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Post In Translation : Jacques Dutronc

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Sept cent millions de chinois
Et moi, et moi, et moi
Avec ma vie, mon petit chez-moi
Mon mal de tête, mon point au foie
J’y pense et puis j’oublie
C’est la vie, c’est la vie

Settecento milioni di cinesi
e a me, a me, a me
che ho la mia vita, il mio da me
male alla testa e fegato a pezzi
Ci penso certo sì
Ma è così, è così

Saramago. Appunti di lettura

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di Massimo Rizzante

Le voci
Su Cecità di José Saramago

La storia di Cecità.
Un’epidemia sconosciuta rende ciechi tutti gli abitanti di una città sconosciuta. Un piccolo gruppo di uomini e donne viene posto in quarantena. Poi fugge ed erra attraverso un paesaggio di rovine e di morte. Guidato dalla moglie del medico – il solo personaggio del romanzo che non ha perso la vista –, il piccolo gruppo cercherà di ricostituire una comunità fondata sulla ragione e sull’amore.
Si tratta di una storia edificante? O dell’ennesima allegoria della notte etica nella quale homo videns sta precipitando?

After dark

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murakami
di Gianni Biondillo

Murakami Haruki, After dark, 178 pag., Einaudi, 2009, trad. Antonietta Pastore

È mezzanotte, Mari è una giovane studentessa universitaria, ha deciso – come forse da troppo tempo – di non tornare a casa e di passare la nottata leggendo un libro, in una anonima caffetteria di Tokio. La metropoli infinita non dorme, il battito del suo cuore pare rallentare ma non fermarsi.

Quale «qualità»?

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Classifica provvisoria Premio Dedalus (clicca per ingrandire)
Classifica provvisoria Premio Dedalus (clicca per ingrandire)

[Oggi pomeriggio Fahrenheit dedicherà al premio una diretta radiofonica]

di Paolo Di Stefano

Alberghi e ristoranti si misurano a stelle, a forchette e a cappelli: il loro valore viene definito dalla competenza di specialisti che ne giudicano la qualità complessiva, il confort, il servizio eccetera. Se l’unico criterio di valutazione dei ristoranti fosse l’afflusso del pubblico, ne dovremmo dedurre che McDonald’s è il meglio del meglio. Ma tutti sanno che non è così. Perché allora per un prodotto non meno nobile come il libro contano solo i dati di mercato? Era più o meno questa la domanda che si poneva, tempo fa, Alberto Arbasino. Del resto, anche per i film i risultati del botteghino vengono affiancati dai voti della critica e non si spiega perché il trattamento dei romanzi e dei saggi dovrebbe essere diverso, tanto più che le classifiche di vendita non soltanto registrano il gradimento dei lettori ma contribuiscono a loro volta a orientare le preferenze e i gusti. Raccogliendo la provocazione di Arbasino, il festival Pordenonelegge [dove dal 15 di questo mese sarà disponibile la classifica estesa N.d.I.] e il gruppo che ruota attorno al Premio Dedalus si sono mobilitati. E hanno avviato un nuovo tipo di graduatoria mensile delle uscite librarie mettendo insieme una giuria di cento Grandi Lettori. Che non sono solo critici e scrittori ma anche traduttori, giornalisti, storici, filosofi, consulenti editoriali, autori registi e attori di teatro e di cinema. Esclusi, in odore di conflitto di interessi (o di inevitabile imbarazzo), i dirigenti editoriali e i responsabili di pagine cultuali. Con un criterio di età, che comprende la fascia tra i trentenni e i cinquantenni. Da segnalare che altrove, per esempio in Germania, una simile esperienza non è certo nuova.

ZAMEL

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David Dalla Venezia, olio su tela, n 495, senza titolo
David Dalla Venezia, olio su tela, n 495, senza titolo

 

di Franco Buffoni

Casa di Aldo, prima notte: arrivo

So già che questa notte non riuscirò a dormire, meglio che cerchi subito qualcosa da leggere. Tra i libri illustrati qui spiccano: Sport e giochi nell’età classica di Giovanni Manetti, edito da Mondadori nel 1988, e un delizioso librino uscito da Interlinea nel 1995 – Il manuale dell’allenatore – compilato nel III secolo d.C. da Filostrato di Lemno: in copertina – sconvolgenti nella loro sensualità – i fanciulli pugilatori da un affresco di Thera del XVI secolo a.C., capaci con le loro treccine a punta di surclassare tutti i giovani Törless e persino la riproduzione lì accanto della tetra Scuola di pugilato di Max Slevogt, coi due giovani ignudi rimasti appesi in mostra in un castello di Ludwig. Ancora, tra i fuori formato, Querelle, edito da Ubulibri nel 1982, con i dialoghi del film e numerose foto a colori, intrecciato al relativo Oscar del 1981: Genet, Querelle de Brest, nella traduzione di Giorgio Caproni. Sfoglio e trovo sottolineato, con punto esclamativo accanto, un paragrafo: “L’uniforme da marinaio trasformava Gil. Si posò il berretto sui capelli, poi lo inclinò indietro con spavalda civetteria. L’anima affascinante e nervosa dell’arma era entrata in lui. Era diventato un membro di quella Marina da guerra destinata più a ornare la costa francese che a difenderla. Essa frastaglia e ricama un grazioso festone in riva al mare, da Dunkerque a Villefranche con, qua e là, alcuni nodi più fitti e più stretti che sono i porti militari. La Marina è un’organizzazione stupendamente congeniata, composta di giovanotti che attraverso tutto un tirocinio imparano come farsi desiderare”. Commento di Aldo in matita: “Oggi è così a Biserta”.

Francesca Genti: bimba urbana e ragazza kamikaze

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di Marco Simonelli

Persino tra noi quattro lettori di poesia contemporanea italiana persiste la convinzione che la lirica, intesa come genere poetico, sia esausta, esaurita, decisamente inadatta al nostro tempo se non addirittura dannosa: siamo abituati a bollare i brevi componimenti in versi a tematica amorosa con gli epiteti più spregevoli: “poeticume liricheggiante”, “sbrodolamento versificato”, “sentimentalismi adolescenziali”; ne stiamo alla larga e ne parliamo a bassa voce come mamme all’asilo preoccupate per un’epidemia di pidocchi. Ci piace l’epica poematica, l’impegno civile metapoetico, avanguardistico, neo-metrico o neo-orfico – il resto è raccolta differenziata.
A farci percepire la nostra imbecillità ci pensa questo piccolo capolavoro di Francesca Genti che porta il titolo di “Poesie d’amore per ragazze kamikaze”, liriche di quelle che “esprimono il sentimento più intimo del poeta”, come vuole la definizione canonica e non se ne vergognano affatto, anzi: la sfoggiano con una grazia sobria eppure compiaciuta, proprio come farebbe una giovane padrona di casa che indossa un semplice tubino nero capace d’esaltarne la bellezza e lascia alle matrone ingioiellate sue ospiti la tronfia convinzione che l’avvenenza sia strizzarsi in un Dolce&Gabbana leopardato.

Houellebecq. Appunti di lettura

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di Massimo Rizzante

L’al di là dell’amore
Su Piattaforma di Michel Houellebecq

È falso sostenere che gli esseri umani siano unici, che siano portatori di una loro singolarità insostituibile; per quello che mi riguarda, in ogni caso, io non percepivo nessuna traccia di questa singolarità.

Queste parole sono pronunciate in uno dei primi capitoli della seconda parte del terzo romanzo di Houellebecq, Piattaforma (2001), dal narratore e protagonista Michel, quarantenne funzionario contabile del Ministero della Cultura francese, prodotto di un sistema nel quale liberalismo economico e liberazione sessuale sono talmente sbandierati e oppressivi che chiunque osi, come fa l’autore, rappresentarli in tutta la loro cruda e grottesca realtà, è immediatamente tacciato di essere un reazionario o, peggio, uno spirito antimoderno.

Autismi 8 – Terapia di accoppiamento (2a parte)

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di Giacomo Sartori

[Chiedo scusa all’autore e ai lettori per il ritardo nella pubblicazione della seconda parte di questo Autismo, ero in viaggio. a. r.]

Secondo mia moglie ero bravissimo a fare il santerellino durante le sedute e a intenerire la terapeuta raccontandole ogni volta una vagonata di inverosimili castronerie. Fingevo di essere una persona attenta e disponibile, ostentavo la mia buona volontà e la mia buona fede, fingevo di languire e soffrire, ero proprio un attore professionista. Meritavo un premio di recitazione. Dovevo lanciarmi nel teatro amatoriale, era la mia via. E quell’ingenua si lasciava ammaliare, nonostante tutti i suoi diplomi e la sua fama. Anche lei in preda agli ormoncini maschili, come una qualsiasi sprovveduta.

Io le ribattevo che quella che mostravo durante le sedute era la mia vera natura. Nelle studio dalla terapeuta veniva fuori la mia anima profonda, che lei a causa del risentimento accumulato nel corso della nostra lunga convivenza non sapeva più vedere. Lei rideva sforzatamente come quando si vuol far capire che l’altro l’ha sparata davvero troppo grossa. Se solo un decimo delle cose che mettevo lì il mercoledì pomeriggio fossero state vere sarebbe già andata bene, mi diceva.

Terratrema- Abruzzo

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Intorbidi, se tocchi
l’acqua chiara.

Appena esci nel sole
Tracci un’ombra.

Perciò se invochi Dio
ti viene male.

poesia di Fabrizia Ramondino, da Per un sentiero chiaro, Einaudi

Passi nella poesia francese contemporanea. Resoconto di un attraversamento (2)

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[Presento qui un intervento apparso su “Poesia 2007-2008. Annuario” a cura di Paolo Febbraro e Giorgio Manacorda. L’ho diviso in tre parti. Nella prima parte, sopratutto documentaria, si guarda alla ricezione in Francia della poesia italiana contemporanea e si documenta un dialogo particolare, di un gruppo di amici poeti e traduttori, con una certa poesia francese. Questa seconda parte è dedicata ad alcuni sviluppi della poesia francese recente, riconducibile alle esperienze di Ponge, Beckett e Perec. Nell’ultima parte, presento il commento critico di Febbraro al mio saggio e la mia breve replica.]

di Andrea Inglese

4. Ponge, Beckett e la questione dei generi

Ho citato in precedenza una serie di autori francesi che alcuni poeti giovani stanno traducendo in questi anni in italiano o che, comunque, costituiscono un punto di riferimento importante per il loro percorso poetico. Ora mi soffermerò in modo particolare su alcuni di essi, cercando di mostrare quali aspetti della loro scrittura possono risultare per noi degni d’interesse. Per prima cosa, però, vorrei fare il punto sullo stato della nostra conoscenza della poesia francese contemporanea. Mi accontenterò di utilizzare il questionario che proprio «Po&sie» ha sottoposto ai poeti italiani viventi, laddove si indaga dei loro rapporti con la poesia francese. Se escludiamo i riferimenti ai padri della lirica moderna francese del XIX secolo, i nomi che ritornano più spesso sono Char, Michaux, Ponge, Bonnefoy, Jaccottet, e più raramente o una volta sola Noël, Maulpoix, Bosquet, Deguy, Guillevic, Alferi, Du Bouchet. Tranne gli ultimi tre, tutti gli altri autori sono stati più volte tradotti e pubblicati in volume in Italia. Questo significa, però, che l’attuale panorama della poesia francese visto dai poeti italiani è perlomeno fossilizzato: i poeti meno tradotti sono poco conosciuti, e quelli non tradotti, sono quasi del tutto sconosciuti. Anche in questo caso, dobbiamo concludere che o soltanto i poeti viventi oggi tradotti rappresentano la poesia francese, oppure intere zone delle “arti poetiche” francesi sono lasciate in ombra.

un’assoluta indifferenza verso se stessi

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di Chiara Valerio

Non so se ho molto da raccontare a proposito di questo viaggio, perché è stata soprattutto una storia di paesaggio, e di paesaggio attraversato in macchina. Mi sono fermato spesso per fare fotografie, erano come degli appunti visivi, quella pampa, quella estancia, quel colore della terra, quelle montagne sullo sfondo. Orizzonte mobile di Daniele Del Giudice è un libro di sguardi. È un diario nel quale le coordinate geografiche prendono il posto delle date. Il resoconto ordinato di un intervallo di spazio più che di tempo. Tra la Terra del fuoco e la banchisa australe, a 62°13’ sud e 58°54’ ovest, a Punta Arenas o Puerto Natales, a 90°00’ sud e 139°16’ ovest.

In merito alla risposta del Centro trasfusionale di Milano sulla proibizione di donare sangue fatta ai gay

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Se Il Primo Amore avesse i commenti aperti (ed altro ancora) avrei segnalato a Stefano Beretta che il Policlinico a Milano rifiuta la donazione di sangue di persone gay fin dal 2005 sulla base di una singolare ed apparentemente pretestuosa interpretazione della Direttiva 2004/33/EC.
La fonte più completa per formarsi un’opinione sulla vicenda è dello storico e giornalista Giovanni Dall’Orto (da cui ho preso il titolo dell’articolo) sul suo sito (kudos queerblog). Vi invito a leggerla, soprattutto se siete donatori (o donatrici) di sangue come me, che ho donato al Marangoni negli anni passati ed ho quindi a cuore la cosa.

Jan Reister

Le brioches di Londra

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di Marco Rovelli

Un altro resistente schiacciato dalla macina del denaro, un altro respiro che manca. La calca causata dall’incivile pratica poliziesca del cordonamento, un infarto – e ancora una volta in questione è il muro invalicabile del cuore nero del Potere. Ancora una volta, la “rete” dei movimenti contro la fortezza del sistema. Ed è nella rete web che si riescono ad ascoltare i suoni delle strade di Londra,– a cominciare dal nodo londinese di Indymedia (london.indymedia.org.uk), dove ci sono aggiornamenti in tempo reale, e video caricati dai resistenti.

E’ da internet che sono venuto a sapere che nel pomeriggio di mercoledì gli impiegati della City hanno gettato, dalle loro finestre, biglietti da dieci sterline sui manifestanti (secondo un’altra versione, li sventolavano). L’immagine perfetta di un mondo che, nel momento estremo del pericolo, cerca la salvezza nell’oscena esibizione di quella verità negata fino ad ora, celata nelle “spettacolari” alchimie della finanza.

Argo n° 15

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argo

E’ in uscita il nuovo numero di ARGO, che si intitolerà Oscenità: un romanzo di esplorazione on the road, attraverso l’Italia, da Sud a Nord e ritorno, in compagnia del controverso artista Federico Solmi, del repoter d’assalto Fabrizio Gatti, il giullare scomodo Paolo Rossi, i nuovi poeti dialettali – da Domenico Brancale a Edoardo Zuccato -, l’ultimo beat Jack Hirshman, il grande sociologo Massimo Paci, l’ex Cccp Massimo Zamboni, il narratore Vanni Santoni, l’italianista engagé Andrea Battistini, i collettivi Kai Zen, Wu Ming e gli Argonauti, da Roma a Kyoto.


Qui
Diario di Bordo, l’editoriale del nuovo numero, e il sommario della rivista.

Argonauti Riuniti

La resistenza agli antibiotici ed il timore della parola “evoluzione”

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Antonovics J, Abbate JL, Baker CH, Daley D, Hood ME, et al

introduzione, adattamento e traduzione di Vincenzo Della Mea

Tra le ragioni che i creazionisti portano contro la teoria dell’evoluzione c’è la considerazione che non ci sarebbero prove a suo favore, per cui non si tratterebbe di teoria scientifica ma di pura ipotesi, e quindi allo stesso livello del creazionismo.

Invece prove a favore ce ne sono sotto forma di processi biologici spiegati bene dalla teoria dell’evoluzione, e tra queste una importante, anche se non l’unica, è data dall’evoluzione dei batteri verso forme resistenti agli antibiotici.

Si tratta di divulgare anche questi fatti, in modo che la discussione non rimanga a livello di scontro politico o religioso, dove più o meno tutto diventa accettabile, ma si porti sul più specifico campo scientifico, con lo scopo di fare comprendere che l’evoluzione ha conseguenze pratiche importanti esattamente come la altrettanto inspiegabile forza di gravità.

Quando mi innamorai di un orso polare

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di Francesca Matteoni

la forma dell’amore
 
Mai fidarsi delle apparenze. Questa è la prima regola che si impara frequentando il mondo della fiaba. L’assiduo lettore saprà presto che una casetta di cioccolato nel bosco non è tanto un invito a banchettare con le sue tegole, quanto uno specchietto per allodole, che nasconde qualche strega cannibale pronta a mangiarsi lo sprovveduto Hansel del caso; che il modo più veloce di superare le nuvole non è prendere un aereo, ma piantare un seme di fagiolo; che una mela rossa al giorno leva il medico di torno, eliminando alla radice il problema della salute; e soprattutto che l’amore si traveste: è grottesco, ostile, terribile al suo apparire. È la pelle del totalmente altro che tocchiamo sfidando il senso comune, il pericolo, il pregiudizio. Noi troviamo un amore, entriamo in un corpo. Chi dice che l’amore libera è impreciso: ci spinge semmai in una forma che non può essere standardizzata – quando avviene l’amore è già altrove, viaggia nella nerezza del sangue, dove germinano i sogni e le illusioni. Le fiabe abbondano di amori intrappolati o racchiusi nei luoghi più improbabili, una melagrana, una torre senza porte, ma soprattutto una pelliccia animale che rende difficile il riconoscimento.

Passi nella poesia francese contemporanea. Resoconto di un attraversamento (1)

9

[Presento qui un intervento apparso su “Poesia 2007-2008. Annuario” a cura di Paolo Febbraro e Giorgio Manacorda. L’ho diviso in tre parti. In questa prima parte, sopratutto documentaria, si guarda alla ricezione in Francia della poesia italiana contemporanea e si documenta un dialogo particolare, di un gruppo di amici poeti e traduttori, con una certa poesia francese. La seconda parte è dedicata ad alcuni sviluppi della poesia francese recente, riconducibile alle esperienze di Ponge, Beckett e Perec. Nell’ultima parte, presento il commento critico di Febbraro al mio saggio e la mia breve replica.]

di Andrea Inglese

1. Premessa metodologica

Diversi sono i modi di attraversare una frontiera linguistica e culturale. Ogni attraversamento presume un suo corredo di motivi ed intenzioni, di urgenze e di chimere. E ci sono attraversamenti ufficiali, in pompa magna, come altri clandestini, fatti nella penombra. Alcuni richiedono grandi mezzi e sforzi immani, rischiando ciò nonostante di mancare il bersaglio; altri si fanno quasi per caso, improvvisando, e malgrado ciò possono risultare indispensabili. In ogni caso, e oggi più che mai, passare una frontiera è qualcosa di altamente problematico, anche quando lo si faccia in quella dimensione privilegiata, incruenta, che è costituita dal dialogo culturale.

Siamo tutti in pericolo

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di Giuseppe Catozzella

Un uomo giace sdraiato a terra accanto allo spigolo del marciapiede. Ha la testa coperta da un telo bianco chiazzato al centro di rosso rappreso. Sparato in faccia, come i codardi camorristi usano fare, colpendo da due passi chi neppure può difendersi.
È una grande fotografia, quella che sta sul ledwall semovibile e luminoso, nello studio TV3 di corso Sempione stracolmo di ragazzi. Roberto Saviano sta un po’ scostato sulla destra e indica quell’istantanea, mentre Fabio Fazio gli passa addosso un fugace sguardo di terrore. Poi indica i bambini, i tanti bambini che nell’immagine assistono al lavoro della polizia mortuaria e grida, quasi sorprendendo anche se stesso: “Che tipo di Paese è quello che permette tutto questo?”.
Che tipo di Paese è, il nostro?

Ponziopilatismo

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I sogni di piccole vite, crudeli e perfette

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capo22
di Chiara Valerio

Uscita dalle regole della famiglia. Che significa semplicemente non riconoscerla più, peccare di libertà quel tanto da toglierti dall’orizzonte delle colazioni e dei pranzi, delle telefonate e delle loro domande, sempre le stesse, che aspettano medesime risposte e non portano mai da nessuna parte, ma servono a riconoscersi nelle espressioni, come un Dna verbale, mattoni della nostra unità. Specie di rosario di famiglia che si sgrana negli anni sempre uguale a se stesso. Nudo di famiglia di Gaia Manzini (Fandango, 2009) è una raccolta di racconti. Somiglia, e non solo per il titolo, a Legami familiari di Clarice Lispector. Lo scrivo con infinita meraviglia e turbamento. Lispector scrive Non essere divorati è l’obiettivo segreto di tutta una vita e Manzini chiosa la memoria, quella vera c’è l’ha il corpo. Perché i personaggi di Nudo di famiglia hanno fallito l’obiettivo segreto ma raccontano come. Perché leggi Ada e ti ritrovi a casa. A casa tua, spolpato dalle inquietudini degli altri. Perché leggi La manovra di Heimlich e sai che La parola non serve solo a descrivere la realtà, ma anche a spezzarla.

Tout aboutit à un livre. 1

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di Antonio Sparzani

Stéphane Mallarmé
Stéphane Mallarmé

In un post di qualche tempo fa dicevo del grande fraintendimento che ha infiltrato la cultura del Novecento in seguito agli scritti (e alla vasta pubblicità data loro) di Einstein del 1905 e del 1916, a proposito della sua teoria della relatività. Ricordavo come la ricerca di Einstein si potesse invece caratterizzare come una ricerca di assoluto, con buona pace di tutte le accuse di relativismo e di perdita di certezze che molti credevano impliciti nella teoria einsteiniana.

Seguendo il mio dèmone di cercare interazioni e analogie tra scienza e letteratura, mi sono imbattuto in uno scritto di Jorge Luis Borges intitolato Nota su Walt Whitman. Il suo inizio mi ha colpito:

«L’esercizio delle lettere può promuovere l’ambizione di costruire un libro assoluto, un libro dei libri che li includa tutti come un archetipo platonico, un oggetto la cui virtù non diminuiscano gli anni.»