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Terratrema- Abruzzo

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Intorbidi, se tocchi
l’acqua chiara.

Appena esci nel sole
Tracci un’ombra.

Perciò se invochi Dio
ti viene male.

poesia di Fabrizia Ramondino, da Per un sentiero chiaro, Einaudi

Passi nella poesia francese contemporanea. Resoconto di un attraversamento (2)

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[Presento qui un intervento apparso su “Poesia 2007-2008. Annuario” a cura di Paolo Febbraro e Giorgio Manacorda. L’ho diviso in tre parti. Nella prima parte, sopratutto documentaria, si guarda alla ricezione in Francia della poesia italiana contemporanea e si documenta un dialogo particolare, di un gruppo di amici poeti e traduttori, con una certa poesia francese. Questa seconda parte è dedicata ad alcuni sviluppi della poesia francese recente, riconducibile alle esperienze di Ponge, Beckett e Perec. Nell’ultima parte, presento il commento critico di Febbraro al mio saggio e la mia breve replica.]

di Andrea Inglese

4. Ponge, Beckett e la questione dei generi

Ho citato in precedenza una serie di autori francesi che alcuni poeti giovani stanno traducendo in questi anni in italiano o che, comunque, costituiscono un punto di riferimento importante per il loro percorso poetico. Ora mi soffermerò in modo particolare su alcuni di essi, cercando di mostrare quali aspetti della loro scrittura possono risultare per noi degni d’interesse. Per prima cosa, però, vorrei fare il punto sullo stato della nostra conoscenza della poesia francese contemporanea. Mi accontenterò di utilizzare il questionario che proprio «Po&sie» ha sottoposto ai poeti italiani viventi, laddove si indaga dei loro rapporti con la poesia francese. Se escludiamo i riferimenti ai padri della lirica moderna francese del XIX secolo, i nomi che ritornano più spesso sono Char, Michaux, Ponge, Bonnefoy, Jaccottet, e più raramente o una volta sola Noël, Maulpoix, Bosquet, Deguy, Guillevic, Alferi, Du Bouchet. Tranne gli ultimi tre, tutti gli altri autori sono stati più volte tradotti e pubblicati in volume in Italia. Questo significa, però, che l’attuale panorama della poesia francese visto dai poeti italiani è perlomeno fossilizzato: i poeti meno tradotti sono poco conosciuti, e quelli non tradotti, sono quasi del tutto sconosciuti. Anche in questo caso, dobbiamo concludere che o soltanto i poeti viventi oggi tradotti rappresentano la poesia francese, oppure intere zone delle “arti poetiche” francesi sono lasciate in ombra.

un’assoluta indifferenza verso se stessi

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di Chiara Valerio

Non so se ho molto da raccontare a proposito di questo viaggio, perché è stata soprattutto una storia di paesaggio, e di paesaggio attraversato in macchina. Mi sono fermato spesso per fare fotografie, erano come degli appunti visivi, quella pampa, quella estancia, quel colore della terra, quelle montagne sullo sfondo. Orizzonte mobile di Daniele Del Giudice è un libro di sguardi. È un diario nel quale le coordinate geografiche prendono il posto delle date. Il resoconto ordinato di un intervallo di spazio più che di tempo. Tra la Terra del fuoco e la banchisa australe, a 62°13’ sud e 58°54’ ovest, a Punta Arenas o Puerto Natales, a 90°00’ sud e 139°16’ ovest.

In merito alla risposta del Centro trasfusionale di Milano sulla proibizione di donare sangue fatta ai gay

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Se Il Primo Amore avesse i commenti aperti (ed altro ancora) avrei segnalato a Stefano Beretta che il Policlinico a Milano rifiuta la donazione di sangue di persone gay fin dal 2005 sulla base di una singolare ed apparentemente pretestuosa interpretazione della Direttiva 2004/33/EC.
La fonte più completa per formarsi un’opinione sulla vicenda è dello storico e giornalista Giovanni Dall’Orto (da cui ho preso il titolo dell’articolo) sul suo sito (kudos queerblog). Vi invito a leggerla, soprattutto se siete donatori (o donatrici) di sangue come me, che ho donato al Marangoni negli anni passati ed ho quindi a cuore la cosa.

Jan Reister

Le brioches di Londra

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di Marco Rovelli

Un altro resistente schiacciato dalla macina del denaro, un altro respiro che manca. La calca causata dall’incivile pratica poliziesca del cordonamento, un infarto – e ancora una volta in questione è il muro invalicabile del cuore nero del Potere. Ancora una volta, la “rete” dei movimenti contro la fortezza del sistema. Ed è nella rete web che si riescono ad ascoltare i suoni delle strade di Londra,– a cominciare dal nodo londinese di Indymedia (london.indymedia.org.uk), dove ci sono aggiornamenti in tempo reale, e video caricati dai resistenti.

E’ da internet che sono venuto a sapere che nel pomeriggio di mercoledì gli impiegati della City hanno gettato, dalle loro finestre, biglietti da dieci sterline sui manifestanti (secondo un’altra versione, li sventolavano). L’immagine perfetta di un mondo che, nel momento estremo del pericolo, cerca la salvezza nell’oscena esibizione di quella verità negata fino ad ora, celata nelle “spettacolari” alchimie della finanza.

Argo n° 15

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argo

E’ in uscita il nuovo numero di ARGO, che si intitolerà Oscenità: un romanzo di esplorazione on the road, attraverso l’Italia, da Sud a Nord e ritorno, in compagnia del controverso artista Federico Solmi, del repoter d’assalto Fabrizio Gatti, il giullare scomodo Paolo Rossi, i nuovi poeti dialettali – da Domenico Brancale a Edoardo Zuccato -, l’ultimo beat Jack Hirshman, il grande sociologo Massimo Paci, l’ex Cccp Massimo Zamboni, il narratore Vanni Santoni, l’italianista engagé Andrea Battistini, i collettivi Kai Zen, Wu Ming e gli Argonauti, da Roma a Kyoto.


Qui
Diario di Bordo, l’editoriale del nuovo numero, e il sommario della rivista.

Argonauti Riuniti

La resistenza agli antibiotici ed il timore della parola “evoluzione”

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Antonovics J, Abbate JL, Baker CH, Daley D, Hood ME, et al

introduzione, adattamento e traduzione di Vincenzo Della Mea

Tra le ragioni che i creazionisti portano contro la teoria dell’evoluzione c’è la considerazione che non ci sarebbero prove a suo favore, per cui non si tratterebbe di teoria scientifica ma di pura ipotesi, e quindi allo stesso livello del creazionismo.

Invece prove a favore ce ne sono sotto forma di processi biologici spiegati bene dalla teoria dell’evoluzione, e tra queste una importante, anche se non l’unica, è data dall’evoluzione dei batteri verso forme resistenti agli antibiotici.

Si tratta di divulgare anche questi fatti, in modo che la discussione non rimanga a livello di scontro politico o religioso, dove più o meno tutto diventa accettabile, ma si porti sul più specifico campo scientifico, con lo scopo di fare comprendere che l’evoluzione ha conseguenze pratiche importanti esattamente come la altrettanto inspiegabile forza di gravità.

Quando mi innamorai di un orso polare

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di Francesca Matteoni

la forma dell’amore
 
Mai fidarsi delle apparenze. Questa è la prima regola che si impara frequentando il mondo della fiaba. L’assiduo lettore saprà presto che una casetta di cioccolato nel bosco non è tanto un invito a banchettare con le sue tegole, quanto uno specchietto per allodole, che nasconde qualche strega cannibale pronta a mangiarsi lo sprovveduto Hansel del caso; che il modo più veloce di superare le nuvole non è prendere un aereo, ma piantare un seme di fagiolo; che una mela rossa al giorno leva il medico di torno, eliminando alla radice il problema della salute; e soprattutto che l’amore si traveste: è grottesco, ostile, terribile al suo apparire. È la pelle del totalmente altro che tocchiamo sfidando il senso comune, il pericolo, il pregiudizio. Noi troviamo un amore, entriamo in un corpo. Chi dice che l’amore libera è impreciso: ci spinge semmai in una forma che non può essere standardizzata – quando avviene l’amore è già altrove, viaggia nella nerezza del sangue, dove germinano i sogni e le illusioni. Le fiabe abbondano di amori intrappolati o racchiusi nei luoghi più improbabili, una melagrana, una torre senza porte, ma soprattutto una pelliccia animale che rende difficile il riconoscimento.

Passi nella poesia francese contemporanea. Resoconto di un attraversamento (1)

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[Presento qui un intervento apparso su “Poesia 2007-2008. Annuario” a cura di Paolo Febbraro e Giorgio Manacorda. L’ho diviso in tre parti. In questa prima parte, sopratutto documentaria, si guarda alla ricezione in Francia della poesia italiana contemporanea e si documenta un dialogo particolare, di un gruppo di amici poeti e traduttori, con una certa poesia francese. La seconda parte è dedicata ad alcuni sviluppi della poesia francese recente, riconducibile alle esperienze di Ponge, Beckett e Perec. Nell’ultima parte, presento il commento critico di Febbraro al mio saggio e la mia breve replica.]

di Andrea Inglese

1. Premessa metodologica

Diversi sono i modi di attraversare una frontiera linguistica e culturale. Ogni attraversamento presume un suo corredo di motivi ed intenzioni, di urgenze e di chimere. E ci sono attraversamenti ufficiali, in pompa magna, come altri clandestini, fatti nella penombra. Alcuni richiedono grandi mezzi e sforzi immani, rischiando ciò nonostante di mancare il bersaglio; altri si fanno quasi per caso, improvvisando, e malgrado ciò possono risultare indispensabili. In ogni caso, e oggi più che mai, passare una frontiera è qualcosa di altamente problematico, anche quando lo si faccia in quella dimensione privilegiata, incruenta, che è costituita dal dialogo culturale.

Siamo tutti in pericolo

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di Giuseppe Catozzella

Un uomo giace sdraiato a terra accanto allo spigolo del marciapiede. Ha la testa coperta da un telo bianco chiazzato al centro di rosso rappreso. Sparato in faccia, come i codardi camorristi usano fare, colpendo da due passi chi neppure può difendersi.
È una grande fotografia, quella che sta sul ledwall semovibile e luminoso, nello studio TV3 di corso Sempione stracolmo di ragazzi. Roberto Saviano sta un po’ scostato sulla destra e indica quell’istantanea, mentre Fabio Fazio gli passa addosso un fugace sguardo di terrore. Poi indica i bambini, i tanti bambini che nell’immagine assistono al lavoro della polizia mortuaria e grida, quasi sorprendendo anche se stesso: “Che tipo di Paese è quello che permette tutto questo?”.
Che tipo di Paese è, il nostro?

Ponziopilatismo

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I sogni di piccole vite, crudeli e perfette

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capo22
di Chiara Valerio

Uscita dalle regole della famiglia. Che significa semplicemente non riconoscerla più, peccare di libertà quel tanto da toglierti dall’orizzonte delle colazioni e dei pranzi, delle telefonate e delle loro domande, sempre le stesse, che aspettano medesime risposte e non portano mai da nessuna parte, ma servono a riconoscersi nelle espressioni, come un Dna verbale, mattoni della nostra unità. Specie di rosario di famiglia che si sgrana negli anni sempre uguale a se stesso. Nudo di famiglia di Gaia Manzini (Fandango, 2009) è una raccolta di racconti. Somiglia, e non solo per il titolo, a Legami familiari di Clarice Lispector. Lo scrivo con infinita meraviglia e turbamento. Lispector scrive Non essere divorati è l’obiettivo segreto di tutta una vita e Manzini chiosa la memoria, quella vera c’è l’ha il corpo. Perché i personaggi di Nudo di famiglia hanno fallito l’obiettivo segreto ma raccontano come. Perché leggi Ada e ti ritrovi a casa. A casa tua, spolpato dalle inquietudini degli altri. Perché leggi La manovra di Heimlich e sai che La parola non serve solo a descrivere la realtà, ma anche a spezzarla.

Tout aboutit à un livre. 1

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di Antonio Sparzani

Stéphane Mallarmé
Stéphane Mallarmé

In un post di qualche tempo fa dicevo del grande fraintendimento che ha infiltrato la cultura del Novecento in seguito agli scritti (e alla vasta pubblicità data loro) di Einstein del 1905 e del 1916, a proposito della sua teoria della relatività. Ricordavo come la ricerca di Einstein si potesse invece caratterizzare come una ricerca di assoluto, con buona pace di tutte le accuse di relativismo e di perdita di certezze che molti credevano impliciti nella teoria einsteiniana.

Seguendo il mio dèmone di cercare interazioni e analogie tra scienza e letteratura, mi sono imbattuto in uno scritto di Jorge Luis Borges intitolato Nota su Walt Whitman. Il suo inizio mi ha colpito:

«L’esercizio delle lettere può promuovere l’ambizione di costruire un libro assoluto, un libro dei libri che li includa tutti come un archetipo platonico, un oggetto la cui virtù non diminuiscano gli anni.»

Air mail ( libro di poesie )

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di
effeffe

airmail

Turbolenze

Quando uno saluta l’altro
per un viaggio d’affari, un tornaconto
fondamentale è il fotogramma esatto
della fine – per questo i nostri padri
portavano in stazione fazzoletti bianchi.

Se te ne vai con un’incazzatura
o la tristezza degli occhi, i tuoi di lei,
quella ti resta dentro non finisce

Ecco perché durante il volo
che il comandante domina e dirige
della voce che corre con le belle gambe
del personale di bordo, alto parlante
cerco le sue carezze l’allegrezza

Alì en Rose

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petali
Alì
di
Alessandro Trocino

Se provi a immaginare quanti anni ha, gliene dai 30 e anche 60. Potrebbe essere indiano o pachistano o bangladese. Lui non lo sa. O a me fa piacere immaginare che sia così, che non lo sappia davvero, chi sia. Tanti anni fa ero convinto che fosse marocchino. Mi sembrava che lui avesse annuito, quella volta, quando gliel’ho chiesto. L’altro giorno gli ho domandato se fosse del Bangladesh e lui ha annuito anche stavolta, cordiale. Ha un volto scarnificato, la pelle scura erosa dal tempo e pupille liquide che navigano dentro un sorriso. E’ magro, di altezza media, vestito in modo sobrio, con scarpe robuste.
Si esprime per lo più a gesti e il gesto che gli riesce meglio è l’abbraccio.

Luoghi di confino, linee di confine

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Per un’ontologia anarchica dell’umano

Pubblico il testo dell’intervento che Lorenzo Bernini ha pronunciato a Palermo il 14 febbraio 2009 in occasione dell’anteprima del documentario Isola nuda di Debora Inguglia, prodotto dall’associazione culturale Visionaria con la collaborazione di Giuseppe Bisso. Il documentario raccoglie testimonianze del confino degli omosessuali sull’isola di Ustica durante il fascismo. Le fotografie, scattate a Lampedusa, sono di Giovanni Hänninen.

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Autismi 8 – Terapia di accoppiamento (1a parte)

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di Giacomo Sartori

L’unica parvenza di attività in comune erano ormai i disegnetti infantili. Le casette con la spirale di fumo e la palla del sole, i caparbi omettini filiformi, le montagne a seghetta, il mare con le sue ondine. Niente sesso, niente conversazioni intriganti, niente cenette a lume di candela, niente cinema sul canale, niente televisione con i semi di zucca, niente delle cose normali che fanno le coppie. Guerra fredda. Interrotta appunto dalle sedute del mercoledì pomeriggio. Centoventi euro per disegnare un’ora come dei bambini. Il che fa due euro al minuto. Un euro ogni trenta secondi di disegnetti, sborsato da un marmocchio di un’età cumulata di novantacinque anni, quasi novantasette.

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Abbiamo l’età per andare a scuola. Come passa il tempo…

IRRESPONSABILE II

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Dire che il preservativo non è il mezzo migliore per combattere l’AIDS rispetto all’astinenza sessuale e al matrimonio monogamico è come dire che le cinture di sicurezza e l’airbag non sono il modo migliore per diminuire le morti per incidenti stradali: meglio non usare l’automobile o guidarla solo nel giardino di casa.
Le affermazioni di Benedetto XVI – che hanno provocato la durissima reazione di tutto il mondo civile – sono riecheggiate su LANCET, una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo. LANCET si è sentita offesa in quanto rivista scientifica. La scienza – dove è rispettata – produce persino questi effetti.
“Il Papa”, sostiene la rivista in un editoriale riportato anche da Bbc, “ha pubblicamente distorto le prove scientifiche per promuovere la dottrina cattolica sul tema. Non è chiaro se l’errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza per appoggiare l’ideologia cattolica. Ma quando un personaggio influente, sia religioso, sia politico, fa una falsa affermazione scientifica che potrebbe avere conseguenze devastanti sulla salute di milioni di persone, dovrebbe ritrattare o correggere la linea”.

Le parole cadute

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di Adriano Padua*

6.
fermo immagine muto
prima ancora di dire
le parole importanti
destinate a restare
uguali 

ricordare un po' tutto 
anche quello che non
hai vissuto per niente

un'insana passione 
ci vorrà per potere provare
l'abitudine 
che resiste oltre ogni
nostra rabbia

 

Sua gattità John Gianvito

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di Rinaldo Censi

Ciò che colpisce a prima vista, ciò che emerge dai film di John Gianvito, prende piede quasi inconsciamente: possiede qualcosa di anodino e insieme cruciale. Si tratta di una certa “gattità”. Numerosi i gatti all’interno dei suoi film. Tanto che ci chiediamo se non ci sia qualcosa di felino nel suo fare cinema. Un gatto alla finestra, un gatto che buca l’inquadratura con il suo passo sonnolento ma preciso, un gatto che inaspettatamente balza, scatta preciso. C’è un gatto in noi? Gianvito burroughsiano? Potremmo fare sua questa riflessione che riprendiamo dal libricino aureo scritto da zio Bill: «Il gatto non offre servigi. Il gatto offre se stesso. Naturalmente vuole cura e un tetto. Non si compra l’amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici. Per capire una questione antica, bisogna riportarla al presente». (W. Burroughs, Il gatto in noi, Adelphi, Milano, 1994, p. 18) Alcune di queste righe si addicono al nostro cineasta americano.