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Ora pro Anobii

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Lo scorso dicembre, mentre eravamo a Procida per organizzare il nostro laboratorio Dante , Martina e Marco mi hanno suggerito, si fa per dire, di iscrivermi ad un sito completamente dedicato ai libri. In questi mesi di ricostruzione almeno virtuale della mia biblioteca, esplosa in mille pezzi, scatole di cartone e luoghi, sono nate oltre ad un vero e proprio libro, frutto di una corrispondenza con una lettrice del sito, delle schede di lettura. Le considero come delle quarte “personali” di copertina e mi è venuta così la voglia di condividerle – si tratta ovviamente di una seleção- anche con i non anobiani.
effeffe

Sillabari (89 lettori su Anobii)
Di Goffredo Parise

della serie: L come Libro

Me ne aveva parlato per la prima volta Silvio Perrella, critico e curatore dell’opera di Parise. A Parigi – Paris/Parise- durante una lunghissima passeggiata (tra l’altro menzionata nel libro Giù Napoli) .

Una trentina di Gabriele Frasca

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di Gilda Policastro

All’interno del genere antologico, che in Italia stando anche solo all’ultimo quinquennio ha fatto registrare, particolarmente per la poesia, una reviviscenza pressoché incontrollata, la specie dell’auto-antologia non ha avuto similare debordante fortuna: è stato l’editore Sossella a rilanciarla all’interno della collana di “arte poetica”, a partire dal volume d’esordio, lo scorso anno, di Michel Deguy. Stavolta tocca a un autore nostrano ripercorrersi e risistemarsi in volume unitario: per il Gabriele Frasca di Prime. Poesie scelte 1977-2007 si tratta, tra l’altro, di un bilancio che viene quanto mai solidale con la ricorrenza del cinquantesimo genetliaco, e a oltre vent’anni anni dall’esordio poetico (con Rame, dell’84). Rileggere Frasca-poeta scelto da se stesso è come rovistare in un armadio di abiti mai smessi (se l’autore rimescola sovente le carte coi recuperi, nelle diverse raccolte, di testi cronologicamente spuri), e, di più, è farlo pienamente legittimati, se per il Frasca-teorico sta al lettore «il compito di ritrovare […] gli anelli di congiunzione tra il mondo di partenza (quello in cui era immerso l’autore nell’atto di scrivere […] e quello d’arrivo (il mondo […] in cui si agitano nel loro consueto immalinconire domestico, le larve dei personaggi».

L’arte di boicottare le olimpiadi

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Di Andrea Inglese

Mi rendo conto che “olimpiadi” e “diritti umani” sono una coppia di concetti indissolubili. Mi rendo conto che l’avvento delle olimpiadi si accompagna in modo costante con la preoccupazione dei diritti umani. Mi chiedo, per altro, perché non si proponga di fare olimpiadi tutti gli anni, in modo da tenere più desta l’attenzione del mondo sullo stato dei diritti umani. Insomma, l’equazione dovrebbe funzionare: più olimpiadi, più diritti umani. Non credo che ciò potrebbe dispiacere agli sponsor. E’ anche vero che le lunghe chiacchierate preventive da parte di statisti e opinionisti occidentali sull’opportunità o meno di boicottare le olimpiadi, si sono risolte in piccoli gesti ma estremamente significativi: pare che alcuni atleti europei, nel chiasso della cerimonia di apertura, abbiano ripetuto tra i denti “Free Tibet”. Devo comunque ammettere che, per una strana indolenza, non ho seguito le vicende dei sostenitori del boicottaggio, ammesso che esistano. Se quindi essi hanno messo in campo strategie specifiche, forme di resistenza peculiari, ne sono del tutto all’oscuro. Però a conti fatti, mi sono reso conto che dalla cerimonia di apertura, che non so bene in quale esatto giorno collocare, non ho letto nessun articolo a stampa che parli delle olimpiadi, non ho visto nessuna immagine televisiva delle olimpiadi, non ho discusso con nessuno di olimpiadi, ho ascoltato qualche minuto di resoconto delle gare sportive su France Info, radio pubblica francese, e cinque minuti di una trasmissione su Radiopopolare dedicata alle olimpiadi.

Dalla parte dei Serbi

13

di
Azra Nuhefendic

Tra tutti i commenti che ho sentito dopo la cattura di Radovan Karadžić, le parole che mi cono piaciute di più sono state quelle di un anonimo passante di Belgrado (TV Belgrado, 22/07): “Questo vuol dire la fine della srpstvo”. Se fosse vero, sarebbe davvero un ottimo segnale!
Srpstvo per i serbi è l’equivalente del vostro “italianità”. Io, come presumo la maggior parte della gente, associo l’italianità alla storia, alla cultura, alla moda, al design, al buon vino, alla cucina tipica ecc.
La parola srpstvo, al contrario, non mi fa pensare a neanche una cosa positiva.

Sorpasso rituale

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di Franz Krauspenhaar

Il burrone della scogliera. Dove Roberto Mariani, il giovane studente di Giurisprudenza interpretato da Jean-Louis Trintignant, trova la morte nel finale de Il sorpasso. Rivendendolo per l’ennesima volta, mi chiederò perché. Perché a ogni ferragosto, da quasi dieci anni, vedo quel film, dovunque mi trovi. L’idea di questo rito in bianco e nero adesso mi sconvolge.

Opere italiane # uno / ineditifrastici

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di Danilo Pinto.

Che è la morte, che con Wittgestein e con Webern
m’intingo la lenzuola di Capranica, con Fano azimo
io solo sola, io santo santa, la puttana manca e cielo
di spugna assorbe, il fango-mare, bariccamente Turin.

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [014]

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di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“Too young to die”
di Jamiroquai

14.
C’è un sogno in cerca di donna, canto bambino che si porta dietro il silenzio della valle e ancora non basta – perché nessuno la registra? – domanda l’uomo vinto dal senso di incertezza guardando lo spettacolo delle rondini sul filo, sopra una città da favola arresa al catrame. Un patto fra amici e una bottiglia che se li beve.

Inediti

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di Antonella Pizzo

Da: Di lievi deliqui e smarrimenti

I

Regina madre che al castello sgravasti
cuore di tortora e leone
beati i poveri di spirito
che non hanno visto il pozzo di petrolio
e l’oro ricoprire gli abiti delle donne bionde
brune rosse passionarie
ossa d’anoressiche donzelle
sulle passerelle coi trampoli
non hanno raccolto il passo
in minimal style valentino
l’ultima moda di tatuaggi e pearcing
che non hanno segnato le nuche sottili ed il profumo
dalla traslucida ampolla non hanno mai leccato
miscuglio micidiale che arriva in gola e strozza
il pensiero di una terra a zolle e di una semina
di sudori sparsi e di occhi di pernice spessi
che non hanno mai discusso sui massimi sistemi
che non hanno mai avuto un contatore e un blog

da FERIA D’AGOSTO Cesare Pavese [ 1908 – 1950 ]

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Fine d’agosto

Osvaldo Licini [ 1894 – 1958 ] Amalasunta su fondo blu

 

__Una notte di agosto, di quelle agitate da un vento tiepido e tempestoso, camminavamo sul marciapiede indugiando e scambiando rade parole. Il vento che ci faceva carezze improvvise, m’impresse su guance e labbra un’ondata odorosa, poi continuò i suoi mulinelli tra le foglie già secche del viale. Ora, non so se quel tepore sapesse di donna o di foglie estive, ma il cuore mi traboccò improvvisamente, tanto che mi fermai.
__Clara attese, semivoltata, che riprendessi a camminare. Quando alla svolta c’investì un’altra folata, Clara fece per soffermarsi, senza levare gli occhi, un’altra volta in attesa. Davanti al portone, mi chiese se volevo far luce o passeggiare ancora. Restai un poco fermo sul marciapiede – ascoltai il fruscìo d’una foglia secca trascinata sull’asfalto – e dissi a Clara che salisse, l’avrei subito seguita. 

Trittico di salmone domestico

7

di Emmanuela Carbé

[ I testi sono tolti dal blog di lumicino. D.P. ]

133. Catalogo delle stelle

salgo su re teodorico per svuotarmi con due dita la testa e da lì sopra mi arrampico sul mio posto che è davanti a tre alberi da cimitero che lasciano un ritaglio a ponte pietra-casa di carla fracci-duomo, mentre a destra il mio san giorgio, i miei tetti di casa rossi, il mio fiume. arriva mio salmone domestico che si arrampica vicino a me, si incrocia ai miei pensieri e mi dice che se avesse un telescopio per medici mi visiterebbe perché non mi vede bene. Il mio problema, penso osservando gli omini che vanno su e giù per il ponte, il mio problema è che mi piacciono gli oggetti. Così quando ho visto quell’oggetto che hai sul tavolo io mi sono innamorata di te e di te tutto. Mi innamoro quando vedo le librerie degli altri perché traccio un percorso di significati passati che sono tutta la storia di un uomo. Così, di tutta questa felicità mentale, mi rimane solo l’idea, un significante, un oggetto che gira.

El boligrafo boliviano 17

4

di Silvio Mignano

13 novembre 2007

Ovvero: io e le sciampiste.

Tutto è cominciato nel mio secondo viaggio a Potosí, quando abbiamo consegnato ai minatori del Cerro Rico l’ambulanza e l’apparecchiatura per i raggi X che avevamo promesso loro a marzo.
È stata una cerimonia toccante, come a quanto pare succede sempre, quassù. La brigata dei volontari di soccorso schierata nel cortile del piccolo ospedale a quattromilaseicento metri, tutti con le loro belle tute rosse fiammanti e i caschi nuovi di zecca, impettiti sull’attenti accanto allo stendardo, come se mi stessero presentando le armi, solo che questi uomini e queste donne non portano armi, per fortuna, se non un coraggio e una nobiltà d’animo in grado di commuovere l’orco delle favole.

Da: Diario della fame – inediti.

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di Rossano Astremo

Divento di giorno in giorno, di ora
in ora, da un battito di ciglia all’altro,
sempre più astratto, sfocato, illeggibile.
Come una foto della Woodman
spingo il mio corpo oltre la soglia
che divide l’impresso dall’assente.
Richiedo sparizione con forza finale,
un modo per non guardare il risvolto
della giacca che sono diventato:
pellicola graffiata con unghie dorate,
proiettata al contrario in dono corporeo.
Ti sogno da notti che non so numerare,
c’è sempre l’immagine di te al centro
di una stanza, nuda sul letto che scaglia
una palla da tennis contro la parete,
sfiorando la tv, incuneandosi nella zona
che separa l’antenna dallo specchio.
Sei racchiusa in un gesto privato,
avvolta nel sapone onirico della mente.
Non sei qui. Non sei qui. Sei solo un sogno.

I taxi di Milano, la privacy e tutto quanto

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di Giovanni Ziccardi

piazza George Orwell videosorvegliata
piazza George Orwell videosorvegliata

Il Comune di Milano ha finanziato, con un milione di euro, l’installazione, sui taxi locali, di telecamere che riprendono i clienti e l’abitacolo. La stessa cosa è già stata fatta a Firenze e, presto, sarà portata a compimento a Roma.

Post in translation (bambolina)

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à Marco Rovelli, on the road again

Questa è la french version.

C’est une poupée qui fait non, non, non, non

C’est une poupée qui fait non, non, non, non
Toute la journée elle fait non, non, non, non

…e questa la versione italiana cantata dallo stesso Polnareff

E’ una bambolina che fa no no no no no

(Autori: Gerala – M. Polnareff – Pagani – 1967 )
E’ una bambolina che fa no no no no no
è così carina ma fa no no no no no

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 3

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[18 immagini + lettere invernali per l’estate; 1, 2…]

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato

non è possibile proseguimento,

tu stessa

non lo sopporteresti (ti immagino

vestita e seduta, o che ti siedi
e ti vesti: prima l’uno,
infilarti i vestiti, forse una gonna,
poi l’altro, finalmente,
senza esitare,
sederti,
– non da sola, certo,

no, purtroppo, non sola),

off/on

9

di Franz Krauspenhaar

off
Con quella maglia di Snoopy
versante calamaro
mi viene da piangere Warhol
minestra, da una siepe maestra
nasconditrice di falsi.
Sembri uscita da una lavatrice,
da una confezione Zuegg
o cornflakes, da una piramide
di latte, da un fiore esploso.

Etere 7: la meteora Novalis

1

di Antonio Sparzani

Ich fühle des Todes
verjüngende Flut
zu Balsam und Aether
verwandelt mein Blut –
Ich lebe bey Tage
voll Glauben und Muth
und sterbe die Nächte
in heiliger Glut.

Come accennavo qui, sotto l’influsso delle proposte newtoniane, s’era diffusa nella medicina inglese del Settecento una concezione dell’etere più terrestre, quasi sanguigna; ricordate le parole di William Cooper (Londra 1724) : «il fluido contenuto nei nervi non è probabilmente altro che quel sottile, raro ed elastico spirit che sir Isaac Newton conclude sia diffuso ovunque nell’universo».
L’etere era diventato una sostanza mediatrice tra nervi e muscoli, tra cervello e arti, tra pensiero e azione.

Cerco la rima

11

di Andrea Pazienza

Son pieno d’amore
per
gli altri,
son pieno
d’amore
e il mio amore
è un fluido
magnetico
passato al setaccio.

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [013]

1

di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“Way to blue”
di Nick Drake

13.
Fred Astaire ha un magazzino del pesce a Helsinki e non balla più. A sera, quando chiude, va a pattinare sul ghiaccio portandosi dietro l’odore di merluzzo. Tornare a casa è sempre difficile. Di notte sogna enormi pesci da congelare, pesci strani, non da mangiare, belli da guardare, magari da incorniciare.

PECHINO 2008

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LA PISTA

 

Tutto è pronto.
Vi aspettiamo

Diecimila battute precise

6

di Giuseppe Catozzella

Gentile Maestro (mi spingerei anche fino a chiamarla “caro”),

le scrivo solo dopo la sua dipartita, perché mai avrei osato mettere delle parole su carta con lei ancora in vita. Se c’è infatti una cosa che posso dire di aver appreso dalla stretta e fortunata frequentazione della sua persona è un certo diffuso senso di umiltà, che ci deve far abbassare il capo e dirottare lo sguardo al cospetto dell’altrui maestria, e convincere a sopprimere i naturali impeti di imitazione, o gli esili moti di ispirazione. Nessuno, se posso permettermi, ma già le espressi questa considerazione una volta, nessuno, nel campo della letteratura, nel nostro – come lei usava definirlo – sfortunato Paese, era più Maestro di lei.