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Blog e letteratura

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di Gherardo Bortolotti

Vorrei fissare alcuni appunti che, mi sembra, potrebbero servire da base per una discussione sulla letteratura on line e, più specificatamente, sulla letteratura ed i blog.

Un blog, in poche parole, è una pagina web che viene sistematicamente aggiornata con nuovi contenuti. Il visitatore di un blog, quando arriva sulla pagina, vede in testa alla stessa l’ultimo contributo inserito, mentre i precedenti sono disposti sotto, in ordine inverso di apparizione. I contributi, o post, sono in genere testuali anche se possono presentare video, audio in file o in streaming, immagini e così via.Ogni post è indicizzato per data, cioè è legato al momento in cui è apparso on line. Inoltre, i post possono essere indicizzati per mezzo di tag, piccole espressioni in linguaggio naturale che cercano di dare conto del contenuto del post (per esempio, il post che recensisce un libro di fantascienza sarà taggato con “recensione”, “fantascienza”, il nome dell’autore, il titolo del libro e così via).I post, poi, prevedono uno spazio per i commenti, cioè un luogo in cui i visitatori possono dare un feedback immediato rispetto al contenuto proposto o rispetto ad altro. Infine, un blog presenta in genere una colonna dedicata ai link verso altri blog o, comunque, verso altre risorse on line – il cosiddetto blogroll.

Il cuoco è un mestiere pericoloso

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di Helena Janeczek

Nella città un tempo nota come Bombay, un cuoco romano ha rischiato la vita per portare il latte alla sua bambina di sei mesi, tappata in una stanza con sua madre, alimentata per tutta la durata dell’assedio di biscotti al cioccolato trovati nel frigobar. Coperto alle spalle dagli agenti indiani, Emanuele Lattanzi, chef all’Hotel Oberoi che appartiene alla catena Hilton, ha raggiunto la sua famiglia con addosso la giacca bianca inamidata con cui quella sera aveva cominciato il suo servizio. Nella stessa parte della città- Colaba, il quartiere di lusso vicino al porto e alla Gateway of India- ma in un luogo di cui la gran parte dei bombaiti ignorava verosimilmente l’esistenza, la cuoca indiana del centro ebraico scappa con il figlio del rabbino in braccio

Urbanità 7

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di Gianni Biondillo

[risposta inedita ad una lettera, recapitatami da una rivista, che mi chiedeva un’opinione sulla querelle di Brera. G.B.]

Gentilissima lettrice,
la verità è che Milano ha sempre avuto un rapporto, come dire, “infastidito” con la sua eredità storico-artistica. A conti fatti le emergenze monumentali di questa città non sono, facendo una gretta conta, inferiori a quelle di Firenze, però i milanesi pare se ne disinteressino. Non a caso m’è capitato spesso di dover spiegare ai turisti stranieri che il Cenacolo di Leonardo sta proprio qui, in questa città, mica a Firenze come molti di loro credono. Nessuna città può fare a meno della sua memoria, ovvio, ma Milano ha sempre buttato lo sguardo oltre, verso il futuro. È la sua più antica tradizione quella di cambiare continuamente pelle, per poi, magari, rimpiangere con lacrime di coccodrillo, quello che ha perduto. È quell’atteggiamento ben descritto da Manzoni nei Promessi Sposi: “adelante con juicio”. Correre, ma lentamente. Delle due polarità, però, è quella della lentezza che ha preso il sopravvento in questi ultimi decenni. Una lentezza che appare sempre più puro immobilismo, ammettiamolo. Oggi a dir la verità sembra che il vento stia cambiando, e noi stiamo qui, vigili, a capire se è solo un’impressione o è qualcosa di più concreto.

Varianti e altri realismi

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[Si pubblica l’intervento di S. Gallerani alla tavola rotonda tenutasi alla Casa delle Letterature. Partita dalle punte di questi articoli di Cortellessa, la discussione è proseguita nei contributi di Donnarumma, Policastro, Inglese, Milani, Rizzante, Morelli, Casadei e Giovenale. dp]

di Stefano Gallerani

Cari tutti,

sono davvero spiacente di non poter partecipare con voi all’incontro odierno perché “confinato” in quel di Bassano del Grappa (dal che spero almeno di trarre un poco di spirito). Di conseguenza, nella mia posizione – e non amando stendere programmi – mi è difficile affrontare il tema della tavola rotonda senza il conforto del contraddittorio – indispensabile perché in simili occasioni si tenti almeno di quadrare la tavola se non il problema. Un rapido sguardo alla composizione della nostra squadra (virtualmente siamo in undici, credo) e un po’ di attenzione per la recente cronaca letteraria dovrebbero indurmi a mettere su carta alcune riflessioni sulla questione che si dibatte (o su come è stata preceduta  e si è sviluppata da “Allegoria” a “Nazione Indiana” passando per lo speciale dello “Specchio+” curato da Andrea Cortellessa). A questo proposito, convinto come sono che la naturale (cioè umana) evoluzione della specie abbia portato dalla scimmia eretta a quella psicanalitica, non posso che rallegrarmi della radicata presenza, oggi, già nel ricorso a una precisa terminologia, del pensiero di Jacques Lacan

Astrologia per intellettuali

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di Chiara Valerio

Ho sempre letto i libri come gli oroscopi e ora so perché.

Marco Pesatori ha scritto una guida zodiacale per tutti quelli che guardano le pagine dei libri, ascoltano musica, contemplano un quadro, interrogano una legge fisica, stupiscono a una forma matematica e cercano divinazioni. Astrologia per intellettuali è una guida in senso stretto. Potrebbe stare in una collana LonelyPlanet, o Routard. E se non ci avesse pensato Neri Pozza Bloom probabilmente sarebbe già in stampa. Solo che la geografia di cui Pesatori è esperto non sta sull’orbe terracqueo ma sulla volta del cielo.

Lo “sciopero dell’autore”: Un’iniziativa di dissenso dai governi nazionali e locali di centrodestra

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Invitati a leggere nostri testi nell’ambito di una manifestazione patrocinata, tra gli altri, dal Comune di Roma, ci siamo trovati a dover svolgere una riflessione che esorbita dai margini dell’invito e da quelli di una semplice lettura di poesie.
L’attuale condizione storica, per Roma e per l’Italia, rappresenta una soluzione di continuità con il recente passato politico, per altro di già controversa lettura. È la cronaca di questi giorni a evidenziarlo: si assiste a tentativi inquietanti e inequivocabili di compressione della libertà di espressione, del diritto all’istruzione, del pluralismo politico, a un rapido e continuo impoverimento del discorso pubblico. Nonostante il fatto che alcune azioni del governo, a livello nazionale e locale, non costituiscano altro che un’accentuazione in senso negativo di prassi dei precedenti governi, anche di centrosinistra, il momento presente ci appare tuttavia uno snodo cruciale nella storia del nostro Paese, dalle potenzialità profondamente degenerative. D’altro canto, le nuove istanze di protesta e le nuove iniziative di emancipazione in atto oggi nella società italiana ci sembrano da sostenere e da affiancare in ogni modo a noi possibile.

C’è un solo italiano tra i morti di Mumbai

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di Fabrizio Centofanti


C’è un solo italiano tra i morti di Mumbai. Siamo tutti contenti, noi italiani. Gli stranieri, sono strani. Voglio prendere una stanza, all’albergo di Mumbai. Fare il giro della morte, sotto il fuoco incrociato. Col sangue che schizza, capire dov’è la differenza, di cui mi hanno parlato. Prenotatemi una stanza, all’albergo di Mumbai: per sapere cosa cambia, da passaporto a passaporto.
Da morto a morto.

Oggi è morta mia madre. O forse ieri, non so

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di
Francesco Forlani

Quando ho telefonato ai miei fratelli e sorelle per chiedere com’era andata la cosa, già alla prima chiamata non riuscivo a ricordare se il fatto era successo l’otto, il nove o il dieci novembre, di un anno fa. Ma non ho detto niente, se non che quanto loro, forse di più, mi rammaricavo del non esserci stato, causa di forza maggiore – il lavoro prima di tutto, lo sai, mi aveva ripetuto alla vigilia la sorella più grande, mamma lo diceva sempre – e che mi faceva piacere saperli tutti e cinque insieme.

CORSO DI POESIA INTEGRATA Le parole che trasformano

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[Ricevo e pubblico volentieri questa iniziativa di Biagio Cepollaro]

Il processo creativo come tale affonda le sue radici nelle potenzialità
vitali di una persona.
Attraverso lezioni individuali si affronteranno i temi della scrittura poetica
 non solo dal punto di vista retorico-stilistico ma anche come processo
creativo da esplorare.
 
Il Corso di Poesia Integrata,‘Le parole che trasformano’, prevede un lavoro a monte dell’atto di scrittura: l’approssimarsi al luogo dove la parola poetica si forma,convogliando immagine, suono e senso per lasciarli emergere da un fitto tessuto di relazioni.

Tre topografie

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Roberto Cavallera è nato a Saluzzo (Cuneo) nel 1968, si occupa di arte contemporanea e cura i blog compostxt.blogspot.com e prosthesis.wordpress.com

di Roberto Cavallera

eritiamor

conservati in codici, informazioni, sull’una cosa, sull’altra, filata di quella buona, pagina per pagina, maneggiate a lungo
fatte scattare su sistemi, insiemi
a minuti a strati. lisci sulla parte inferiore (aggiunti a goccia che e
circa un guardare enorme (tutto nell’altra mano lades

conservati dentro: via, rimasti nella parte, contenuti, contenuti
presi dalla scatola con una certa innocenza. come da un fondo pieno di delicatezze (probabilmente sapeva dove erano state fatte, dice, le dice, abbiamo avuto tutti un’occasione
si stende temporaneamente su un fianco, dice a usare, no, trovare la spiegazione, spiegato meglio

♫ dei poeti le voci [2]: VIOLA AMARELLI

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Ballate senza tempo

1660 a.C. circa – eruzione del Vesuvio detta delle “pomici di Avellino

Fuggimmo, il cielo s’era fatto
basso, umido il vento
fuggimmo quando l’odore della sera
venne marcio
l’ammasso in volo di zanzare.
In fretta, tagliando i rovi,
battendo il sottobosco,
avanti con le falci e i bastoni
correvano pure gli animali
al fiume, al fiume, tra le grida
puro terrore quando assordò il boato
cupo senza fine
gettammo i bambini lungo il greto.
Esplose, queste tibie
e questo fango.

nota: datazione geologica della più devastante
eruzione europea degli ultimi quattromila anni

La vittima, la memoria, l’oblio

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di Christian Raimo

Nello spento dibattito politico italiano, ossia in quel palcoscenico sfasciato che può venir occupato per giorni da un dito medio di Bossi, da una caduta dal gommone di D’Alema o dagli apprezzamenti di Berlusconi per una schermidora olimpica, c’è forse un tema meno farsesco che ha carsicamente attraversato gli ultimi mesi, ed è quello della memoria.

 

Da Veltroni che quest’estate ne ha fatto una piccola apologia con una lettera aperta a “Repubblica” in coda alle geremiadi di Scalfari e Moretti sul disastro civile immanente, alla rivisitazione in chiave post-ideologica del fascismo da parte di La Russa e Alemanno, alle dimissioni conseguenti dello stesso Veltroni e di Amato (rispettivamente, dal comitato del museo della Shoah e dalla commissione interpolitica promossa da Alemanno), alla querelle Fini contro Azione Giovani, fino allo scontro tra Mario Calabresi, giornalista e figlio del commissario Luigi ammazzato nel maggio 1972, e Adriano Sofri, giornalista e detenuto da ormai dieci anni per quest’omicidio: si parla tanto di memoria, di memoria disprezzata, mancante, perduta, non condivisa.

R.V.P. (ricevo volentieri pubblico)

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Poesia
di
Franco Arminio

il nodo
l’unghia di vetro
il cane nero
la melma fossile
insomma la cosa
che di noi è più dentro
più nascosta
inarrivata
inarrivabile
la cosa che neppure dio vede
come la parete del cuore
che sfugge ai medici
come la neve che non cade
e non si scioglie
come se in tutto l’essere di ognuno
ci fosse sempre e solo
questa bufera invisibile
questo dolore immobile
caldaia
pozzo
labirinto di tubature
incendio che se vuole
può bruciare in un attimo
la paglia
della mente e del mondo
la paglia delle parole.

La salute è uguale per tutti

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Curare gli indigenti, soprattutto i bambini, è un dovere deontologico per tutti i medici, ma è un imperativo etico per un paese civile.
Non cancelliamo con un decreto un diritto costituzionale

…” chi di questi ti sembra stato il prossimo di colui che fu ferito dai briganti ?”
Quello rispose “chi ha avuto compassione e si è preso cura di lui”
ed Egli disse “va e fa anche tu lo stesso” (Vangelo secondo Luca)

Appello promosso dalla Segreteria Provinciale FIMP
( Federazione Italiana Medici Pediatri ) di Modena

L’albero delle mele bianche. Storie fantastiche di Simona Dimitri

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di Francesca Matteoni

L’albero delle mele bianche è un quadretto dipinto su legno che ho appeso in camera, sopra la mensola dei vecchi giocattoli. L’albero ha una chioma rossa, su uno sfondo rosa acceso, fiorisce di piccoli frutti bianchi.
È un’illustrazione di Simona Dimitri. Assomiglia a un disegno di bimbo, semplice e bizzarro: avete infatti mai visto una mela bianca? O un elefante arancione, il sole verde?

La vera natura dei personaggi romanzeschi. Appunti sul romanzo storico [2 di 2]

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di Leonardo Colombati

5.
Il rischio dell’allegoria

Quando leggiamo la storia per la prima volta, è come se aprissimo un romanzo intonso.

Nel 1751, all’età di quattordici anni, Edward Gibbon entrò nella biblioteca scolastica e gli capitò sottomano un volume della storia romana di Echard in cui venivano narrate le vicende dell’Impero dopo la caduta di Costantino. Mentre leggeva della traversata del Danubio da parte dei Goti, la campana del pranzo lo costrinse a interrompere quel «festino intellettuale». Non è arbitrario supporre che l’idea della Storia della decadenza e caduta dell’impero romano sia nata dalle ore in cui il giovane Gibbon, impaziente di tornare al libro che aveva dovuto chiudere, si poneva la domanda che tutti noi abbiamo fatto a chi ci leggeva la storia di quell’imperatore che andava tutto nudo in processione sotto uno splendido baldacchino e la gente dalle finestre ne lodava i vestiti nuovi; la domanda è: «E poi, come va a finire?».

Wow!- Howard Jacobson

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Da qualche tempo una ossessione abita le mie riflessioni sulla letteratura e sugli autori. Certo, lo stile, i personaggi, le storie, il senso ultimo di una creazione letteraria e la lingua che i pensieri parleranno, ritengo siano questioni imprescindibili per chiunque tentasse di penetrare il mistero della scrittura. Ma quando leggo un libro, dalle prime frasi che esplodono all’apertura delle pagine, la prima cosa che cerco è la voce. Si badi bene, non la voce del romanziere che “dice”, racconta la storia che si sta per leggere, no, o almeno non necessariamente. A me interessa sentirlo parlare, magari cazzeggiare o leggere l’elenco delle cose da comprare al supermercato, una dichiarazione d’amore. Perché nella voce di un autore si trova la terra, il background, l’indicibile luogo d’origine delle storie, la materia informe da cui si liberano i fumi del rècit. Ecco perché la prima cosa che ho fatto, quando ho avuto tra le mani Kalooki Nights, è stata di andarmi a cercare la voce del suo autore: Howard Jacobson

Fonogrammi

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Fonogrammi, #2: Marco Giovenale

sabato 29 novembre, ore 21:00, Roma

presso Il Cantiere, Via Gustavo Modena 92 (Trastevere)

Fonogrammi

-suono-voce-poesia-

ciclo di incontri a cura di CarneCeleste

La lingua batte dove il dente duole

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di Andrea Bajani

Sarà per deformazione professionale, o forse soltanto per via di una casuale fortuna dentaria, ma insomma di fronte all’espressione “la lingua batte dove il dente duole” non ho mai pensato a bocca e gengive. Piuttosto, in maniera più o meno istintiva, mi ha sempre fatto venire in mente la letteratura (e dunque la lingua) e la sua vocazione a raccontare il dolore dell’uomo.

Ah, non parlatemi della Duncan!…

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F. Chopin, Berceuse in D flat major, Op.57, Andante

 

 

di Anna Tellini
 
Seduto nel secondo palco di prima fila della soffocante sala del teatro Malyj di San Pietroburgo, Rozanov [1] assiste a un’esibizione di Isadora, impegnata in una delle sue numerose tournée in Russia, e anche senza binocolo può vedere distintamente tutti i dettagli:
 

La sala era piena: e non nego che tra coloro che si recavano per la prima volta a vedere la Duncan, tra coloro cioè che non l’avevano vista affatto e non avevano neanche idea di quel che facesse, ci fosse questo motivo di vedere sulla scena una donna seminuda. Nell’enorme folla che si agitava alla cassa, che per lo più aveva ricevuto un rifiuto per mancanza di biglietti, c’erano molte persone incolte, rozzotte e superficiali alquanto. Ma, lo ripeto, era la folla della strada, che si agitava davanti al teatro e in teatro non era entrata. E’ la “nostra folla”, la “folla russa”, Duncan o non Duncan. Dato che i miei ragionamenti che seguono saranno condotti dal punto di vista della storia della cultura, bisogna sottolineare con forza il fatto che “dare una sbirciatina a una donna nuda” è proprio il nostro impeto, l’impeto di Pietroburgo, di Mosca, della Russia, forse perfino dell’Europa […].