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Voci sulla scomparsa dell’intellettuale

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di Andrea Inglese

Fra intrattenimento e acculturazione

Non si può veramente parlare di eclissi o di assenza dell’intellettuale, in Italia, durante questo primo decennio di secolo. Siamo alle prese, semmai, con una figura spettrale, al contempo ostinata e vaga, ossessionante e di scarsa consistenza. Il personaggio che più di tutti è stato costretto ad assumere questo ruolo di revenant è quello ovviamente Pasolini, il cui corpo sfigurato e mai compiutamente sepolto continua a suscitare polemiche, a sollecitare indagini e processi, a provocare evocazioni nostalgiche e ammonitrici. D’altro parte, lo statuto dell’intellettuale, superstite ingombrante e superfluo di un’epoca in via di sparizione, non è certo cruccio esclusivamente nostrano. Esso assilla tutto l’Occidente, come testimonia una vera produzione saggistica di portata internazionale sull’argomento.

Alla leggèra

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Nell’ambito del festival Castello in Movimento curato da  Pietro Torrigiani , dal 21 al 23 luglio – si terrà a Bocca di Magra Leggere fa male. Ideatore della manifestazione è il generoso Alessandro Zannoni. (effeffe)

Beckett for dummies

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uno stralcio di articolo di Vittorino Andreoli ricopiato da Piero Sorrentino

Nella celebre commedia Aspettando Godot di Samuel Beckett attorno a un tavolo preparato per una cena ci sono delle persone che aspettano l’ultimo commensale, Godot, un personaggio che nessuno conosce e che nemmeno è sicuro arrivi: un mistero che però tiene tutti in sospeso. Il tempo viene consumato in questa attesa e nelle ipotesi più strane su chi egli sia e se effettivamente stia per giungere. E talvolta si sente un rumore che sembra annunciarlo. E non si consuma il pasto, si digiuna tra ansie e impazienza e alcuni si seccano poiché si tratta di uno stile al limite della maleducazione e allora bisognerebbe reagire, e incominciare senza di lui. Ma se poi arriva ed è un personaggio importante?

(Vittorino Andreoli, “Paura e un’eterna attesa: se la società è al minimo”, Corriere della sera, 19/7/2010)

carta st[r]ampa[la]ta n.24

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di Fabrizio Tonello

Fa caldo, caldissimo. Non lo dice il termometro (strumento illuministico-razionalista e quindi giacobino, tendenzialmente totalitario, come direbbero gli intellettuali della fondazione Magna Carta) ma quello che succede nelle redazioni del Foglio, del Giornale e di Libero, palesemente colpite dai black-out elettrici della settimana scorsa. Per esempio, il Giornale di domenica 18 luglio dedicava un enorme titolo in prima pagina, seguito dalle intere pagine 2 e 3, a un’intervista con Fedele Confalonieri, l’alter ego di Silvio fin da quando andavano dai salesiani. Titolo: “Vi racconto il vero Berlusconi”.

Frecce contro

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Curatori e autori dell’antologia di poesia Frecce verso l’altro (Marcos y Marcos, 2010) abbiamo chiesto ospitalità a Nazione indiana, per far vivere il nostro progetto oltre i limiti imposti da una storia che si colloca ai confini della realtà.

Tra i progetti destinati alla creatività giovane finanziati dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), uno in particolare, Italia Creativa, ha unito i Comuni di Parma e Firenze per la promozione di un concorso letterario consacrato alla prosa, l’altro alla poesia e ad una serie di attività correlate. Premio: la pubblicazione dei testi prescelti in due antologie, effettivamente pubblicate da Marcos y Marcos.

Breaking News: ultimi giorni di Pompei

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i gessi divelti dei due giudici buoni sull’asfalto come calchi delle vite spezzate dalla furia del vulcano. effeffe

Rolf Dieter Brinkmann: Roma, sguardi.

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di Massimo Bonifazio

Ho ripreso in mano Rolf Dieter Brinkmann in un momento di entusiasmo e bisogno d’ordine, insieme ad altri vecchi progetti e debiti da saldare (tradurre una parte consistente di Rom, Blicke è un conto ‘indiano’, in sospeso da quasi un anno e mezzo). L’ho fatto con grande piacere: B. è una figura centrale della scena culturale tedesca degli anni ’60; è lui che sdogana l’avanguardia beat e pop americana nella compassata letteratura tedesco-occidentale, sia col tradurla – resta tuttora fondamentale l’antologia Acid. La nuova scena americana, pubblicata nel 1969 insieme a Ralf-Rainer Rygulla – sia col riprendene i  moduli poetici, nuovi e sorprendenti per l’epoca, nelle sue raccolte, p.e. la grandiosa Westwärts 1 & 2 (Verso ovest 1 & 2).

Colui che ha raccontato a Dio che non è Dio

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di Giuseppe Catozzella

Tutto, come spesso succede per queste cose, è nato da quattro colpi sparati in faccia. Sparati a trenta centimetri dentro un bar di San Vittore Olona, provincia di Milano, nell’arroventato pomeriggio del 14 luglio del 2008. A rimanere a terra senza più la faccia è Carmelo Novella, detto Nunzio, 58 anni, boss di ‘ndrangheta di primordine, a capo della Locale di Milano, la divisione con cui la Provincia, il Crimine, la Casa Madre calabra separa i territori.

lo scheletro del Leviathan

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di Chiara Valerio

Si domandò se le creature darwniste ci mettessero tanto tempo quanto le bestie naturali o gli uomini a morire di freddo. L’anno è il 1914, il giorno è il 28 giugno. Francesco Ferdinando è stato assassinato, Aleksander, suo figlio, è un ragazzo che dorme sonni inquieti e avventurosi in una enorme camera. È un principe che si sveglia e trova il suo maestro di scherma, il conte Volger, a riempirgli di abiti una sacca di pelle. Con furia e malagrazia. Aleksander pensa a una esercitazione fino a quando non capisce che in corridoio Maestro Klopp, il primo meccanico dell’impero austrungarico, sferraglia e cammina rasente i muri, concitato. Con furia e malagrazia. Poi è solo fretta, mancanza di spiegazioni, corsa, sospetto e abbrivio. Cosa può essere più importante di ciò che vi spetta per diritto di nascita?, Avere degli alleati. Il principe Aleksander, su un camminatore da guerra dell’esercito austrungarico, scappa verso una terra neutrale. Un camminatore da guerra è una macchina armata con dentro cinque uomini e che procede con enormi passi meccanici e si piega su lunghe possenti ginocchia meccaniche. Coì comincia Leviathan di Scott Westerfeld (Einaudi Stile Libero, 2010, traduzione di Tiziana Lo Porto, illustrazioni di Keith Thompson).

(chi) Legge sul libro

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[Il progetto di legge sul libro è stato approvato ieri in commissione alla Camera. A seguire la versione integrale della lettera indirizzata a La Repubblica e pubblicata il giorno 12 luglio. Martedì 13 Luglio, Simonetta Fiori ha raccolto (qui e qui) alcune importanti adesioni alla protesta degli editori indipendenti.]

Caro Direttore,

nei prossimi giorni verrà portata alla Camera la nuova legge che disciplinerà il prezzo del libro, ovvero che regolamenterà gli sconti. Siamo sicuri che ben pochi italiani, tediati dalle ricorrenti denunce sullo sconsolante panorama della lettura nel nostro Paese, avrebbero pensato che bastasse regolamentare uno sconto per risolvere tutti i problemi. Invece il legislatore esordisce così: “La presente legge ha per oggetto la disciplina del prezzo dei libri. Tale disciplina mira a contribuire allo sviluppo del settore librario, al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della lettura, alla diffusione della cultura, alla tutela del pluralismo dell’informazione.” E dire che sono dieci anni che rincorriamo una legge civile sul libro, e per tutto questo tempo abbiamo avuto la soluzione sotto gli occhi. Già, peccato che a nostro avviso questo cappello introduttivo sia falso, e la legge vada nella direzione contraria a quanto proclama di voler ottenere.

Mandiamoli in pensione i direttori artistici gli addetti alla cultura

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di Marco Rovelli

L’assessore alla cultura della Provincia di Milano, il berlusconide Novo (sic) Umberto Maerna, ha convocato i responsabili  di tre teatri per sollecitarli (anzi, per consigliarli amichevolmente, direi, è più consono allo stile) a non inserire nell’Invito al teatro – a cui la Provincia stessa eroga un contributo finanziario – alcuni spettacoli osceni. Così il Teatro della Cooperativa dovrebbe evitare amichevolmente di presentare la Trilogia del benessere, tre atti unici di Renato Sarti, il primo dei quali andato in scena nel 1991 per la regia di Giorgio Strehler, che raccontano storie di carcere, prostituzione, tossicodipendenza, e Chicago Boys, un cabaret tragico sui crimini del neoliberismo. E l’Out Off dovrebbe amichevolmente evitare di presentare Orgia di Pasolini – quel pervertito. “Messaggi poco positivi per i giovani”, dicono. Ma come. Il nostro presidente fa vanto di ricevere a palazzo schiere angeliche di signorine, giù giù fino ai fascistissimi consiglieri provinciali che comiziano da trans-balconi in delirio cocastico. Ma questi sono lussi della casta eletta, s’intende. E poi il popolo mica può capire le sottigliezze di letterati pervertiti. Si torni ai telefoni bianchi.
Sono andato a vedermi il curriculum di Maerna. Dite, prego: se questo è un assessore alla cultura.

Alfabeta2 a Roma giovedì 15

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Per un intervento culturale in un paese allo sfascio
Presentazione del primo numero di Alfabeta2

Giovedì 15 luglio, ore 18.00
Notebook all’Auditorium, Auditorium Parco della Musica
viale Pietro De Coubertin, 30 – 00196 Roma

Intervengono
Nanni Balestrini, Andrea Cortellessa e Gino Di Maggio

Achille Bonito Oliva incontra Jannis Kounellis e Alfredo Pirri

PER FRANCO SCATAGLINI

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di Nie Wiem

Domenica 25 luglio, in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita di Franco Scataglini (1930-1994), uno dei maggiori poetici lirici italiani del Novecento, Ancona – la sua città – gli intitolerà il meraviglioso Parco del Cardeto. Promotori dell’evento Valerio Cuccaroni e Luigi Socci, che hanno organizzato una lettura in suo onore alle h 21 al Vecchio Faro, a cui parteciperanno Gianni D’Elia, Guido Garufi, Maria Grazia Maiorino, Umberto Piersanti, Francesco Scarabicchi e Norma Stramucci, con interventi musicali di Gianluca Gentili.
Franco Scataglini ha saputo cantare luoghi e personaggi di Ancona, utilizzando come base linguistica il dialetto locale e nobilitandolo con il costante riferimento alla grande tradizione della poesia italiana, da Jacopo da Lentini a Montale e Caproni. Egli è riuscito, in questo modo, a sublimare il dialetto di Ancona con la creazione di un originale idioletto, «variante preziosa e pigmentata della lingua letteraria» (Mengaldo).

carta st[r]ampa[la]ta n. 23

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di Fabrizio Tonello

Ogni giorno i giornali danno ampio spazio alle analisi economiche di professori universitari, banchieri, ministri del Tesoro e celebri uomini d’affari, previsioni che sono diligentemente riportate, spesso in prima pagina, dal più blasonato quotidiano italiano. Per esempio, il 4 agosto 2007, Francesco Giavazzi scriveva: “La crisi del mercato ipotecario americano è seria, da qualche settimana ha colpito anche le Borse, ma difficilmente si trasformerà in una crisi finanziaria generalizzata. Nel mondo l’ economia continua a crescere rapidamente: in Oriente, in Europa e nonostante tutto anche negli Usa (+3,4 per cento nel secondo semestre dell’ anno). La crescita consente agli investitori di assorbire le perdite ed evita che il contagio si diffonda.”

Radio Kapital: Peter Sloterdijk

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Per una teoria dell’intossicazione
intervista in rete a Peter Sloterdijk
traduzione dal francese di Francesco Forlani

La sua diagnosi del nostro tempo inizia con una strana professione di fede. Lei dichiara che, per capire il mondo di oggi, bisogna essere “leggermente intossicati”. Cosa ci vuole dire con questo?

Peter Sloterdijk: I medici omeopati del diciannovesimo secolo credevano che il professionista dovesse  sperimentare prima su se stesso  le medicine che avrebbe in seguito prescritto alla clientela. Diciamo allora che  un buon filosofo è una specie di intossicato illuminato e che il suo sapere  consiste in una sorta di polifonia dell’ avvelenamento. Questo per me vuol dire che il sapere filosofico non è solamente il risultato di una riflessione approfondita, nè tanto meno soltanto l’espressione di sé quale  soggetto, ma il risultato di un tipo di successo immunologico. La verità deve essere interpretata, a mio parere, come un fenomeno immunitario che il discorso  del filosofo contemporaneo porta al termine di una serie di vaccinazioni o addirittura di auto-avvelenamenti. Nelle reazioni del pensatore moderno emerge un nucleo di verità che non è altri che la lotta del sistema in grado di sopravvivere grazie a una serie di produzioni di anticorpi, sia logici che semantici, che fanno da diga all’invasione di virus ostili.

TIMIDAMENTE, LA CIVILTA’…

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di Franco Buffoni

Dal 12 luglio 2010, a Torino – come diligentemente riferisce La Stampa – le coppie di fatto possono ottenere l’attestato di convivenza basata su vincoli affettivi. Il documento, predisposto dagli uffici dell’assessore all’anagrafe Giovanni Ferraris, non avrà valore giuridico, ma amministrativo. Potrà infatti valere per il riconoscimento dei diritti e dei benefici previsti dal Comune in materia di casa, sanità e servizi sociali, sport e tempo libero, scuola e servizi educativi. Potranno chiederne il rilascio tutti i cittadini che già costituiscono una «famiglia anagrafica». Occorre, dunque, prima ottenere il certificato di «famiglia anagrafica» e poi richiedere l’attestato.
Torino – grazie alla giunta Chiamparino – tenta così, per quanto può, di assomigliare a una civile città europea, lasciando cuocere nel loro immondo brodo clericofascioleghista Roma e Milano. In attesa che i nuovi geni della politica grillinata facciano cadere anche questa giunta.

La responsabilità dell’autore: Sebastiano Vassalli

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[ricevo da Vassalli, a cui a nome di NI avevo chiesto se voleva rispondere al nostro questionario sulla responsabilità dell’autore, la lettera (cartacea) che segue; ne riporto il testo con il suo consenso]

Caro Sartori,

ho ricevuto le domande. Mi piacciono. Cioè: mi piace che qualcuno, nel 2010, torni a porle. Non credo di dover essere io a rispondere: sarebbe una faccenda troppo lunga. La mia generazione, in mezzo a domande simili a queste (a parte il web e dintorni), ci è cresciuta, e non tutte le cose che si dicevano allora (anni Sessanta) erano da buttare: bisognerebbe ripartire da lì. Un’impresa. Erano anni, quelli, di bassa marea. Poi è arrivata l’alta marea. È arrivato il brodo primordiale dei generi: il nero, il rosa, il giallo… C’è stato, negli anni Duemila, chi ha scoperto il genere epico. Di fronte a tanta modernità un quasi settantenne come me è muto. Perciò non rispondo, e non perché manchi la simpatia nei confronti vostri e di chi fa riviste. Noi le facevamo di carta; oggi si fanno come le fate voi. Se potrò esservi utile lo sarò volentieri; ma con queste domande no.

Un caro saluto

Sebastiano Vassalli

Cos’è L’Aquila oggi

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di Enrico Macioci

Sono nato all’Aquila 35 anni fa, ho sempre vissuto all’Aquila, ero all’Aquila alle 3,32 del 6 aprile 2009, ero insieme all’oceano d’aquilani durante la manifestazione tenutasi all’Aquila il 16 giugno scorso (di cui quasi non s’è avuta notizia), ero insieme alle migliaia d’aquilani durante la manifestazione tenutasi a Roma il 7 luglio scorso (di cui per motivi non edificanti s’è avuta notizia), e sto scrivendo queste righe dall’Aquila, dove tuttora risiedo. Ciò credo mi legittimi a testimoniare in coscienza ciò che L’Aquila è divenuta nell’ultimo anno e mezzo.

New Wave

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copertina originale New Wave di Pierfrancesco Pacodadi Mauro Baldrati

In redazione a Frigidaire, a Roma, arrivavano molte visite. Una quantità di collaboratori veniva nella palazzina di Monteverde Vecchio, una villetta col cortile interno, un giardino abbastanza trascurato e un piccolo pergolato, per consegnare articoli, disegni, proposte. Talvolta per litigare, durante misteriose riunioni nell’ufficio del direttore. Con Tanino Liberatore, per esempio, che arrivava da Parigi, non mancavano mai urla, o rumori non meglio identificati. Quando era il turno dei bolognesi si accendeva una luce nella redazione, dove dominava il look cupo autonomia/via dei Volsci, la luce dell’eleganza: Marcello Jori, giovane pittore che utilizzava una interessante commistione tra immagini fotografiche in polaroid e tecnica pittorica, entrava con la sua bellezza aristocratica, i vestiti alla moda (il nero era sempre in voga), i modi affabili, da giovane vincente; Andrea Pazienza, seguito spesso da tipi equivoci, ambigui, spuntati da chissà dove, con giubbotti di pelle extralusso che riempivano di meraviglia il direttore; Massimo Iosa Ghini, che curava servizi/performance d’avanguardia, architetto anche nello stile che usava per aprire e chiudere le porte; Daniele Brolli, il letterato avant-garde anni ’80 multimediale, disegnatore, illustratore, sceneggiatore; Giorgio Carpinteri, che disegnava personaggi duri, cuneiformi, il primo, credo, a utilizzare guanti da lavoro come accessorio d’abbigliamento.

Note per un libretto delle assenze

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di Francesco Forlani

all’amica Georgia

Erano verdi, rosse, e c’erano già alla tua venuta. Esistevano da molto tempo prima, nel mondo. Le cercavi con la coda dell’occhio non badando alla luce ma alzandoti  facendo leva sui gomiti, oppure lasciandoti quasi cadere dal letto a castelletto, da sopra, perché da sotto ce l’avevi dritta davanti a te. Una luce tenue eppure immensa, piccola e diffusa per tutta la cameretta. Era un gesto di madre – non erano certo i padri a chinarsi sulla presa per il lume- e insieme al respiro di chi dormiva nel letto accanto, in quello di sopra, sotto, c’era una luce appena appena colorata, a farti compagnia. Così se ti veniva d’aprire gli occhi all’improvviso ne scorgevi la mano sicura, i suoi fasci di luce come dita. Spariva durante il giorno come una lucciola. E all’improvviso, al crepuscolo la vedevi apparire. Un respiro lungo senza intermittenza, tra te e tua madre, era.

la conta delle lentiggini

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di Flavia Ganzenua

Io sono il mio labirinto e mi cibo di chi ci si perde.

Disobbedisci, ruba il sale e scappa, di corsa, sotto il letto. Accucciati e resta lì. Tua madre sbraita, si china a terra, e ti cerca a tentoni. Tu scalci, le mordi la mano se non sa come ti deve toccare, se ancora non ha imparato. Scalci, ma poi ti lasci prendere perché sai che in quel momento e in quello solo, tra urla e ceffoni, finalmente sei al sicuro.