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Walzer del fiore azzurro

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di Antonio Sparzani

Dopo la ballata, tocca al walzer. Thomas Mann, si diceva, era della generazione di Jung e di Rilke. E allora un altro precedente dei Fiori blu Queneauiani lo cercherò nella Montagna Incantata, lo Zauberberg, che poi si potrebbe tradurre anche Montagna magica, come lo Zauberflöte, che è il flauto magico, e se c’è un romanzo di Mann in cui tutto è metafora, tutto è trasposizione esoterica, questo è certamente – già il titolo vi allude – la Montagna incantata. L’espediente narrativo è speculare a quello del Decamerone, nel quale il luogo da cui viene visto il mondo è ad esso esterno, e una grave malattia – la peste di Firenze – ammorba il mondo: nel romanzo di Mann, il punto di vista è il luogo dove la malattia sta: spesso fatale ma non deprimente, in qualche modo spensierata e insieme nascosta, e tale quindi da creare una comunità di adepti con un inviolabile legame di intensa complicità.

Sabbiolino

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La storia di questi accordi è riportata in Wikipedia. La versione originale della celebre ninnananna per la televisione tedesca si può ascoltare qui.

God bless you please Mrs Ramsay

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anne bancroft

di Chiara Valerio

Da bambina temevo che sotto al letto si annidassero esseri mostruosi. Demoni non meglio identificati ma assolutamente sanguinari con lunghi denti a sciabola occhi di bragia e artigli acuminati. Non sapevo quanti erano o da dove venivano ma sapevo che stavano sotto al letto in attesa del mio sonno. O di una distrazione. Quando sei bambina i demoni sono cose di cui avere paura, loro hanno i denti le unghie e il resto e tu hai paura. È quasi un patto. E infatti non mi sono mai addormentata prima di aver controllato che sotto al letto non ci fosse altro che polvere.

Sotto i colpi del generale Inverno

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La drammatica campagna di Russia rievocata da Mario Rigoni Stern e da tanti altri testimoni diretti nel volume «Ritorno sul fronte» appena pubblicato da Transeuropa

di Angelo d’Orsi

A chi ci chiedesse quale sia stata la guerra peggiore della storia italiana, saremmo in tanti a non saper rispondere se non con difficoltà. Senza sicumera, ma con cognizione di causa Mario Rigoni Stern ha la sua risposta: la campagna d’Albania, nel secondo conflitto mondiale. Ma la «guerra più drammatica di tutta la nostra storia» fu quella di Russia. Sul tema, come è noto, egli ci ha dato, nel lontano 1953, quello che Giuliano Manacorda definì «forse il testo più alto» ispirato alla guerra mondiale, Il sergente nella neve. Ora, Rigoni Stern ritorna, per così dire, ancora una volta sul Don dopo molti altri scritti, in un’affascinante conversazione con Giulio Milani, che apre un libro di testimonianze, l’ultima delle quali con Hermann Heidegger, figlio del grande Martin. Il libro inaugura la collana «Margini a fuoco», diretta da Marco Revelli e Marco Rovelli (non è uno scherzo!), per le edizioni Transeuropa che, legate al nome del compianto Pier Vittorio Tondelli, si rilanciano ora con un bello sforzo innovativo in libreria.

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [006]

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di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“There is a light that never goes out”
dei The Smiths

6.
L’uomo tiene d’occhio Il Muro che delimita la Zona. Borioso verso la vita, odia il suo lavoro, dorme poco, ride di meno. La sua mansione è sorvegliare e punire tutti quelli che provano a superare il confine. Funziona così: c’è uno che prova a muoversi e l’altro che gli impedisce di farlo.

Il mio piccolo mostro

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di Irene Gironi Carnevale

“E’ poco più di una formazione benigna, ma bisogna toglierla”mi dice il medico, un modo carino per spiegarmi che nel mio seno sinistro c’è un piccolo mostro pronto a espandersi e a tentare di portarmi via. Un tumore, non mi è mai piaciuto girare intorno alle cose, preferisco chiamarle con il loro nome, così le affronto meglio. Mentre cerco di capire cosa provo, il pensiero va a mia madre. Da lei ho ereditato gli occhi verdi, le gambe lunghe, il carattere impulsivo e passionale e la familiarità al tumore al seno.

Ae de aria (Ali d’aria)

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di Fabio Franzin

Nel dialetto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottense

Osèi che sóea, lavìa
‘ndo’ che ‘e nùvoe
passa via, pin piàn,
grande e bianche

come navi o barche
a véa fra ‘l zheèsto
e l’oro del sol. Osèi
(come pensieri in sóeo

da ‘na testa a un baso,
da ‘na paròea a un pèr
de òci), alti, e lontani
romài voltra ‘l bonbàso

de un sogno, pì a nord
de òni adìo. Ciao, cari
osèi, ciao sói che dise sie
anca altre ‘e vie del cuòr.

RVP (ricevo volentieri, pubblico)

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Caro Effeffe, ti invio questo racconto di Andrés Neuman (Buenos Aires, 1977, semisconosciuto in Italia), che ho trovato per caso leggendo una rivista di architettura AT Casa . Si parlava dell’Orchideorama, una suggestiva struttura all’interno del Giardino Botanico di Medellìn, a metà tra una sala per convegni e uno spazio di incontro, che si sviluppa in modo analogo ad un organismo, il ‘fiore-albero’. Ed è proprio ai piedi di questo organismo artificiale che Neuman immagina un inusuale gemellaggio scientifico…
Paolo Mossetti

Lo scienziato e il fiore
di
Andrés Neuman
Brevi estratti del discorso inaugurale delle giornate di gemellaggio tra il Giardino Botanico di Medellín (Colombia) e Torgod (Deserto del Gobi, Mongolia). Oratore: dottor Florence Trebol, titolare della cattedra di Botanica Speciale presso la Bristol University. Luogo della conferenza: “Orquideorama” del Giardino Botanico “Joaquín Antonio Uribe”, Medellín. Presenza di pubblico: all’inizio dell’intervento, platea piena per metà; al termine, platea piena per un terzo. “Illustri autorità della nobilissima città di Medellín.

Eccellentissimo signor Sindaco.

Nessi // Effratti – A new house

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Roma, sabato 21 giugno 2008, ore 20:30

Centro culturale LA CAMERA VERDE
via G. Miani 20

Presentazione e lettura di:

Joe Ross, NESSI / Effratti . . .

texts/cards in inglese — traduzione italiana
di Andrea Raos e Marco Giovenale
(La camera verde, 2008)

e

Michele Zaffarano, A NEW HOUSE

testi e immagini
di Michele Zaffarano
(La camera verde, 2008)

* * *

saranno presenti (e leggeranno) gli autori:
Joe Ross e Michele Zaffarano
con A.R. e M.G.

*

La camera verde — via G. Miani 20 — 00154 Roma — tel. 3405263877

Una settimana e un giorno

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Beatrice Meoni, Domenica, 2008 (stampa su acetato e tecnica mista su tela)

Beatrice Meoni, Domenica, 2008 (stampa su acetato e tecnica mista su tela)

Testo critico di Sandra Burchi

Una settimana, un giorno, un’ora…

Questo calendario di giorni e di ore in cui gli impegni si mescolano alle gioie, alle feste, ai dolori, in cui la vita partecipa, in cui tutto segue e precede tutto in ordini indefiniti, questo calendario a volte spietato, è il mio tempo quotidiano, è il mio sguardo, la mia voce.

Intorno a Cattafi

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di Andrea Inglese

1. L’incontro
Ho scoperto Cattafi negli anni Novanta, in un momento particolarmente delicato del mio apprendistato poetico. Avevo ormai abbandonato la fase dei tentativi di poesia che Auden definisce “immaginari”, e mi trovavo finalmente in quella condizione, in cui si oscilla tra lo scrivere delle poesie “brutte”, con voce propria, e lo scriverne di “belle”, imitando la voce altrui. Ovviamente, come ricorda ancora Auden, l’unica salvezza sta nell’imitazione. Ma la scelta del modello è questione complessa e rischiosa. Io vivevo a Milano ed in quel periodo il poeta più influente era Milo De Angelis. Per degli apprendisti ventenni, la voce di De Angelis giungeva assolutamente contemporanea, come priva di filtri letterari, ammaliante. E l’ambiente poetico cittadino, in effetti, pullulava di suoi seguaci. Anch’io scrissi alcuni testi, ispirandomi a Millimetri o Terra del viso. Ma il tono oracolare che di tanto in tanto emergeva nel maestro, e si faceva più marcato e insopportabile negli imitatori, mi distolse presto dal perseverare in quella direzione.
Mi capitò in mano, invece, il Cattafi di L’osso, l’anima(1). Fu un immediato innamoramento.

La Tramontana Bis

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di PacePanzeriKrauspenhaar

Edizione: Sanremo 1968 / Milano 2008

Inventa quello che vuoi
per farci ridere un po’
inventa pure,
dicci, dicci Pepè.

Eh, Pepè. Ma chi, Pepè Carvalho? Quanta acqua è passata sotto i ponti! No, Carvalho no, è morto. Poveraccio.

Prati

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di Andrea Inglese

Prato n° 111 (Pellicola cinematografica, giornali, ciuffo d’erba)

Tutto deve scomparire. e Sono morti mentre stavano pregando. La stagione non presenta colpi di scena. Rami si muovono adagio, le sedie oscillano. Una telecamera per chilometro quadrato, ma anche meno. Nonostante la generale agitazione, Pauline era calma. Le rimanevano molte occasioni di morte accidentale e violenta da vivere. Le mancavano quaranta o cinquant’anni prima di risolversi ad una morte naturale. Nonostante le apparenze, Pauline desiderava guadagnare grosse somme di denaro, e non ci teneva ad avere i bambini vicino. Insopportabile Paul Newman, appare tutto il tempo con lo stesso completo grigio e Cade dal balcone con la bibbia in mano.

VivaVoce#04: Guillaume Apollinaire [1880–1918]

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Le Pont Mirabeau
dalla viva voce di Apollinaire [1913]

[ musicata e cantata da Léo Ferré (1953) ]


 


Le Pont Mirabeau
 

Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Et nos amours
Faut-il qu’il m’en souvienne
La joie venait toujours après la peine
 
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure

 


Il Ponte Mirabeau
 

Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amori
Tocca che me lo rammenti
La gioia sempre veniva dopo la pena
 
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno qui m’è dimora

 

Viste del poema

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Giovedi 19 giugno ore 21

La Casa della poesia di Milano
Palazzina Liberty, L.go Marinai d’Italia 1

In occasione della pubblicazione di Viaggio nella presenza del tempo di Giancarlo Majorino (Oscar Mondadori 2008)

Cinque poeti – Gherardo Bortolotti, Alessandro Broggi, Biagio Cepollaro, Andrea Inglese, Stefano Raimondi – leggeranno dei passi del poema di Giancarlo Majorino, commentandoli e discutendoli con l’autore.

Rachmaninov non era zingaro

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di Giuseppe Catozzella

Paura delle maestre che avevano paura di me. Quella non me la sono mai scollata da dosso. La paura di un grande che ha paura di un piccolo è come la terra che ti trema tremebonda sotto i piedi e ti istiga al peccato o alla morte.
Chi ha cieli da dare li dia, non si danno più le cose in semplicità, non si danno più loro, semplici, più no.
Mi piace questa liturgia, mi prende, la canticchio in testa senza sapere nemmeno davvero da dove viene, da dove, no, mi protegge però. Me la omelio come una risacca gonfia per ficcarci dentro le paure, quando mi vengono. Mi si incollano addosso come degli occhi troppo pesanti da chiudere. Come il mio nome, Jovener, che forse proviene dallo stesso luogo da cui viene la mia omelia, attaccato addosso da non so quanto tempo e da non so più chi.

60 anni di Tex: intervista a Lucio Filippucci

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Indiani Seminoles - tavola di Lucio Filippucci
Tex compie sessant’anni. Esce lo Speciale n.22, intervista all’autore

di Mauro Baldrati

Chiaiano è sola?

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Maurizio Braucci mi manda questo appello a cui potete aderire inviando una mail all’indirizzo che compare qui sotto e un bel video realizzato dai bambini della scuola Virgilio IV realizzato con Giovanna Pignataro, la figlia di Felice Pignataro.hj

Nell’attesa del responso sull’idoneità dei terreni delle cave, gli abitanti di Chiaiano, Marano e Mugnano continuano a presidiare pacificamente i luoghi della contesa. Nei giorni di fuoco della protesta, i cronisti di radio, giornali e televisioni hanno spesso descritto chi si opponeva alla discarica come una folla di egoisti o di oscuri personaggi, inventando storie di armi, droga e camorra. Lo stesso era accaduto a gennaio a Pianura, mentre allora come oggi il consiglio comunale e quello regionale si sono tenuti a distanza dalle tensioni che hanno contribuito a provocare con le loro assurde politiche sui rifiuti. A loro e al governo Berlusconi, gli abitanti di Chiaiano, Marano e Mugnano chiedono

La Muta Vocale

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di
Francesco Forlani

immagine: Pomme d’Adam
Un altro cambiamento che avviene durante la pubertà riguarda la voce, che diventa più profonda a causa della stimolazione della laringe a opera del testosterone. Durante lo sviluppo della laringe (comparsa del pomo di Adamo), la voce del ragazzo può subire, per un certo periodo, strane variazioni timbriche, assumendo toni ora rauchi ora striduli, la qual cosa crea spesso un notevole imbarazzo.

Del primo bacio ricordo la data, precisa sputata. Era il 12 Giugno del 1979, a casa di Rossana, Ercole, fraz.di Caserta. Sulle note calde di Please don’t go
KC and the Sunshine Band. Fu Carmen a baciarmi, alle 19 e 50, tempi supplementari, ma io amavo Marzia.

Come fu che alla fine ho ascoltato (e amato) i Radiohead

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di Gianni Biondillo

1. L’assioma
Inutile far finta di non saperlo, la musica che ascolti a vent’anni è quella che ti porti dietro per tutta la vita. Assioma un po’ assolutistico, me ne rendo conto, ma, gratta gratta, vero. Vent’anni, per capirci, vogliono anche dire diciassette o ventidue, la cosa non cambia. La musica che ascolti a quell’età sarà la tua colonna sonora naturale. Ciò che c’è stato prima, nell’infanzia, o dopo, nella maturità, avrà comunque un altro sapore.

Manifestazione antirazzista per pochi intimi, senza società civile e intellettuali

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di Andrea Inglese

Manifestazione antirazzista a Roma dell’8 giugno, promossa dal popolo rom: tra le 8.000 e 10.000 persone. Manifestazione antirazzista a Milano del 14 giugno, promossa dal popolo rom e dal comitato antirazzista milanese: tra le 500 e 600 persone. La Lombardia, assieme a Campania e Lazio, fa parte delle regioni interessate dalla Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio. E in virtù di questo “stato d’emergenza” è stato avviato dal Commissario Straordinario e Prefetto di Milano un censimento di tutte le comunità rom e sinte presenti a Milano e nella Provincia.

Se solo considero alcuni blog letterari, che mantengono uno sguardo anche politico sulla realtà (Nazioneindiana, Carmilla, il primo amore, Loredana Lipperini, ecc.), vedo che, tra gli scrittori almeno – che una volta si tendeva a far rientrare nella categoria degli intellettuali –, la consapevolezza e l’inquietudine per un orientamento globalmente antidemocratico della nostra società appare manifesta già da parecchio tempo. Un segno evidente di questa consapevolezza è stata la meritoria iniziativa del “Triangolo nero”, un appello apparso trasversalmente su vari blog e firmato da molte persone, tra cui il sottoscritto.