di Antonio Sparzani

Un mese fa moriva Harold Pinter, (Londra 10 ottobre 1930 Londra 24 dicembre 2008) premio Nobel per la letteratura 2005.
Mi sembra utile ricordare in questo momento il rigore della sua posizione di intellettuale contro l’imperialismo USA e le guerre in generale. Nel 2005 annunciò di smettere di scrivere commedie per dedicarsi alla politica.
Otto mesi prima della morte, che ha coinciso con l’ultima, la più efferata delle stragi, aveva scritto a proposito del 60° anniversario di Israele:
Non possiamo celebrare la nascita di uno stato fondato sul terrorismo, sui massacri, sull’espropriazione delle terre appartenenti ad un altro popolo. Non possiamo celebrare la nascita di uno stato tutt’ora impegnato in una pulizia etnica che viola la legge internazionale, che infligge una mostruosa punizione collettiva in Medio Oriente
Costante negli anni e costantemente sottaciuta dai mass media la sua denunzia dei crimini degli Stati Uniti d’America, poi elaborata con scarna eloquenza nel discorso di accettazione del premio nobel del 2005. Sulle omertose omissioni e distorsioni della verità da parte degli operatori dell’informazione, nuovamente evidenziate in questi giorni dai resoconti sul massacro israeliano dei palestinesi a Gaza con le più sofisticate armi dell’arsenale USA, si era così espresso nel 1996:
I crimini USA nel mondo intero sono documentati esaurientemente, sistematicamente, costantemente, senza mezzi termini, ma nessuno ne parla. Nessuno lo ha mai fatto. Probabilmente perché il costo sarebbe quello della sopravvivenza di un giornale o di un canale televisivo.. Va anche detto che l’assoluta necessità del controllo economico è la determinante fondamentale di tutto ciò e che l’innocente testimone che alzi la voce va preso a calci in bocca. Il che è molto logico. Il mercato deve trionfare e trionferà.