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Air mail ( libro di poesie )

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di
effeffe

airmail

Turbolenze

Quando uno saluta l’altro
per un viaggio d’affari, un tornaconto
fondamentale è il fotogramma esatto
della fine – per questo i nostri padri
portavano in stazione fazzoletti bianchi.

Se te ne vai con un’incazzatura
o la tristezza degli occhi, i tuoi di lei,
quella ti resta dentro non finisce

Ecco perché durante il volo
che il comandante domina e dirige
della voce che corre con le belle gambe
del personale di bordo, alto parlante
cerco le sue carezze l’allegrezza

Alì en Rose

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petali
Alì
di
Alessandro Trocino

Se provi a immaginare quanti anni ha, gliene dai 30 e anche 60. Potrebbe essere indiano o pachistano o bangladese. Lui non lo sa. O a me fa piacere immaginare che sia così, che non lo sappia davvero, chi sia. Tanti anni fa ero convinto che fosse marocchino. Mi sembrava che lui avesse annuito, quella volta, quando gliel’ho chiesto. L’altro giorno gli ho domandato se fosse del Bangladesh e lui ha annuito anche stavolta, cordiale. Ha un volto scarnificato, la pelle scura erosa dal tempo e pupille liquide che navigano dentro un sorriso. E’ magro, di altezza media, vestito in modo sobrio, con scarpe robuste.
Si esprime per lo più a gesti e il gesto che gli riesce meglio è l’abbraccio.

Luoghi di confino, linee di confine

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Per un’ontologia anarchica dell’umano

Pubblico il testo dell’intervento che Lorenzo Bernini ha pronunciato a Palermo il 14 febbraio 2009 in occasione dell’anteprima del documentario Isola nuda di Debora Inguglia, prodotto dall’associazione culturale Visionaria con la collaborazione di Giuseppe Bisso. Il documentario raccoglie testimonianze del confino degli omosessuali sull’isola di Ustica durante il fascismo. Le fotografie, scattate a Lampedusa, sono di Giovanni Hänninen.

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Autismi 8 – Terapia di accoppiamento (1a parte)

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di Giacomo Sartori

L’unica parvenza di attività in comune erano ormai i disegnetti infantili. Le casette con la spirale di fumo e la palla del sole, i caparbi omettini filiformi, le montagne a seghetta, il mare con le sue ondine. Niente sesso, niente conversazioni intriganti, niente cenette a lume di candela, niente cinema sul canale, niente televisione con i semi di zucca, niente delle cose normali che fanno le coppie. Guerra fredda. Interrotta appunto dalle sedute del mercoledì pomeriggio. Centoventi euro per disegnare un’ora come dei bambini. Il che fa due euro al minuto. Un euro ogni trenta secondi di disegnetti, sborsato da un marmocchio di un’età cumulata di novantacinque anni, quasi novantasette.

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Abbiamo l’età per andare a scuola. Come passa il tempo…

IRRESPONSABILE II

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Dire che il preservativo non è il mezzo migliore per combattere l’AIDS rispetto all’astinenza sessuale e al matrimonio monogamico è come dire che le cinture di sicurezza e l’airbag non sono il modo migliore per diminuire le morti per incidenti stradali: meglio non usare l’automobile o guidarla solo nel giardino di casa.
Le affermazioni di Benedetto XVI – che hanno provocato la durissima reazione di tutto il mondo civile – sono riecheggiate su LANCET, una delle più prestigiose riviste scientifiche del mondo. LANCET si è sentita offesa in quanto rivista scientifica. La scienza – dove è rispettata – produce persino questi effetti.
“Il Papa”, sostiene la rivista in un editoriale riportato anche da Bbc, “ha pubblicamente distorto le prove scientifiche per promuovere la dottrina cattolica sul tema. Non è chiaro se l’errore del Papa sia dovuto ad ignoranza o se sia un deliberato tentativo di manipolare la scienza per appoggiare l’ideologia cattolica. Ma quando un personaggio influente, sia religioso, sia politico, fa una falsa affermazione scientifica che potrebbe avere conseguenze devastanti sulla salute di milioni di persone, dovrebbe ritrattare o correggere la linea”.

Le parole cadute

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di Adriano Padua*

6.
fermo immagine muto
prima ancora di dire
le parole importanti
destinate a restare
uguali 

ricordare un po' tutto 
anche quello che non
hai vissuto per niente

un'insana passione 
ci vorrà per potere provare
l'abitudine 
che resiste oltre ogni
nostra rabbia

 

Sua gattità John Gianvito

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di Rinaldo Censi

Ciò che colpisce a prima vista, ciò che emerge dai film di John Gianvito, prende piede quasi inconsciamente: possiede qualcosa di anodino e insieme cruciale. Si tratta di una certa “gattità”. Numerosi i gatti all’interno dei suoi film. Tanto che ci chiediamo se non ci sia qualcosa di felino nel suo fare cinema. Un gatto alla finestra, un gatto che buca l’inquadratura con il suo passo sonnolento ma preciso, un gatto che inaspettatamente balza, scatta preciso. C’è un gatto in noi? Gianvito burroughsiano? Potremmo fare sua questa riflessione che riprendiamo dal libricino aureo scritto da zio Bill: «Il gatto non offre servigi. Il gatto offre se stesso. Naturalmente vuole cura e un tetto. Non si compra l’amore con niente. Come tutte le creature pure, i gatti sono pratici. Per capire una questione antica, bisogna riportarla al presente». (W. Burroughs, Il gatto in noi, Adelphi, Milano, 1994, p. 18) Alcune di queste righe si addicono al nostro cineasta americano.

CONFLITTI D’INTERESSI

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di Giorgio Mascitelli

Per una volta tanto mi toccherà perfino parlare bene della televisione e ammettere a malincuore che a vederla talvolta si impara qualcosa di nuovo. Almeno a me è successo così quando ho appreso, assistendo la settimana scorsa all’intervista a Romano Prodi, che la Lehmann and brothers, la celebre banca d’affari fallita allo scoppio della crisi finanziaria questo autunno, godeva fino a poche ore prima del suo fallimento di un giudizio (rating) largamente positivo da parte delle società incaricate di esprimere una valutazione sui suoi prodotti finanziari.

Ma non è questo il primo caso di sbagli così clamorosi da parte delle società di rating (Moody’s, Fitch, Standard & Poor); per esempio anche nelle vicende di Swissair, Parmalat ed Enron si trovano errori di valutazione simili. La cosa è particolarmente inquietante perché la legge prevede che qualsiasi ente economico che intenda emettere prodotti finanziari derivati debba obbligatoriamente farsi rilasciare un rating sul proprio prodotto. Ciò significa che le società di rating dovrebbero svolgere una funzione di controllo sul mercato finanziario.

Se nulla era sbagliato

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di Nadia Agustoni

Ma che sarebbero i prodigi in mare e in cielo
senza averti compagno al mio pensiero?

John Keats, Sonetti

L’hanno definita una delle intelligenze più critiche e lucide degli states, ma nei due libri in cui racconta la morte del marito John e della figlia Quintana, avvenute a breve distanza una dall’altra, Joan Didion di sè dice che per un pò è impazzita e impietosa ci mostra la sostanza del dolore.
Leggendo L’anno del pensiero magico si prova simpatia per questa donna che combatte una battaglia contro la morte della figlia fino a quando le sembra fuori pericolo. Sapremo solo dopo qualche anno che le cose non sono andate a buon fine. La perdita improvvisa dei congiunti è ripercorsa di nuovo in un monologo con lo stesso titolo del primo libro: monologo serrato, dolente e asciutto, senza una sola parola che inviti a una facile pietas.
A Broadway è Vanessa Redgrave a interpretarlo. Le serate fanno il tutto esaurito.

The Best e la mafia

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bring-me-the-head-warren1di Mauro Baldrati

Non ho mai lavorato per la mafia italiana.

Raramente i boss si rivolgono a uno specialista, preferiscono utilizzare uomini loro, che addestrano in proprio e tengono sul libro paga. I lavori della mafia sono esecuzioni in strada, raffiche di mitra sulle auto, esplosioni, stragi. Io non mi tiro mai indietro, elimino chi deve essere eliminato, ma non sono i miei sistemi. Io lavoro scientificamente, pianifico, studio, non sono adatto alle esecuzioni sui marciapiedi.

Per questo mi hanno chiamato. Hanno bisogno di un lavoro scientifico. Hanno bisogno di uno che sia in grado di gestire le varianti. Di un tipo convincente, che sappia recitare. Di un professionista che capisca le esigenze e si adatti agli eventi. Di uno che agisca in proprio, e li tenga fuori, anche se firma per conto loro.

Per questo mi hanno cercato, e non hanno battuto ciglio di fronte al mio compenso, che equivale agli stipendi annuali di una decina dei loro killer.

QUESTA E ALTRE PREISTORIE

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venerdì 27 marzo, ore 18

LE LETTERE NOMAS FOUNDATION

presentano

Francesco Pecoraro

QUESTA E ALTRE PREISTORIE

in mostra una scelta di immagini dal libro

con

Stefano Chiodi         Giulio Ferroni        Gabriele Pedullà

coordina Andrea Cortellessa

Nomas Foundation, in Viale Somalia 33, a Roma.

Roberto Roversi a Roma

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a Roma, Giovedì 26 marzo 2009, dalle ore 18:30

presso le Edizioni Empirìa
via Baccina 79 (Rione Monti)


Carlo Bordini
e Marco Giovenale
presentano

Roberto Roversi, TRE POESIE E ALCUNE PROSE

Testi 1959-2004. A cura di Marco Giovenale
Con una nota di Fabio Moliterni

Luca Sossella Editore
http://lucasossella.it/arte_poetica/tre_poesie.html

Roberto Roversi raccoglie nelle “Tre poesie” del titolo Dopo Campoformio (nella versione 1965), Le descrizioni in atto (1969-85) e i versi degli anni Settanta e Ottanta riuniti nel Libro Paradiso (1993). Non distante dalla poesia, anzi con quella in dialogo, è la tessitura prismatica delle pagine in prosa, data da due estratti dai romanzi Registrazione di eventi (1964) e I diecimila cavalli (1976), e da una scelta di scritti (tra 1959 e 2004) dal titolo complessivo e ironico di Materiale ferroso, puntualmente in equilibrio tra teoria della poesia e impegno frontale, spesso politico, sempre e tenacemente etico.

Il film

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di Andrea Inglese

Tutto l’erotismo è lì, concentrato sulla bocca, è tutto nel primo piano, nel volto, che è una faccia piatta, larga, e dentro questa faccia si apre una bocca, come uno strano gorgo, dov’è impossibile capire per quale verso tiri la corrente, se siano vampe, irradiazioni che salgono, come da una ferita vulcanica, sott’acqua, o risucchi a perpendicolo, come in uno scolatoio, dove l’acqua si torce su se stessa, accelerando, e sprofonda, è una bocca-gorgo, ed è tutto in questa bocca di gemiti che si condensa l’erotismo, la bocca di Naomi Tani, l’attrice principale, che è sottoposta a annodamenti spaventosi, sospensioni su carrucole, trapezi, imbragature, e con tutte le braccia slogate all’indietro, tirate come pure i folti capelli, corde e fasce che stringono la carne, strappano indietro gli arti, inarcano la schiena, con le natiche tese, gli orifizi che si dilatano, e tutto ricade in bocca, in questi primi piani ossessivi, con quei gemiti che portano in superficie, portano all’orecchio il piacere e il dolore, in questo flutto torbido, in cui è mescolato lo strazio, il godimento, come una corrente alternata,

OMOGENITORIALITÀ

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MARIA NOVELLA DE LUCA

HANNO due mamme. O due papà. A volte tre genitori. Sono centomila in Italia secondo le ultime stime, ma forse molti di più. I più grandi sfiorano l’adolescenza, i più piccoli, concepiti all’estero nei centri di fecondazione assistita, hanno pochi anni, alcuni pochi mesi. Figli e figlie di genitori gay. Di una sola metà del cielo. Bimbi sereni dicono gli psicologi, gli insegnanti, i pediatri che li analizzano e li “monitorano” fin dalla culla negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Inghilterra, e adesso anche in Italia. Nati da relazioni eterosessuali o nella coppia omosessuale stessa, tra due donne o due uomini, complice la Scienza e le più ardite tecniche di procreazione artificiale: sono l’ultima frontiera della famiglia, la più inedita, la meno riconosciuta, la più controversa.

In quella terra quasi di nessuno. Omaggio a G. A. Borgese

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di Massimo Rizzante

E Borgese resta in quella terra quasi di nessuno.
Leonardo Sciascia

Quasi tutto è iniziato quando il 22 aprile del 2000 ho letto una lettera inviata al direttore di un giornale italiano firmata dalla famiglia Borgese (la moglie Elisabeth Mann, la figlia Dominica e la nipote Giovanna), nella quale si constatava con stupore che in un libro dello storico tedesco Helmut Goetz, intitolato Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, e recensito pochi giorni prima sullo stesso giornale, il «nome di Borgese» non figurava «tra i professori che rifiutarono di firmare il giuramento di fedeltà al regime fascista».

SCRITTURE PRIVATE

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di Stefano Gallerani

È l’imbecillità realista che non si ferma a dirsi che niente, per quanto una mano possa sprofondare nelle viscere del mondo, vi sarà mai nascosto, perché un’altra mano ve lo può raggiungere, e che ciò che è nascosto altro non è mai che ciò che manca al suo posto, come si esprime la scheda di ricerca di un volume quando è smarrito nella biblioteca.

(Jacques Lacan, Il seminario su La lettera rubata)

Tanto per restare all’attualità, almeno in abbrivio, la fiaccola ancora arde: in poche settimane è passata dalle mani di “Allegoria” a quelle dello “Specchio” spargendo faville un po’ dappertutto, dimodoché il suo bagliore, quel tenue riverbero di polemica, ha continuato a brillare qua e là tra le aule dei convegni e il web (soprattutto su “Nazione Indiana”), tra le terze pagine dei quotidiani e le chiacchiere da salotto. Per non peccare d’ignavia, ognuno ha acceso il suo fuocherello e intorno alle fiamme ci si è ritrovati a discutere il tema del giorno: il Ritorno alla Realtà in letteratura – o, preferibilmente, il Ritorno della Realtà; ovvero ancora, come recita l’intestazione di un libro del critico d’arte statunitense Hal Foster – citato in proposito da Andrea Cortellessa -, il Ritorno del Reale.

Urbanità 9

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di Gianni Biondillo

Si sa, al principe Carlo d’Inghilterra l’architettura moderna non piace. Appena vede delle facciate in vetro strutturale, appena passa davanti a una costruzione in cemento armato, gli viene l’orticaria. La città moderna, con le sue dimensioni abnormi, con le sue forme avulse dalla tradizione è portatrice di degrado urbano e sociale, la bruttura degli edifici abbrutisce i suoi abitanti.

Virginie Poitrasson “Siamo dispositivi”

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A Roma, sabato 21 marzo 2009, alle ore 19:30

presso il Centro culturale
La Camera Verde
(via G. Miani 20)

presentazione del libro

SIAMO DISPOSITIVI

di Virginie Poitrasson

edizione bilingue (francese, italiana)
a cura di Andrea Inglese

Sarà presente l’autrice, che leggerà alcuni brani

Interverrà Andrea Inglese


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Achille finalmente raggiunge la tartaruga

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di Antonio Sparzani
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Parlando della presa del pensiero sulla realtà, spero di avervi convinto almeno di una cosa, che per superare, risolvere, capire davvero quello che sembra un paradosso, occorre andargli dentro e spiegarlo con le sue stesse armi: nel caso della storia di Achille e della tartaruga, non basta cioè l’osservazione sperimentale del fatto che voi – ancorché non siate il Piè Veloce – raggiungete facilmente, se volete, qualsiasi tartaruga arranchi davanti ai vostri piedi (in terra, perché in mare con quelle delle Galàpagos, non saprei…), e neppure basta