di Antonio Sparzani
Ho cercato di guardare meglio l’acqua dei canali, la sera, la luce è quella dei lampioni — naturalmente disposti secondo una geometria adatta alla complessiva irregolarità della pianta cittadina — e delle finestre illuminate, che pure sono punti luce che completano l’inimitabile ornato veneziano.
Non è buia quell’acqua, è scura ma continuamente screziata di riflessi sempre mobili, basta un barcone, una bava di brezza, o non so quale altro incanto per dare vita alla superficie.
Non sono andato drio a la zente stavolta, ho di proposito infilato qualche improbabile sotoportego e qualche stretta calle fuori mano, cercando molto approssimativamente di mantenere una direzione; e sono finito, dopo qualche vicolo cieco, in zona stazione ferroviaria, pardon, ferrovia, qua nessuno dice stazione, si dice semplicemente ferrovia, segnaletica pedonale in testa. E allora tornare a campo santa Margherita, che in questa occasione è il mio riferimento di base, sarà facile: la strada ferrovia — santa Margherita l’ho memorizzata con inossidabile sicurezza.









di Andrea Breda Minello


