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Il discorso letterario alla prova del reale

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cava di giallo reale

note per una critica a venire
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di
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Dimitri Chimenti
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Massimiliano Coviello
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Francesco Zucconi

L’aspetto più farisaico della menzogna implicita nel concetto di decadenza
è la pedanteria con cui, nel momento stesso in cui si lamentano
scarsità e declino e si registrano i presagi della fine, a ogni generazione
si fa la conta dei nuovi talenti e si catalogano le nuove forme
e le tendenze epocali nelle arti e nel pensiero.

G. Agamben, Idea della prosa

1. Il contesto attuale.
Il nostro orizzonte comunicativo si fonda sempre più su parole-marionetta che ci rendono ad un tempo vittime e propugnatori di un continuo impoverimento del senso comune che passa soprattutto attraverso il linguaggio. Il lavoro estetico contemporaneo, nella misura in cui abborda il “reale”, non può fare a meno di inciampare nelle sclerosi del senso comune e nelle strategie retoriche adottate per veicolare il consenso. Non stupisce dunque che sia proprio a partire da un montaggio e da uno smontaggio delle figurine e dei cliché che appannano la nostra vista sul mondo, che la scrittura letteraria sembra aver ritrovato un’autentica possibilità operativa.
Sono i libri di Roberto Saviano, Marco Rovelli, Wu Ming, Eraldo Affinati, Giuseppe Genna, Marco Philopat, Alessandro Bertante, Babsi Jones, Helena Janeczeck, Walter Siti, Giorgio Vasta (ma l’elenco non può che essere provvisorio e incompleto) a evidenziare innanzitutto l’avvenuto recupero di una credenza nel mondo e nelle sue possibilità di cambiamento.

Reading di poesia per Renée Vivien

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18 dicembre 2009 ore 21
presso Ireos Via De’ Serragli 3 – Firenze

Queer/mmage per Renée Vivien (1909-2009)
Reading poetico con drink

Traumi italiani

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Traumi italiani. Immaginario della vittima e identità nazionale. Seminario di studio.

Intervengono: Giorgio Boatti – Andrea Cortellessa – Daniele Giglioli – Nunzia Palmieri – Gabriele Pedullà – Marco Rovelli

18/12/2009 ore 14.30 – Università degli Studi di Bergamo – Facoltà di Scienze Umanistiche – Aula 1 – Via Pignolo 123

démocratie

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di
Frédéric Pajak e Francesco Forlani

pirla uno copy

Presi nella rete – Il Capo, il web, la libertà

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di Marco Rovelli
 

 

berlusconifoto-di-berlusconi-jokerNon stupisce che la pluralità delle voci del web diventino issue dell’agenda politica solo quando attentano al Capo. “Attentano”, ovviamente, in senso esclusivamente etimologico, ovvero nella misura in cui lo “riguardano”. Ma dal guardare il Capo, di farne oggetto di “mira”, al mirare effettivo come quello di un attentatore non c’è che un passo. E a decidere se il passo varca la soglia sono, oggi, i vari Maroni e Carfagna, che chiedono di far tacere quelle voci, di sedare quel “canaio”. A far la differenza è un’intenzione (che è, appunto, ciò che muove un’attenzione). Se il Capo lo guardi male, storto, in tralice, allora quel “guardare” non è più la lecita (e financo doverosa) contemplazione, ma un’illecita, e violenta, malevolenza. E’ il Capo il catalizzatore di ogni discrimine tra lecito e illecito. E dalle sue vicende corporee (reali/virtuali) può nascere un disegno di legge.

Mussolini, Bellocchio, e l’imbrigliata rappresentazione del male

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di Giacomo Sartori

Mussolini_public_speaking_250In questo periodo sto leggendo la voluminosa e ottima biografia di Margherita Sarfatti scritta da Françoise Liffran, uscita da poco (Margherita Sarfatti, L’égérie du Duce, Seuil, pp. 758). Mi piace e mi avvince, ma avrei tanta voglia di prendere in mano, nei preziosi ritagli di tempo che ho per leggere, uno dei romanzi che mi fanno l’occhiolino dalla pila di libri in attesa di essere letti, e invece vado avanti stoicamente, so che andrò avanti fino alla fine (mi manca poco). Per senso civico, perché documentandomi per scrivere un mio romanzo ho capito quanto sia importante la storia del fascismo per capire qualcosa del presente.

Certo nemmeno la Sarfatti è un bel personaggio, certo il suo pervicace arrivismo, la sua sempre interessata intelligenza, i suoi ininterrotti intrighi, mettono un po’ a disagio, finiscono per dare un senso di capogiro. Ma quello che colpisce di più nella sua biografia è pur sempre l’assoluta e costante abiezione di Mussolini, con il quale la donna ha avuto una lunghissima relazione con risvolti fondamentali per la storia nazionale (il determinante sostegno finanziario, umano, ideologico, fornito dalla Sarfatti in alcuni periodi chiave del futuro dittatore, e più tardi il ruolo importante della stessa nelle vicende della cultura nazionale).

sedizione

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(ragionamenti post-Spatuzza)

di Gianluca Cataldo

Siamo un’agenzia che prepara eventi sociologici su base demografica. Al servizio di gruppi anarco-insurrezionalisti abbiamo dimostrato che la democrazia (o la forma corrente di Stato) è marcia e non funziona.
Siamo cineasti disillusi dalla storia della politica e attribuiamo all’arte un valore che eccede i normali termini di spazio andando oltre la quarta parete e disintegrando addirittura la quinta, parete di cui finora in pochi avevano intuito esistere addirittura una quinta bis e, forse e solo se alcune nostre teorie su dio dovessero rivelarsi corrette, una sesta. Per entrambe il nostro proposito è di abbatterle. E se questo dovesse portare alla fine dell’evidenza per come la conosciamo il nostro intento è proprio quello di far esplodere consapevolezze espandendo fino al capovolgimento i capisaldi mediatici del nostro mondo come crediamo di conoscerlo.

Scaffali nascosti (5) – Via del Vento

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«Scaffali nascosti», senza pretese di completezza, vuole disegnare una mappa dell’editoria indipendente dei nostri tempi. Medio-piccoli, piccoli, piccolissimi editori, spesso periferici, con idee e progetti ben precisi, che timidamente emergono, o forse emergeranno, o si spera che emergano, fra gli scaffali delle librerie. A cura di Andrea Gentile (andreagentilenazione_at_libero.it).

di Andrea Gentile

C’erano le classiche liti all’italiana nella Pistoia di fine Quattrocento. Si scannavano sul serio Panciatichi e Cancellieri. Ma un giorno – il 17 luglio 1490 – la Madonna dell’Umiltà dipinta nella chiesetta di Santa Maria Forisportae espresse il suo sdegno: tre rivoli di «prodigioso licore». E fu il classico miracolo all’italiana. Subito dopo si decise di costruire il santuario per commemorare l’evento miracoloso e ad aprire i lavori fu nel 1495 Ventura Vitoni.

Oggi Vitoni è il nome di una via a un passo dalla basilica.

L’imperfezione dei cardini. Poesie di Antonio Bassano

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di Maeba Sciutti

Opera prima di Antonio Bassano, L’imperfezione dei cardini è un crocevia di elementi costitutivi. La voce del poeta, caratterizzata da una solida sonorità lirica, acquista una dimensione prettamente personale nel momento in cui l’autore fa emergere il proprio vissuto, l’episodicità come carattere in rilievo, punto di rottura dell’andamento poetico. Così, momenti apparentemente disgiunti dal corpo poetico assumono la connotazione di punti focali, direttive, mappe personali che guidano il lettore durante tutto il percorso del libro

Il volo di Giuseppe Pinelli

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di Franz Krauspenhaar

Giuseppe Pinelli

Il dolore è diventato fitto, come se il mio corpo stesse aprendo varchi e crepe gigantesche dentro di sé. Prendo in mano una busta che mi ha appena consegnato Angela, triste come non mai. Ha fatto l’errore di affezionarsi a un moribondo, e ora ne paga le conseguenze. E l’attende una sorta di lutto, che vorrei tanto risparmiarle, anche perché non merito il dolore degli altri. Apro la busta e trovo il catalogo della mia ultima mostra. A Ravenna. Trenta dipinti, raccattati in collezioni private di un certo prestigio, dei miei inizi. “Starting Fabio Bucchi”, si chiama la mostra, Trenta quadri a macedonia, gli inizi furibondi e caotici di un artista che ancora non si sente tale, che annaspa nel gelo di una vita impiegatizia, tra la nebbia di una Milano anni 60 che il boom lo calpesta, lo vede per modo di dire. C’è anche il quadro dei Casati ̶ Stampa, recuperato chissà dove, a chiudere. E vari tentativi di informale, a rifare alla mia cruda maniera il Morlotti della Brianza. Due quadri così, dove metto insieme in un informale esasperato un paesaggio di campagna brulla e casermoni, sopra, come nell’incollaggio di due realtà del tutto diverse. E poi vedo la foto di un quadro che mi fa male rivedere: “Il volo di Pinelli”.

Il corpo ferito del Capo

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AGGRESSIONE SILVIO BERLUSCONI

di Marco Belpoliti

Che cosa suggerisce la visione del viso insanguinato del Presidente del Consiglio? Quello di un uomo che ha subito un incidente, che si è rotto il labbro, che si è fratturato il naso, che sanguina copiosamente. Un accidente casalingo, un incidente d’auto, un’effrazione improvvisa e inattesa. Qualcosa di fortuito e casuale. In realtà, come sappiamo tutti per averlo visto nei telegiornali, o su You Tube, Silvio Berlusconi è stato colpito da un oggetto scagliato con forza da un uomo.
Un attentato dissennato, dato l’oggetto usato per ferirlo – un souvenir, un simbolo della città di Milano in miniatura –, e vista la situazione. Un gesto folle, eclatante, assurdo. Un attentato in miniatura, si dovrebbe dire, perché non mortale, nonostante la situazione e il contesto, simile a quello di mille altri attentati a uomini politici negli ultimi due secoli: all’aperto, tra la folla, all’inizio o alla fine di un comizio. Qualcuno si sporge tra la massa dei sostenitori e compie l’atto fatale. Ma qui non accade.

Se questo è d’uomo

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MILANO 2

Quel volto di sangue vero
di
Beppe Sebaste

Io ho paura. Di quel volto imbrattato di sangue, di quello sguardo. Quelle foto sono già un’icona contemporanea, un evento – che lo vogliamo o no – estetico, cioè politico. Nel flusso delle pose, delle immagini patinate e intinte di cerone, quel volto umano e per questo inaudito del capo, intriso di sofferenza e di odio, mi turba come – per esempio – un’opera-installazione di Maurizio Cattelan. E’ sangue vero – anche questo mi stupisce. Rosso. Comune e mortale. Volto, per una volta, nudo. Volto che, per una volta, soffre (s’offre). Utopia di una comprensione, una conversione, che non avverrà mai. Anzi.
Ho paura della violenza, di ogni violenza. Mi sento colpito, irradiato da un’energia negativa emanata da quel volto, nonostante ogni compassione. Se è l’era di un nuovo realismo, ho paura della brutalità della cosiddetta realtà. Mi fa anche già paura il fatto che sento di non riuscire a esprimere liberamente il flusso di pensieri e di associazioni di idee, anche solo intellettuali, anche puramente estetiche (se esistono), che quella sequenza di immagini mute mi suscita. Ho paura della mia autocensura, presentimento di una pesante censura. Paura dell’immensa violenza di rimbalzo. Paura di vedere, in quella bocca piena di sangue, l’immagine simmetrica della bocca che ride per mostrare i denti. Paura di scorgere, nel ghigno dell’umana sofferenza, un soffio algido di vendetta.

Anelli – Su Suttree di Cormac McCarthy

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di Marco Rovelli

 

suttreeLa fuga viene alla fine, stavolta. Nel romanzo di Cormac McCarthy Suttree (che risale al 1979, e che finalmente è stato tradotto da Einaudi), nessun esodo nel deserto, come in altri suoi romanzi, nessun inseguimento. Solo un esodo interno, per così dire, un vagare incessante nei margini di una città, nelle sue miserie e mostruosità che poi sono il cuore stesso dell’umano. Macerie, relitti, baracche, acque nere e mortifere ingombre di rifiuti, carcasse d’auto, tracce di petrolio, liquami e preservativi sugli alberi: “un fatiscente mondo incantato”, quello dove si muove e vaga Suttree, pescatore sul fiume. Nel mondo di Suttree “non si è mai al sicuro”, come gli dice il cenciaiolo, l’uomo degli stracci. Ed è nell’assenza assoluta di sicurezza che sta la piena universalità di questo mondo incantato dei margini: nella vulnerabilità dell’umano esposta al limite.

Sincronie 2009 – DATA

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sincro e1

15 dicembre – ore 19.30/21 c/o Teatro Arsenale – Via Cesare Correnti, 11 – Milano

ingresso libero fino ad esaurimento posti: è possibile prenotare l’ingresso inviando una mail a prenotazioni@sincronie.org

Presentazione/videoscreening/concerto a cura di Marco Mancuso/Digicult, che si focalizza su una riflessione critica della relazione esistente tra arte contemporanea e scienza nel rapporto con le tecnologie digitali, sulla base di processi matematici, numeri, astrazioni logiche e formule. L’evento è incentrato sull’opera di Evelina Domnitch e Dmitry Gelfand, pionieri della creazione di ambienti sensoriali i quali fondono chimica, fisica e filosofia, in relazione all’analisi della percezione umana di tali fenomeni. Alla presentazione della loro opera che si svolgerà  alle ore 19.30 seguirà  alle 21 un videoscreening dedicato ad alcuni esempi di artisti che lavorano sul rapporto tra suoni e immagini generati da fenomeni fisici, chimico-fisici, matematici, elettromagnetici e nanometrici. La serata si concluderà  con la performance di “10000 peacock feathers in foaming acid” in cui Evelina Domnitch e Dmitry Gelfand faranno interagire un proiettore laser e bolle di sapone per generare immagini immersive e organiche.

Per Informazioni:
SINCRONIE www.sincronie.org | info@sincronie.org | prenotazioni@sincronie.org

Prigioni

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di Christian Delorenzo

Posso pure sorridere e scherzare
con gli amici, ascoltare le persone
(quasi sempre per finta), dispensare
consigli e comportarmi da coglione.

Posso pure convincermi di stare
bene e vivere, amare con passione
(e con passione odiare), essere un mare
in tempesta e attirare l’attenzione.

Posso persino fare capriole
e strani versi, e fingere di essere
felice tra i miei stracci di parole.

Ma provo sempre quel sordo malessere
che non so definire: sembra un sole
di cenere nel fondo del mio essere,

un girasole immobile
che brucia al vento delle mie preghiere
nel fondo più profondo del mio essere.

Olè

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palladi Mirfet Piccolo

Marinella è casa da sola ed è tutto tranquillo, come piace a lei.
La partita sta per iniziare e deve sbrigarsi con il pranzo. Sbuccia e taglia velocemente, non vuole perdere neppure una battuta. Una banana, una pera, una mela, e Marinella è contenta. Non le pare vero. Si vede che al mercato la davano in offerta, tutta quella frutta, e non fa niente se è ammaccata e se le banane sono nere e molli. Così la frutta è più dolce, si sente di più. Marinella raccoglie la ciotola su una mano, mentre con l’altra trascina la sedia sul balcone della cucina. La buccia rimane abbandonata sul tavolo; la butto giù dopo, pensa Marinella, prima che mamma torni. Perchè anche a 10 anni si hanno delle responsabilità, la mamma lo dice sempre, anche se Marinella ha paura degli scarafaggi che sbucano dal pozzo di scarico e che di notte vanno in giro per casa. Prima di sedersi da un’occhiata veloce allo scarico della pattumiera, che sia ben chiuso con il pezzo di legno incastrato sotto la leva di apertura e che non ci siano scarafaggi in uscita. Chissà com’è che arrivano fino a qui, si chiede, chissà perché.

12.12.1969 – Stragedìa della tensione

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Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.

Intervallo

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A serious man

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a_serious_man

di Mauro Baldrati

Qualcuno ha scritto che A serious man di Joel e Ethan Coen è un film incomprensibile per chi non conosce a fondo la cultura ebraica. Molti sono infatti i riferimenti alla lingua, alla Torah, al bar mitzvah. Forse è per questo che l’inizio, una scena ambientata in uno sperduto shtetl polacco del secolo scorso, sommerso dalla neve, recitata in lingua originale coi sottotitoli, sembra scollegato dal resto del film?

Tè, acque, città e bellezza

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di Antonio Sparzani

Tazza_invetriata_verde

Ho cercato di guardare meglio l’acqua dei canali, la sera, la luce è quella dei lampioni — naturalmente disposti secondo una geometria adatta alla complessiva irregolarità della pianta cittadina — e delle finestre illuminate, che pure sono punti luce che completano l’inimitabile ornato veneziano.
Non è buia quell’acqua, è scura ma continuamente screziata di riflessi sempre mobili, basta un barcone, una bava di brezza, o non so quale altro incanto per dare vita alla superficie.
Non sono andato drio a la zente stavolta, ho di proposito infilato qualche improbabile sotoportego e qualche stretta calle fuori mano, cercando molto approssimativamente di mantenere una direzione; e sono finito, dopo qualche vicolo cieco, in zona stazione ferroviaria, pardon, ferrovia, qua nessuno dice stazione, si dice semplicemente ferrovia, segnaletica pedonale in testa. E allora tornare a campo santa Margherita, che in questa occasione è il mio riferimento di base, sarà facile: la strada ferrovia — santa Margherita l’ho memorizzata con inossidabile sicurezza.

Magnificat (1969- 2009) antologia poetica

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Pubblico molto volentieri alcune poesie dall’antologia di Cristina Annino, uscita per puntoacapo Editrice a cura di Luca Benassi e con una nota critica di Stefano Guglielmin, sul cui blog ho conosciuto la poesia di Annino. Nel libro, oltre ad una scelta antologica, rappresentativa di tutta la produzione dell’autrice, è inclusa la silloge inedita e omonima Magnificat. Cristina è una poetessa straordinaria, sorprendente ad ogni nuovo libro, ma che purtroppo gode di poca attenzione critico-editoriale. I suoi versi si nutrono di un’assoluta libertà espressiva e di temi e interlocutori cari all’autrice quali gli animali, l’amore per un compagno o quello grandissimo per la madre, i viaggi, la solitudine di una “casa d’aquila”, senza suonare mai scontati, ripetitivi. Leggendo crediamo (anche prima di comprendere) al cane azzurro, alla madre e ai topi, al Vegetale Banano, a zampe che dipingono come mani. Alla vitalità mai compiaciuta di questa poesia, che parla a tutto quello che la circonda, ne fa un mondo dentro il mondo, denso, immaginario, straniante – ma con tutti i sintomi della realtà, della vita che scorre nelle case, nelle relazioni, con il proprio gatto o cane, a confronto con l’io, quasi fosse un altro individuo “carnivoro” e grottesco. (f.m.)