | Paolo Golinelli | Mariangela Guandalini | Helena Janeczek | Antonella Lattanzi | Lia Levi | Rosetta Loy | Stefano Loria | Marzia Luppi | Maurizio Maggiani | Cristian Maksim | Marco Marchi | Emilio Marrese | Anca Martinas | Michela Marzano | Simone Massi | Andrea Menozzi | Paolo Migone | Elvira Mujcic | Susanna Nicchiarelli | Nadia Nicoletti | Padre Gutierrez | Fulvio Panzeri | Lorenzo Pavolini | Pia Pera | Antonio Prete | Bruno Quaranta | Rolando Ravello | Enrico Remmert | I sacchi di sabbia | Brunetto Salvarani | Lorenzo Scurati | Claudio Ughetti | Dario Voltolini | Yavanna | Zambra Mora |

CarpiDiem è una manifestastione a cura dell’Assessorato alle Politiche Culturali di Carpi, della Biblioteca Multimediale Arturo Loria di Carpi, di Anna Prandi, Davide Bregola e Guido Conti. Il programma completo si trova qui.

Absolute [Young] Poetry 2010 – Cantieri Internazionali di Poesia

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quinta edizione,
29 settembre – 2 ottobre

Monfalcone –
Teatro Comunale / Centro di Aggregazione Giovanile / Palazzetto Veneto

Direzione artistica:
Lello Voce

Collaborazione artistica e scientifica:
Luigi Nacci e Gianmaria Nerli

PROGRAMMA
mercoledì 29 settembre – Absolute [Young] Anteprima

Palazzetto Veneto, ore 11.00
Quale dialetto per i giovani?
Le lingue e i dialetti nelle parlate giovanili

Tavola rotonda in collaborazione con l’iniziativa di Zanichelli “Le parole in via di scomparsa

Michele Perriera: l’interferenza necessaria

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di Nevio Gambula

Ho conosciuto Michele Perriera per caso, quando mi venne in mano, in una bancarella di remainders, il secondo volume del suo Teatro (Flaccovio Editore, 1978-1982). Restai folgorato dalla lettura delle didascalie di Morte per vanto, una riscrittura del Faust di Marlowe: erano delle vere e proprie partiture, che non solo indicavano una precisa scansione dei gesti e delle intonazioni, ma esponevano un’idea precisa del lavoro dell’attore. Fu una scoperta eccezionale. Avevo appena terminato la scuola d’arte drammatica, dove si erano peritati d’insegnarmi che l’attore doveva, al fine di “abbracciare” lo spettatore, correggere i difetti, i toni sgarbati, le voci sgradevoli, e ciò per approdare a una “bella dizione” spiccatamente televisiva, dunque tranquillizzante e consolante; da Michele Perriera imparavo che la recitazione poteva ricorrere ai toni dell’invettiva, della ritmica scomposta, della parola lacerata: imparavo che l’abbraccio dell’attore può essere stritolante.

Uguaglianza for dummies

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di Christian Raimo

Mentre Berlusconi nella sua maschera di lifting e biacca che gli riduce gli occhi a due fessure e lo fa assomigliare sempre di più a una parodia di un imperatore del terzo secolo dopo Cristo, a un trimalcione sessuomane, a un fratello vecchio di Lele Mora, a Jabba the Hutt di Star Wars, va alle feste dei giovani e dice: “Diffidate da coloro che non vi fanno ridere” (i leader di sinistra), raccontando una barzelletta su Hitler redivivo che ci lasciava gelidi già vent’anni fa, la prima volta che l’abbiamo sentita; mentre sul suo settimanale di famiglia Chi tra agosto e settembre, sono usciti due profili agiografici di Piersilvio e Marina, ossia di quelli che sembrano davvero (in nome di una dawkinsiana conservazione del gene egoista) i futuri candidati premier del Pdl, corredati da foto a petto nudo e – notare bene – un paio di schede del papirologo Aristide Malnati che così commentava le immagini dei corpi palestrati: “Selvaggia bellezza a cavallo di una tecnologica moto d’acqua tra le acque cristalline di Bermuda ricorda Galatea, la più bella fra le Nereidi, dalla pelle bianco latte” (Marina) e “Il suo fisico da atleta ricorda Achille, il famoso eroe greco, un semidio invidiato dagli umani e temuto dagli dei. A capo del popolo dei mirmidoni, si distinse per imprese epiche, che culminarono con il trionfo sul rivale Ettore a Troia” (Piersilvio); mentre all’interno del patto di sindacato del Corriere della Sera acquista sempre più potere il padrone di cliniche filo-berlusconiano Giuseppe Rotelli, e ogni tanto sulle pagine del Corsera si possono trovare interviste come quella a Marina Berlusconi del 10 settembre che si scaglia contro gli eroismi a tassametro (di Vito Mancuso) e rivendica un ruolo per sé da manager che sta salvando l’Italia; mentre insomma pare sempre di più che gli ultimi fuochi di questo reame di tycoon de’ noantri non saranno gli ultimi, cosa fa la sinistra? Scrive documenti.

Alfa Zeta: d come donne

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Nuova puntata di Alfa Zeta per Alfabeta2.
qui, le puntate precedenti.

NON POSSUMUS

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di Michele Martelli
dal capitolo conclusivo di Italy, Vatican State, Fazi Editore

In occasione della proposta di legge Bindi-Pollastrini sui Dico, i cosiddetti Pacs all’italiana, nell’editoriale di Avvenire del 6 febbraio 2007 firmato «Av», attribuibile quindi all’allora direttore Dino Boffo, veniva riesumata la vecchia formula ottocentesca del «non possumus», «non possiamo», adottata dal papato di Pio IX nel 1871 per esprimere il rifiuto a riconoscere il neonato Stato unitario d’Italia. Boffo in realtà così anticipava il succo della Nota della Cei di Bagnasco, che nel marzo 2007 avrebbe chiamato i politici cattolici all’«impegno» di dissociarsi dai Dico, negando loro la facoltà di appellarsi al principio conciliare della «libertà di coscienza» e dell’«autonomia dei laici in politica».
A commento della vicenda, proviamo a fare un rapido elenco dei non possumus dei laici.

Gli auto ritratti di Anna Maria Papi

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I giardini di Tamerlano
( hommage ai dandies oltre il giardino )
di
Anna Maria Papi

Se in quel giardino non ci fosse stato il pitosforo poteva sembrare una vigliaccata. Un esibizionismo. Ma con quella pianta rotonda di pitosforo accanto alla macchina—una fiat berlina della Hertz, bianchicchia—allora le tensioni si smorzarono.
Poveraccio, è pieno di complessi. Sai che ti dico,sarà bravo ma è un coglione. Il solito ebreo gigione, è più forte di loro. Ma lasciatelo fare, che ti frega? Se li mangia in macchina, Miranda, se gli portiamo gli spaghetti?
Miranda è inglese belloccia simpatica buffa e nostra amica da anni. Se lo è sposato, ci è abituata, a lei preme di stare con noi, da brava inglese non batte ciglio.”
Too many flys on his shoulder….as ever” dice.
Fino a sera, accanto al pitosforo rotondo, lui starà seduto in macchina, sempre zitto. Ha mangiato gli spaghetti, bevuto il vino. Forse ha fatto pipì dietro il pitosforo, quatto quatto. Nessuno se lo fila, ne abbiamo visti di tipi strani…..
Alla fine, lei decide di ripartire. Lui non si è mai mosso, non ha mai parlato. Amen.
E vabbè, ciao Miranda, torna presto, se volete restare a dormire….E se ne ripartono.
Lui è Peter Sellers. Che lì fermo a sedere, per ore, arroventato in macchina sul vialetto, è una presenza pesante, diciamo pure sgradevole. Perché se scendeva era lui, uno come tutti, uno più uno meno. Ma li dentro, chiuso nella macchina, lui fa la parte di qualcuno che noi non si sa chi sia e ci disturba non sapere che parte fa, ci disturba non capire…..e lui sa che ci disturba e così la parte gli viene meglio…D’altra parte, senza noi da scansare non gli veniva la parte…Be, abbiamo cooperato ad una produzione segreta di P.S., come social background in un asocial backstage. Hurrà!
Fortedeimarmi 1972 luglio

Era stato a Samarcanda nei giardini di Tamerlano per tre mesi a curarne le rose ammalate,il giardiniere privato della regina,

Da L’imboscata

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di Jacopo Masi

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(Riconoscimento)

La foto cominciò a girare dopo. Sembrava
lui, visto da dietro. Sembrava qualcuno
che volesse scavalcare un muro
più alto della terra.

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(Mani)

Il caldo aveva mani enormi,
le pieghe nelle giacche lo provavano.
Le finestre spalancate a fare uscire tutta
quella sproporzione tra uomini e parole.
Sembrò ingiusto che qualcuno per strada
ridesse mentre la moglie andava e veniva
dalla cucina con l’acqua nei bicchieri
per parenti e conoscenti, con la maestria
di un marinaio sul ponte in aperta tempesta,
con mani piccolissime, con le altre,
gigantesche, che le strozzavano i polmoni.

disillabari

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di
Francesco Forlani

mischiando le voci di dentro passavamo il respiro
ingoiavamo la terra e la polvere in controluce,
il canto tesseva le fila e dentro al discanto
i nodi dei sogni scioglievano all’alba cuciti

la strada sapeva di ferro e di sabbia con le prime piogge
e si correva coprendoci il capo con un fazzoletto
le macchine andavano lente come sopra a uno specchio
su cui vedevamo dipinto oltre al cielo le ombre risorte

del mondo e la corsa finiva al crepuscolo,
restavano solo le tracce della battaglia,
il sale sapeva di cose mai viste e il sudore
cambiava il colore alla maglia indossata da prima

pareva dovesse durare per sempre e così ci sembrava più viva
la timida sera che faceva da bàlia a ragazzi e ragazze per strada
finiva che a cena era gara a restare in silenzio a non fare parola
di brame che i corpi rinati ogni volta tacevano urlando

Roberto Bolaño, l’insopportabile!

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elaborazione grafica di effeffe
Al (FILBA) gli scrittori Juan Villoro (messicano), Alan Pauls (argentino) e Horacio Castellanos Moya (salvadoregno) parteciparono ad una tavola rotonda dedicata allo scrittore Roberto Bolaño moderata da Pedro Rey dal titolo:

Roberto Bolaño: El escritor insufrible

La trascrizione della discussione è stata pubblicata nel blog della FILBA

Verso Roberto Bolaño: lo scrittore insostenibile traduzione dallo spagnolo di Maria Nicola
Parte IIqui la I parte

Pedro Rey
Come spiegate il suo interesse o la sua passione per la letteratura che io chiamerei rioplatense? (perché a volte compaiono anche scrittori uruguaiani); e poi vi chiederei se siete d’accordo con il tipo di lettura che lui ne dà, con le sue appropriazioni e omissioni. Perché a volte lui omette anche.

Alan Pauls
Be’, io direi che Borges è una presenza costante in Bolaño, ma la curiosa impressione che ho è che Bolaño fosse un fanatico di Borges che scriveva come Cortázar, una cosa molto curiosa, direi. Perché, evidentemente, un libro come La letteratura nazista in America è un libro assolutamente borgesiano, così come è wilcockiano; ma un romanzo come I detective selvaggi è senza dubbio un romanzo molto più cortazariano che borgesiano. Io sono convinto che Bolaño usasse Borges per preservarsi dai difetti di Cortazar, per essere cortazariano nel migliore significato del termine e non nel peggiore. Borges come una specie di misura precauzionale.

Pietro Mirabelli è morto

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[Stamani apro la mail, e trovo la notizia: Pietro Mirabelli è morto. Resto senza fiato. E’ una mail di Simona Baldanzi, che Pietro me lo ha fatto conoscere e  ha frequentato a lungo, per la sua tesi di laurea che poi ha dato origine al suo Figlia di una vestaglia blu. Pietro era un minatore calabrese,  faceva gallerie, era un sindacalista che ha lottato, sempre. Pubblico la lettera che mi è arrivata da Simona Baldanzi, che due anni fa scrisse qui un testo che vale ancora, che vale ancora troppo, Noi buoni a nulla. Di seguito pubblico il capitolo di Lavorare uccide che dedicai  ai minatori della Tav, e a Pietro. E’ poco, è niente, Pietro non c’è più, ma se i libri possono qualcosa è almeno far memoria, e la memoria prima o poi si usa. Sarebbe stato meglio usarla prima, però, e invece Pietro non c’è più. marco rovelli]

 

E’ morto stanotte Pietro Mirabelli in galleria in Svizzera. Un masso si è staccato dal fronte mentre una squadra lavorava con il jumbo. È morto in ospedale nel Canton Ticino per troppe lesioni interne. Aveva di recente lavorato per un breve periodo alla Toto a Barberino, dopo il periodo di cassaintegrazione in seguito alla chiusura dei lavori dell’Alta Velocità. Aveva infatti lavorato dal 2000 in CAVET dove era stato RLS, RSU fino alla conclusione dell’opera. Pietro era un minatore calabrese, era un lancista, quello che sparava cemento al fronte della galleria, che aveva lavorato in una miriade di cantieri, per le grandi opere, per la velocità e il benessere del Nord, mentre a Pagliarelle, nella sua terra, dovevi fare quindici minuti di macchina per raggiungere la prima edicola. Mai prima di lui ho conosciuto qualcuno che ha fatto della dignità del lavoro una propria insostituibile missione.

Il lutto della giustizia.

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Evelina Santangelo

«Il terzo livello non si tocca», questo dice l’esito della votazione che ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ ex sottosegretario Nicola Cosentino (pdl).
Così, adesso, Nicola Cosentino può chiedere a gran voce il processo: un processo mutilato, dove non si potranno utilizzare tutte le prove a suo carico… trascinando questo paese nella farsa tragica dell’impunità garantita per chi sa stare al «proprio posto», tra le ali del governo «incostituzionale» di Berlusconi e dei suoi accoliti, dove la parola «giustizia» è distorta nell’accusa di «giustizialismo», e la parola «garanzia» diventa sinonimo di «garantismo» o «impunità», mentre la parola «federalismo» serve a nascondere la parola «secessione» e «governabilità» la parola «occupazione del potere». E tutto questo mentre la nostra «repubblica parlamentare» è ridotta a una formula vuota.

Quando prevale una logica del genere, quando le parole stesse che nominano alcuni principi fondanti sono distorte sino a questo punto, sino a intaccare le garanzie costituzionali, si è tutti «dalla parte sbagliata». Questo personalmente penso. E questo pensiero mi sconcerta. Il fatto poi che la maggioranza di questo paese sia così indifferente o accomodante, e l’opposizione così imbelle, il fatto che non si voglia davvero capire che in un sistema così degenerato nessuno è garantito, o che, di contro, chiunque sarà garantito finché sarà funzionale al sistema stesso, rende questo paese ancora più misero.