
di Michele Monina
Ho cominciato a scrivere professionalmente di musica proprio con Michael Jackson. Era il 2000, e la rivista Tutto Musica mi affidò la recensione di Invincible. Armato dell’arroganza di chi è ancora giovane, e pensa che tutto sia consentito, fui spietato. Dissi che con quel cd ci si sarebbe dovuto fare un poggia bicchiere, che lo si sarebbe dovuto legare allo specchietto della macchina, per fregare gli autovelox. Tutto fuorché ascoltarlo. In realtà, quello che poteva sembrare un gesto denigratorio era il mio ultimo atto d’amore verso un artista e un uomo che, lo sapevo bene già allora, lo so benissimo adesso che sono più vecchio e saggio, ha fatto per il pop più di chiunque altro nel quarto di secolo che ci ha traghettato nel nuovo millennio.











